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Italiani: egli risorse a Natale

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    Mi sembra un passaggio da segnalare, questo di Berlusconi a Parigi:

    PARIGI - «Io non ho nessun potere, magari lo avevo da imprenditore, ma oggi non ce l'ho». Al vertice Ocse di Parigi Silvio Berlusconi cita i diari di Benito Mussolini e parte da un ragionamento sulla manovra economica e sulla crisi per ribadire che non ha potere. «Chi è nella posizione di capo del governo di potere vero non ne ha praticamente nulla - ha detto il premier durante una conferenza stampa -. Oso citarvi una frase di colui che era ritenuto come un grande dittatore, e cioè Benito Mussolini. Nei suoi diari ho letto recentemente questa frase: "dicono che ho potere, non è vero, forse ce l'hanno i gerarchi ma non lo so. Io so che posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o di andare a sinistra e di questo posso essere contento"». «Quindi - ha concluso il premier - il potere, se esiste, non esiste addosso a coloro che reggono le sorti dei governo dei vari Paesi».
    Berlusconi cita i diari di Mussolini «Io non ho potere, i gerarchi sì» - Corriere della Sera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Mi pare un cartone animato...le follie dell'imperatore....
      sigpic
      http://www.bodyweb.com/forums/blogs-...dal-pieno.html
      Originariamente Scritto da mavors
      [...]puoi fare sempre meglio,ma l'importante non è essere migliori degli altri ma migliorare se stessi

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        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          La vera notizia di oggi, che naturalmente non troverete nei TG, è la dichiarazione del procuratore antimafia Grasso che dice quello che per molti di noi è una certezza acquisita da almeno 10 anni, ossia che la stagione delle stragi servì alla nascita di una nuova forza politica che avrebbe preso il potere. Una forza politica che, badate bene, Grasso non nomina mai ma che la scomposta reazione dei figuri del PDL come il piduista Cicchitto, svela in tutta la evidenza.


          Hanno sollevato un polverone le dichiarazioni rilasciate ieri da Pietro Grasso, nel giorno in cui il plenum del Csm gli ha rinnovato per quattro anni l'incarico di Procuratore nazionale antimafia, riconoscendogli "grande competenza" e "il rispetto degli addetti al settore", guadagnato "per mezzo della sua autorevolezza personale"

          Stragi per "agevolare l'avvento di nuove realtà politiche"
          Parlando ad un convengo organizzato a Firenze nel diciassettesimo anniversario della strage di vie dei Georgofili, Grasso ha sostenuto che Cosa Nostra, tramite le stragi del 1993, "ha inteso agevolare l'avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste".
          Gli attentati "orientavano la situazione" in modo da dare "la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per riprendere in pugno la situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli"
          "Occorre dimostrare - ha proseguito - l'esistenza di una intesa criminale con un soggetto anche politico in via di formazione, intenzionato a promuovere e sfruttare una situazione di grave perturbamento dell'ordine pubblico per agevolare le prospettive di affermazione politica, e l'esistenza di contatti riconducibili allo scambio successivo alle stragi che deve comprendere da un lato l'appoggio elettorale e la richiesta di intervento sulla normativa di contrasto alla mafia, ma dall'altro occorre vedere se la presa d'atto della mancanza di risultati tangibili ha potuto incidere su una deliberazione successiva, quella finale, dell'attentato progettato e per fortuna non realizzato all'Olimpico"
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
            La vera notizia di oggi, che naturalmente non troverete nei TG, è la dichiarazione del procuratore antimafia Grasso che dice quello che per molti di noi è una certezza acquisita da almeno 10 anni, ossia che la stagione delle stragi servì alla nascita di una nuova forza politica che avrebbe preso il potere. Una forza politica che, badate bene, Grasso non nomina mai ma che la scomposta reazione dei figuri del PDL come il piduista Cicchitto, svela in tutta la evidenza.


