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    #31
    Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
    perchè per mia natura non mi basta essere felice o benestante io, se l'italia va dove (secondo me) non dovrebbe ci sto male
    ok ma allora mi sembra che bw sia già piena di sti discorsi
    potevi metterla più sul personale intimistico

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      #32
      Originariamente Scritto da Testa Visualizza Messaggio
      ok ma allora mi sembra che bw sia già piena di sti discorsi
      potevi metterla più sul personale intimistico
      il post l'ho scritto sull'onda di quanto avevo letto su Generali.
      Comunque ho elencato tutte le prospettive future che non mi piacciono. E' intervenuto Lukino ponendo l'accento su Generali, ma poteva intervenire un altro commentando su Lupin e ora parlavamo di cartoni animati, o dei "signori toci" (che tutti noi abbiamo)

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        #33
        Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
        il post l'ho scritto sull'onda di quanto avevo letto su Generali.
        Comunque ho elencato tutte le prospettive future che non mi piacciono. E' intervenuto Lukino ponendo l'accento su Generali, ma poteva intervenire un altro commentando su Lupin e ora parlavamo di cartoni animati, o dei "signori toci" (che tutti noi abbiamo)
        Vorresti vivere in un mondo dove il tempo e' perennemente fermo, come se fosse una recita teatrale o parco a tema?
        Il mio diario

        juggernaut

        ?d????n??t/
        noun
        • a huge, powerful, and overwhelming force.





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          #34
          Originariamente Scritto da Lukinosnake Visualizza Messaggio
          Vorresti vivere in un mondo dove il tempo e' perennemente fermo, come se fosse una recita teatrale o parco a tema?
          ti copio una riflessione dal mio diario

          io non lo so se negli anni più lontani, il trascorrere del tempo si rifletteva allo stesso modo di oggi sull'aspetto delle cose e sul loro nome. Forse, quando la modernità decadeva e si rinnovava lenta al rinnovarsi delle generazioni, gli uomini percepivano il passare del tempo solo nel proprio volto e in quello dei loro cari, cosicchè da vecchi si poteva pensare che il mondo fosse ancora lo stesso che si era sempre saputo.

          Invidio i cani, che hanno legato la loro vita ad esseri il cui tempo scorre tanto più lento del loro. Un cane, se ha fortuna, in 15 anni non vedrà cambiare niente intorno a sè: i suoi padroni solo un po' più vecchi, la casa sempre la stessa, lo stesso albero a cui fare pipì. Come un treno che passa veloce su una pianura apparentemente immobile: e loro vedono la pianura ferma, e non sanno di essere il treno. I cani guardano le persone e gli anni lenti fuori di sè e si credono così lenti anche loro, e per questo restano sempre cuccioli, e non sanno che i loro 15 sono tutta una vita... come vivere per sempre col babbo e la mamma, non cambiare mai abitudini, non cambiare mai.
          Last edited by Arturo Bandini; 03-06-2020, 17:39:51.

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            #35
            Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
            ti copio una riflessione dal mio diario

            io non lo so se negli anni più lontani, il trascorrere del tempo si rifletteva allo stesso modo di oggi sull'aspetto delle cose e sul loro nome. Forse, quando la modernità decadeva e si rinnovava lenta al rinnovarsi delle generazioni, gli uomini percepivano il passare del tempo solo nel proprio volto e in quello dei loro cari, cosicchè da vecchi si poteva pensare che il mondo fosse ancora lo stesso che si era sempre saputo.

