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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
    No Rafilù... La guallera da post quarantena


    hahahahahahaha
    mi ero preoccupato
    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
    Originariamente Scritto da GoodBoy!
    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


    grazie.




    PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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      Originariamente Scritto da marco83 Visualizza Messaggio
      e' morto pierino prati

      rip









      "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
      Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
      vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

      (L. Pirandello)

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        Sono anni (almeno 3) che si rompono o sfasciano a ritmo continuo i giocatori. Ma com'è possibile? Non si riesce ad avere una stagione od un periodo medio-lungo senza tizio, caio e sempronio fuori.

        I giocatori vanno comprati sani...e quelli troppo vecchi o troppo fragili vanno venduti. Questa è una rosa composta, per la gran parte, da giocatori delicati, che si sfasciano a ruota. Non è un caso questa lista di infortunati: ci sono delle ragioni che risiedono nella composizione della squadra, in certi profili soggetti a stare più fuori che dentro al campo.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Era importantissimo vincere e i 3 punti sono arrivati.

          La rosa continua ad accorciarsi. Speriamo di recuperare Higuain e presto Sandro. Stiamo ormai adattando i centrocampisti a terzini. Vediamo se giocando sale di tono anche la condizione fisica. Comunque di più per ora non si può.
          ...ma di noi
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            Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
            Ah...hanno giocato? Nemmeno lo sapevo.

            Inviato dal mio MotoE2(4G-LTE) utilizzando Tapatalk

            Seeeeeeeeeeeeeeee.
            Originariamente Scritto da Sean
            Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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              Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
              Seeeeeeeeeeeeeeee.
              Te lo giuro. Sapevo che la serie A e' iniziata ovviamente, ma non avevo idea di chi giocasse oggi. Alle 21:30 ho scoperto che avevano giocato Milan e Brescia.
              I SUOI goals:
              -Serie A: 189
              -Serie B: 6
              -Super League: 5
              -Coppa Italia: 13
              -Chinese FA Cup: 1
              -Coppa UEFA: 5
              -Champions League: 13
              -Nazionale Under 21: 19
              -Nazionale: 19
              TOTALE: 270

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                La Juventus scaccia i rimorsi e gli incubi della Coppa Italia perduta vincendo a Bologna, non la miglior Juve possibile, ma comunque sicuramente in crescita. Un altro gol gioiello di Dybala


                BOLOGNA-JUVENTUS 0-2
                Delle tre volte che abbiamo visto la Juve dopo la ripresa, quella di Bologna è stata la migliore Juve possibile. Non una Juve strabordante ma comunque una squadra che conosce i propri obbiettivi e che dopo la perdita della Coppa Italia ha sicuramente fatto il punto su se stessa. Non poteva andare molto diversamente a Bologna insomma, la Juventus – sorprendente addirittura Bernardeschi che sembrava relegato ai margini di questa squadra – ha prevalso con un rigore di Ronaldo e soprattutto con un gol gioiello di Dybala. Ci sarebbe voluto che la Juve si applicasse più uniformemente lungo tutta la partita, ma dopo uno stop di quattro mesi non si può pretendere tanto.

                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
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                  Proprio mentre arriva la notizia della scomparsa di Pierino Prati – 3 giorni dopo la morte di Mario Corso – storico attaccante del Milan di Rocco e protagonista della Coppa dei Campioni 1969, i rossoneri vincono agilmente a Lecce con 4 gol. Mai il Milan quest’anno aveva fatto così tanti gol. Aspettando la prossima rivoluzione un segnale di unità e di orgoglio sia in campo, che fuori: Maldini e Gazidis in tribuna, a testimoniare che il Milan non è abbandonato a se stesso.

                  Dopo Mariolino, Pierino, purtroppo. La vittoria del Milan arriva nello stesso momento di quella della morte di Pierino Prati, un’icona del calcio anni 60 e 70. Tre giorni dopo Mario Corso se ne va un altro numero 11, un pezzo di quella Milano trionfale e protagonista nel calcio. Prati col Milan aveva vinto tanto, compresa una Coppa dei Campioni (68-69), era un fantastico uomo gol: divise la sua carriera tra il Milan e la Roma. Il nome di Prati sta accanto alle glorie di quel Milan: da Rocco a Rivera, da Cudicini a Trapattoni, da Schnellinger a Sormani. Il momento clou della sua carriera i tre gol all’Ajax proprio nella finale di quella Coppa dei Campioni. I capelli lunghi alla moda Beatles, lo chiamavano tutti Pierino la peste.


