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Emergenza Coronavirus: thread unico.

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    Emergenza Coronavirus: thread unico.

    Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
    Quando uno inizia a insultare sul personale e non risponde a nessun ragionamento nel merito, visto che ne ho esposti parecchi e potresti criticare quelli, è chiaro che non merita nemmeno risposta

    Se non hai capito ho una laurea attinente. E' come se un dentista criticasse un altro dentista.
    Ho insultato sul personale perche hai detto che “solo gli idioti non leggono i dati”.

    That s it, in caffetteria non insulterei mai senza motivo e dal nulla.

    Tornando al topic, io ripeto che TUTTI i governi del mondo occidentale ad oggi hanno adottato lo stesso approccio, anche chi era contrario. Non penso che ci siano altre vie se tutti adottano questo approccio che porta sacrifici economici enormi per tutti: sicuramente è l unica via percorribile (con buona approssimazione) nel nostro contesto.

    Penso che sicuramente tutte le opzioni che a te, dal salotto di casa tua navigando su internet, sembrano molto piu valide sono in realta inefficaci e gia esaminate e scartate da gente ben piu preparata.

    Poi se hai l arriganza di pensare che tutti ingoverni e l oms siano dei poveri idioti mentre tu sei un dritto che ha la soluzione in mano beh alzo le mani..


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      Originariamente Scritto da arkon86 Visualizza Messaggio
      Ho insultato sul personale perche hai detto che “solo gli idioti non leggono i dati”.

      That s it, in caffetteria non insulterei mai senza motivo e dal nulla.

      Tornando al topic, io ripeto che TUTTI i governi del mondo occidentale ad oggi hanno adottato lo stesso approccio, anche chi era contrario. Non penso che ci siano altre vie se tutti adottano questo approccio che porta sacrifici economici enormi per tutti sicuramente è l unica via nel nostro contesto.

      Penso che sicuramente tutte le opzioni che a te, dal salotto di casa tua navigando su internet, sembrano molto piu valide sono in realta inefficaci e gia esaminate e scartate da gente ben piu preparata.

      Poi se hai l arriganza di pensare che tutti ingoverni e l oms siano dei poveri idioti mentre tu sei un dritto che ha la soluzione in mano beh alzo le mani..


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      Io non ho detto che sei idiota, ho detto che non hai letto bene i dati. Perchè se lo fai e non sei idiota inevitabilmente non la potresti pensare molto diversamente da me.

      Infatti non ti è chiaro, perchè non hai letto e non hai guardato i dati, che quello che stanno facendo tutti i governi del mondo è praticamente quello che dal mio salotto ripeto da giorni oppure quello che molti hanno ripetuto qui. Semplicemente dico di farlo più rapidamente. Perchè il tempo ora sono vite umane.

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        Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
        Sì, infatti l'ho premesso, in queste condizioni non si deve lasciare niente di intentato.

        Sul ciarlatano, falsificare i dati in un lavoro scientifico è una cosa ignobile, quasi un delitto. Secondo me dopo due volte che ti beccano ti dovrebbero bannare da tutti i giornali. Lui da questo punto di vista ha un passato molto sporco, ed è stato beccato a farlo parecchie volte. E se è giusta l'idea che mi sono fatto di lui - di nuovo a livello da caffetteria, senza riscontri diretti - mi sembra uno che quando vuole certi dati, li ottiene. Ovvero, i suoi galoppini faranno in modo di darglieli. L'ho visto accadere diverse volte in situazioni del genere.

        Detto questo, mia madre è anziana e vive in Emilia, di questo passo la prenderà di sicuro. Se la terapia invece funzionasse sarei molto più tranquillo.
        Può anche essere che abbia il vizio di portare a casa il risultato più facilmente. Potrebbe anche essere che la sua ricetta risulti un po' meno efficace o un po meno sicura di quanto lui speri. Questo si verificherà ma almeno abbiamo un'arma da domani. Comunque non c'è solo lui, la clorochina è stata studiata da altri gruppi. Non è stata tirata fuori dal nulla, è sempre stata tra le soluzioni più promettenti e con innumerevoli vantaggi (costo, diffusione).

