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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
    Non capisco il tuo ragionamento. E se juve-inter fosse stata all'ultima...il campionato non sarebbe stato seguibile?
    Non è difficile da capire in realtà.
    Una partita del genere ad oggi può cambiare tutto, è totalmente differente.
    A Maggio può essere anche che che le 2 squadre si tolgano pure 10 punti.
    Originariamente Scritto da Sean
    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
      Non è difficile da capire in realtà.
      Una partita del genere ad oggi può cambiare tutto, è totalmente differente.
      A Maggio può essere anche che che le 2 squadre si tolgano pure 10 punti.
      E se invece si arrivasse a maggio con 2 punti di differenza tra le due squadre (con la Lazio dietro magari?) Sarebbe una partita epocale! Da quanti anni uno scontro diretto all'ultima giornata non decide il campionato? Forse non è mai neppure successo!
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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        Cagliari-Roma 3-4

        Un’orgia di gol – sedici tra Lecce e Cagliari – per riempire il vuoto di un campionato tagliato e spacchettato per ragioni di ordine superiore. Atalanta e Roma si rispondono a distanza nella lotta al quarto posto che stanno sostenendo. Per quel poco che si è giocato di gol se ne sono visti tantissimi. Sette gol in un ping pong tra Roma e Cagliari, con la squadra di Fonseca che va in svantaggio, rimonta, se ne va poi vede il ritorno della squadra di Maran che la tiene sulla corda fino all’ultimo secondo. Sia pure contro un Cagliari problematico, nonostante un esplosivo Joao Pedro (16 gol) che non riesce proprio a tornare ai bei risultati di inizio campionato (non vince più una partita dal 2 dicembre, 10 turni), la Roma ha evidenziato sempre gli stessi pregi e gli stessi difetti. Mentre il Cagliari scende sempre più giù in classifica e si interroga addirittura sulla posizione di Maran. Mentre assistiamo ancora una volta alla brutta, insopportabile scena dei giocatori che devono andare sotto la curva dei tifosi a chinare la testa e farsi umiliare.

        Messo a riposo Dzeko, fino ad oggi spremuto a più non posso, in attacco stavolta la Roma ha scoperto di poter contare su Kalinic, fino a oggi quasi mai visto: i due gol segnati a Cagliari sono anche gli unici due che ha messo a segno in questa stagione di rarissime e sporadiche apparizioni. Anche Mkhitaryan, Under e Kluivert ora sembrano muoversi in modo più naturale e più efficace. Resta la debolezza difensiva, in qualunque configurazione Fonseca presenti la linea dei 4 dietro, la difesa è il vero tallone d’Achille della Roma, sempre costretta a cercare un gol in più per rimediare a quelli che inevitabilmente prenderà. Dopo le tre sconfitte consecutive con Sassuolo, Bologna e Atalanta le vittorie ricche di gol con Lecce e Cagliari riportano un po’ di cauto ottimismo e qualche speranza in più nella lotta Champions.

        SERIE A, 26a GIORNATA Lazio-Bologna 2-0 (18' Luis Alberto L, 21' Correa L), Napoli-Torino 2-1 (19' Manolas N, 82' Di Lorenzo N, 90'+1' Edera T), Lecce-Atalanta 2-7 (17' Donati aut A, 22' Zapata A, 29' Saponara L, 40' Donati L, 47' Ilicic A, 54' Zapata A, 62' Zapata A, 87' Muriel A, 90'+1' Malinovskyi A), Cagliari-Roma 3-4 (28' Joao Pedro C, 29' Kalinic R, 42' Kalinic R, 64' Kluivert R, 75' Pereiro C, 81' Mkhitaryan R, 89' Joao Pedro C). *Rinviate a data da decidere Juventus-Inter, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia, Udinese-Fiorentina, Samp-Verona. *** Cagliari-Roma 3-4 Un'orgia di gol - sedici tra Lecce e Cagliari - per riempire il vuoto di un campionato tagliato e spacchettato per ragioni di ordine superiore. Atalanta e Roma si rispondono a distanza nella lotta al quarto posto che stanno sostenendo. Per quel poco che si è giocato di gol se ne sono visti tantissimi. Sette gol in un ping pong tra Roma e Cagliari, con la squadra di Fonseca che va in svantaggio, rimonta, se ne va
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Atalanta irresistibile, ne fa 7 al Lecce e arriva addirittura a quota 70 gol. Potrà un giorno lottare anche per lo scudetto?

