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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Ormai tra la conta apocalittica di Borrelli delle 18,30; gli annunci da decreti di guerra di Conte una sera sì e l'altra pure, tutti alle 22; notizie varie ed eventuali (ma tutte funeste) dalle 23 in poi...andare a dormire non dico tranquilli ma almeno un pò distesi nonostante tutto è impossibile

    Va bene che il 2020 è bisestile ma qua si sta esagerando eh.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggio
      e la polmonite l'ha pure avuta
      Esatto. Chi è a rischio maggiore è lui. Rischio troppo grosso. Forse ha pure ragione chi dice che è meglio non allenarsi, se la guardiamo dal punto di vista di chi rischia, stando poi in mezzo a una marea di persone che non sai dove vanno, che fanno ecc...

      Gli staff delle squadre non sono composti da ventenni.
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        Come ve lo spiegate questo assurdo crollo del Liverpool nell'ultimo mese?

        Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando Tapatalk
        Originariamente Scritto da Sean
        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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          Leggo di 34 tiri circa del Liverpool contro una decina dell'Atletico. Non ho visto la partita ma immagino gli sia andata un po' di sfiga sta sera.

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            Ho appena visto il primo gol preso dal Liverpool e mi sembra una bella cappella del portiere.

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              Rugani positivo al Coronavirus, Juventus e Inter in quarantena. Prima o poi doveva succedere, per l’inevitabilità della statistica e perché veramente il calcio non ha fatto nulla per arrivare a tutto questo. Ora la Juve non può giocare in Champions League col Lione, e altrettanto l’Inter in Europa League. Soltanto l’Uefa non ha guardato in faccia e continua a tenere aperto, colpevolmente, il grande circo del pallone. Per i calciatori è impossibile rispettare le misure di sicurezza anti contagio. Mentre tutto intorno le persone sono costrette ad autorecludersi…

              Alla fine è successo, un calciatore italiano di serie A positivo al Coronavirus. Si tratta di Daniele Rugani, 25enne difensore della Juventus. Non è un dramma per lui, è un’atleta dal fisico eccezionale, gode di ottima salute, è addirittura asintomatico e dunque se la caverà benissimo: gli va un grande e sincero in bocca al lupo.


              Ce lo aspettavamo tutti da un momento all’altro. Da un lato per un mero calcolo statistico, difficile tenere immune un’intera categoria di professionisti – e comunque una comunità allargata di parecchie migliaia di persone – che fanno un lavoro così scoperto ed esposto ai rischi del contagio…

              Il calcio è uno sport di contatto, in campo ci si respira addosso, si vive fianco a fianco in spogliatoi, docce, bagni. La vita in comune è l’essenza stessa dell’attività di un calciatore. Ce lo aspettavamo anche perché il calcio ha fatto molto poco per preservarsi e proteggersi, si è continuato a giocare fino all’estremo. E tuttora, nelle Coppe, si continua a giocare.

              La positività al Covid 19, come nel resto dell’Italia e del mondo, comporta chiusure, quarantene, blocco di persone. Vedremo cosa ci comunicheranno, e cosa decideranno di fare ma la Juventus è già in quarantena, e così tutte le persone che hanno avuto contatti con Rugani. Non più tardi di domenica sera Rugani era in panchina per Juve-Inter e di conseguenza la stessa sorte tocca anche all’Inter. E’ evidente che non potranno giocare né col Lione né col Getafe, che già aveva rifiutato di venire a Milano. Da tempo il calcio viveva con questa spada di Damocle sulla testa, tutti si giravano dall’altra parte per non affrontare il problema. Si è continuato addirittura a giocare, giocare, giocare. Ormai il calcio italiano è fermo ma non più tardi di sabato scorso il presidente della Federcalcio Gravina ha dichiarato: “Dobbiamo essere realisti, c'è anche la possibilità, il rischio reale che un solo positivo in una squadra provochi il blocco della Serie A”. Domenica il Ministro Spadafora è stato ancora più duro: “Irresponsabili. Ma cosa aspetta il calcio a fermarsi, che spunti un positivo in una squadra di serie A?”. Adesso è successo davvero, era solo questione di tempo.