                  LECCE-MILAN 1-4
                  Il Milan quest’anno non aveva mai segnato 4 gol in una partita sola. Due volte aveva vinto facendo 3 gol. La partita di Lecce, per metà, non è stata bella, troppo lenta e noiosa in tutto il primo tempo. Nel secondo tempo la svolta, 4 gol sono un segnale di vitalità importante. Tanto più se arrivano senza Ibrahimovic in campo. Per un caso strano non appena il Lecce ha pareggiato su un rigore abbastanza generoso, in quello stesso momento è crollato. E nei tre minuti successivi ha incassato i gol di Bonaventura e Rebic. Il Milan è una delle squadre che fa meno gol in campionato per cui ha accolto la vittoria larga con un sospiro di sollievo. Io ci vedo anche molto senso d’orgoglio da parte di Pioli, che pur essendo già stato stabilito che il suo posta andrà ad altri, continua a fare il suo lavoro con determinazione e puntiglio. Un buon segnale soprattutto è aver visto tutto lo stato maggiore milanista (Maldini e Gazidis) in tribuna, dopo mesi di contrasti e veleni interni. Chissà che a Lecce non sia nata una nuova stagione rossonera.

                  SERIE A 27a giornata 2019-2020 Bologna-Juventus 0-2 (23' Ronaldo rig J, 36' Dybala J) Lecce-Milan 1-4 (26' Castillejo M, 54' Mancosu rig. L, 55' Bonaventura M, 57' Rebic M, 72' Leao M) Fiorentina-Brescia 1-1 (15' Donnarumma rig B., 29' Pezzella F) *** ADDIO A PIERINO PRATI Dopo Mariolino, Pierino, purtroppo. La vittoria del Milan arriva nello stesso momento di quella della morte di Pierino Prati, un'icona del calcio anni 60 e 70. Tre giorni dopo Mario Corso se ne va un altro numero 11, un pezzo di quella Milano trionfale e protagonista nel calcio. Prati col Milan aveva vinto tanto, compresa una Coppa dei Campioni (68-69), era un fantastico uomo gol: divise la sua carriera tra il Milan e la Roma. Il nome di Prati sta accanto alle glorie di quel Milan: da Rocco a Rivera, da Cudicini a Trapattoni, da Schnellinger a Sormani. Il momento clou della sua carriera i tre gol all'Ajax proprio nella finale di quella Coppa dei Campioni. I capelli lunghi alla moda Beatles, lo chiamavano tutti
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                    Morto Pierino Prati, attaccante di Milan e Roma: aveva 73 anni

                    Capocannoniere al primo anno da titolare in A. Segnò tre gol nella finale di Coppa dei Campioni del 1969 contro l'Ajax

                    C’è modo e modo di essere un numero 11. C’è il modo alla Mariolino Corso, indolente e illuminato, fantasista per talento e ala sinistra per caso, innamorato della fascia sinistra perché, dicono, a San Siro gli permetteva di ripararsi dal sole. E c’è il modo di Pierino Prati, poderoso e travolgente, attaccante puro piazzato all’ala sinistra perché da ragazzino sembrava troppo traballante su quelle leve lunghe per reggere gli impatti al centro dell’area. Se Corso non poteva che essere l’Inter, Prati era nato per giocare nel Milan. Se ne sono andati insieme, a tre giorni di distanza l’uno dall’altro, come se stessero discutendo verso il sottopassaggio dopo un derby.


                    «Non sa giocare a pallone ma sa fare i gol, ed è quello che conta di più nel calcio»: lo etichettò così Nereo Rocco, quando lo lanciò, lui così restio nel far giocare i giovani, nel Milan che avrebbe vinto lo scudetto 1967-68. Pierino Prati i gol li sapeva fare, e pure tanti: in quella stagione, ad appena 21 anni, ne segnò 15 in 23 partite, sufficienti per vincere il titolo di capocannoniere. E dire che avrebbe dovuto fare il portiere, almeno a sentire i suoi primi compagni. Giocava nella squadra dell’oratorio di Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, e non aveva esattamente un fisico prorompente: senti Piero, è meglio se resti in porta perché quando giochi fuori finisci sempre per terra.


                    Lo fece, il portiere, fino a quando non si innamorò dei gol impossibili di José Altafini e convinse alla fine i compagni a farlo giocare avanti. All’ala sinistra, però, dove almeno non avrebbe fatto troppi danni.

                    Il numero 11 appiccicato sulla schiena lo avrebbe accompagnato per tutta la carriera, così come le sue corse e il senso innato per il gol. Fu lo zio a portarlo al Milan per un provino. Fu Nils Liedholm, all’epoca responsabile del settore giovanile rossonero, a dare l’ok: ragazzino è buono, prendiamolo. Correva l’anno 1965.