          Lecce-Atalanta 2-7
          Atalanta a valanga a Lecce, con i sette gol segnati (tre di Zapata) arriva complessivamente a quota 70. Nonostante una partita ancora da recuperare (Atalanta-Sassuolo) sono ben dieci più della Lazio prima in classifica (e con una partita in più). E’ già la terza volta in questo campionato che l’ Atalanta vince facendo 7 gol (Udinese, Torino e Lecce), e altre due ha vinto con 5 (Milan e Parma).

          L’ Atalanta è l’unica squadra ad avere tre giocatori nei primi dieci della classifica marcatori: Ilicic 15, Muriel 13 e Zapata 11. L’ Atalanta in campionato va a un ritmo di quasi tre gol a partita (2,8). Il suo punto di forza è il ritmo impressionante che riesce a imporre alle partite, la verticalità delle sue giocate, e la grande qualità dei suoi giocatori – su tutti Gomez e Ilicic – nel dribbling, nello smarcarsi, nel dialogare fra loro con estrema semplicità ed efficacia. L’ Atalanta insieme alla Lazio è di gran lunga la squadra più divertente, spensierata, Gasperini ne è un regista straordinario: e ne dà continue conferme. “Questa grande capacità di fare gol è il nostro orgoglio, ci dà l’opportunità anche di risolvere momenti difficili e complicati”.

          L’Atalanta non è nemmeno un fulmine a ciel sereno, una meteora è una squadra che da anni avanza nei risultati e nel rendimento, ci si chiede se prima o poi possa anche lottare per lo scudetto. Livello che Gasperini ovviamente allontana, proprio perché la grande forza dell’ Atalanta, oltre alle sue capacità intrinseche, è proprio il non avere obbiettivi o traguardi obbligatori, essere una squadra che gioca libera di testa “Forse abbiamo perso qualche partita di troppo. La distanza da Juventus, Inter, Lazio e secondo me anche Napoli resta comunque alta, hanno una continuità e un fattore campo superiore al nostro”. Mi pare più che condivisibile. Tutto ciò che viene è guadagnato, la filosofia spicciola è questa.

          SERIE A, 26a GIORNATA Lazio-Bologna 2-0 (18' Luis Alberto L, 21' Correa L), Napoli-Torino 2-1 (19' Manolas N, 82' Di Lorenzo N, 90'+1' Edera T), Lecce-Atalanta 2-7 (17' Donati aut A, 22' Zapata A, 29' Saponara L, 40' Donati L, 47' Ilicic A, 54' Zapata A, 62' Zapata A, 87' Muriel A, 90'+1' Malinovskyi A), Cagliari-Roma 3-4 (28' Joao Pedro C, 29' Kalinic R, 42' Kalinic R, 64' Kluivert R, 75' Pereiro C, 81' Mkhitaryan R, 89' Joao Pedro C). *Rinviate a data da decidere Juventus-Inter, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia, Udinese-Fiorentina, Samp-Verona. *** Cagliari-Roma 3-4 Un'orgia di gol - sedici tra Lecce e Cagliari - per riempire il vuoto di un campionato tagliato e spacchettato per ragioni di ordine superiore. Atalanta e Roma si rispondono a distanza nella lotta al quarto posto che stanno sostenendo. Per quel poco che si è giocato di gol se ne sono visti tantissimi. Sette gol in un ping pong tra Roma e Cagliari, con la squadra di Fonseca che va in svantaggio, rimonta, se ne va
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            Lazio, entusiasmo e calendario: Inzaghi può sognare lo scudetto

            Esattamente un girone fa i biancocelesti erano sesti: poi, dal 3-3 contro l'Atalanta, la cavalcata fino al momentaneo sorpasso sulla Juventus. Il tecnico vola basso: ''Difendere questa posizione sarà difficilissimo'', ma nella Capitale si sogna a occhi aperti

            Il rigore sbagliato da Correa a Bologna e il primo tempo da incubo contro l'Atalanta. Sembra passata un'eternità e invece, appena un girone fa, la Lazio si trovava al sesto posto in classifica, reduce dalla trasferta amara al Dall'Ara (2-2 con penalty calciato sulla traversa dal 'Tucu'). Poi dalla rimonta contro gli orobici (da 0-3 a 3-3) è partita la lunga ed entusiasmante cavalcata che ha portato i ragazzi di Inzaghi in testa alla classifica con tanto di sorpasso - momentaneo - sulla Juventus, oltre a una Supercoppa Italiana in più in bacheca.