              I calciatori nel loro lavoro sono praticamente impossibilitati a proteggersi e isolarsi. E’ incompatibile con la loro attività, non possono mica praticare lo smart working. E una volta positivi diventano a loro volta propagatori del contagio: è così per tutti del resto. Una sola positività mette fuori causa squadre intere e staff. Accade adesso con la Juventus e l’Inter, entrambe impegnate nella lotta scudetto e soprattutto nelle Coppe Europee. Difficile pensare a una Champions o a un’Europa League in queste condizioni, impossibile pensare alla partita col Lione. Non ci sono le condizioni tecniche, sanitarie e soprattutto umane per continuare a giocare nelle Coppe. Che l’Uefa voglia o non voglia non conta più.

              Appena fermata la Serie A già discute in maniera allucinante come attribuirsi lo scudetto, l’Uefa ancora non ha ufficialmente fermato le competizioni europee. A Liverpool c’erano 55 mila spettatori gomito a gomito per il match con l’Atletico Madrid, mentre a Parigi si giocava a porte chiuse. Nel frattempo abbiamo ovviamente scoperto che il calcio non è invulnerabile e non è impermeabile al contagio. Dovrà fermarsi, tutto e ad ogni livello, e rinchiudersi, come hanno fatto tutti gli altri. Nemmeno gli allenamenti collettivi sono possibili, tant’è vero che le squadre non impegnate nelle Coppe sono state messe in libertà, ma senza controllo e in maniera molto random. L’Uefa irresponsabilmente se ne infischia e continua a tenere aperto il circo, mentre intorno chiude tutto, almeno in Italia, con decine di milioni di persone segregate in casa per difendersi e il coprifuoco per le strade.

              E' successo, un calciatore italiano di serie A positivo al coronavirus. Si tratta di Daniele Rugani, 25enne difensore della Juventus. E mentre tutto intorn…
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Juve e Inter saranno messe in quarantena: la prassi prevede 15 giorni di isolamento. E ora la Champions? Quasi automatico lo slittamento della partita

                Il Coronavirus attacca la Juventus: Daniele Rugani positivo, squadra in quarantena. Il difensore bianconero è il primo contagiato della Serie A e di un top club europeo, particolare non secondario perché questa cosa può avere ripercussioni sullo svolgimento della Champions League.


                Quarantena per tutti La notizia è arrivata a tarda sera, attraverso il sito ufficiale della Juventus, che ha comunicato il risultato del tampone. «Il giocatore è attualmente asintomatico », scrive il club bianconero — e la Juventus sta attivando in queste ore tutte le procedure di isolamento previste dalla normativa, compreso il censimento di tutti coloro che hanno avuto contatti con lui». Rugani con l’Inter non ha giocato (era in panchina) ma questo non cambia la sostanza. Oltre alla Juventus, la positività del difensore inguaia anche l’ultima avversaria dei bianconeri. La squadra nerazzurra molto probabilmente sarà messa tutta in quarantena, così come tutta la Juventus. La prassi prevede 15 giorni di isolamento per chi lo contrae, maanche per chi ha frequentato il contagiato.


                Senza sintomi Rugani martedì si era allenato regolarmente. Domenica dopo la partita aveva postato come gli altri la foto dei festeggiamenti nello spogliatoio, con la didascalia: «3 punti, 2 gol e 1 sorriso in un momento complicato. Noi siamo questi». Non immaginava che il virus maledetto avrebbe colpito anche lui.


                Preoccupazione Alla Juventus si sono messi subito in moto per circoscrivere i contagi. Il club aveva già preso tutte le precauzioni possibili, adesso i giocatori verranno controllati tutti e in maniera minuziosa per capire se ci sono altri casi. Nel gruppo c’era già parecchia preoccupazione (tanto che qualcuno era contrario a giocare Juventus-Inter): più che per se stessi, i calciatori temono per la salute dei familiari e anche delle persone più anziane che gravitano intorno alla squadra. Ora non è da escludere che il Governo chieda tamponi per tutta la squadra.