                    Prati ha segnato praticamente ovunque sia stato. Alla Salernitana e al Savona, dove il Milan lo aveva spedito a farsi le ossa. In Nazionale, dove ha avuto la somma sfortuna di doversi confrontare con il paradigma dei numeri 11, Riva Luigi da Leggiuno. Alla Roma, dove in quattro stagioni e mezza ha dribblato pure gli infortuni. Ma è in rossonero che Pierino è diventato la Peste, sei anni in cui ha vinto tutto. Scudetto, Coppe Italia (due), Coppe delle Coppe (due), Coppa Intercontinentale. E soprattutto la Coppa dei Campioni 1969, 28 maggio, stadio Santiago Bernabeu, di cui Prati è stato l’eroe assoluto. Un palo colpito dopo appena un minuto e poi uno, due, tre gol, Ajax battuto per 4-1 e la coppa con le orecchie sollevata nella notte di Madrid.

                    Pierino era l’anima rock’n’roll del Milan così come Rivera ne era quella classica. Gianni giocava a testa alta e serviva assist, Pierino ringraziava e scaraventava in rete tutto quel ben di Dio, in qualsiasi modo, di piede, di testa, in acrobazia. Non avesse avuto mille problemi fisici, Prati non avrebbe vissuto una fase calante di carriera così calante, tanto da passare inosservato alla Fiorentina e da mettere insieme 6 presenze in America, ai Rochester Lancers, prima di chiudere là dove aveva cominciato, a Savona.

                    C’è modo e modo di essere numeri 11. Come si dice in questi casi, Prati se n’è andato dopo aver lottato a lungo con la malattia. Ha lottato, come quando correva in lungo e in largo per i campi di calcio, preferibilmente partendo da sinistra. Ora che ha raggiunto Corso, nel sottopassaggio potrà dirgli: «Mario, questa è l’unica volta che sei stato più veloce di me»

                    CorSera
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                      Inter, Lautaro e il Barcellona sono sempre più distanti

                      Al massimo il club nerazzurro accetterebbe una novantina di milioni più un giocatore gradito. I catalani disposti a darne 65 più il terzino sinistro Junior Firpo. Difficilmente l'affare si farà

                      Le parti sono lontane. L'Inter pretende il pagamento dei 111 milioni di clausola entro il 7 luglio, o al limite un'offerta equivalente: una novantina di milioni più un giocatore gradito. Il Barcellona, che pure potrebbe appoggiarsi a un fondo per trovare i soldi necessari a chiudere l'affare, offre molto meno: 65 milioni più il terzino sinistro Junior Firpo, dominicano naturalizzato spagnolo. Quindi, al momento, sembrano risicate le probabilità che Lautaro Martinez possa cambiare di maglia da settembre, lasciando la Milano nerazzurra e vestendo blaugrana.

                      Lo stesso quotidiano catalano Sport, che al pari del rivale Mundo Deportivo dava il trasferimento per fatto, ora parla di "un affare che si è complicato nel tempo". Questo spiega come mai Beppe Marotta, amministratore delegato nerazzurro, prima della partita di campionato vinta in casa con la Sampdoria ha detto: "Che Lautaro sia oggetto di attenzioni di mercato è risaputo. L'Inter è una società non tende a vendere i propri giocatori. Se lui non manifesta la volontà di andare via, ce lo teniamo stretto. E' un ragazzo giovane, è lusingato dall'attenzione di grandi club. Ma sono ottimista che si possa continuare con lui anche l'anno prossimo". Intanto il Toro, dopo una gara sottotono contro il Napoli in Coppa Italia, proprio contro la Samp ha messo in mostra molto del suo repertorio: tacco a servire Lukaku, nell'azione del primo gol interista, poi il gol del raddoppio. È presto per dire dove giocherà la prossima stagione. Di certo, questa la concluderà a Milano, per la gioia dei tifosi interisti.

                      Al massimo il club nerazzurro accetterebbe una novantina di milioni più un giocatore gradito. I catalani disposti a darne 65 più il terzino sinis…
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                        Stasera Spal-Cagliari e Verona-Napoli alle 19,30 e Genoa-Parma e Torino-Udinese alle 21,45

                        Per quanto riguarda la partita di ieri, occorrerebbe anche l'apporto del centrocampo circa i goal, perchè tra i centrocampisti della Juve non segna nessuno. C'è pure questa di faccenda.

                        Stasera vediamo se il Napoli si è fermato alla coppa Italia o vuol scalare posizioni anche in campionato.
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