            Hanno sollevato un polverone le dichiarazioni rilasciate ieri da Pietro Grasso, nel giorno in cui il plenum del Csm gli ha rinnovato per quattro anni l'incarico di Procuratore nazionale antimafia, riconoscendogli "grande competenza" e "il rispetto degli addetti al settore", guadagnato "per mezzo della sua autorevolezza personale"

            Stragi per "agevolare l'avvento di nuove realtà politiche"
            Parlando ad un convengo organizzato a Firenze nel diciassettesimo anniversario della strage di vie dei Georgofili, Grasso ha sostenuto che Cosa Nostra, tramite le stragi del 1993, "ha inteso agevolare l'avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste".
            Gli attentati "orientavano la situazione" in modo da dare "la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per riprendere in pugno la situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli"
            "Occorre dimostrare - ha proseguito - l'esistenza di una intesa criminale con un soggetto anche politico in via di formazione, intenzionato a promuovere e sfruttare una situazione di grave perturbamento dell'ordine pubblico per agevolare le prospettive di affermazione politica, e l'esistenza di contatti riconducibili allo scambio successivo alle stragi che deve comprendere da un lato l'appoggio elettorale e la richiesta di intervento sulla normativa di contrasto alla mafia, ma dall'altro occorre vedere se la presa d'atto della mancanza di risultati tangibili ha potuto incidere su una deliberazione successiva, quella finale, dell'attentato progettato e per fortuna non realizzato all'Olimpico"
            certo che Grasso sforna sempre notizie in anteprima
            "
            Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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              Il paparino chiede sacrifici a tutti gli italiani e nel mentre....

              Varato ad Ancona nuovo yacht Piersilvio Berlusconi

              E' un 37 metri da 18 milioni di euro, con sala fitness

              26 maggio, 16:36
              (ANSA) - ANCONA, 26 MAG - E' stato varato oggi nei cantieri Crn di Ancona lo yacht da 37 metri Custom Line 124 commissionato da Piersilvio Berlusconi al Gruppo Ferretti. Costato circa 18 mln di euro, dispone di quattro suite per ospiti e una sala fitness fatta inserire al posto di una cabina. Tre anni fa il figlio del premier e vice presidente di Mediaset aveva gia' commissionato al Crn un altro yacht di lusso, il 'Suegno', lungo 30 metri, per un costo di dieci mln di euro. (ANSA).

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                Originariamente Scritto da _Jamez_ Visualizza Messaggio
                Il paparino chiede sacrifici a tutti gli italiani e nel mentre....

                Varato ad Ancona nuovo yacht Piersilvio Berlusconi

                E' un 37 metri da 18 milioni di euro, con sala fitness

                26 maggio, 16:36
                (ANSA) - ANCONA, 26 MAG - E' stato varato oggi nei cantieri Crn di Ancona lo yacht da 37 metri Custom Line 124 commissionato da Piersilvio Berlusconi al Gruppo Ferretti. Costato circa 18 mln di euro, dispone di quattro suite per ospiti e una sala fitness fatta inserire al posto di una cabina. Tre anni fa il figlio del premier e vice presidente di Mediaset aveva gia' commissionato al Crn un altro yacht di lusso, il 'Suegno', lungo 30 metri, per un costo di dieci mln di euro. (ANSA).

                Va bè (nella speranza che l'abbiano pagato con i proprio soldi) questa notizia non mi fa arrabbiare anzi se non le comprano loro le barche saremmo in crisi anche nel settore mercantile

                Invece quest'altro mi fa incazzare!!!
                Berlusconi: no abolizione Province. E a Parigi cita Mussolini: polemica - politica -Tgcom - pagina 1
                Oltre alle citazioni (come hanno già riportato pure Sean e Ma_75 nei precedenti post) mi fa avvelenare il fatto che ha già fatto dietro front sull'abolizione di queste maledette e merdose province, bacino di politichetti servi della gleba e leccaculi e di trombati nella carriera che si rifugiano in queste isole felici succhiasoldi
                sigpic

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                  La retromarcia sulle province si spiega col fatto che la Lega era contraria. E la lega è l'unico partito in grado di decidere qualcosa in questo governo. Il PDL si occupa solo degli affari giudiziari di berlusconi, la Lega di tutto il resto.
                  In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                  ma_75@bodyweb.com

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                    Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                    La retromarcia sulle province si spiega col fatto che la Lega era contraria. E la lega è l'unico partito in grado di decidere qualcosa in questo governo. Il PDL si occupa solo degli affari giudiziari di berlusconi, la Lega di tutto il resto.
                    Comunque sarebbe un bel discorso da fare, quello delle provincie.

                    A mio avviso noi con le provincia, ina quanto italiani e quaindi non avvezzi alla buona amministrazione, abbiamo fatto solo enormi cavolate.
                    Abbiamo mantenuto per anni un sistema amministrativo centralista, dove l'ente provinciale aveva degli sparutissimi compiti solo a livello di scuola ed edilizia...nulla di più, poi un mero "ripostiglio-riciclatoio" di personaggi politici troppo scadenti per essere investiti nelle regionali, troppo inutili per proporli seriamente nelle amministrazioni comunali.

