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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Forse avrei preferito un ritorno di Allegri...
    Pur non facendomi impazzire come allenatore.









    "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
    Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
    vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

    (L. Pirandello)

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      Originariamente Scritto da sylvester Visualizza Messaggio
      forse avrei preferito un ritorno di allegri...
      Pur non facendomi impazzire come allenatore.
      mai!
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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        Pioli e Ibrahimovic respingono il guru Rangnick a suon di gol e di vittorie. Alla fine l’imbarazzatissimo Gazidis si arrende e rinuncia al progetto avviatissimo di ingaggiare l’allenatore dirigente tedesco. Troppo impopolare far fuori il buon Pioli che si è riguadagnato la riconferma biennale da grande uomo di sport, senza proteste clamorose, ma trascinando il Milan sempre più in alto dopo una stagione andata storta fin dall’inizio. Ibrahimovic lo ha aiutato a suon di gol ma soprattutto dando una nuova personalità alla squadra. Battuto il Sassuolo – settima vittoria sulle 9 partite della ripresa – ma il grande sconfitto oggi è Rangnick. Anzi, Rangnick chi?

        SASSUOLO – MILAN 1-2

        Comunque la si rigirasse la storia di Ralf Rangnick, guru tedesco del calcio 2.0, al Milan non stava in piedi. Già il fatto che, pur essendo un valido e stimato professionista, plenipotenziario del gruppo Red Bull e del Lipsia, fosse necessario spiegare chi fosse alla gente, e superare così l’ostacolo perfido e velenoso del “Rangnick chi?” era un problema non poco. Poi Stefano Pioli e Zlatan Ibrahimovic, capibanda cocciuti di un nuovo Milan mai visto quest’anno, ci si sono messi con tutte le migliori intenzioni per ricacciare indietro l’imposizione del prescelto. Fino a mettere in serio imbarazzo l’ad Ivan Gazidis che su Rangnick aveva puntato tutto, anche a dispetto del suo stesso team dirigenziale, tanto che a questo punto avrebbe dovuto imporre con la forza e la prepotenza il tecnico-dirigente tedesco al mondo rossonero.

        Che già ha sopportato troppo e non avrebbe sopportato ulteriormente dunque che si facesse pure piazza pulita, dopo le icone rossonere Boban e forse pure Maldini, dei pochi che con questa squadra hanno ottenuto qualcosa.


        Alla fine dentro il Milan si sono creati due partiti: quello del fantomatico Gazidis, braccio operativo del patron Elliott teso a una ricostruzione di un Milan demilanizzato e rifatto in laboratorio e quello di Pioli, Ibrahimovic, Donnarumma, Theo Hernandez, Rebic ormai consolidatosi in una squadra divertente e tosta, che da quando ha ripreso a giugno ha macinato gioco e risultati, fatto gol (27 in 9 partite) e persino entusiasmato un pubblico milanista che purtroppo ora non può affollare San Siro. Andato via Boban – proprio a causa di questi progetti tecnici assolutamente non condivisi e imposti – possiamo identificare Maldini come capo dell’opposizione interna. Pioli ha vinto una battaglia straordinaria, da grande uomo di sport, senza mai alzare la voce e lamentarsi, con grande serietà e serenità, imponendosi con i risultatati e costringendo la società a offrirgli un’inevitabile riconferma.


        Ibrahimovic ha segnato così il gol decisivo della vittoria: il suo settimo della settima vittoria del Milan in questo scorcio di stagione estiva post Covid. Un gol che vale doppio: uno è al Sassuolo e l’altro è all’ineffabile Rangnick, respinto e ricacciato indietro quando era già arrivato ormai alla periferia di Milano. E’ innegabile una certa soddisfazione per una storia che si chiude nella maniera più giusta e corretta. Per una volta.