        Aggiungo che in tempi difficili e sotto forti costrizioni ci servono anche speranze. Avere delle armi da testare rende tutto sicuramente migliore in termini pratici.
        Last edited by jinx; 29-03-2020, 03:00:33.

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          Originariamente Scritto da arkon86 Visualizza Messaggio
          Manda cv a conte o a trump così ne usciamo entro pochi giorni!
          Guarda che anche Trump sponsorizza idrossiclorochina e azitromicina da una settimana, eh? Tweet del 21 marzo


          Last edited by Maverick87; 29-03-2020, 03:11:34.

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            Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
            Può anche essere che abbia il vizio di portare a casa il risultato più facilmente. Potrebbe anche essere che la sua ricetta risulti un po' meno efficace o un po meno sicura di quanto lui speri. Questo si verificherà ma almeno abbiamo un'arma da domani. Comunque non c'è solo lui, la clorochina è stata studiata da altri gruppi. Non è stata tirata fuori dal nulla, è sempre stata tra le soluzioni più promettenti e con innumerevoli vantaggi (costo, diffusione).

            Aggiungo che in tempi difficili e sotto forti costrizioni ci servono anche speranze. Avere delle armi da testare rende tutto sicuramente migliore in termini pratici.
            Più che altro ha il vizio di truffare il prossimo

            per il resto, sì, speriamo allora.
            B & B with a little weed










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              Originariamente Scritto da Maverick87 Visualizza Messaggio
              Guarda che anche Trump sponsorizza idrossiclorochina e azitromicina da una settimana, eh?

              Glielo ho detto che non si legge i dati, però si offende e pensa che gli do dell'idiota

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                La notizia della clorochina l'ho postata qualche giorno fa, non è nuovissima
                sigpic

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                  Trump legge bw, si sa

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                    Coronavirus, la ripresa sarà scaglionata. Ultimi a riaprire saranno bar e discoteche

                    Serrata e maggiori controlli per la Pasqua. Dopo il 18 aprile un nuovo decreto modulerà le possibili riapertura ma solo se l’indice dei contagi sarà inferiore a 1

                    Sarà una ripresa scaglionata quella che segnerà la fine dell’emergenza da coronavirus. E sarà lenta. Soltanto dopo il nuovo blocco di due settimane che sarà decretato il prossimo 3 aprile e durerà fino al 18 aprile, si comincerà a discutere i criteri per la progressiva riapertura. La condizione primaria rimane quella di R0, l’indice di contagiosità inferiore a 1 (un positivo infetta meno di una persona). Ma anche dopo aver raggiunto questo risultato bisognerà mantenere alcuni divieti e limitazioni per impedire che la circolazione degli asintomatici possa far risalire il numero dei positivi. Ecco perché gli ultimi ad aprire saranno i locali dove maggiore è la possibilità per le persone di stare a stretto contatto come discoteche, i bar, i ristoranti, i cinema e i teatri. Mentre i primi a riprendere l’attività potrebbero essere quegli imprenditori che fanno parte della filiera alimentare e farmaceutica. E in vigore fino alla fine dell’epidemia ci saranno anche le misure strettissime per chi torna dall’estero rese ancora più severe da un’ordinanza emanata ieri.


                    Serrata per Pasqua

                    «A inizio settimana con gli scienziati del comitato tecnico scientifico e confidiamo che ci portino delle buone notizie. Ci manteniamo sempre vigili e attenti per adeguare le nostre valutazioni», ha spiegato ieri Conte. E le indicazioni degli esperti appaiono già scontate, a partire da quelle sulle festività pasquali che — la posizione del comitato sarà netta — «dovranno essere all’insegna della distanza». Ecco perché non solo saranno in vigore tutti i divieti di spostamento, ma verranno intensificati i controlli delle forze dell’ordine per impedire che a qualcuno venga in mente di uscire da casa e rimanere fuori più del tempo consentito per fare la spesa o andare in farmacia, al massimo portare il cane a far il giro del palazzo. E chiuse dovrebbero rimanere anche quelle aziende che fanno parte della filiera dei servizi essenziali (alimentari e farmaceutica) per cui si sta valutando una deroga se abbiano dimostrato di poter dotare i dipendenti dei dispositivi di sicurezza. Se ne riparlerà semmai la settimana successiva al 12 aprile.