                    Ora stiamo andando verso il regionalismo (la parola federalismo mi fa ribrezzo), aumentando i poteri delle autonomie locali...in questo momento che si potrebbe rivalutare il ruolo dell'amministrazione provinciale ci ammazziamo dicendo che vanno eliminate.
                    Storicamente, secondo me, le provincie dovrebbero essere fondate nel momento in cui si va verso il regionalismo legislativo-politico. Mentre andrebbero accorpate alle prefetture nell'ambito dell'amministrazione statale centralizzata.

                    Siamo proprio il paese dei controsensi....
                    sigpic
                    http://www.bodyweb.com/forums/blogs-...dal-pieno.html
                    Originariamente Scritto da mavors
                    [...]puoi fare sempre meglio,ma l'importante non è essere migliori degli altri ma migliorare se stessi

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                      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                      , la Lega di tutto il resto.
                      verissimo, ahimé.

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                        YouTube - Luca Telese vs la coppia Berlusconi-Tremonti sulla tracciabilità dei pagamenti (26mag10)

                        Telese è uno con le palle
                        "
                        Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                          Ciampi: "La notte del '93
                          con la paura del golpe"


                          Parla l'ex presidente della Repubblica: "Alle quattro di notte parlai con Scalfaro al Quirinale e gli dissi 'dobbiamo reagire'. Grasso dice cose giuste"



                          ROMA - "Non c'è democrazia senza verità. Questo è il tempo della verità. Chi c'è dietro le stragi del '92 e '93? Chi c'è dietro le bombe contro il mio governo di allora? Il Paese ha il diritto di saperlo, per evitare che quella stagione si ripeta...". Dopo la denuncia di Piero Grasso 1, dopo l'appello di Walter Veltroni 2, ora anche Carlo Azeglio Ciampi chiede al governo e al presidente del Consiglio di rompere il muro del silenzio, di chiarire in Parlamento cosa accadde tra lo Stato e la mafia in uno dei passaggi più oscuri della nostra Repubblica.

                          L'ex presidente, a Santa Severa per un weekend di riposo, è rimasto molto colpito dalle parole del procuratore nazionale antimafia, amplificate dall'ex leader del Pd. E non si sottrae a una riflessione e, prima ancora, a un ricordo di quei terribili giorni di quasi vent'anni fa. "Proprio la scorsa settimana ho parlato a lungo con Veltroni, che è venuto a trovarmi, di quelle angosciose vicende. E ora mi ritrovo al 100 per cento nei contenuti dell'intervista che ha rilasciato a "Repubblica". Quelle domande inevase, quel bisogno di sapere e di capire, riflettono pienamente i miei pensieri. Tuttora noi non sappiamo nulla di quei tragici attentati. Chi armò la mano degli attentatori? Fu solo la mafia, o dietro Cosa Nostra si mossero anche pezzi deviati dell'apparato statale, anzi dell'anti-Stato annidato dentro e contro lo Stato, come dice Veltroni? E perché, soprattutto, partì questo attacco allo Stato? Tuttora io stesso non so capire... ".

                          Il ricordo di Ciampi è vivissimo. E il presidente emerito, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio di un esecutivo di emergenza, che prese in mano un Paese sull'orlo del collasso politico (dopo Tangentopoli) e finanziario (dopo la maxi-svalutazione della lira) non esita ad azzardare l'ipotesi più inquietante: l'Italia, in quel frangente, rischiò il colpo di Stato, anche se è ignoto il profilo di chi ordì quella trama. "Il mio governo fu contrassegnato dalle bombe. Ricordo come fosse adesso quel 27 luglio, avevo appena terminato una giornata durissima che si era conclusa positivamente con lo sblocco della vertenza degli autotrasportatori. Ero tutto contento, e me ne andavo a Santa Severa per qualche ora di riposo. Arrivai a tarda sera, e a mezzanotte mi informarono della bomba a Milano. Chiamai subito Palazzo Chigi, per parlare con Andrea Manzella che era il mio segretario generale. Mentre parlavamo al telefono, udimmo un boato fortissimo, in diretta: era l'esplosione della bomba di San Giorgio al Velabro. Andrea mi disse "Carlo, non capisco cosa sta succedendo...", ma non fece in tempo a finire, perché cadde la linea. Io richiamai subito, ma non ci fu verso: le comunicazioni erano misteriosamente interrotte. Non esito a dirlo, oggi: ebbi paura che fossimo a un passo da un colpo di Stato. Lo pensai allora, e mi creda, lo penso ancora oggi... ".