            Inzaghi vola basso

            Di motivi per credere nello scudetto ce ne sono tanti. A cominciare dal fatto che l'ultima volta della Lazio in testa nel girone di ritorno è stato proprio l'anno dell'ultimo tricolore, nel 2000. Dopo 20 anni la storia sembra ripetersi, anche se con presupposti diversi. Quello costruito da Cragnotti per Eriksson era un 'dream team' stellare, frutto di investimenti faraonici. Quello di Lotito e Inzaghi è invece un progetto migliorato anno dopo anno, frutto dell'oculatezza e di una gestione economica che ha sempre mirato di pari passo a risultati e bilancio. Il valore aggiunto è proprio il tecnico, un mix di sapienza tattica, furbizia e mentalità. È Inzaghi (e il suo staff) l'anello di congiunzione, il mentalist di Immobile e compagni. Il tecnico dei biancocelesti ha trovato le dosi perfette fra realismo e ambizione: "Questa squadra sa soffrire", ripete sempre. "Essere momentaneamente primi in classifica è un'emozione. Dobbiamo cercare di difendere questa posizione sapendo che sarà difficilissimo", ha aggiunto con la giusta dose di umiltà che la Lazio vuole conservare per non sentirsi addosso la pressione della favorita.


            Immobile: "Lavoro di squadra moltiplica successo"

            Adesso la cosa più difficile da fare è proprio nascondersi. "Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo", ha detto ieri Ciro Immobile. Uno dei tanti giocatori che Inzaghi ha recuperato facendoli diventare punti di riferimento. Con lui lo stesso Luis Alberto (con il Bologna 13esimo assist e quarto gol in campionato), un Milinkovic mai così calato nella parte di uomo squadra, Lucas Leiva, e il 'Tucu' Correa, appena tornato al gol dopo quasi tre mesi e un girone di purgatorio ben attutito dai gol di Caicedo. In questa Lazio non ci sono prime donne. Spogliatoio, amicizia, continuità di gruppo, questo è il segreto. Ranieri portava il 'suo' Leicester a mangiare la pizza fuori, Inzaghi fa gruppo a Formello con il barbecue. Ma poco cambia. Ci sono anche i risvolti astrali senza i quali è difficile per tutti essere primi. Dalla fortuna alle combinazioni più o meno drammatiche, dal Coronavirus che ha fermato già una volta la Juventus e due volte l'Inter, all'infermeria che sta vivendo il suo anno di grazia: pochi e centellinati infortuni, ricambi sempre al momento giusto, da ultimo quel Patric risultato tra i migliori in campo ieri contro il Bologna.

            Calendario amico

            C'è poi la questione del calendario: quando Inzaghi si rammaricava di essere uscito dall'Europa League (e poi dalla Coppa Italia), difficilmente poteva ignorare che oggi è l'unica tra le prime sei in classifica a lottare su un unico fronte. A marzo è l'unica a giocare una volta a settimana. A tutto questo, va aggiunta la rinata forza politica di Claudio Lotito in Lega e in Figc. Sia chiaro, nessun favoritismo ma neanche quei torti che due anni fa condizionarono una stagione che vide sfumare la Champions all'ultima giornata. Altro giro, si ripartirà dall'Atalanta, da dove tutto è cominciato un girone fa. Cambia la consapevolezza e soprattutto lo status: da inseguitrice la Lazio è diventata la lepre. Per vincere occorre anche sapersi calare nella parte, questa è la nuova sfida, l'ultimo tabù da infrangere.

            Esattamente un girone fa i biancocelesti erano sesti: poi, dal 3-3 contro l'Atalanta, la cavalcata fino al momentaneo sorpasso sulla Juventus. Il tecnico v…
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              Partite rinviate, Juve-Inter: si cerca un accordo per giocare lunedì 9 a porte aperte

              Saranno esclusi solo i tifosi di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. La Coppa Italia gioca, mercoledì a Roma l’assemblea decisiva per il calendario. Rinviata anche Sampdoria-Verona

              La Lega di serie A prova a ripartire. Ma non è facile. L’ultima ipotesi allo studio è un altro colpo di teatro: far giocare le partite rinviate in questa giornata tormentata il prossimo week end. Ma non ci sono certezze. Se non che la Confindustria del pallone è spaccata in mille pezzi e nessuno, al suo interno, sembra rendersi conto di quanto sta succedendo al Paese.

