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    #61
    Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
    Ognuno è diverso e soprattutto recupera in maniera differente, io non reggerei una settimana a 14 sets a cedimento per il petto.
    questa frase contiene il succo di, quasi, tutto il discorso.
    La prima parte è riferita alla differenza che intercorre fra noi individui, la seconda tratta della metodica del cedimento.
    Il cedimento entra di diritto in quella differenza che intercorre fra noi individui.
    Molte testimonianze di bbers rendono regione di questo, ovvero il cedimento è una metodica che contiene molte sfumature.
    Possiede alcuni livelli di interpretazione.
    In genere quando si cerca di apprenderla, si inizia con il QC ovvero con il "quasi cedimento". Questo trova un sua collocazione nell'ultima serie dell'ultimo esercizio complementare dei gruppi o del gruppo allenato.
    In un secondo momento si può utilizzare nell'ultima serie di due complementari, quindi di tre e infine di tutti quelli presenti in tabella.
    Una volta appreso il quasi cedimento, allora si comincia a utilizzare il cedimento reale cominciando con un esercizio complementare,
    Un passo successivo, dopo anni di praticantato, è quello di utilizzare con la stessa progressione il cedimento anche in alcuni esercizi di base.
    Questi esercizi di base sono gli esercizi sui quali si possiede la miglior efficienza esecutiva, il controllo, la facilità e la disponibilità mentale.
    In merito ai sets proprio in virtù della diversità e del recupero vi sono i Responders a Volumi più elevati, i Responders a volumi più bassi.
    Il disegno e l'architettura muscolare oltre alle doti di recupero inter e intra seduta sono chiaramente individuali.
    Certo una tabella deve possedere degli elementi di certezza scientifica per evitare l'overtraining e il mancato raggiungimento degli obbiettivi previsti.
    Concordo quindi su una razionale scelta di progressioni di carico sull'intensità e volumi.
    GUTTA CAVAT LAPIDEM
    http://albertomenegazzi.blogspot.it/
    MANX SDS

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      #62
      Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
      La scheda ha il suo perché, mi domando solo se Kriss sia il tipo di atleta capace di dare tutto ma proprio tutto nella singola serie. Non è una critica a te Kriss ovviamente, solo che mi sembra un tipo di lavoro non per tutti. E con questo mi metto in mezzo pure io come individuo che forse non riuscirebbe a trarre il massimo da un allenamento del genere.

      Inviato dal mio Redmi Note 8T utilizzando Tapatalk
      Ciao Venk, ho iniziato il mesociclo oggi. Io ci provo. Starò a vedere nelle settimane a venire come reagisco e se riesco a portare a termine il tutto. Grazie.
      Cristian

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        #63
        Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
        La scheda ha il suo perché, mi domando solo se Kriss sia il tipo di atleta capace di dare tutto ma proprio tutto nella singola serie. Non è una critica a te Kriss ovviamente, solo che mi sembra un tipo di lavoro non per tutti. E con questo mi metto in mezzo pure io come individuo che forse non riuscirebbe a trarre il massimo da un allenamento del genere.

        Inviato dal mio Redmi Note 8T utilizzando Tapatalk
        Su questo punto vorrei dire la mia:

        Partiamo dal presupposto che non si sta proponendo un allenamento in monoserie, ma una progressione di volume ciclica, dove si parte da 10 e si arriva a 30 in un mesociclo di 6 settimane.
        Un incremento sostanziale.

        La monoserie funziona come tecnica di riduzione volume, che sia fatta a buffer1, cedimento tecnico, forzate e negative, nulla centra con il suo scopo, che è semplicemente quello di ridurre il LAVORO, agendo sul volume, per consentire il recupero.

        Non è questo l'esempio, ma voglio riallacciarmi comunque al HD, criterio( e non metodo) da cui sono partito 25 anni fa: HD non vuol dire entrarevin palestra , fare una serie e andare a casa, vuol dire aumentare la fatica locale riducendo, quella sistemica, così da dover recuperare solo muscolo e connettivo, piuttosto che l'organismo intero.

        Altra cosa, molto soggettiva: io x fare una serie di pressa, ne faccio 4-5 di ramping. Supponendo di aggiungere alla monoserie un semplice backoff, serie a pompaggio finale, ecco che siamo partiti da una interpetazione parziale del HD x arrivare al modello usato dalla maggior parte degli atleti
        Ramping in buffer, una serie al Max, una serie in pump.