                          Resta da capire per mano di chi. Su questo Ciampi allarga le braccia. "Non so dare risposte. So che allora corsi come un pazzo in macchina, e mi precipitai a Roma. Arrivai a Palazzo Chigi all'una e un quarto di notte, convocai un Consiglio supremo di difesa alle 3, perché ero convinto che lo Stato dovesse dare subito una risposta forte, immediata, visibile. Alle 4 parlai con Scalfaro al Quirinale, e gli dissi "presidente, dobbiamo reagire". Alle 8 del mattino riunii il Consiglio dei ministri, e subito dopo partii per Milano. Il golpe non ci fu, grazie a dio. Ma certo, su quella notte, sui giorni che la precedettero e la seguirono, resta un velo di mistero che è giunto il momento di squarciare, una volta per tutte". La certezza che esponeva ieri Veltroni è la stessa che ripete Ciampi: non furono solo stragi di mafia, ed anzi, sulla base delle inchieste si dovrebbe smettere di definirle così. Furono stragi di un "anti-Stato", ancora tutto da scoprire. E come Veltroni anche Ciampi aggiunge un dubbio: perché a un certo punto, poco dopo la nascita del suo governo, le stragi cominciano? E perché, a un certo punto, dopo gli eccidi di Falcone e Borsellino, le stragi finiscono? Perché la mafia comincia a mettere le bombe? Perché la mafia smette di mettere le bombe?

                          È lo scenario ipotizzato dal procuratore Grasso: gli attentati servirono forse a preparare il terreno alla nascita di una nuova "entità politica", che doveva irrompere sulla scena tra le macerie di Mani Pulite. Un "aggregato imprenditoriale e politico" che doveva conservare la situazione esistente. Quell'entità, quell'aggregato, secondo questo scenario, potrebbe essere Forza Italia. Nel momento in cui quel partito si prepara a nascere, e siamo al '94, Cosa Nostra interrompe la strategia stragista. E' uno scenario credibile? Ciampi non si avventura in supposizioni: "Non sta a me parlare di tutto questo. Parlano gli avvenimenti di quel periodo. Parlano i fatti di allora, che sono quelli richiamati da Grasso. Il procuratore antimafia dice la verità, e io condivido pienamente le sue parole".

                          Per questo, in nome di quella verità troppo a lungo negata, l'ex capo dello Stato oggi rilancia l'appello: è sacrosanto che chi sa parli. Ed è sacrosanto, come chiede Veltroni, che "Berlusconi e il governo non tacciano", perché la lotta alla mafia non è questione di parte, "ma è il tema bipartisan per eccellenza". Si apra dunque una sessione parlamentare, dedicata a far luce su quegli avvenimenti. Perché il clima che si respira oggi, a tratti, sembra pericolosamente rievocare quello del '92-'93. Ciampi stesso ne parlerà, in un libro autobiografico scritto insieme ad Arrigo Levi, che uscirà per "il Mulino" tra pochi giorni. "Lì è tutto scritto, ciò che accadde e ciò che penso. Così come lo riportai, ora per ora, sulle mie agende dell'epoca... ". Deve restare memoria, di tutto questo. Ma insieme alla memoria deve venir fuori anche la verità. "Perché senza verità - conclude l'ex presidente della Repubblica - non c'è democrazia".
                          (29 maggio 2010)












                          Curioso come in Italia quel che tutti sanno, ovvero il cui prodest delle stragi del '93 venga fuori, poco a poco, solo a distanza di quasi 20 anni.
                          Spero solo di avere la soddisfazione, prima o poi, di vedere in galera Berlusconi, Dell'Utri e il resto della cosca.
                          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                          ma_75@bodyweb.com

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                            come al solito si inizia a parlocchiare 20-25 dopo le tragedie, e gli orrori....
                            hanno taciuto per 20 anni , abbiamo la forza di portare le loro responsablita' nella tomba
                            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                            Originariamente Scritto da GoodBoy!
                            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                            grazie.