                E ora la Champions? Il primo positivo della Serie A è quindi venuto fuori da Juve-Inter, la partita delle polemiche per tutto quello che l’aveva preceduta. Adesso ci saranno ripercussioni anche sul club nerazzurro (che deve giocare in Europa League con il Getafe: al momento gara rinviata) e soprattutto sullo svolgimento della Champions. La sfida tra Juve e Lione sarebbe programmata per martedì prossimo a porte chiuse: allo Stadiumi bianconeri dovrebbero provare a ribaltare lo 0-1 della gara d’andata. Ora però è quasi automatico lo slittamento della partita e molto probabile la sospensione di tutta la manifestazione come da più parti si cominciava a ipotizzare e a sperare. La Juve dovrà stare due settimane in quarantena, per poi riprendere l’attività.

                Si arriva quindi al 25 marzo, poco più di una settimana prima del 3 aprile, la data indicata nel decreto fino alla quale non sono ammessi eventi sportivi in Italia ad esclusione di quelli internazionali. Ma a questo punto la Juve non può presentarsi in campo martedì col Lione, la partita andrà spostata vero similmente non prima dell’inizio di aprile ossia la data originariamente prevista per l’andata dei quarti. Insomma, un problema enorme nel calendario che però tutti si aspettavano. Anche solo per una questione statistica era difficile che non ci fosse un giocatore di A positivo al Coronavirus. E se questo giocatore fosse stato in una squadra partecipante alle coppe o avesse sfidato una di queste, avrebbe inevitabilmente bloccato il programma europeo. Adesso è successo e l’Uefa non potrà più far finta di nulla

                Gazzetta
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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  In Champions League la clamorosa eliminazione del Liverpool di Klopp ultimo trionfatore e squadra ritenuta oggi imbattibile. Il vecchio calcio tutta difesa e contropiede di Simeone in trionfo, una clamorosa rimonta per dimostrare che il vecchio calcio ha sempre il suo fascino. E può vincere ancora

                  Più in alto vai e da più in alto cadi. Il tonfo del Liverpool è pesantissimo e devastante, non tanto perché è la squadra che l’ultima Champions League l’ha vinta, quanto perché quest’anno sembrava proprio imbattibile. Una sequenza di risultati impressionante, una sfilza di vittorie da paura, fino a quando all’improvviso arriva la sconfitta più pesante e amara. Ottenuta tra l’altro in una maniera umiliante. Ad opera di un Atletico Madrid che, come al solito, rappresenta il lato opposto, l’ “anti” di tanti uomini e squadre del pallone moderno. Simeone ha approntato un Atletico molto difensivo che all’inizio dei tempi supplementari è finito sotto 2-0. Nel momento in cui ha pensato di avere la qualificazione in pugno, l’ Atletico di Simeone ha reagito di contropiede, sfruttato le papere di Adrian portiere avversario (ko Alisson, il Liverpool in Europa paga spesso le papere di un portiere) messo a segno i gol della qualificazione di Marcos Llorente e Morata. Un bello schiaffo al calcio del piacione Klopp e la constatazione che il vecchio preistorico calcio – è sempre calcio all’italiana? – non tramonta mai.

                  OTTAVI - ANDATA OTTAVI - RITORNO AI QUARTI Atletico M-Liverpool 1-0 Liverpool - Atletico M 2-3 ATLETICO M. Borussia D - PSG 2-1 PSG - Borussia D 2-0 PARIS SG Atalanta -Valencia 4-1 Valencia-Atalanta 3-4 ATALANTA Tottenham - RB Lipsia 0-1 RB Lipsia - Tottenham 3-0 RB LIPSIA Chelsea-Bayern M 0-3 Bayern M - Chelsea Napoli-Barcellona 1-1 Barcellona - Napoli Lione-Juventus 1-0 Juventus - Lione Real Madrid - Manchester C. 1-2 Manchester C - Real M Più in alto vai e da più in alto cadi. Il tonfo del Liverpool è pesantissimo e devastante, non tanto perché è la squadra che l'ultima Champions League l'ha vinta, quanto perché quest'anno sembrava proprio imbattibile. Una sequenza di risultati impressionante, una sfilza di vittorie da paura, fino a quando all'improvviso arriva la sconfitta più pesante e amara. Ottenuta tra l'altro in una maniera umiliante. Ad opera di un Atletico Madrid che, come al solito, rappresenta il lato opposto, l' "anti" di tanti uomini e squadre del
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                    Spettacolo Atalanta, l'unicità che spaventa le grandi d'Europa