        Escludendo questa proppsta di ciclo, funziona così anche in altri modelli. Cito come esempio il ciclo proposto da Diablo a Debe. Ha iniziato il programma da un livello ' basso" e non è riuscito a completarlo, tale l'incremento dei parametri e il subentrare di piccoli infortuni. Ma all'nizio del programma sembrava talmente facile che il Debe si era riproposto di andare anche a correre...

        Come dice Fede " non fidiamoci troppo delle apparenze" , è chiaro che arrivati a fine mesociclo non si vedrà l'ora di tornare al monoset, che purtroppo durerà solom2 settimane.

        Discorso impegno e capacità soggettive:
        ho mosso io stesso critica e dubbio sulle effettive capacità interpretative di Kriss, quando propone 30 set a cedimento eevidentemente non si rende conto di quello che dice, non le fa nemmeno un mister olympia 30set a cedimento.
        Ma qui è solo interpretazione del termine cedimento, la maggior parte lo confonde con buffer1.

        Cedimento vuol dire cedere, rimanerci sotto, fallire.... to failure.

        Il ciclo funziona anche senza il vero failure. Conta solo l'impegno che ognuno mette con le proprie capacità.
        sigpic

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          #64
          Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
          questa frase contiene il succo di, quasi, tutto il discorso.
          La prima parte è riferita alla differenza che intercorre fra noi individui, la seconda tratta della metodica del cedimento.
          Il cedimento entra di diritto in quella differenza che intercorre fra noi individui.
          Molte testimonianze di bbers rendono regione di questo, ovvero il cedimento è una metodica che contiene molte sfumature.
          Possiede alcuni livelli di interpretazione.
          In genere quando si cerca di apprenderla, si inizia con il QC ovvero con il "quasi cedimento". Questo trova un sua collocazione nell'ultima serie dell'ultimo esercizio complementare dei gruppi o del gruppo allenato.
          In un secondo momento si può utilizzare nell'ultima serie di due complementari, quindi di tre e infine di tutti quelli presenti in tabella.
          Una volta appreso il quasi cedimento, allora si comincia a utilizzare il cedimento reale cominciando con un esercizio complementare,
          Un passo successivo, dopo anni di praticantato, è quello di utilizzare con la stessa progressione il cedimento anche in alcuni esercizi di base.
          Questi esercizi di base sono gli esercizi sui quali si possiede la miglior efficienza esecutiva, il controllo, la facilità e la disponibilità mentale.
          In merito ai sets proprio in virtù della diversità e del recupero vi sono i Responders a Volumi più elevati, i Responders a volumi più bassi.
          Il disegno e l'architettura muscolare oltre alle doti di recupero inter e intra seduta sono chiaramente individuali.
          Certo una tabella deve possedere degli elementi di certezza scientifica per evitare l'overtraining e il mancato raggiungimento degli obbiettivi previsti.
          Concordo quindi su una razionale scelta di progressioni di carico sull'intensità e volumi.
          Originariamente Scritto da riccardo III Visualizza Messaggio
          Su questo punto vorrei dire la mia:

          Partiamo dal presupposto che non si sta proponendo un allenamento in monoserie, ma una progressione di volume ciclica, dove si parte da 10 e si arriva a 30 in un mesociclo di 6 settimane.
          Un incremento sostanziale.

          La monoserie funziona come tecnica di riduzione volume, che sia fatta a buffer1, cedimento tecnico, forzate e negative, nulla centra con il suo scopo, che è semplicemente quello di ridurre il LAVORO, agendo sul volume, per consentire il recupero.

          Non è questo l'esempio, ma voglio riallacciarmi comunque al HD, criterio( e non metodo) da cui sono partito 25 anni fa: HD non vuol dire entrarevin palestra , fare una serie e andare a casa, vuol dire aumentare la fatica locale riducendo, quella sistemica, così da dover recuperare solo muscolo e connettivo, piuttosto che l'organismo intero.

          Altra cosa, molto soggettiva: io x fare una serie di pressa, ne faccio 4-5 di ramping. Supponendo di aggiungere alla monoserie un semplice backoff, serie a pompaggio finale, ecco che siamo partiti da una interpetazione parziale del HD x arrivare al modello usato dalla maggior parte degli atleti
          Ramping in buffer, una serie al Max, una serie in pump.

