Originariamente Scritto da ma_75
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Quando leggo Mosè Maimonide, mi danno molto fastidio le frequenti dure bestemmie contro Gesù Cristo. Questo non mi impedisce in nessun modo di apprezzare Mosè Maimonide e la sua opera. Conosce ciò di cui sta parlando.
Una persona di estrema destra o di estrema sinistra potrebbe sentirsi disturbata dai libri di Fenoglio perché mettono in scena personaggi di fascisti cattivi e di partigiani cattivi; ma non può affermare che Fenoglio parli a vanvera di argomenti che conosce a malapena.
Da un altro punto di vista, anche Fabrizio de André ha scritto un'opera basata sui vangeli apocrifi, ed essa non è tenera con la religione cristiana; però ne La Buona Novella ci vedo un'umiltà che non vedo Saramago.
Saramago nel Vangelo secondo Gesù Cristo mi dà l'impressione della persona che non abbia fatto nessun reale sforzo di comprendere ciò di cui parla. Se leggo un romanzo su Al Capone, mi aspetto che l'autore conosca Al Capone, non che usi il nome di Al Capone per darmi le sue idee sui massimi sistemi, senza sapere un tubo di Al Capone se non la sua rappresentazione nazionalpopolare. Se invece l'autore usa Al Capone nel secondo modo, è il caso che renda esplicite le sue intenzioni. Se l'autore usa Al Capone nel secondo modo e poi non perde occasione per dichiarare che Al Capone - quello vero - era uno stronzo, allora il gioco non mi va più.
Si fa in fretta a scrivere che il romanzo di Saramago è una riflessione sul potere, è un'allegoria eccetera, ma questo non è vero. Non nascondiamoci dietro il mignolo. Saramago ha scritto un libro ambizioso, con la piena intenzione di portare un attacco molto personale al cristianesimo. E a me questo va benissimo.
Ma un'attacco portato da un ignorante lo definisco presunzione, e questo vale che si parli di Cristo, di Napoleone o di Ieyasu Tokugawa.
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