            Invidio i cani, che hanno legato la loro vita ad esseri il cui tempo scorre tanto più lento del loro. Un cane, se ha fortuna, in 15 anni non vedrà cambiare niente intorno a sè: i suoi padroni solo un po' più vecchi, la casa sempre la stessa, lo stesso albero a cui fare pipì. Come un treno che passa veloce su una pianura apparentemente immobile: e loro vedono la pianura ferma, e non sanno di essere il treno. I cani guardano le persone e gli anni lenti fuori di sè e si credono così lenti anche loro, e per questo restano sempre cuccioli, e non sanno che i loro 15 sono tutta una vita... come vivere per sempre col babbo e la mamma, non cambiare mai abitudini, non cambiare mai.
            Giuro che sembra la lettera di uno che spera di morire.
            Il mio diario

            juggernaut

            ?d????n??t/
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            • a huge, powerful, and overwhelming force.





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              #36
              Originariamente Scritto da Lukinosnake Visualizza Messaggio
              Giuro che sembra la lettera di uno che spera di morire.
              aver paura del futuro non è forse un po' questo?

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                #37
                Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                ti copio una riflessione dal mio diario

                io non lo so se negli anni più lontani, il trascorrere del tempo si rifletteva allo stesso modo di oggi sull'aspetto delle cose e sul loro nome. Forse, quando la modernità decadeva e si rinnovava lenta al rinnovarsi delle generazioni, gli uomini percepivano il passare del tempo solo nel proprio volto e in quello dei loro cari, cosicchè da vecchi si poteva pensare che il mondo fosse ancora lo stesso che si era sempre saputo.

                Invidio i cani, che hanno legato la loro vita ad esseri il cui tempo scorre tanto più lento del loro. Un cane, se ha fortuna, in 15 anni non vedrà cambiare niente intorno a sè: i suoi padroni solo un po' più vecchi, la casa sempre la stessa, lo stesso albero a cui fare pipì. Come un treno che passa veloce su una pianura apparentemente immobile: e loro vedono la pianura ferma, e non sanno di essere il treno. I cani guardano le persone e gli anni lenti fuori di sè e si credono così lenti anche loro, e per questo restano sempre cuccioli, e non sanno che i loro 15 sono tutta una vita... come vivere per sempre col babbo e la mamma, non cambiare mai abitudini, non cambiare mai.
                Arturo noto una cosa, tu hai sempre un rapporto particolare con il TEMPO. Passi molto del tuo tempo (per l'appunto) a riflettere sul tempo passato.
                Nostalgia del passato e timore del futuro.
                Hai mai analizzato il perchè?



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                  #38
                  Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                  aver paura del futuro non è forse un po' questo?
                  Non credo onestamente.
                  Il mio diario

                  juggernaut

                  ?d????n??t/
                  noun
                  • a huge, powerful, and overwhelming force.





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                    #39
                    Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                    Arturo noto una cosa, tu hai sempre un rapporto particolare con il TEMPO. Passi molto del tuo tempo (per l'appunto) a riflettere sul tempo passato.
                    Nostalgia del passato e timore del futuro.
                    Hai mai analizzato il perchè?
                    Quanti integratori occorre comprare per avere la seduta psicologica gratuita?
                    Cura il tuo corpo come un tempio
                    Originariamente Scritto da M K K
                    Desade grazie di esistere
                    Originariamente Scritto da AK_47
                    si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                      #40
                      Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                      Arturo noto una cosa, tu hai sempre un rapporto particolare con il TEMPO. Passi molto del tuo tempo (per l'appunto) a riflettere sul tempo passato.
                      Nostalgia del passato e timore del futuro.
                      Hai mai analizzato il perchè?
                      sì, il motivo è emerso in analisi: c'è una certa distorsione nella mia percezione del tempo, perchè essendomi ammalato di depressione a 14 anni, in quel momento ho "deciso" di mettere in ibernazione la mia vita e il mio tempo, rifiutandomi di considerare reale il nuovo tempo che stavo vivendo, che consideravo "solo una brutta parentesi", e continuando a considerare reale il tempo passato, quando ero stato felice. Questo meccanismo ha funzionato abbastanza a lungo, ma poi gli "oggetti esterni" che avevo introiettato hanno cominciato a essere dissonanti con la realtà: le persone che erano state intorno a me -i nonni, poi mio padre- sono morte; le automobili hanno iniziato a diventare vintage, come le canzoni o i vestiti, e quello che era il mio rifugio è diventato un luogo pericoloso, abitato dalle "cose morte", come le chiamo.
                      Da qui il tentativo di capire cosa sia il tempo, per liberarmi dalla sua paura

                      se hai la pazienza di leggere questo frammento, rappresenta forse la migliore risposta che mi sono dato sulla consistenza del tempo:

                      --------------------------------------------------------------------------------------------------------
                      I ricordi di cose lontane non sono davvero ricordi perchè non puoi trovarli dentro di te: sai solo che c'erano.
                      Li hai ricordati per tanto tempo, ma ora i giorni stessi in cui ricordavi sono diventati ricordi, e tu sai che lì c'era qualcosa, ma non lo puoi più toccare.

                      I ricordi lontani, per quanto siano fuori dalla realtà, c'è stato un tempo in cui erano il presente, non diverso dal presente che è ora. Le vecchie automobili, i vecchi film, le vecchie canzoni e i tuoi giorni di bambino erano la normalità e la sola realtà che sapevi. Poi quei giorni sono passati e tu li hai riposti dentro di te con ancora addosso il volto e il nome del presente, e anche adesso, dopo tanti anni, in loro cerchi e credi di riconoscere quel volto e quel nome perchè solo così tu li hai conosciuti.

                      Vedo il babbo che mi aiuta a montare la pista delle automobiline, lo vedo col volto del presente che era suo e non riesco a dargli altro senso al di fuori di questo.

                      Re-cordis: richiamare alla mente. I ricordi sono rappresentazioni del sè nel suo essere di allora, quando quel tempo era il presente: per questo i ricordi conservano una parvenza di prossimità.
                      Nella messinscena della memoria, l'epoca rievocata assume un valore di presente e la finzione, nel suo rappresentarsi, diventa realtà.
                      Ma tu riconosci in quelle immagini un presente diverso da quello che è ora, e corroso dal tempo, sbiadito, quindi irreale; è questa irrealtà che dà la misura del passato.

                      Ogni mio ricordo mi appare vicino, ogni cosa sembra solo ieri, ma se guardo ai ricordi degli altri, ai loro genitori morti da anni e alla loro infanzia, il trucco si svela. Nel passato estraneo alla mia esperienza, le immagini si stagliano nel tempo vero in cui furono, ormai staccate dalla realtà; non ho di loro alcun ricordo, alcun falso presente per metterne in scena la rappresentazione, e mi appaiono per quello che sono: non persone, ma anni, anni lontani, e allo stesso modo il mio babbo non è più il presente, non è la realtà, non è una persona. E' il 2006, come lo vedono gli altri.

                      Quell'epoca è passata. Tutto ciò che ne faceva parte, ormai non esiste più.
                      Quando ripenso a quegli anni lontani, è come se li guardassi attraverso un vetro impolverato. Il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare, e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto.

                      Ricordo il babbo quando ero bambino, il vestito avana che metteva all'inizio della primavera, l'odore di sigaretta quando mi baciava. Ma ora queste immagini sono uscite dalla realtà, si muovono lente dietro di me, irreali, come scene che hai rivisto mille volte, fotogrammi ripetuti all'infinito, e ormai sono solo memoria, non sono più la mia realtà. Io non voglio che questo senso scenda sugli ultimi ricordi che ho del babbo, ancora vicini, ancora reali: ma non mi resta nient'altro di lui, e per tenerlo vicino, la mia memoria li passa senza sosta dentro di me, ma sono già solo frammenti. Il babbo fa colazione, inzuppa un biscotto nel latte, poi mi guarda con gli occhi gialli e dice "c'è la possibilità che io muoia", e poi il frammento si interrompe, non ricordo più, e allora la memoria lo passa da capo, e il babbo inzuppa un biscotto e parla e gli occhi sono gialli, e poi inzuppa un biscotto, e parla, e la scena dovrebbe continuare, ma non ricordo, e ricomincia da capo, e questo mi dà il senso della sua irrealtà, e della morte di lui.