                            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                            Commenta


                              GOVERNO

                              Manovra, il giallo della firma
                              tensione premier-Quirinale


                              Sfiorato lo scontro diplomatico. Berlusconi: "Il mio ok dopo il Colle", ma poi arriva la retromarcia di Palazzo Chigidi CARMELO LOPAPA



                              ROMA
                              - Le ultime scintille sulla manovra "lacrime e sangue" si accendono nella notte tra venerdì e sabato. Lo staff di Tremonti da un lato, quello del sottosegretario Letta dall'altro. Il ministero dell'Economia costretto, nelle battute conclusive, a tornare sui propri passi sulle sforbiciate agli stipendi dei magistrati e al finanziamento ai partiti (ridotto al 10 per cento), come sul condono dei presunti 2 milioni di alloggi fantasma. Tutt'altro che dettagli per Palazzo Chigi, il premier Berlusconi vuole spuntarla. E alla fine il suo plenipotenziario Letta sembra farcela. Ma sono ore in cui in cui torna a salire anche la tensione col Quirinale e non solo per una questione di tempi.

                              Il decreto da 24 miliardi di euro parte alla volta del Colle con un ritardo che ha già creato imbarazzi, dato che il testo, in teoria, il Consiglio dei ministri lo aveva approvato martedì. "La verità? In quella seduta lo abbiamo dato per approvato, "salvo intese" come si dice in gergo, lasciando di fatto carta bianca a Giulio" raccontava ancora ieri un ministro pidiellino. Gli uffici del presidente Napolitano attendono, chiedono lumi sulle misure solo abbozzate, richieste che sono dubbi. Fatto sta che, stretto tra l'intransigenza sui conti di Tremonti e l'attesa del Quirinale, il premier Berlusconi lascia Palazzo Grazioli alla volta di Porto Rotondo poco prima delle 10 abbastanza stanco, stressato. Come se non bastasse, ci sono anche i finiani già al lavoro su alcune "correzioni" da apportare al testo. Saranno emendamenti "aggiuntivi", dei quali Gianfranco Fini - perplesso su alcuni aspetti - ha iniziato a parlare con il "suo" Mario Baldassarri, presidente in commissione Finanze al Senato.


                              Sta di fatto che il Cavaliere parte salutando i cronisti con una gaffe pacchiana: "La manovra sarà firmata quando il Colle darà la sua valutazione". Un'anomalia, dato che la sua firma su quel provvedimento doveva essere stata apposta (sempre in teoria) in Consiglio dei ministri cinque giorni fa. Gli uffici del Quirinale non mancano di far notare l'irritualità di quanto dichiarato e, su input del solito Letta, poco dopo le 13.30 arriverà la nota di Palazzo Chigi che correggerà il tiro: "Il premier ha già firmato". Qualcuno, come il finiano Briguglio, dà all'accaduto una lettura politica: "Il presidente, per difendere il suo primato da Tremonti, ha dovuto trasformare la sua firma da atto burocratico in una sorta di sigillo reale". Altri, i berlusconiani, lasciano trapelare l'insofferenza ormai palese per la prassi della limatura dei decreti con l'ufficio giuridico del Colle. "Senza polemica, ma stiamo assistendo al progressivo passaggio da una Repubblica parlamentare a una presidenziale" fa notare il vicecapogruppo Pdl Osvaldo Napoli. Al Colle, incuranti delle polemiche, lavorano sulla manovra, riflettori puntati sul condono più o meno mascherato. Consapevoli che questa non è più la fase della moral suasion, ma quella in cui ognuno dovrà assumersi la propria responsabilità. Sarà un esame rapido, domani riaprono i mercati.

                              Manovra, il giallo della firma tensione premier-Quirinale - Repubblica.it
                              "
                              Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                                Non è il Berlusconi che voglio vedere marcire in galera, ma meglio di niente

                                ntercettazione su Fassino
                                Paolo Berlusconi indagato a Milano


                                I pm accusano l’editore del «Giornale»: ricettazione

                                L’inchiesta - La pubblicazione del colloquio tra IL leader Ds e Consorte
                                Intercettazione su Fassino
                                Paolo Berlusconi indagato a Milano