        SERIE A 2019-2020 GIORNATA N. 35 Martedì 21 luglio 2020 Atalanta - Bologna 1-0 (62' Muriel A) Sassuolo - Milan 1-2 (19' Ibrahimovic M, 42' Caputo rig. S, 45' + 2' Ibrahimovic M) Mercoledì 22 luglio 2020 Parma-Napoli 2-1 (45'+3' Caprari rig. P, 54' Insigne rig. N, 87' Kulusevski rig. P) Inter - Fiorentina 0-0 Lecce - Brescia 3-1 (22' Lapadula L, 32' Lapadula L, 63' Dessena B, 70' Saponara L) Sampdoria - Genoa 1-2 (22' Criscito rig G, 32' Gabbiadini S, 72' Lerager G) Spal - Roma 1-6 (10' Kalinic R, 24' Cerri S, 38' Perez R, 47' Kolarov R, 52' Bruno Peres R, 75' Bruno Peres R, 90' Zaniolo R) Torino - Verona 1-1 (56' Borini rig V, 67' Zaza T) Giovedì 23 luglio 2020 Udinese - Juventus 19.30 Lazio - Cagliari 21.45 *** SASSUOLO - MILAN 1-2 Comunque la si rigirasse la storia di Ralf Rangnick, guru tedesco del calcio 2.0, al Milan non stava in piedi. Già il fatto che, pur essendo un valido e stimato professionista, plenipotenziario del gruppo Red Bull e del Lipsia, fosse necessario spiegare
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Pioli: "Sono molto felice, erano un paio di giorni che sapevo di questa trattativa. Allenare una squadra che ha ottime qualità e che potrà crescere tanto mi rende felice. Ma il nostro futuro è adesso"


          Pioli: "Da gennaio siamo terzi in classifica e la squadra che ha fatto più gol insieme all'Atalanta"


          Pioli: "Ho sempre parlato con Gazidis, ci parlai prima della partita col Genoa e mi disse che le scelte non erano fatte. E che sarebbe stato valutato il lavoro dell'allenatore e della squadra. Gazidis ci è stato vicino, mi è sempre stato vicino. Lunedì sera la conferma"


          Pioli: "Con Gazidis non ho mai sentito negatività nei miei confronti. I vincenti? Se vengo chiamato per salvare una squadra e la salvo, io ho vinto"

          SERIE A 2019-2020 GIORNATA N. 35 Martedì 21 luglio 2020 Atalanta - Bologna 1-0 (62' Muriel A) Sassuolo - Milan 1-2 (19' Ibrahimovic M, 42' Caputo rig. S, 45' + 2' Ibrahimovic M) Mercoledì 22 luglio 2020 Parma-Napoli 2-1 (45'+3' Caprari rig. P, 54' Insigne rig. N, 87' Kulusevski rig. P) Inter - Fiorentina 0-0 Lecce - Brescia 3-1 (22' Lapadula L, 32' Lapadula L, 63' Dessena B, 70' Saponara L) Sampdoria - Genoa 1-2 (22' Criscito rig G, 32' Gabbiadini S, 72' Lerager G) Spal - Roma 1-6 (10' Kalinic R, 24' Cerri S, 38' Perez R, 47' Kolarov R, 52' Bruno Peres R, 75' Bruno Peres R, 90' Zaniolo R) Torino - Verona 1-1 (56' Borini rig V, 67' Zaza T) Giovedì 23 luglio 2020 Udinese - Juventus 19.30 Lazio - Cagliari 21.45 *** SASSUOLO - MILAN 1-2 Comunque la si rigirasse la storia di Ralf Rangnick, guru tedesco del calcio 2.0, al Milan non stava in piedi. Già il fatto che, pur essendo un valido e stimato professionista, plenipotenziario del gruppo Red Bull e del Lipsia, fosse necessario spiegare
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            Milan, Rangnick rinuncia, Pioli confermato fino al 2022

            Il club rossonero annuncia il rinnovo. L'ad Gazidis: "Stefano ha la nostra stessa visione del calcio, ha costruito spirito di squadra e unità di intenti". L'allenatore: "Siamo all'inizio di un percorso straordinario"