                    Segnare un gol più degli altri, non fermarsi mai, così gli orobici sono arrivati tra le migliori otto della Champions. Nessuno sembra davvero preparato a controbattere alla filosofia di Gasperini

                    L'unicità dell'Atalanta sta nel suo modello di gioco, un prototipo vincente anche in Europa perché nessuno sembra davvero preparato a controbattere alla filosofia di Gasperini: l'attacco in massa e lo spostamento in avanti in sincronia, con costante ricerca dell'anticipo e costante superiorità numerica, creata proprio da questo presupposto tattico. Nel disegno a tavolino non è certo implicita l'accettazione del fatto che gli avversari possano segnare, ogni tanto. Però è esplicita l'intenzione di non lasciarsene condizionare, se capita: l'importante è comunque fare più gol degli altri. L'esito formidabile (già 87 gol fatti, quando resterebbero 2 mesi abbondanti di stagione, se il calendario potesse essere rispettato) è conseguenza diretta dell'idea di andare sempre diritto verso la porta altrui, della voglia di andare in meta a ogni azione. E' un modo di pensare quasi da partita di basket o di pallanuoto, al limite di rugby: si attacca per colpire e affondare sempre e non c'è pausa fino all'ultimo secondo di recupero. L'ipotesi di fermarsi non è contemplata. Si spiegano così i punteggi poco calcistici. Si spiega così l'assenza di calcolo, sentimento connaturato allo spirito italiano. Atteggiamento e innovazioni tattiche a parte, è questa la vera rivoluzione.


                    I margini di crescita

                    Dove possa arrivare questa squadra moderna, soprattutto nella mentalità, non è prevedibile. Di sicuro è la certezza del canovaccio a rappresentare il punto di forza dell'Atalanta: fino alla trequarti ognuno sa esattamente che cosa deve fare. Più in su, c'è il talento a impreziosire il gioco e a disorientare gli avversari: il talento di Ilicic e Gomez, giocolieri liberi di inventare, ma anche quello di Pasalic, di Zapata e a turno degli incursori aggiunti. L'allenatore stesso confessa di non conoscere i margini di crescita della sua squadra, che ha affrontato la sua prima Champions League come un'avventura utile, se non altro, a migliorarsi e ad esplorarsi: "Non è normale segnare così tanto", ha annotato, mettendosi nei panni dell'osservatore esterno. Diventa normale in proporzione alla facilità di ingresso in area e alla quantità dei giocatori che vi entrano. Dopo la prima delle tre sconfitte nelle prime tre partite, lo 0-4 di Zagabria, Gasperini scelse di non rinnegare il proprio credo calcistico: se l'avesse fatto, piegandosi all'arretramento della linea del pressing, si sarebbe consegnato alla superiorità in palleggio della maggioranza delle squadre di Champions, che sono almeno per metà tecnicamente più forti dell'Atalanta. Gasp vince col collettivo, e non è un modo di dire: è stato così ovunque, dal Crotone al Genoa, tappe fondamentali dello sviluppo del suo prototipo tattico, ormai perfezionato e riconosciuto dai colleghi, che gli hanno assegnato la Panchina d'oro.


                    Il gusto per lo spettacolo

                    Adesso il laboratorio di Zingonia verrà studiato con particolare attenzione dalle grandi d'Europa, che non possono più snobbare la debuttante. Chiunque sia destinato a incontrarla - in questa edizione della Champions, se continuerà, oppure nella prossima, per la quale l'Atalanta potrebbe qualificarsi, visto l'attuale quarto posto nel campionato sub judice - non la potrà più trattare come una parvenue. Tra i meriti di Gasperini, del resto, c'è quello di sapere sempre rilanciare i giocatori inespressi o accantonati: i due esempi più evidenti sono il formidabile Ilicic e Caldara, sottovalutato dal Milan dopo i suoi gravi infortuni. Ruud Krol, difensore del grande Ajax e della grande Olanda di Cruijff e del calcio totale di Michels, ha dichiarato a Repubblica che vede nell'Atalanta un elemento comune a quella squadra storica: "Noi avevamo più fuoriclasse, ma il gusto per il gioco è lo stesso". Un gusto che fa dire al Papu Gomez: "Giocare in questa squadra è una gioia pazzesca". E a Ilicic, più o meno, la stessa cosa: "Divertendoci in campo noi, divertiamo anche la gente che ci guarda". E' un pilastro concettuale dello sport di squadra: lo spettacolo è direttamente proporzionale al piacere di offrirlo agli spettatori. Anche per questo le grandi d'Europa cominciano a preoccuparsi dell'Atalanta, frequentatrice non occasionale delle coppe europee: si preoccupano per questa edizione della Champions, ammesso che vada avanti. O magari già per la prossima.