          Escludendo questa proppsta di ciclo, funziona così anche in altri modelli. Cito come esempio il ciclo proposto da Diablo a Debe. Ha iniziato il programma da un livello ' basso" e non è riuscito a completarlo, tale l'incremento dei parametri e il subentrare di piccoli infortuni. Ma all'nizio del programma sembrava talmente facile che il Debe si era riproposto di andare anche a correre...

          Come dice Fede " non fidiamoci troppo delle apparenze" , è chiaro che arrivati a fine mesociclo non si vedrà l'ora di tornare al monoset, che purtroppo durerà solom2 settimane.

          Discorso impegno e capacità soggettive:
          ho mosso io stesso critica e dubbio sulle effettive capacità interpretative di Kriss, quando propone 30 set a cedimento eevidentemente non si rende conto di quello che dice, non le fa nemmeno un mister olympia 30set a cedimento.
          Ma qui è solo interpretazione del termine cedimento, la maggior parte lo confonde con buffer1.

          Cedimento vuol dire cedere, rimanerci sotto, fallire.... to failure.

          Il ciclo funziona anche senza il vero failure. Conta solo l'impegno che ognuno mette con le proprie capacità.
          Il principio da cui si dovrebbe partire è che il driver per l'ipertrofia è la tensione muscolare che deve appunto progredire nel tempo, questa la si può raggiungere in differenti modi.

          Ora un modo può essere il cedimento, che precedentemente ho differenziato in muscolare (il peso ti crolla letteralmente addosso, quindi ben vengano macchinari vari), oppure tecnico, ossia riesci a capire che la prossima ripetizione non sarà in pieno controllo della forma, quindi stop.

          Questo permette, come dice appunto Riccardo, di focalizzare la fatica solo sul muscolo, risparmiando più possibile il CNS e quindi gestire un eventuale deload con più tranquillità: ecco, questo per me è il fulcro.

          Negli anni ho capito che il mio CNS potevo equipararlo a quello di un colibrì, dovevo stimolarlo il meno possibile, da lì la scelta di andare a morire sotto il carico, ma a livello locale, non sistemico.

          Ci tengo a sottolineare, e qui mi riferisco a Menez, che l'approccio del "quasi cedimento" è proprio ciò a cui mi riferisco, soprattutto io che lavoro in homegym, quindi senza macchinari a disposizione, ed appunto l'approccio iniziale era un set RIR1 e successivo backoff (scalavo un 20%) a RIR0.

          Vi ringrazio entrambe.
          sigpic
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            #65
            Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
            La prima parte è riferita alla differenza che intercorre fra noi individui,
            L'errore che spesso noto é quello di "sposare" un metodo più tosto che utilizzarlo come arma a nostro piacimento nel giusto momento. in questo caso una morbosa attrazione verso una "metodologia" ad alta intensità che porta a dimenticare i restanti determinanti ipertrofici.

            Altra cosa..la totale assenza di personalizzazione, in primis la mancata presa in considerazione della psiche del soggetto a cui si danno consigli.

            Mi chiedi ogni volta come si possano creare piani di allenamento a soggetti che non si conoscono e che mai si sono conosciuti...sulla base di cosa?

            Menez te che ci sei dentro a certe cose...rispondi a questa domanda gentilmente...
            Quanto la psiche/carattere di una persona incide sulla scelta dei parametri allenanti?
            BIOLOGO NUTRIZIONISTA, PERSONAL TRAINER E COACHING ONLINE
            https://gabrielelangiu.it/

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              #66
              Originariamente Scritto da circoloco Visualizza Messaggio
              L'errore che spesso noto é quello di "sposare" un metodo più tosto che utilizzarlo come arma a nostro piacimento nel giusto momento. in questo caso una morbosa attrazione verso una "metodologia" ad alta intensità che porta a dimenticare i restanti determinanti ipertrofici.

              Altra cosa..la totale assenza di personalizzazione, in primis la mancata presa in considerazione della psiche del soggetto a cui si danno consigli.

              Mi chiedi ogni volta come si possano creare piani di allenamento a soggetti che non si conoscono e che mai si sono conosciuti...sulla base di cosa?