                                I pm accusano l’editore del «Giornale»: ricettazione
                                MILANO — L’editore del quotidiano Il Giornale e fratello del presidente del Consiglio, Paolo Berlusconi, è indagato dalla Procura di Milano per ricettazione dell’intercettazione segreta del luglio 2005 tra il presidente di Unipol Giovanni Consorte e l’allora leader Piero Fassino del partito (Ds) contrapposto a quello di Silvio Berlusconi: intercettazione pubblicata da Il Giornale il 31 dicembre 2005 allorché non soltanto non era ancora depositata agli atti, né trascritta o riassunta, ma esisteva solo come file audio nei computer esclusivamente dei pm, degli ufficiali della Guardia di Finanza, e dell’azienda privata Research control system (Rcs) che per conto della Procura svolgeva le intercettazioni. A essere indagato per ricettazione è Paolo e non Silvio Berlusconi, benché entrambi abbiano partecipato la vigilia di Natale del 2005 ad Arcore all’incontro durante il quale il titolare dell’azienda (Roberto Raffaelli), insieme a un amico sia di Raffaelli sia di Paolo Berlusconi, e cioè Fabrizio Favata, secondo il racconto di quest’ultimo avrebbero recato in dono ai Berlusconi l’audio delle telefonate, facendolo ascoltare sia a Silvio sia a Paolo, e poi in seguito consegnandolo a Paolo.
                                «PROVE CONVINCENTI» Quando martedì ha arrestato Favata per la successiva estorsione da 300 mila euro ai danni di Raffaelli, il gip Giordano ha ritenuto «acquisite prove convincenti del fatto che sia effettivamente avvenuto l’incontro della vigilia di Natale» (ammesso da Raffaelli solo per gli auguri), ma che «non è rilevante accertare se la circostanza » della consegna del file ai Berlusconi «sia vera o no» (Raffaelli nega lo sia): «Qui basta evidenziare come appaia verosimile agli occhi di Raffaelli, così da giustificarne gli ingenti pagamenti a Favata» (il quale nega d’aver ricevuto soldi, non creduto dal gip che ieri ne ha respinto la scarcerazione). Adesso Paolo Berlusconi è indagato per ricettazione e Silvio no: perché? La ricettazione è il reato commesso da chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta qualcosa che proviene da un furto o altro delitto. Il presupposto, dunque, è la consapevolezza della provenienza illecita di ciò che si riceve. Sinora la Procura sembra non volersi ancora avventurare sull’attribuzione di questa consapevolezza in capo a Silvio Berlusconi, almeno non soltanto sulla base della dinamica dell’incontro ad Arcore per come l’hanno raccontata sia Favata sia de relato il suo amico e partner di fatture false con Raffaelli, Eugenio Petessi: «Mi dissero che erano stati ricevuti da Silvio Berlusconi, molto stanco, seduto sul divano» vicino «un pino bianco secco», e «stava con il capo reclinato all’indietro e gli occhi socchiusi, aveva poco tempo, di lì a poco avrebbe dovuto assistere alla messa di don Verzè.

                                MATERIALE PERICOLOSO Al Presidente riferirono della conversazione intercettata o forse gliela fecero sentire, e lui disse che poteva essere interessante ». La differenza di trattamento giuridico di Paolo Berlusconi, dunque, starebbe piuttosto nel fatto che Favata afferma d’avergli portato l’intercettazione già uno o due mesi prima dell’incontro di Arcore a Natale. A suo dire, gliel’avrebbe portata direttamente nella sede milanese de Il Giornale, dove Paolo Berlusconi l’avrebbe ascoltata su pen-drive in una stanza riservata; al termine, l’editore avrebbe raccomandato a Favata di portarsela via, proprio perché era un materiale pericoloso. Da questo racconto — sommato al fatto che dopo l’incontro natalizio Favata aggiunge di «aver consegnato» l’audio «a Paolo Berlusconi il quale gli aveva detto che per quel regalo gli sarebbe stato riconoscente », e alla circostanza che le intercettazioni segrete vennero pubblicate dopo pochi giorni dal quotidiano edito da Paolo Berlusconi a fine dicembre 2005 e inizio gennaio 2006 — gli inquirenti sembrano desumere nel fratello del premier la consapevolezza della provenienza illecita delle telefonate. Sinora Paolo Berlusconi era indagato per millantato credito in un altro filone dell’inchiesta: nell’ipotesi cioè che dal giugno 2005 al luglio 2006 abbia ricevuto 560.000 euro da Favata, ma per conto di Raffaelli, «col pretesto di dover comprare il favore di pubblici ufficiali» (come il non indagato capo dell’Ufficio del presidente del Consiglio, onorevole Valentino Valentini) «che avrebbero dovuto consentire un finanziamento dell’Italia alla Romania per l’attuazione » di un appalto di intercettazioni «la cui esecuzione sarebbe stata affidata anche all’azienda di Raffaelli».
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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