                    Bar e palestre

                    Dal 18 aprile, si valuterà il resto. Ma i criteri di rimodulazione delle misure appaiono già ben delineati. E anche se i dati dovessero essere positivi, per il ritorno alla normalità serviranno comunque settimane. Gli ultimi ad aprire saranno tutti i luoghi dove è difficile mantenere la distanza, dunque i locali destinati ai giovani come le discoteche, i bar, i pub. Stesso discorso per i ristoranti, i posti dove si svolgono attività ludiche, come le sale giochi, le palestre e le piscine. È possibile che si consenta la riapertura di qualche negozio, ma dovrà sempre essere rispettata la distanza di un metro, così come la regola di entrare uno alla volta a meno che non si tratti di grandi spazi. Per questo è legata strettamente all’andamento del contagio la decisione che riguarda la ripresa di quelle attività dove c’è il contatto diretto con il cliente come i centri estetici oppure i parrucchieri. Sospesi fino a data da destinarsi anche gli eventi pubblici dove risulta impossibile controllare il rispetto della distanza tra le pesone. E tanto basta a comprendere quanto sia difficile la scelta sul ritorno a scuola dei ragazzi.

                    Modulo per chi torna

                    L’ordinanza emessa ieri per stringere le maglie rispetto ai ritorni dall’estero rende evidente anche il tempo che ci vorrà per consentire la libera circolazione tra gli Stati. Chi rientra in Italia - si stimano circa 200mila cittadini oltre ai 30mila già tornati- deve infatti «andare in quarantena e all’atto dell’imbarco su aerei o navi (con la mascherina) compilare l’autocertificazione per indicare l’indirizzo dove starà in isolamento. In caso di insorgenza di sintomi Covid-19, «c’è l’obbligo di segnalazione con tempestività all’Autorità sanitaria». Le stesse regole valgono per chi torna con mezzi propri: quarantena e obbligo di indicare alle Asl l’indirizzo dove andrà a stare. Se non si ha la possibilità di effettuare la quarantena in quel domicilio (ad esempio se nell’abitazione non ci sono stanze dove rimanere in isolamento) la Protezione civile indicherà il luogo dove il cittadino dovrà trascorrere, a proprie spese, i 14 giorni.


                    CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Rezza (Iss): «Questo virus è infido, tra un mese capiremo l’effetto delle chiusure»

                      «A fine aprile capiremo l’effetto dei blocchi» spiega Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità.

                      «Macché riaperture. Dobbiamo toglierci questa parola dalla testa per un bel po’», prende le distanze da previsioni fin troppo ottimistiche Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità. Dunque il ritorno alla vita normale è lontano?
                      «Ancora dobbiamo vedere gli effetti chiari delle misure di contenimento e già pensiamo alla vita normale? Non esiste. Il virus non scompare per incanto e se anche avessimo la bacchetta magica per eliminarlo dovremmo fare i conti col resto d’Europa, con i Paesi che non hanno adottato provvedimenti forti prendendo a modello la città di Wuhan, dove è cominciata l’epidemia. Che facciamo, sigilliamo le frontiere per difenderci?».

                      Il governo è orientato a prolungare la chiusura totale per altre due settimane oltre il 3 aprile. Giusto?
                      «Abbiamo visto decrescere la trasmissione del virus nelle ex zone rosse del Nord, a Codogno in particolare, dove le chiusure sono scattate prima. Nel resto d’Italia sono cominciate l’8 marzo. In sole 2 settimane gli effetti del blocco non sono visibili, per avere chiarezza bisogna arrivare almeno fino alla fine di aprile. È logico prevedere di allungare il blocco almeno di altre due settimane».