              Menez te che ci sei dentro a certe cose...rispondi a questa domanda gentilmente...
              Quanto la psiche/carattere di una persona incide sulla scelta dei parametri allenanti?
              alla tua domanda secca rispondo: molto/moltissimo.
              E pongo le questioni partendo dalla tua:
              1) quanto la psiche/carattere incide sulla scelta dei parametri allenanti?
              e
              2) quanto i parametri allenanti incidono sulla psiche/carattere?
              in genere assistiamo a questo evento, prendiamo questo thread in cui Kriss propone una sua tabella a cui seguono alcuni consigli:
              1) Kriss domanda un consiglio allenante
              2) a Kriss vengono date indicazioni su come sarebbe più opportuno modificare l'allenamento
              Non giudichiamo l'operato di Kriss nè i consigli dati, facciamo un esempio generale.
              Kriss quindi dimostra una sua tabella la quale è manifestazione "funzionale" del suo carattere e della sua psiche.
              Ogni modifica esterna induce una modifica della psiche/carattere di Kriss, nel senso che se Kriss ha scritto 10 8 6 4,
              e il consiglio, quindi la psiche di un altro, suggerisce 8 8 8, Kriss dovrà operare un cambiamento anche comportamentale sulla base
              dei nuovi parametri allenanti.

              La variazione dei parametri allenanti genera stress.
              Lo stress del parametro allenante è indotto sia da un aumento dello stesso, sia da una diminuzione.
              Qui qualcuno potrebbe obbiettare che la diminuzione di un parametro dovrebbe alleggerire la tensione.
              Mi spiego con un esempio reale:
              Due atleti forti uguali, allenati dallo stesso allenatore conducono lo stesso allenamento.
              Uno dei due ha necessità di ridurre l'intensità e parte del volume.
              L'allenatore modifica le sedute ma di entrambi.
              L'atleta che non aveva necessità di calare vive questa situazione con stress maggiore.

              L'osservazione dell'atleta determina la scelta dei parametri allenanti, la scelta dei parametri allenanti è basata sulla psiche dell'atleta.
              GUTTA CAVAT LAPIDEM
              http://albertomenegazzi.blogspot.it/
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                #67
                Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
                alla tua domanda secca rispondo: molto/moltissimo.
                E pongo le questioni partendo dalla tua:
                1) quanto la psiche/carattere incide sulla scelta dei parametri allenanti?
                e
                2) quanto i parametri allenanti incidono sulla psiche/carattere?
                in genere assistiamo a questo evento, prendiamo questo thread in cui Kriss propone una sua tabella a cui seguono alcuni consigli:
                1) Kriss domanda un consiglio allenante
                2) a Kriss vengono date indicazioni su come sarebbe più opportuno modificare l'allenamento
                Non giudichiamo l'operato di Kriss nè i consigli dati, facciamo un esempio generale.
                Kriss quindi dimostra una sua tabella la quale è manifestazione "funzionale" del suo carattere e della sua psiche.
                Ogni modifica esterna induce una modifica della psiche/carattere di Kriss, nel senso che se Kriss ha scritto 10 8 6 4,
                e il consiglio, quindi la psiche di un altro, suggerisce 8 8 8, Kriss dovrà operare un cambiamento anche comportamentale sulla base
                dei nuovi parametri allenanti.

                La variazione dei parametri allenanti genera stress.
                Lo stress del parametro allenante è indotto sia da un aumento dello stesso, sia da una diminuzione.
                Qui qualcuno potrebbe obbiettare che la diminuzione di un parametro dovrebbe alleggerire la tensione.
                Mi spiego con un esempio reale:
                Due atleti forti uguali, allenati dallo stesso allenatore conducono lo stesso allenamento.
                Uno dei due ha necessità di ridurre l'intensità e parte del volume.
                L'allenatore modifica le sedute ma di entrambi.
                L'atleta che non aveva necessità di calare vive questa situazione con stress maggiore.

                L'osservazione dell'atleta determina la scelta dei parametri allenanti, la scelta dei parametri allenanti è basata sulla psiche dell'atleta.
                E se quei parametri allenanti utilizzati da Kriss fossero “la solita routine”, la solita comfort zone?

                Cosa porterebbe un cambio di stimoli/routine?

                Qui, per me, rientriamo nella soggettività dell’individuo: soccombe o si adatta.

                Alla fine parliamo di provare una nuova sfida che potrebbe potenzialmente farci storcere il naso, o rivoluzionare il nostro allenamento: per me vale la pena “rischiare”.
                sigpic
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                  #68
                  Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
                  E se quei parametri allenanti utilizzati da Kriss fossero “la solita routine”, la solita comfort zone?

                  Cosa porterebbe un cambio di stimoli/routine?

                  Qui, per me, rientriamo nella soggettività dell’individuo: soccombe o si adatta.