            Il nuovo uomo forte del Milan non sarà Ralf Rangnick. Stefano Pioli ha riconquistato la panchina dopo il passo indietro del tedesco, consigliato anche dai bei risultati dei rossoneri alla ripresa del campionato. Il Milan ha confermato tutto in un comunicato uscito pochi minuti dopo la vittoria sul Sassuolo: "Stefano Pioli estende il contratto con Ac Milan, sarà l'allenatore del club rossonero fino al giugno 2022, grazie a un nuovo accordo biennale". "Pioli" recita il comunicato "ha saputo gestire brillantemente sia il blocco dovuto alla pandemia da Covid-19 che il riavvio della stagione in corso, con un approccio concreto e positivo, facendo crescere tutta la squadra". A corredo dell'annuncio, la dichiarazione dell'ad Ivan Gazidis: "Sono molto felice per questo accordo. Stefano ha dimostrato di essere in grado di offrire quella visione del calcio che pensiamo e vogliamo per il nostro club, un calcio entusiasmante, moderno e appassionato. Questa non è una decisione basata sulle recenti vittorie, ma sul modo in cui Stefano ha costruito spirito di squadra e unità di intenti, il modo in cui ha migliorato le prestazioni dei singoli giocatori e del collettivo, il modo in cui ha fatto sua la nostra visione, e su come trasferisce la sua personalità e i valori del nostro club ”.

            La reazione di Pioli

            “Sono felice e orgoglioso della fiducia che ho ricevuto dal Milan" ha commentato Pioli. "Voglio ringraziare tutti, compresi i nostri fan, che ci mancano molto allo stadio, ma con cui siamo sempre vicini e solidali. Come ho detto molte volte, il nostro futuro è oggi. Dobbiamo restare concentrati e determinati, essere uniti, essere una vera squadra. Siamo all'inizio di un percorso straordinario. Se continuiamo a lavorare in questo modo, cresceremo ancora e saremo sempre più competitivi ”.

            L'applauso di Maldini

            Con questa mossa si rafforza anche il ruolo di Paolo Maldini, che ha puntato sin dall'inizio su Pioli: "Stefano è diventato il nostro allenatore in un momento molto difficile" commenta il direttore sportivo. "Abbiamo sempre sostenuto che ci sarebbe voluto del tempo per vedere i risultati del suo lavoro e abbiamo avuto la conferma che la qualità e la professionalità pagano sempre. Stefano è l'uomo giusto per guidare la squadra che vogliamo: una squadra di successo, giovane e affamata di vittorie ”.

            La conferma del manager di Rangnick

            A confermare la fine delle trattative era stato il consigliere di Rangnick Marc Kosicke: "L'Ac Milan e Ralf Rangnick hanno concordato che non è il momento giusto adesso e che non c'è lo slancio per lavorare insieme. Pertanto, e tenendo conto del buono sviluppo e dei risultati con il coach Pioli, è stato deciso che Ralf Rangnick non avrà alcuna funzione al Milan".

            L'indiscrezione dalla Germania

            Mentre il Milan giocava col Sassuolo, dalla Germania era arrivata la voce clamorosa che cambierà la storia dei rossoneri nel prossimo campionato. Non sarà sostituito Pioli, ha scritto il media specializzato Kicker, che anzi sarà confermato la prossima stagione dopo le belle prove alla ripresa della serie A. Quindi non arriverà Ralf Rangnick, 62 anni, attuale stratega del calcio Red Bull, molto vicino alla società nei mesi scorsi.


            La rivoluzione sfumata del fondo Elliott

            Pioli a lungo è stato considerato un tecnico in uscita, vista la tentazione dell'ad Gazidis e del fondo Elliott di Gordon Singer di costruire un Milan di giovani affidandolo a un "mago" del settore. Ma da quando è ripartito il campionato, le numerose vittorie, compresa quella per 4-2 sulla Juventus, hanno seminato dubbi sulla bontà di una scelta del genere. Un azzardo, per molti osservatori ma anche per parte della tifoseria che ha apprezzato lo stile soft di Pioli. Rangnick nel frattempo ha imparato la lingua italiana, e fatto capire di voler avere voce in capitolo anche sugli allenamenti della squadra. Nel duplice ruolo di allenatore e direttore sportivo, ha lavorato durante il suo mandato di sette anni al Lipsia: conquistando la promozione nella Bundesliga 2015/16 e qualificandosi alla Champions League nella stagione 2018/19.