              L’emergenza coronavirus ha messo in ginocchio il calcio. Fibrillazioni e liti. Diffide e minacce. Una specie di inaccettabile (visto il momento) tutti contro tutti. Il consiglio di Lega, in conference call, è stato una specie di teatrino dell’assurdo, chiuso senza lo straccio di un accordo. La Lega ha fissato un’assemblea d’urgenza per mercoledì a mezzogiorno a casa di Malagò, nel Salone d’onore del Coni. Sarà l’ultima occasione per trovare un po’ di pace e una soluzione condivisa. Il governo si sta spazientendo. La Federcalcio segue in silenzio, ma con attenzione, l’evolversi della situazione, sperando che i presidenti ragionino facendo sistema.


              Domenica non è stato così. Per tutto il pomeriggio Dal Pino e De Siervo, presidente e amministratore delegato della serie A, hanno cercato di sistemare nell’affollato calendario Juventus-Inter, la partita della discordia. L’idea era di metterla in agenda giovedì prossimo, rinviando le due semifinali di Coppa Italia. Niente da fare. L’Inter non è d’accordo perché non ci sarebbero i tifosi nerazzurri. A Torino si può giocare a porte aperte perché sono cadute le restrizioni del governo, che però restano per gli abitanti delle tre regioni più colpite da virus, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Così, salvo ulteriori ripensamenti, sempre possibili visto il caos regnante, è stata presa in considerazione una proposta ancora più azzardata: ripartire dalla giornata del misfatto. Domenica si giocherebbero le partite rinviate in questo week end, compresa Samp-Verona, originariamente programmata per stasera e cancellata dal calendario proprio ieri, appena il governatore della Liguria, Toti, ha imposto le porte chiuse.

              Samp-Verona, magari, si potrebbe giocare con il pubblico visto che per adesso la Liguria non è soggetta a restrizioni se non nella provincia di Savona. Mentre Milan-Genoa, Udinese-Fiorentina, Sassuolo-Brescia e Parma-Spal sarebbero senza tifosi perché il decreto del governo nelle regioni sotto assedio scade domenica prossima a mezzanotte. La Lega potrebbe essere costretta a piegarsi all’emergenza Nazionale. Altrimenti, il rischio è quello di chiudere bottega. Juve-Inter, invece, sarebbe posticipata a lunedì 9, con i tifosi, magari anche quelli lombardi, se nel frattempo il virus darà tregua alla Lombardia. Solo ipotesi, al momento, dentro il caos. Deciderà l’assemblea. La ventisettesima giornata, quella in programma la prossima settimana, slitterebbe totalmente al 13 maggio. La Coppa Italia resta com’è: Juve-Milan mercoledì si giocherà senza i tifosi di Lombardia, Veneto e Emilia, Napoli-Inter sarebbe invece a porte aperte.

              Vedremo cosa succederà. Lo scenario può mutare. Si naviga pericolosamente a vista. Tra ripicche e accuse. Il Bologna ha fatto sapere di non voler giocare con la Juve senza tifosi, la Fiorentina ha chiesto il rimborso per l’allucinante viaggio a vuoto a Udine, il Brescia attraverso il presidente Cellino ha inviato una lettera di diffida alla Lega «riservandosi ogni più opportuna azione risarcitoria nei confronti dei soggetti autori di certe scelte». In via Rosellini, sede della Lega, nella deserta domenica milanese sono comparsi tre striscioni dei tifosi interisti che hanno evocato lo spettro di Calciopoli. Non siamo ancora caduti così in basso, ma la situazione è molto grave.



              CorSera
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                Coronavirus, è il governo che deve decidere se il calcio può giocare o no

                Che titoli ha la Lega per prendersi la responsabilità di mettere 300 mila persone a domenica nello stesso posto una di fianco all’altra?

                di Mario Sconcerti

                La decisione di fermare o non fermare il calcio non dovrebbe essere della Lega, ma del governo e soprattutto dei medici che ne sono consulenti. In tempi di epidemia un evento sportivo è un affare di salute pubblica. Che titoli ha la Lega per prendersi la responsabilità di mettere 300 mila persone a domenica nello stesso posto una di fianco all’altra? Marotta, Gattuso, Fonseca e molti altri parlano adesso di campionato falsato per questo aprire e chiudersi di stadi. Hanno ragione, è un campionato falsato.