                      E' questo corto circuito della memoria che rende irreale il passato: provi a ricordare, ma è solo un frammento, e la memoria fa girare quei pochi istanti, poi non sa andare avanti, torna da capo e ricomincia, e quella che era una cosa vera, questo frammento che aveva un prima e un dopo, lo rivedi ora e si blocca e stride come un disco incantato, ricomincia, e tu allora capisci che non è la realtà, e forse non lo è stata mai.

                      Vedo il babbo che si allontana da me. Lo vedo diventare piccolo, nel tempo, come se ne sono andati i giorni e le cose di quand'ero bambino. Tra poco, avrebbe il senso vago e irreale di via Adua e del nonno, nel 1990. Lui, la persona più importante, sarebbe impalpabile e spettrale come il frammento di un ricordo, come Perry e la nostra vecchia automobile: questo sarebbe lui.

                      Senza coscienza, senza vita, senza presente, i morti stanno nella memoria insieme agli altri ricordi di persone e cose e giorni finiti.

                      Nel tempo, il mio babbo è come una vacanza al mare o un giocattolo che avevo.

                      La sua esistenza, ora, è una forma della memoria, e se ho voglia di vederlo, lui arriva, e se voglio dimenticarlo va via, se voglio ridere di lui posso farlo ballare nudo: decido io, ora, come farlo esistere.

                      Non è più il mio babbo, non è più una persona, è solo una cosa successa, ormai, come un pupazzo della memoria, un pezzo inutile di me.
                      Last edited by Arturo Bandini; 03-06-2020, 18:57:31.

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                        #41
                        Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                        sì, il motivo è emerso in analisi: c'è una certa distorsione nella mia percezione del tempo, perchè essendomi ammalato di depressione a 14 anni, in quel momento ho "deciso" di mettere in ibernazione la mia vita e il mio tempo, rifiutandomi di considerare reale il nuovo tempo che stavo vivendo, che consideravo "solo una brutta parentesi", e continuando a considerare reale il tempo passato, quando ero stato felice. Questo meccanismo ha funzionato abbastanza a lungo, ma poi gli "oggetti esterni" che avevo introiettato hanno cominciato a essere dissonanti con la realtà: le persone che erano state intorno a me -i nonni, poi mio padre- sono morte; le automobili hanno iniziato a diventare vintage, come le canzoni o i vestiti, e quello che era il mio rifugio è diventato un luogo pericoloso, abitato dalle "cose morte", come le chiamo.
                        Da qui il tentativo di capire cosa sia il tempo, per liberarmi dalla sua paura

                        se hai la pazienza di leggere questo frammento, rappresenta forse la migliore risposta che mi sono dato sulla consistenza del tempo:


                        I ricordi di cose lontane non sono davvero ricordi perchè non puoi trovarli dentro di te: sai solo che c'erano.
                        Li hai ricordati per tanto tempo, ma ora i giorni stessi in cui ricordavi sono diventati ricordi, e tu sai che lì c'era qualcosa, ma non lo puoi più toccare.

                        I ricordi lontani, per quanto siano fuori dalla realtà, c'è stato un tempo in cui erano il presente, non diverso dal presente che è ora. Le vecchie automobili, i vecchi film, le vecchie canzoni e i tuoi giorni di bambino erano la normalità e la sola realtà che sapevi. Poi quei giorni sono passati e tu li hai riposti dentro di te con ancora addosso il volto e il nome del presente, e anche adesso, dopo tanti anni, in loro cerchi e credi di riconoscere quel volto e quel nome perchè solo così tu li hai conosciuti.

                        Vedo il babbo che mi aiuta a montare la pista delle automobiline, lo vedo col volto del presente che era suo e non riesco a dargli altro senso al di fuori di questo.