            Il club rossonero annuncia il rinnovo. L'ad Gazidis: "Stefano ha la nostra stessa visione del calcio, ha costruito spirito di squadra e unità
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              Inter-Fiorentina, probabili formazioni e dove vederla. La via di Conte: «Guardiamo la Juve, sono i migliori»

              Il tecnico rivendica la qualificazione Champions: «Soddisfatte le richieste del club». Mercoledì sera la Fiorentina

              Di certo avrebbe preferito un finale di campionato diverso, giocarselo senza troppe pressioni può essere però un buon modo per rilassarsi e programmare con più tempo il futuro. Svanito il sogno scudetto e con la qualificazione alla Champions League già in tasca, Antonio Conte può guardare al match contro la Fiorentina senza troppo stress, dopo le sfuriate dei giorni scorsi. Il secondo posto è l’obiettivo dichiarato in questo finale di campionato, prima di tuffarsi nella tonnara agostana dell’Europa League, quando potrebbe tornare a disposizione il centrocampista Stefano Sensi.


              Una gara da massiccio turnover quella contro la Fiorentina, salva e senza nessun assillo di classifica. Un match in cui rivalutare Eriksen, dopo aver vestito l’Inter con un nuovo modulo, tagliato su misura per il danese. «Con il trequartista siamo più imprevedibili nella fase offensiva, abbiamo segnato tanti gol anche se concediamo qualcosa in difesa». Comunque il reparto arretrato resta il migliore del campionato, con 34 reti incassate, insieme alla Juve.

              Sarà l’occasione di rivedere anche Lukaku-Sanchez, nell’idea di Conte a inizio anno doveva essere quella la coppia titolare. Poi il tecnico ha valorizzato in modo eccellente Lautaro, oggi a riposo dopo un lungo tour de force: per tirare il fiato e schiarirsi le idee in attesa di capire se davvero finirà al Barcellona.

              Conte il suo primo bilancio però lo traccia già, tranquillo per aver centrato gli obiettivi posti dalla società. «La qualificazione in anticipo era la richiesta del club che voleva fare meglio dello scorso anno, avere più stabilità e riuscire a essere più sereni nella parte finale di campionato», sottolinea.

              Il tecnico però non è appagato, non è arrivato all’Inter per vedere gli altri vincere e accontentarsi di un piazzamento, per quanto di rilievo. La stella polare da seguire resta la Juventus e l’ex bianconero Conte lo dice a chiare lettere. «È giusto guardare la Juventus perché è il nono scudetto consecutivo che vince. Sono i migliori e anche in maniera importante rispetto agli altri. Noi per migliorare dobbiamo guardare al migliore».

              Un modello da imitare e superare, nella mentalità ancor prima che negli uomini. L’allenatore ha volutamente tenuto alta la tensione, ha picchiato duro sugli avversari, non ha risparmiato critiche neanche agli amici. Il metodo Conte non prevede rilassamenti, non ammette distrazioni. Per la prima volta non riuscirà a vincere il campionato all’esordio in un top club, come invece gli era accaduto con Juventus e Chelsea. Non deve più succedere, l’Inter è avvisata.


              Inter (3-4-1-2): Handanovic; D’Ambrosio, De Vrij, Godin; Candreva, Barella, Gagliardini, Young; Eriksen; Lukaku, Sanchez. All. Conte.
              Fiorentina (3-5-2): Terracciano; Milenkovic, Pezzella, Caceres; Chiesa, Duncan, Castrovilli, Pulgar, Dalbert; Ribéry, Cutrone. All. Iachini.
              Arbitro: Giacomelli.
              Tv: ore 21.45 Sky 201, 202, 251.