                      E quando la curva scenderà con chiarezza?
                      «Anche quando vedremo che la diminuzione dei casi è chiara e decisa e che non si tratta di un semplice rallentamento non si potrà dichiarare tana liberi tutti. Guardiamo l’esempio di Wuhan. I casi si sono azzerati definitivamente il 19 marzo eppure stanno programmando la ripresa con estrema prudenza».

                      Emergenza finita a maggio?
                      «Abbiamo a che fare con un virus infido. Quando sembra aver mollato ecco che rispunta fuori, pronto a ripartire rapidamente. Guardiamo cosa è successo in Calabria e, nel Lazio, a Fondi e Nerola. La circolazione era ritenuta bassa eppure ha colpito con focolai improvvisi».


                      Bisogna attendere che il valore R0, l’erre-zero, indice di contagiosità, scenda?
                      «L’R0 è un parametro importante per valutare un’epidemia in una malattia infettiva. Significa numero di riproduzione di base e indica il numero di contagi medi secondari partiti da una persona infetta. Per bloccare il virus occorre che l’erre-zero sia inferiore a 1 vale a dire che un individuo non contagi neppure una seconda persona. Solo così l’incidenza diminuisce».

                      Qual è l’indice di contagiosità del virus in Italia?
                      «Se il nuovo coronavirus fosse stato libero di correre avrebbe raggiunto un R0 di 2-3. Con questi interventi di contenimento si potrà ricondurre al di sotto della soglia, come è successo a Codogno, prima di una ripresa. Il valore dell’Italia non si può stimare perché abbiamo diverse situazioni regionali. Siamo nettamente al di sopra di 1. Se non ci fosse stato il lockdown in 6 mesi l’epidemia avrebbe provocato milioni di malati e avremmo potuto calcolarlo a due mesi dalla comparsa del virus. In Italia la situazione è diversa, le chiusure sono state progressive quindi non è possibile prevedere la data del picco».


                      CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Coronavirus, scienziati in attesa del picco dei contagi: «Serve ancora una settimana»

                        Il virologo Pregliasco: «La curva sta per stabilizzarsi, ma una discesa evidente arriverà solo a fine aprile». Ricciardi: «Molto dipende dai nostri comportamenti»

                        In Italia siamo in attesa del picco dell’epidemia da coronavirus, la fase peggiore del contagio, ma anche la data che segna l’inizio della discesa e il vero parziale, ma decisivo, successo delle politiche di contenimento. I primi timidi segnali ci sono: «Pur con tutte le cautele del caso — afferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano —, vediamo come l’incremento percentuale giornaliero dei soggetti positivi, pur con un valore numerico che aumenta ancora, evidenzia un rallentamento della crescita. Non è ancora la fase calante, ma è un buon segnale. Il picco, infatti, si verifica quando si raggiunge il valore massimo di nuovi casi in un giorno». Valore che, dai giorni successivi, deve scendere.


                        Andamento piatto

                        Capire a che punto siamo rispetto alla data di arrivo del picco non è facile, ma dopo alcuni giorni di numeri (tutto sommato) contenuti si può azzardare una previsione: «Quello che abbiamo fatto con le restrizioni è “flettere la curva”, cioè abbiamo fatto diventare la montagna una collina. Nei prossimi giorni ci dobbiamo aspettare un plateau, un “altopiano” — spiega Pregliasco —. Attenzione, però, i nuovi casi per un po’ potrebbero anche non abbassarsi. Sarà dovuto al campionamento: quando i soggetti infetti sono meno, li si riesce a tracciare tutti». Siamo arrivati a un andamento quasi piatto perché il momento peggiore è stato spostato (di proposito) più in là nel tempo, per dare modo al servizio sanitario di organizzarsi con l’emergenza. Se avessimo lasciato circolare il virus senza alcuna misura restrittiva, avremmo avuto un picco esponenziale verticale, adesso invece abbiamo una stabilizzazione. Per quanto durerà ancora? Dalla fine della prossima settimana si potrebbe iniziare a vedere un calo: «Sono d’accordo — conferma Walter Ricciardi, membro del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza —: più che di picco si parla di appiattimento della curva epidemica e, se le misure saranno rispettate, abbiamo la ragionevole possibilità di avere invertito il trend».