                Benvenuti nella realtà. Cosa c’è di non falsato nella nostra vita da dieci giorni a questa parte? Si chiudono perfino le chiese. Siamo seri. Mi ha colpito molto che in tutta la discussione nessuno, dico nessuno, abbia pensato che tra venerdì e sabato, quando cioè la decisione è maturata, i contagi erano passati da 821 a 1.128, 300 in più del giorno precedente. E che i decessi erano stati 8, i più alti dall’inizio dell’epidemia.


                Erano dati che da soli potevano valere una decisione di prudenza. Sento invece che il problema è quale presidente abbia fatto più pressioni e con chi. Questa colorazione del virus, questo mettergli una maglia, è grottesco soprattutto perché certamente in parte vero. Ed è anche per questo che non deve decidere la Lega da sola. C’è un conflitto di interessi per risolvere il quale il calcio non ha competenze sufficienti. Parla solo di sé, non di tutti. Credo si dovrebbe fare un passo in avanti e cominciare a pensare a soluzioni più vaste.

                Come c’è già chi sta pensando a cosa può accadere alle Olimpiadi di luglio o agli Europei di giugno. Non siamo solo noi, è il calendario del mondo sottosopra. Dobbiamo solo decidere se siamo in emergenza o no. Se lo siamo non si tratta di recuperare due giornate. Si tratta di capire come recuperare due-tre mesi di calcio. Senza paura, con intelligenza. Il tempo non può mancare a chi s’inventa ogni anno un calendario sempre nuovo. Sarebbe un grande problema certamente,ma potremmo controllarlo noi. Non rimanere nelle mani del virus.



                CorSera
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                      E se invece si arrivasse a maggio con 2 punti di differenza tra le due squadre (con la Lazio dietro magari?) Sarebbe una partita epocale! Da quanti anni uno scontro diretto all'ultima giornata non decide il campionato? Forse non è mai neppure successo!
                      Da ieri si è scoperto che le sfide scudetto sono più decisive alla 7 giornata che non alla 15sima
                      Incredibile

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                              Quindi il problema di Marotta, che ha causato il rifiuto di rinviare la partita a stasera, erano quei 1700 tifosi che non possono arrivare dalla Lombardia - e solo dalla Lombardia, per cui servono proprio quelli per giocare, perchè se raccogli 1700 interisti da altre parti d'Italia no, non vanno bene: scopriamo che sono meno interisti, interisti a metà.

                              Si scopre poi che per Marotta l'Inter non può giocare senza 1700 interisti, mentre la Juve dovrebbe giocare (a casa sua) senza 41000 tifosi. Una logica stringente e inappuntabile.

                              Quindi va forse bene lunedì 9 marzo, quando si spera che potranno essere sdoganati questi famosi 1700 interisti lombardi che per quella squadra sono più utili di Eriksen e Lukaku messi assieme, altrimenti non riesce a giocare, ad esprimere lo scintillante gioco cui ci ha abituati.

                              Se però il decreto di divieto di trasferta dalla Lombardia dovesse essere prorogato (i casi in Lombardia salgono, non diminuiscono) oltre l'8 marzo, poi come si fa? Non la giochiamo più? La giochiamo a giugno? La giochiamo su Marte?

                              Verrebbe da pensare che l'Inter abbia un virus tutto suo: quello della tremarella. Possiamo aspettare anche mesi, ma per quello non c'è vaccino nè antidoto.
                              Last edited by Sean; 02-03-2020, 09:09:35.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Altro caso surreale: Lotito che non vuol concedere l'anticipo al venerdì all'Atalanta, che gioca poi martedì il ritorno di champions contro il Valencia.

                                Un anticipo che tutte le squadre (ultima il Napoli) hanno ottenuto quando hanno avuto la coppa al martedì. La Lazio poi non ha nessunissimo impegno se non il campionato.

                                Lotito e Marotta sono tra l'altro anche consiglieri federali. Verrebbe da dire che prima o poi chi si somiglia si trova e si accoppia.
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                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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