              CorSera
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                L'allenatore dell'Inter, Antonio Conte ha parlato a InterTv per presentare la sfida di domani che vedrà i nerazzurri affrontare la Fiorentina.


                QUARTO POSTO - "Una delle cose più importanti è senza dubbio che l’Inter sia stata nelle prime quattro posizioni dall’inizio del campionato fino alla fine. Questa è la zona che compete a un club come l’Inter. Aver raggiunto questo traguardo è positivo perché era una delle richieste del club: quella di migliorare i risultati degli anni passati e di dare più stabilità, andando a giocare la fase finale del campionato con più serenità“.


                SERIE A COMPETITIVA - "Che il campionato sia diventato più competitivo è una cosa certa. Lo è anche vedendo i risultati della altre, il lavoro fatto per migliorare le rose e gli investimenti. Bisogna pensare che per la Champions League su 7 squadre solo 4 potranno partecipare. Noi dobbiamo sicuramente migliorare, perché l’ambizione del club è ottenere la qualificazione in Champions ogni anno, ma anche essere sempre più competitivi per poi puntare allo Scudetto".

                LA JUVE - "Penso che sia giusto guardare alla Juventus. Sta dominando in Italia, questo è il nono scudetto consecutivo che vince. Loro sono i migliori e in maniera importante rispetto agli altri. Per migliorare devi cercare di guardare a cosa fanno i migliori".


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                  Juventus, la smania di Sarri: per prendersi lo scudetto ha cambiato se stesso

                  Per il tecnico toscano, dopo una carriera spesa all'inseguimento dell'utopia, sarà il primo vero trofeo italiano. Per conquistarlo ha dovuto accettare dei compromessi, adattarsi alla situazione

                  Uno scudetto val bene un po' di catenaccio, e allora non faccia scandalo quel Sarri che toglie attaccanti (Douglas Costa e Dybala) e mette difensori (Danilo e Rugani), che reagisce ai ragazzetti buttati disperatamente in campo da Inzaghi usando per la prima volta, e per il breve spazio di sette minuti incluso il recupero, la difesa a cinque, che per lui era una specie di tabù. Del resto, lo ha detto lui stesso già un paio volte, quest'anno: il sarrismo non esiste. E una volta passato il confine, e messa da parte la sua antica intransigenza (più ideologica che tattica), è assolutamente comprensibile che Sarri faccia delle mosse antisarriane. Un tempo le si sarebbe dette trapattoniane. Un tempo, trapattoniano era un fior di complimento.


                  Sarri ha la smania di vincere questo scudetto, e anche questo lo si può perfettamente comprendere: a 61 anni di età, e dopo una carriera spesa all'inseguimento dell'utopia, sarà il suo primo vero trofeo italiano. Per conquistarlo ha dovuto cambiare se stesso, accettare dei compromessi, adattarsi alla situazione: per qualcuno questo è stato un tradimento dei valori, per altri un grande segno di intelligenza, di maturità, anche di umiltà perché, come dice lui, "chi non si adatta non allena i giocatori, ma sé stesso".


                  Gli ultimi minuti di Juve-Lazio li ha vissuti palpitando, consultando febbrilmente il cronometro, contando i secondi che mancavano al sospiratissimo fischio finale e poi festeggiando con un saltello e un pugno rabbiosamente stretto, a metà tra l'orgogliosa soddisfazione e il sollievo. Checché ne dica, questo finale di stagione per lui è estremamente logorante, perché ha addosso lo stress di una squadra che a tratti funziona e a tratti sembra squagliarsi e le pressioni di una critica tifosa che non lo ama e delle voci che si rincorrono in merito a un avvicendamento in panchina, anche se lunedì sera Paratici ha provato a spegnerle: "Resta di sicuro". Ma sarà la Champions l'ago della bilancia.