                        La quota dei morti

                        A che numero di morti e ammalati è possibile fissare l’arrivo del picco? È impossibile prevederlo ora, anche perché sono cifre in entrambi i casi sottostimate e destinate a crescere (anche se progressivamente meno) fino alla fine della prima ondata di contagi. «I positivi adesso aumentano di circa 5.000 al giorno e purtroppo ci aspettiamo sempre 500-600 decessi quotidiani ancora per una settimana — afferma Pregliasco —. Il numero di vittime, inoltre, fotografa la situazione esistente una settimana prima, visto che il peggioramento delle condizioni dei pazienti di solito avviene dopo circa sette giorni di malattia».

                        I modelli matematici

                        Per essere certi di aver imboccato la strada giusta bisognerà vedere se alla fine della prossima settimana ci sarà un numero minore di nuovi casi rispetto a quelli del giorno prima. Anche i modelli matematici non si spingono molto oltre con le stime: «Hanno diversi margini di errore — spiega Pregliasco — prevedono solo due o tre giorni con maggiore esattezza, un po’ come avviene per le previsioni del tempo». «Tutti stanno facendo modelli — aggiunge Ricciardi —, comprese l’Oms e la Commissione Europea, ma sono calcoli che non vengono resi pubblici. Nessuna istituzione seria vuole fare previsioni che non siano assolutamente certe». Altra variabile che incide sull’arrivo del picco italiano è la presenza di situazioni localmente diverse e sfasate (anche cronologicamente), «a macchia di leopardo»: alcune zone della Lombardia hanno appiattito la curva da qualche tempo, altre sono ancora in emergenza. Tutte insieme contribuiscono al dato generale italiano. «Nonostante le variabili regionali mi aspetto che, dopo l’inversione di tendenza, la discesa sia chiara ed evidente a fine aprile», ipotizza Pregliasco.


                        Quando finirà

                        Dato che l’abbattimento più o meno veloce dipende tanto dal nostro comportamento e dal rispetto delle misure di distanziamento sociale non è il caso di allentare la stretta, ma fino a quando dovremmo aspettare? Fino al giorno in cui non registreremo più casi autoctoni, come in Cina? «Più ci si arriva vicini meglio è. Chiaro che poi non sarà “tutti al mare”: dovremo mantenere un’attenzione elevata come stanno facendo a Wuhan, tenerci in casa mascherine e disinfettanti per le mani almeno per il prossimo anno (o due). La ripartenza non sarà istantanea: diverse pandemie hanno avuto ondate successive, anche se con meno casi complessivi», dice Pregliasco. Una ripresa graduale, quindi, e con molte cautele, ma almeno avremo miglior capacità di prevenire l’eventuale seconda ondata: «Non sarà più una marea montante e saremo più organizzati con i controlli», continua Pregliasco. Quando finirà tutto veramente? «Torneremo a una vera normalità quando avremo una cura specifica e un vaccino e ci vorranno mesi», conclude Ricciardi.


                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
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                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Coronavirus, Trump vuole chiudere New York: Usa piegati dall’epidemia

                          Il presidente pensa a misure di contenimento anche per il New Jersey e parte del Connecticut. Il governatore Cuomo polemizza: non ne so nulla. Fuga verso la Florida, residenti locali spaventati. La General Motors «militarizzata» per far fronte alla crisi (o per fini elettorali?)

                          Donald Trump «sta valutando» se chiudere a chiave gli Stati di New York, New Jersey, «certe parti del Connecticut» e «forse altri uno o due posti». Dalla Grande Mela, il governatore Andrew Cuomo, nella conferenza stampa ormai quotidiana, ha detto di «non averne parlato con il presidente», di «non aver neanche capito bene di che cosa si tratta e se sia legalmente possibile».