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                      Coronavirus, rinviate Siviglia-Roma e Inter-Getafe: si giocheranno in gara secca

                      Dopo che la Spagna aveva proibito i voli da e per l'Italia, arriva lo stop della Uefa: non ci sono date per giocare il doppio confronto, si risolverà in campo neutro. Sguardo sull'est Europa, una possibilità è la Polonia

                      "A seguito delle restrizioni di viaggio imposte ieri dalle autorità spagnole tra la Spagna e l'Italia, le partite Siviglia-Roma e Inter-Getafe di Europa League non si svolgeranno come previsto domani, 12 marzo 2020. Ulteriori decisioni sulle due partite saranno comunicate a tempo debito". Lo ha comunicato la Uefa sul proprio sito ufficiale dopo che la Spagna ha deciso di non autorizzare la partenza del volo charter che alle 15 sarebbe dovuto partire da Fiumicino per portare la Roma in Andalusia.

                      Ora i contatti sono frenetici per trovare la soluzione giusta: la confederazione del calcio europeo ha fatto sapere ai quattro club coinvolti che il confronto si risolverà in una gara secca e non più su andata e ritorno, da giocare su campo neutro. La soluzione potrebbe arrivare da un Paese dell'est Europa, una soluzione potrebbe essere la Polonia.


                      La Roma era da martedì in contatto con la Uefa per trovare una soluzione: da quando alle 14 un decreto del governo spagnolo bloccava tutti i voli, tranne quelli di stato e quelli in transito, dall'Italia alla Spagna. La prima risposta era stata raggelante: "Se non potrete raggiungere Siviglia perderete 3-0 a tavolino". Poi uno scambio di mail aveva fatto rientrare questa minaccia sconsiderata. Ceferin in persona, presidente del massimo organismo del calcio europeo, s'era impegnato per trovare un lasciapassare del governo spagnolo per i voli delle squadre italiane. Ma nulla da fare: la Roma resta a casa, l'Inter senza avversario. Siviglia-Roma e Inter-Getafe sono due partite fantasma.

                      Dopo che la Spagna aveva proibito i voli da e per l'Italia, arriva lo stop della Uefa: non ci sono date per giocare il doppio confronto, si risolverà…
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                        «Milan, Rangnick ha detto no»: così dalla Germania. Ma la trattativa è aperta

                        A detta di Sky Deutschland, l’allenatore sarebbe preoccupato dal Fair Play finanziario. E prima di accettare vuole avere rassicurazioni tecniche. Ma l’ad Gazidis non molla

                        Colpo di scena. «Rangnick ha detto no al Milan». A riferirlo è stata mercoledì Sky Sport Germania: secondo l’emittente tedesca, l’attuale capo del settore calcio del gruppo Red Bull non è al momento intenzionato a dire sì al Diavolo. Vengono citate fonti vicine all’allenatore, in sostanza le stesse che un mese fa spifferarono alla Bild i contatti con l’ad rossonero Gazidis, contatti che hanno portato poi alla reazione furibonda di Boban via Gazzetta e al suo conseguente licenziamento.