                  Per arrivare al traguardo, Sarri di compromessi ne ha fatti davvero tanti a cominciare dal più grande, quello di accettare di allenare la squadra ideologicamente e filosoficamente più lontana da lui. "Mia madre non era contentissima, quando le ho detto che sarei andato alla Juve", ammise: lui viene da una famiglia fiorentina piuttosto antijuventina. L'ultimo compromesso sono state le sostituzioni in Juventus-Lazio. Prima il terzino Danilo per l'ala Douglas Costa: "Ma tatticamente non è cambiato niente perché ho spostato davanti Cuadrado. Douglas non mi fido a farlo giocare più di 50', ho paura che si rompa". E poi, un minuto dal 90', Rugani per Dybala, cosicché la Juve ha finito la partita con tre difensori centrali in campo: "Sapevo che quelli della Lazio avrebbero buttato la palla in area di rigore anche da lontanissimo e ci siamo attrezzati". È stato un cambio, in effetti, suggerito da una lucida lettura della situazione e che ha disinnescato gli ultimi pericoli. E pazienza per l'utopia perduta di "tritare le partite": per questo scudetto, basta e avanza un morso e via.

                  Per il tecnico toscano, dopo una carriera spesa all'inseguimento dell'utopia, sarà il primo vero trofeo italiano. Per conquistarlo ha dovuto acc…
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                    Ronaldo a caccia di altri record, a un gol dal primato di Borel

                    Con la doppietta alla Lazio il portoghese è diventato il primo a segnare almeno 50 reti in Premier, Liga e Serie A. Gliene manca una per riscrivere il primato di marcature in casa Juventus (31), con Immobile duello per la corona di re dei bomber


                    C'è il marchio di fabbrica di Cristiano Ronaldo su quello che si appresta a diventare il nono scudetto consecutivo della Juventus. I due gol realizzati dal campione portoghese nel big match con la Lazio, decimata ma capace di tenere testa per lunghi tratti alla squadra di Sarri, hanno raccolto nello stesso momento le ambizioni della Juve con quelli del suo fuoriclasse: il vantaggio sulle tentennanti inseguitrici è ormai rassicurante e il calendario in discesa sono una valida assicurazione sul futuro. Nonostante i gesti di evidente scaramanzia sfoderati da Sarri nel post partita di ieri. Senza l'assillo del bene comune, della vittoria della squadra sull'interesse individuale, Ronaldo può concentrarsi sul testa a testa con Immobile, con la tappa di ieri vinta 2-1 da CR7.


                    Il record bianconero

                    Trenta gol realizzati in campionato con ancora quattro partite da giocare. Il record di Felice "Farfallino" Borel, 31 reti segnate nel campionato 1933/34, è a una sola rete di distanza: dopo 85 anni Ronaldo è in corsa per riscrivere il record di marcature in casa Juventus, anche se con quattro partite in più rispetto all'attaccante nato a Nizza. Una missione che accomuna non soltanto il portoghese: l'assist di Dybala in occasione del secondo gol è la testimonianza dell'obiettivo comune.


                    50 gol

                    Se i 31 gol di Borel sono il prossimo obiettivo di CR7, con la doppietta alla Lazio ha raggiunto altre due tessere che impreziosiscono ulteriormente il suo bilancio dei due anni in Italia. In precedenza nessun calciatore ha raggiunto le 50 reti in Serie A così in fretta: 61 partite per raggiungere il traguardo, unico nel calcio europeo a superarlo in tre dei principali campionati, Premier League, Liga e Serie A. Un campionato ipotecato, la Champions da giocare, quattro partite per la corsa al titolo di capocannoniere e per il record di Borel. Suoi 25 gol degli ultimi 49 realizzati dalla Juventus, quelli decisivi per la volata finale: il nono scudetto consecutivo porta la firma del campione portoghese

                    Con la doppietta alla Lazio il portoghese è diventato il primo a segnare almeno 50 reti in Premier, Liga e Serie A. Gliene manca una per riscrivere il p…
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                      Mercato Milan: Milenkovic, Vlahovic e il sogno Jovic. I nomi per i rossoneri

                      Entro giovedì l'agente Ramadani a Milano per parlare di Rebic e dei due viola: alla Fiorentina potrebbe andare Paquetá. E si lavora sul prestito del serbo del Real

                      In attesa che si completi il campionato e si diradi la nube d'incertezza che aleggia sulla panchina del Milan, sulla figura di Paolo Maldini e sui destini di Ibrahimovic, le grandi manovre per la campagna di rafforzamento proseguono. Entro 48 ore Fali Ramadani sarà a Milano per discutere con il management rossonero di diversi giocatori di cui ha la rappresentanza.

