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Sean
I pronostici dei Mondiali: voti e probabilità di vittoria delle squadre ai quarti di finale
Il Marocco merita nove, ma non è tra le favorite. Ecco i nostri giudizi sulle otto squadre rimaste in corsa, da chi ha meno probabilità di vincere a chi ne ha di più. E perché
Le otto rimaste: voti e percentuali
Abbiamo messo in fila le otto squadre che sono rimaste in corsa al Mondiale: un voto per quello che hanno mostrato fin qui e un tentativo di previsione sulle loro percentuali di vittoria finale. Fatto 100 la possibilità di vincere il Mondiale, ecco come — secondo noi — si stanno dividendo la posta. Con tre stelle che brillano, Leo Messi, Kylian Mbappè e Neymar, una un po’ offuscata, Cristiano Ronaldo, e la forza di collettivi, spesso guidati da giovani talenti (Inghilterra) o dall’organizzazione data dall’allenatore (Marocco, Olanda).
Marocco: voto 9. Percentuale di vittoria finale: 3%
(Alessandro Bocci) La sorpresona del Mondiale, ha vinto il suo girone precedendo Croazia e Belgio, che quattro anni fa in Russia sono arrivati al secondo e terzo posto e adesso mette paura al Portogallo. Una squadra orgogliosa, determinata, anche tecnica, esaltata dalla regia muscolare di Amrabat, dalle
parate del portiere Bounou e dalla classe di Hakimi. La spinta dei tifosi funziona da traino. La differenza l’ha fatta il tecnico
Regragui, in carica solo da agosto. Ha trasformato giocatori litigiosi in un gruppo che vuole stupire.
Croazia: voto 6,5. Percentuale di vittoria finale: 5%
(Paolo Tomaselli) Lo stile Croazia è tornato, con un’altra vittoria ai rigori agli ottavi sul Giappone come quattro anni fa con la Danimarca. Allora i croati fecero il bis con la Russia dal dischetto per poi battere gli inglesi ai supplementari. La finale è un obiettivo anche quest’anno? Pare improbabile perché il magnifico centrocampo Modric-Kovavic-Brozovic ha molti chilometri in più sulle spalle e soprattutto l’attacco con Livaja, Petkovic e Budimir che si alternano come centravanti, non convince. Però se Modric sale di tono contro il Brasile, la Croazia sa come gestire anche le grandi partite e può innervosire gli avversari. La sua nuova stella del resto è nel cuore della difesa, il gladiatore mascherato Gvardiol: l’esame con Neymar e soci farà capire meglio di che pasta è fatto il centrale del Lipsia, inseguito dalle grandi d’Europa.
Olanda: voto 7. Percentuale di vittoria finale 10%
(Arianna Ravelli) In patria è stata criticata perché non abbastanza «olandese», ma la squadra di Van Gaal si identifica totalmente con il suo allenatore (a 71 anni il più vecchio del Mondiale, che, nella prossima partita, sfiderà il più giovane, l’argentino Lionel Scaloni, 44) e appare in crescita: difesa solida, squadra organizzata che sa giocare con chirurgiche verticalizzazioni, con in evidenza la stellina
Gakpo, l’attaccante del Psv di 23 anni nel mirino della Premier, alto, veloce e con un’intelligenza calcistica tutta «oranje». Accanto a lui gioca un talento mai completamente esploso (ma qui in evidenza) come
Memphis Depay così come quello del centrocampista Frenkie De Jong. A completare la spina dorsale c’è il centrale del Liverpool Virgil Van Dijk, leader sul campo della squadra. Chissà se sul cammino dell’Olanda ha pesato il fatto di non aver affrontato nessuna squadra europea (nei gironi ha trovato Senegal, Ecuador e Qatar, poi negli ottavi gli Stati Uniti) , adesso comunque le tocca il colosso Argentina.