                  Alla fine parliamo di provare una nuova sfida che potrebbe potenzialmente farci storcere il naso, o rivoluzionare il nostro allenamento: per me vale la pena “rischiare”.
                  assolutamente si.
                  e aggiungo, non pensi che ogni nostro programma sia un'ipotesi individuale, scelta da noi, di quanto si vorrebbe fare nel futuro?
                  Vi sono allenatori che sanno come allenarsi ma non sanno allenare perché allenare li porterebbe lontani dalla loro comfort zone.
                  Ma la comfort zone è un'area protetta anche nello sforzo.
                  Se io sollevo il massimale, l'ho sollevato in comfort zone, il non raggiungerlo mi avrebbe portato fuori dalla comfort zone.
                  Il cambio è sempre una sofferenza, l'adattamento è una sofferenza percepita più o meno forte da ciascun individuo, anche il soccombere
                  che per un atleta significa cadere al tappeto, o fallire l'alzata o sbagliare un rigore, non significa non essersi adattato, quanto dis-adattato in uno spazio
                  di tempo brevissimo, quel tempo in cui cade al tappeto, fallisce l'alzata ecc...
                  tutti gli atleti, in allenamento, si adattano soccombendo ma sempre entro una zona.
                  Se la comfort zone potesse essere disegnata sarebbe una sfera al cui centro ci saremmo noi, il limite estremo della sfera è sempre comfort zone
                  ovvero è sempre un'area in cui prevale l'adattamento, fuori dal limite c'è il dis-adattamento o meglio l'over-training.
                  Per questo non c'è alcun rischio nell'area in cui si verifica l'adattamento.
                  GUTTA CAVAT LAPIDEM
                  http://albertomenegazzi.blogspot.it/
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                    #69
                    Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
                    assolutamente si.
                    e aggiungo, non pensi che ogni nostro programma sia un'ipotesi individuale, scelta da noi, di quanto si vorrebbe fare nel futuro?
                    Vi sono allenatori che sanno come allenarsi ma non sanno allenare perché allenare li porterebbe lontani dalla loro comfort zone.
                    Ma la comfort zone è un'area protetta anche nello sforzo.
                    Se io sollevo il massimale, l'ho sollevato in comfort zone, il non raggiungerlo mi avrebbe portato fuori dalla comfort zone.
                    Il cambio è sempre una sofferenza, l'adattamento è una sofferenza percepita più o meno forte da ciascun individuo, anche il soccombere
                    che per un atleta significa cadere al tappeto, o fallire l'alzata o sbagliare un rigore, non significa non essersi adattato, quanto dis-adattato in uno spazio
                    di tempo brevissimo, quel tempo in cui cade al tappeto, fallisce l'alzata ecc...
                    tutti gli atleti, in allenamento, si adattano soccombendo ma sempre entro una zona.
                    Se la comfort zone potesse essere disegnata sarebbe una sfera al cui centro ci saremmo noi, il limite estremo della sfera è sempre comfort zone
                    ovvero è sempre un'area in cui prevale l'adattamento, fuori dal limite c'è il dis-adattamento o meglio l'over-training.
                    Per questo non c'è alcun rischio nell'area in cui si verifica l'adattamento.
                    Si è una scelta, delle volte auto-indotta, a volte "esercitata" da un input esterno.

                    Mi piace il paragone con la sfera ed il centro, noi, farei solo un distinguo: il limite esterno lo definirei non-comfort zone (adattamento), il limite interno comfort zone (non adattamento o limitato), mentre fuori abbiamo o l'overtraining o l'overreaching, quest'ultimo non per forza è un male, ma la conoscenza di se stessi deve essere alta, altissima, per poterne beneficiare.
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                      #70
                      Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
                      Si è una scelta, delle volte auto-indotta, a volte "esercitata" da un input esterno.