                        Re-cordis: richiamare alla mente. I ricordi sono rappresentazioni del sè nel suo essere di allora, quando quel tempo era il presente: per questo i ricordi conservano una parvenza di prossimità.
                        Nella messinscena della memoria, l'epoca rievocata assume un valore di presente e la finzione, nel suo rappresentarsi, diventa realtà.
                        Ma tu riconosci in quelle immagini un presente diverso da quello che è ora, e corroso dal tempo, sbiadito, quindi irreale; è questa irrealtà che dà la misura del passato.

                        Ogni mio ricordo mi appare vicino, ogni cosa sembra solo ieri, ma se guardo ai ricordi degli altri, ai loro genitori morti da anni e alla loro infanzia, il trucco si svela. Nel passato estraneo alla mia esperienza, le immagini si stagliano nel tempo vero in cui furono, ormai staccate dalla realtà; non ho di loro alcun ricordo, alcun falso presente per metterne in scena la rappresentazione, e mi appaiono per quello che sono: non persone, ma anni, anni lontani, e allo stesso modo il mio babbo non è più il presente, non è la realtà, non è una persona. E' il 2006, come lo vedono gli altri.

                        Quell'epoca è passata. Tutto ciò che ne faceva parte, ormai non esiste più.
                        Quando ripenso a quegli anni lontani, è come se li guardassi attraverso un vetro impolverato. Il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare, e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto.

                        Ricordo il babbo quando ero bambino, il vestito avana che metteva all'inizio della primavera, l'odore di sigaretta quando mi baciava. Ma ora queste immagini sono uscite dalla realtà, si muovono lente dietro di me, irreali, come scene che hai rivisto mille volte, fotogrammi ripetuti all'infinito, e ormai sono solo memoria, non sono più la mia realtà. Io non voglio che questo senso scenda sugli ultimi ricordi che ho del babbo, ancora vicini, ancora reali: ma non mi resta nient'altro di lui, e per tenerlo vicino, la mia memoria li passa senza sosta dentro di me, ma sono già solo frammenti. Il babbo fa colazione, inzuppa un biscotto nel latte, poi mi guarda con gli occhi gialli e dice "c'è la possibilità che io muoia", e poi il frammento si interrompe, non ricordo più, e allora la memoria lo passa da capo, e il babbo inzuppa un biscotto e parla e gli occhi sono gialli, e poi inzuppa un biscotto, e parla, e la scena dovrebbe continuare, ma non ricordo, e ricomincia da capo, e questo mi dà il senso della sua irrealtà, e della morte di lui.

                        E' questo corto circuito della memoria che rende irreale il passato: provi a ricordare, ma è solo un frammento, e la memoria fa girare quei pochi istanti, poi non sa andare avanti, torna da capo e ricomincia, e quella che era una cosa vera, questo frammento che aveva un prima e un dopo, lo rivedi ora e si blocca e stride come un disco incantato, ricomincia, e tu allora capisci che non è la realtà, e forse non lo è stata mai.

                        Vedo il babbo che si allontana da me. Lo vedo diventare piccolo, nel tempo, come se ne sono andati i giorni e le cose di quand'ero bambino. Tra poco, avrebbe il senso vago e irreale di via Adua e del nonno, nel 1990. Lui, la persona più importante, sarebbe impalpabile e spettrale come il frammento di un ricordo, come Perry e la nostra vecchia automobile: questo sarebbe lui.

                        Senza coscienza, senza vita, senza presente, i morti stanno nella memoria insieme agli altri ricordi di persone e cose e giorni finiti.

                        Nel tempo, il mio babbo è come una vacanza al mare o un giocattolo che avevo.

                        La sua esistenza, ora, è una forma della memoria, e se ho voglia di vederlo, lui arriva, e se voglio dimenticarlo va via, se voglio ridere di lui posso farlo ballare nudo: decido io, ora, come farlo esistere.