                        L’uomo dello scandalo che ora dice no: sembra una telenovela. A sentire chi gli sta vicino è scettico perché preoccupato dalla situazione del Milan, inguaiato com’è col fair play finanziario e alle prese con un futuro incerto almeno quanto il presente. Ma non è tanto la complessità della sfida a spaventare il 61enne tedesco, quanto le garanzie che il Milan gli può offrire. A differenza di quanto accadrebbe ad esempio col Manchester United, che lo cerca da un mese. Le telefonate di Gazidis, che lo corteggia fin dai tempi dell’Arsenal, lo hanno gratificato. L’idea lo affascina, la serie A resta la sfida delle sfide, per chi di mestiere fa l’allenatore. Il punto è che Rangnick non è certo di poter avere a sua disposizione i mezzi per riuscire a costruire una rosa all’altezza delle proprie ambizioni. Chiede quindi rassicurazioni tecniche: se non le avrà, non verrà. La situazione è fluida, ma il quadro è questo. I contatti continuano, fitti. A tenerli è uno degli uomini di fiducia di Gazidis, il giovane ma brillante capo degli osservatori, Moncada.


                        Il dialogo non si è mai interrotto. Ma che l’accordo sia ancora tutto da trovare filtra anche dal Milan. Che, forse preso in contropiede dalle perplessità del tedesco, riferisce di probabilità «molto basse». Evidentemente perché Gazidis non può o non vuole offrire tutte le garanzie che l’allenatore-manager richiede. L’ad continua però a considerarlo un profilo ideale per il progetto. E non intende mollare. Sulla vicenda lo stesso Rangnick ha detto la sua nei giorni scorsi: «Non è assolutamente vero che c’è un accordo da dicembre». Come invece aveva fatto intendere Boban in un’intervista al Giornale. Attenzione: smentisce l’accordo a dicembre, non i contatti. Perché quelli, come detto, ci sono e continuano.

                        Una situazione di stallo. Che potrebbe rilanciare anche le quotazioni dell’aziendalista Pioli, il cui lavoro è molto apprezzato dallo stesso Gazidis e da Elliott. Le sue possibilità di restare sulla panchina sono però legate all’esito della stagione: se non porta il Milan in Europa sarà addio. Sempre più chiaro è invece il destino di Paolo Maldini: a fine stagione, Rangnick o non Rangnick, se ne andrà. I contatti con Gazidis non si sono mai interrotti, nemmeno in questi giorni. Ma il tema è la gestione del presente. Perché l’anno prossimo, ormai è chiaro a tutti, Paolo non ci sarà.

                        CorSera
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                          I presidenti, in contatto video quotidiano, vogliono portare a termine il campionato, ma dovrebbero slittare gli Europei. Scartata l'ipotesi di playoff e playout


                          Le notizie si rincorrono: ultima la positività al Covid-19 di Rugani che costringe la Juve e Inter alla quarantena. L’ipotesi di sospensione in caso di giocatore positivo era già stata presa in considerazione.Ora è realtà e va studiata una soluzione per tutti. Non cambia molto, almeno per ora, lo scenario che i club si pongono davanti: la volontà condivisa quasi in maniera unanime è quella di portare a termine il campionato, scartando ipotesi di playoff e playout. L’obiettivo è provare a concludere la Serie A con le dodici giornate che mancano. Desiderio che i club continuano a esprimere nelle varie assemblee video alle quali partecipano quotidianamente. Oggi si ripartirà dalle notizie della tarda serata di ieri: verranno mantenuti contatti a distanza costanti, compreso venerdì quando è in programma una vera e propria assemblea di Lega. Il calendario dovrebbe ovviamente essere concentrato in poche settimane ma il tempo ci sarebbe, con la scadenza necessaria del 30 giugno imposta anche dalla scadenza dei contratti dei giocatori. Ipotesi che oltre a prevedere condizioni di nuovo sicure per la salute, presuppone il rinvio dell’Europeo.


                          La Lega di A ha già predisposto due differenti bozze di calendario: la prima, molto ottimistica già prima della notizia di Rugani, fa riprendere il campionato subito dopo venerdì 3 aprile, data che oggi il governo indica come possibile sospensione dellemisure per il contenimento del virus. Si giocherebbe sabato 4 e domenica 5. Ma anche se le condizioni di salute lo permettessero, la Juve avrebbe comunque poco tempo per allenarsi. L’Inter lo stesso.I club che hanno sospeso le sedute dovrebbero riattivarsi velocemente. Ipotesi difficile. La seconda si spinge oltre,ma è più realistica: sarebbe possibile concludere la stagione anche ripartendo il mese successivo, nel primo week end di maggio, sabato 2 e domenica 3. La distribuzione delle partite sarebbe già pianificata: club e Lega seguiranno l’evolversi degli eventi, per poi presentare le proposte definitive al consiglio federale del 23 marzo. L’ipotesi playoff e playout resta la soluzione estrema: molte società hanno già espresso al presidente Figc Gravina, autore della proposta, le proprie perplessità.