Portogallo: voto 8. Percentuale di vittoria finale: 13%
(Paolo Tomaselli)La svolta di Ronaldo in panchina può lanciare il Portogallo verso una replica della semifinale 2006, persa contro la Francia. Prima però c’è da battere il Marocco e da trovare la continuità con il nuovo centravanti
Gonçalo Ramos, autore di una tripletta con gli svizzeri e debuttante ufficiale con la Seleçao portoghese solo qui al Mondiale: come Schillaci a Italia ’90 per gli azzurri. Se ogni palla che tocca il 21enne del Benfica va in gol, allora le prospettive cambiano. Perché attorno a lui è cresciuto un gruppo di giocatori che ha tutto, classe, esperienza internazionale, fame di vittoria. Ronaldo, nella nuova versione, può attirare la pressione su di lui, come ha sempre fatto. Liberando questa volta i sogni e la forza di una squadra che già a Euro 2016 con lo stesso allenatore ha sorpreso tutti.
Inghilterra: voto 8. Percentuale di vittoria finale: 13%
(Alessandro Bocci) Un allenatore sempre sul filo, Southgate, a cui non viene perdonata la sconfitta contro l’Italia nella finale dell’Europeo a Wembley. Ma la Nazionale dei Tre Leoni ha forti potenzialità e ha parzialmente steccato solo contro gli Stati Uniti, alla seconda partita. Kane ha ripreso a segnare, leader di
un manipolo di giovani su cui scommettere: Foden, Saka, soprattutto l’inesauribile Bellingham. Rashford puntuale all’appuntamento con il gol (ne ha fatti tre). L’Inghilterra è formidabile in attacco, la difesa va vista all’esame Mbappé.
Argentina: voto 7. Percentuale di vittoria finale: 16%
(Alessandro Bocci) Una squadra che al Mondiale sino qui non ha rubato la scena. Sempre di rincorsa, quasi mai scintillante nonostante l’elevato tasso tecnico e la qualità dei suoi giocatori. La partenza sbagliata contro l’Arabia è stata compensata dalla
convincente vittoria con la Polonia in cui è mancato Messi. Leo però è stato il trascinatore negli ottavi contro l’Australia in cui la Seleccion ha giocato poco e male e sofferto alla fine il ritorno degli avversari. L’esame con l’Olanda sarà decisivo.
Alvarez la rivelazione, Lautaro la delusione.
Francia: voto 9. Percentuale di vittoria finale: 20%
(Paolo Tomaselli) È dal 1962 con il Brasile che una squadra campione del mondo non fa il bis. La Francia di Deschamps, che il Mondiale lo ha vinto anche da calciatore nel 1998, deve battere anche la storia. Ma
con questo Mbappé in versione extraterrestre e già a quota 5 gol, tutto sembra più facile. Anche resistere e rilanciare dopo gli infortuni di Benzema, Pogba, Kanté e Lucas Hernandez, che hanno tolto quattro titolari. Rispetto al 2018 in Russia Mbappé è ancora più decisivo, così come Griezmann e il fondamentale Giroud. L’assenza di Kanté però dà meno solidità alla fase difensiva, dove non tutti i meccanismi sono perfetti. Theo Hernandez sulla sinistra può essere l’uomo in più, la carta che scombina anche il grande senso dell’equilibro francese. L’asse tra il milanista e Mbappé spaventa gli avversari. A iniziare dall’Inghilterra.
Brasile: voto 9. Percentuale di vittoria finale: 20%
(Arianna Ravelli) Assieme alla Francia, l’altra squadra che ha impressionato per facilità di gioco (col sorriso) è il Brasile. Con ancora un
Neymar a mezzo servizio (al rientro dopo 11 giorni di paura per l’infortunio alla caviglia), con la Corea del Sud è stato un Brasile trainato da Vinicius, Raphina, Richarlison. Equilibrio difensivo dietro (con un portiere di altissimo livello come Alisson), e se nelle prime partite sembrava facesse fatica a segnare, con la Corea ha messo in mostra numeri, giocate, scambi in velocità, triangolazioni che hanno incantato. E Neymar, appunto, può solo migliorare la condizione. Il professor Tite guida sicuro, con quell’aria da predicatore e con un occhio attento a non avere musi lunghi, visto che ha dato a tutti e 26 la possibilità di giocare, terzo portiere compreso. Era dal 1994 che non si presentava ai Mondiali un Brasile così compatto, in campo e fuori. O Hexa (La sesta) sembra alla portata, con una motivazione in più: la voglia di fare un regalo al totem nazionale, Pelè, che lotta in ospedale. Come nel ’94, quando tutta la Seleçao voleva dedicare la Tetra ad un altro totem, Ayrton Senna.
CorSera
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