                        Non è più il mio babbo, non è più una persona, è solo una cosa successa, ormai, come un pupazzo della memoria, un pezzo inutile di me.
                        Quando ti parlavo di analisi intendevo analisi personale non psicanalitica, ma va benissimo anche questo. Io anche mi rivolgo e sto parlando a te come conoscente, amico se vuoi.
                        Premetto che ho letto tutto, ma già nel primo capoverso sei totalmente esaustivo, chiarissimo, cristallino. Il resto è una descrizione dettagliata di quanto già detto all'inizio.
                        Sembra quasi (ripeto, parlo da amico, da utente di Bodyweb...) una difficoltà a fare coping con una situazione di lutto, a superarla. Lo dico perchè parli del passato e ne parli con il dispiacere ed il timore di chi se lo vede sfuggire (appannato come un vetro), sembra che hai paura di dimenticare. Tu temi quasi che abbracciando il futuro tu possa disonorare il tuo passato, ma devi solo accettarlo e passare avanti.



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                          #42
                          Originariamente Scritto da DR. MERDONSO Visualizza Messaggio
                          Quanti integratori occorre comprare per avere la seduta psicologica gratuita?



                          Commenta


                            #43
                            Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                            Quando ti parlavo di analisi intendevo analisi personale non psicanalitica, ma va benissimo anche questo. Io anche mi rivolgo e sto parlando a te come conoscente, amico se vuoi.
                            Premetto che ho letto tutto, ma già nel primo capoverso sei totalmente esaustivo, chiarissimo, cristallino. Il resto è una descrizione dettagliata di quanto già detto all'inizio.
                            Sembra quasi (ripeto, parlo da amico, da utente di Bodyweb...) una difficoltà a fare coping con una situazione di lutto, a superarla. Lo dico perchè parli del passato e ne parli con il dispiacere ed il timore di chi se lo vede sfuggire (appannato come un vetro), sembra che hai paura di dimenticare. Tu temi quasi che abbracciando il futuro tu possa disonorare il tuo passato, ma devi solo accettarlo e passare avanti.
                            perchè non mi sono costruito una mia identità, ho legato l'idea che ho di me ai miei genitori (riguardo mio padre una cosa che scrivo spesso è "io sono lui, lui è me"). Ho fatto la stessa cosa riguardo il concetto di patria, per cui ho paura che la perdita del mio passato, inteso come famiglia di origine e contesto in cui esistevo (che può essere rovinato dagli immigrati, dalla trasformazione del paesaggio etc) comporti una perdita della mia identità.
                            Ti chiedo un consiglio: onestamente, se mettessi insieme tutti i miei scritti, che non sono ripetizioni, ma infinite variazioni sul tema delle cose postate oggi (la memoria olfattiva e visiva, la perdita dell'identità legata alla memoria, la fallacia dei ricordi etc)... potrebbe avere un qualche interesse?
                            Ho sul pc quasi 7000 files come quello sopra, ne verrebbero fuori altrettante pagine.
                            Non credo di essere particolarmente dotato, ma la vita mi ha portato a vedere le cose da un punto di vista originale, e forse potrei sfruttare a mio vantaggio questo incidente
                            Last edited by Arturo Bandini; 03-06-2020, 19:54:29.

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                              #44
                              ho anche decine di micro-racconti. Non so... è proponibile fare un bello zibaldone di riflessioni e racconti, tutte variazioni sul tema, o questa roba fa cacare?
                              Posto un esempio poi basta