                          Servirebbero norme ad hoc, introdotte in via arbitraria a cui i club potrebbero appellarsi. Playoff e playout coinvolgerebbero prime e ultime quattro: è evidente che le posizioni di Juventus e Lazio sarebbero differenti rispetto a quelle di Inter e Atalanta. Esattamente come quelle di Genoa e Lecce rispetto a Spal e Brescia. Altre ipotesi estreme: non assegnazione dello scudetto o, al contrario, la cristallizzazione dell’attuale classifica.


                          Il caso di positività di un giocatore di un club impegnato in Champions, impone una valutazione a livello europeo. Era già in programma per oggi una riunione in videoconferenze con i vertici delle quattro leghe più importanti, Premier, Liga, Bundesliga e Ligue1. Parteciperà anche il segretario generale della Uefa Giorgio Marchetti. Intrecciare le esigenze di leghe, campionati nazionali, coppe europee e Euro2020 è praticamente impossibile. Una corrente di pensiero comune spinge per modificare la tempistica dell’Europeo, magari rinviandolo di un anno

                          Gazzetta
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            E' inutile arrovellarsi per trovare una soluzione adesso: i club, la lega, la Uefa: tutti devono mettersi l'animo in pace. Nessuno infatti sa come evolverà la situazione e se e quando si potrà ripartire e in che modo.

                            Non si sa neppure se, annullando gli europei, sarebbe comunque possibile concludere il campionato, visto che non sappiamo quando finirà questa crisi epocale: se termina a giugno, che fai, giochi a luglio ed agosto?

                            La Uefa è l'ultima a voler prendere atto della situazione: con assurde ipotesi quali la gara secca in campo neutro non si rende conto di falsare la competizione, visto che altri dovranno farsi andata/ritorno.

                            Devono congelare tutto e vedere, come ciascuno di noi per cose più importanti del calcio, come andrà a finire.
                            Last edited by Sean; 12-03-2020, 07:49:54.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Ma se Rugani è asintomatico... come hanno fatto ad accorgersi del virus? hanno fatto un tampone random ?
                              Originariamente Scritto da Pesca
                              lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                                Europa League: in campo neutro e partita secca? È già polemica

                                Come se la questione non fosse già imbrogliata dopo la polemica per i rinvii delle gare di Europa League, ora i calciatori dell'Inter sono costretti alla quarantena dopo il caso Rugani. Tutto comincia alle 16.21di ieri quando era arrivata la comunicazione ufficiale della Uefa del rinvio di Inter-Getafe e Siviglia-Roma. Motivo semplice: il governo spagnolo, nonostante le pressioni della Uefa e l’ottimismo della tarda serata di martedì, non ha concesso deroghe al decreto che impediva ai voli provenienti dall’Italia di atterrare in Spagna. L’ipotesi alternativa è la partita unica in campo neutro e a porte chiuse. Quando? Prima del caso Rugani, tutto faceva pensare alla data di giovedì prossimo. Strada che resta valida per la Roma, non per l’Inter a questo punto causa quarantena. Tutto questo ammesso che si trovi una nazione favorevole ad ospitare squadre provenienti da Italia e Spagna, Paesi colpiti dall’emergenza sanitaria. Il tema sarà affrontato nell’incontro di oggi proprio tra la Uefa e le cinque Leghe maggiori d’Europa, ovvero Serie A, Premier, Liga, Bundesliga e Ligue 1.



                                (gasport)

                                Come se la questione non fosse già imbrogliata dopo la polemica per i rinvii delle gare di Europa League , ora i calciatori dell' Inter sono costretti alla quarantena dopo il caso Rugani . Tutto comincia alle 16.21di ieri quando era arrivata la comunicazione ufficiale della Uefa del rinvio ...
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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