                      Da un lato c'è il nodo Rebic da sciogliere ma il croato, autentica rivelazione del girone di ritorno rossonero, è arrivato a Milanello, nello scambio con l'Eintracht Francoforte a cui si è trasferito André Silva, in prestito biennale. Per cui, nonostante sia forte la volontà di trattenere il giocatore in rossonero non esiste al momento l'urgenza di raggiungere un'intesa immediata con i tedeschi per il riscatto.


                      Ramadani ha la procura di due giocatori della Fiorentina che il Milan ha messo sotto la lente d'ingrandimento. Il primo è Nikola Milenkovic, considerando anche la necessità della squadra di dotarsi di un centrale affidabile (Musacchio e Duarte non hanno convinto): gioca a favore dei rossoneri la ritrosia del difensore a firmare il rinnovo del contratto con i toscani. Il secondo è il talento Dusan Vlahovic, classe 2000, classe e sfrontatezza da vendere. È probabile che nei discorsi con la società viola possa rientrare Paquetá, già corteggiato dalla società di Commisso nel gennaio scorso, e mai definitivamente esploso in rossonero.

                      Poi certo la stella della scuderia di Ramadani è Luka Jovic, in esubero nella rosa del Real Madrid ma dal costo proibitivo. Le merengues non chiedono meno di 50 milioni e l'attaccante chiede un ingaggio di 5. Il Milan gradirebbe un'operazione in prestito con obbligo di riscatto.


                      CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Il colpo di scena di giornata è dunque la conferma di Pioli e l'aborto del misterioso oggetto Rangnick. Tutto bene quel che finisce bene?

                        Intanto questo improvviso cambio di rotta ci dice una cosa: la programmazione al Milan è un dettaglio trascurabile. Se decidi di prendere una strada è perchè evidentemente ne sei convinto al di là dei risultati contingenti. Se consideri Pioli inadatto, lo è pure dopo che ha fatto 7 vittorie sulle 9 partite giocate nel post-Covid...si chiama progettualità.

                        Se pensi e disegni un progetto, dove inserisci gli uomini più adatti a portarlo avanti, è evidente che non consideravi Pioli quel tipo di profilo...e questo non può cambiare solo perchè hai vinto 7 partite: vorrebbe dire vivere sull'onda del momento, e questo nel calcio non è buono.

                        D'altro canto ho già sostenuto che Rangnick portava con sè più incertezze che altro, in specie perchè "guru" (ma de che?) e perchè straniero: una combo micidiale.

                        La strada? Sono d'accordo con Roby: se il progetto prevede il ritorno in champions league, dunque almeno il quarto posto, andare sul sicuro: Spalletti era libero. In più servono manager capaci, quelli capaci di disegnare ed impiantare i progetti: Massara è una scartina, Maldini un inesperto, Gazidis uno che non sa che pesci pigliare e pesca a caso. Dentro manager italiani, esperti, navigati. Giuntoli sarebbe stato l'ideale.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Pioli in genere fa bene al primo anno ma poi al secondo fa pietà....
                          Spero per lui che questa volta sia diverso
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

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                            credo che nel calcio ci sia ben poca progettualità, se si vince tutto bene se si perde si cambia
                            Originariamente Scritto da Pesca
                            lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                              Se si vince qualcosa...non 7 partite in una coda di campionato giocata a luglio.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Secondo me avremo una sorpresa entro un mesetto..









                                "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                                Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                                vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                                (L. Pirandello)

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