                              Unghie

                              Facevano due anni quell'inverno. Due anni dalla notte in cui era suonato il telefono, e quanto fa paura un telefono che suona di notte? cos'altro può dirti un telefono alle tre di notte, se non che tuo figlio ha avuto un incidente e non si preoccupi, ma venga subito?
                              Dopo due anni, camera sua aveva ancora il letto rifatto di quella mattina, e l'armadio pieno, le foto, i giocattoli di quando Alberto era bambino. Anche il resto della casa era lo stesso, perchè a cosa serve comprare cose, quando non ci saranno famiglie nè nipoti, ma solo giorni che scorrono senza sorrisi? bisogna aspettare che passi la notte per sbaraccare, come nelle case di riposo le persone vecchie aspettano, col piagiama, un bicchiere e le parole incrociate, perchè tanto tra poco è già ora di andare.
                              Ma Marta decise che quel Natale avrebbero fatto l'albero e l'avrebbero fatto lì, per essere costretti a passare un po' di tempo insieme, lei con Luigi e tutti e due col ricordo di lui, anche se quel ricordo c'era ogni istante, ma non detto, non condiviso, come se per pudore non se ne dovesse parlare.
                              Tornò in cucina stringendo qualcosa tra il pollice e l'indice "guarda cosa c'era sotto il comodino di Albe" e gli posò un frammento di unghia nell'incavo della mano: una falce di luna ritagliata, e quell'unghia era sua. Luigi prese una bomboniera d'onice e vi ripose l'unghia, e nessuno dormì quella notte: c'era un pezzo di Albe lì dentro, una cosa più vera di qualsiasi foto, di qualsiasi vestito, una cosa che era stata parte di lui, che era stata lui. Dopo due anni, era come tornare alla sera in cui seduto sul letto si era tagliato le unghie: era ancora vivo, era lì, non era ancora suonato il telefono, quella sera. Non dissero niente, ma tutti e due fissavano nel buio il ripiano del cassettone, e al mattino si alzarono e guardarono l'unghia, e poi, senza bisogno di dire niente, andarono di là e accesero le luci e frugarono in terra e nei cassetti e alla sera avevano un tesoro di 4 unghie e 11 capelli neri.
                              Divenne il loro svago, la loro scommessa: ogni giorno andavano da Albe e cercavano qualche nuovo regalo che lui gli spediva da due anni fa. Era riaverlo di nuovo a casa, e finchè avessero trovato un capello, un foglio dimenticato in mezzo a un libro, uno scontrino, una carta di chewingum, una qualsiasi cosa lui avesse vissuto, questo voleva dire che Alberto non era lontano. Finchè nella stanza continuavano a apparire pezzi di lui, sarebbe stato "solo ieri", e avrebbero potuto continuare per sempre così, e per sempre sarebbe stato solo ieri, perchè i morti lontani non fanno di queste cose, non lasciano peli e biglietti, i morti lontani.
                              Ora il loro conforto erano i ricordi, e ogni pezzo di lui che ancora trovavano portava con sè un ricordo. Senza più felicità, cercavano i frammenti di felicità rimasti attaccati ai frammenti di lui.
                              Quando fu impossibile trovare altri resti, si iniziò a leggere i suoi libri, a ascoltare le sue canzoni, e la sera sedevano tutti e due accanto al letto "andiamo a leggere da Albe".
                              Quella mattina, Luigi era solo in casa. Tra i cd ce n'era uno che non funzionava, non suonava niente; l'aveva tenuto da parte come per presagio. Accese il pc, vi inserì il disco e comparvero le foto dei bambini insieme agli uomini. Le guardò tutte, senza riuscire a raccontarsi bugie, poi estrasse il disco e lo distrusse.
                              "Gigi andiamo a leggere da Albe" quella sera, e lui la seguì, e lesse le Fiabe che gli leggeva da bambino, e poi montarono insieme il galeone, e giocarono, e risero molto; Albe era morto, gli era stato tolto tutto, a lui, e non era giusto, e invece quei bambini lui non li conosceva, non ne sapeva niente, non gliene importava. Lui voleva indietro il suo bambino, la sua voce, i suoi capelli, le sue unghie.

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                                #45
                                Originariamente Scritto da Lukinosnake Visualizza Messaggio
                                Giuro che sembra la lettera di uno che spera di morire.
                                Non ne cogli la poetica. La causa è in te.

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