                      Mi piace il paragone con la sfera ed il centro, noi, farei solo un distinguo: il limite esterno lo definirei non-comfort zone (adattamento), il limite interno comfort zone (non adattamento o limitato), mentre fuori abbiamo o l'overtraining o l'overreaching, quest'ultimo non per forza è un male, ma la conoscenza di se stessi deve essere alta, altissima, per poterne beneficiare.

                      si certo.
                      Più ti sposti entro la sfera dal centro verso il limite, ma sei sempre all'interno della sfera, maggiore è l'intensità allenante a cui sei soggetto e maggiore sarà l'impegno profuso.
                      Ma per essere scientificamente corretto, considerando che al di fuori dei confini della sfera c'è l'overtraining (non l'overreaching in quanto fa parte ancora della sfera), con l'adattamento tu torni lentamente verso il centro e la sfera aumenta di dimensione consentendoti al prossimo allenamento di raggiungere un confine più lontano.
                      GUTTA CAVAT LAPIDEM
                      http://albertomenegazzi.blogspot.it/
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                        #71
                        Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
                        si certo.
                        Più ti sposti entro la sfera dal centro verso il limite, ma sei sempre all'interno della sfera, maggiore è l'intensità allenante a cui sei soggetto e maggiore sarà l'impegno profuso.
                        Ma per essere scientificamente corretto, considerando che al di fuori dei confini della sfera c'è l'overtraining (non l'overreaching in quanto fa parte ancora della sfera), con l'adattamento tu torni lentamente verso il centro e la sfera aumenta di dimensione consentendoti al prossimo allenamento di raggiungere un confine più lontano.
                        La penso diversamente ma penso siano "sfumature", mi riferisco al limite esterno/interno e l'overtraining/overreaching.
                        sigpic
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                          #72
                          Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
                          La penso diversamente ma penso siano "sfumature", mi riferisco al limite esterno/interno e l'overtraining/overreaching.
                          L'esempio della sfera mi pare corretto e adeguato.
                          per intenderci sottolineo, forse nella fretta non sono stato chiaro:
                          limite esterno significa al di fuori della sfera, quindi overtraining
                          limite interno significa dentro la sfera, quindi overreaching.
                          GUTTA CAVAT LAPIDEM
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                            #73
                            Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
                            L'esempio della sfera mi pare corretto e adeguato.
                            per intenderci sottolineo, forse nella fretta non sono stato chiaro:
                            limite esterno significa al di fuori della sfera, quindi overtraining
                            limite interno significa dentro la sfera, quindi overreaching.
                            Chiarissimo Menez, la differenza (sfumature di vedute) sta nel dove collocare questi "strati": tu all'interno, io all'esterno, dividendo l'esterno con prima l'overreaching (sfruttabile se si conosce bene se stessi e i propri limiti), e poi l'overtraining (da evitare).
                            Last edited by fede79; 17-05-2023, 14:38:10.
                            sigpic
                            Free at last, they took your life
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                              #74
                              Originariamente Scritto da menez Visualizza Messaggio
                              .

                              L'osservazione dell'atleta determina la scelta dei parametri allenanti, la scelta dei parametri allenanti è basata sulla psiche dell'atleta.
                              Hai detto tutto in queste 4 righe:
                              Osservare l'atleta e conoscerne la psiche.

                              Si parte appunto dalla conoscenza del soggetto.
                              BIOLOGO NUTRIZIONISTA, PERSONAL TRAINER E COACHING ONLINE
                              https://gabrielelangiu.it/

                              INSTAGRAM:
                              https://www.instagram.com/dott_gabriele_langiu/

                              CANALE YOUTUBE (DIVULGAZIONE SCIENTIFICA A TEMA CULTURA FISICA)
                              https://www.youtube.com/channel/UC4b...e9_WbitGkPpRZA

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                                #75
                                Originariamente Scritto da circoloco Visualizza Messaggio
                                Hai detto tutto in queste 4 righe:
                                Osservare l'atleta e conoscerne la psiche.

                                Si parte appunto dalla conoscenza del soggetto.
                                Ho detto una cosa molto importante, ma che può condurre a male interpretazione.
                                Quando tratto dell'argomento psiche lo faccio fermandomi all'elemento superficiale del contesto.
                                E' evidente che il "cliente o l'atleta" non devono essere psicanalizzati.
                                Ma attraverso un dialogo si instaura un rapporto di conoscenza che in base ad alcune risposte ci possono dare
                                un quadro fedele della personalità atletica del soggetto
                                Dalla conoscenza si instaura un rapporto più fedele tra soggetto(atleta in questione) / oggetto (tabella di allenamento).
                                La conoscenza dell'oggetto (allenamento) da parte del preparatore deve essere ampia e minuziosa.
                                Infatti deve soddisfare ogni aspettativa del soggetto (atleta).
                                L'aspettativa del soggetto è creata dal preparatore il quale per ogni atleta crea aspettative individuali.
                                GUTTA CAVAT LAPIDEM
                                http://albertomenegazzi.blogspot.it/
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