                          Misure drastiche

                          In realtà tutte le misure di restrizione erano già previste in un piano messo a punto dalla Cdc di Atlanta, l’autorità sanitaria federale. Il 12 febbraio scorso, la sua direttrice, Nancy Messonier, aveva spiegato ai giornalisti collegati per telefono che erano pronte misure drastiche di «contenimento», compresa l’eventuale «quarantena forzata» dell’aree più colpite. Un mese e mezzo fa nessuno ci aveva dato peso. Quel giorno negli Stati Uniti i casi positivi erano 14. Ieri, ultimo aggiornamento, li ritroviamo al livello più alto nel mondo: 116 mila, con quasi duemila morti.


                          L’epicentro

                          L’epicentro sempre più preoccupante è New York city: oltre 26 mila contagiati, in rapida crescita, 450 morti. La macchia rossa, però, si sta allargando verso Nord, dove il Massachusetts conta 3.240 casi e 35 morti e il piccolo Connecticut 1.291 e 27 decessi, cifre superiore a quelle di grandi Stati come l’Ohio.Il fronte si muove anche verso Sud. Il New Jersey è adesso il secondo polo di infezione del Paese, con 108 morti e 8.825 test positivi, il doppio della California.

                          L’allarme dei medici

                          L’allarme dei medici si sta concentrando su questo quadrante. Ed è probabilmente a loro, agli esperti della Cdc e agli scienziati della task force anti virus che Trump fa riferimento, quando dice: «C’è qualcuno che vorrebbe vedere New York, il New Jersey in quarantena. Ci sto pensando proprio in questo momento. Potremmo non doverlo fare, ma c’è una possibilità che nel corso della giornata dovremo dichiarare la quarantena, per un breve periodo, due settimane, in queste zone». Nel concreto vorrebbe dire, aggiunge il presidente applicare «restrizioni di viaggio», cioè divieto di uscire dagli Stati con la polizia a controllare i confini interni.


                          Una misura senza precedenti

                          Una misura che, a memoria, non ha precedenti. Il presidente ha preso nota anche delle rimostranze del governatore della Florida, il super trumpiano Ron DeSantis: «Hanno molti problemi laggiù in Florida. Molti newyorkesi si stanno spostando lì, infettando pesantemente quei posti». In effetti anche nello Stato di Miami la curva sale: 3.745 positivi e 52 vittime. Per il momento c’è ancora un grande scarto tra gli annunci e la situazione concreta. In generale resta complicato fare un tampone e a New York gli ospedali si avvicinano alla saturazione. Trump ha anticipato la partenza della nave ospedale «Comfort», 1.000 posti letto, 1.200 tra dottori, specialisti, infermieri. È salpata ieri dal porto di Norfolk in Virginia; approderà lunedì mattina al Pier 90 di Manhattan, uno dei moli riservati alle grandi imbarcazioni. Intanto Cuomo ha disposto il rinvio delle primarie democratiche dal 28 aprile al 23 giugno e aspetta il picco del contagio tra due-tre settimane.

                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Coronavirus, chiudere la Lombardia

                            L'editoriale. I numeri di contagi e morti dimostrano che la regione è un caso a parte. Serve il coraggio di isolarla per due settimane

                            Non è ancora troppo tardi. Non può esserlo. Bisogna fare in modo che non lo sia. Con la bizzarra eccezione dell'Antartide e dei suoi 4 mila ricercatori, non c'è angolo del pianeta che non stia sperimentando il flagello del coronavirus. Non c'è persona o personaggio, per quanto ricco e potente, che possa assicurarsi l'immunità. E non c'è alle viste né una cura né un vaccino che consentano di arginare l'avanzata di una pandemia che lascerà dietro di sé cicatrici profondissime e imprevedibili mutamenti di scenari globali. L'unica trincea che al momento appare sicura è l'isolamento in casa.

                            Dopo il primo sbarco in Cina, l'Italia è stata per molte settimane l'epicentro occidentale dell'attacco virale ai nostri polmoni e alla nostra civiltà. Ne stanno pagando un prezzo atroce intere categorie umane, soprattutto anziani, medici, infermieri, abitanti di città focolaio, persone sole rimaste ai margini della rete di assistenza. Il primato dei contagi è passato agli Stati Uniti, presto la Spagna si avvicinerà agli standard dei nostri quotidiani bollettini di guerra, l'ombra nera si allunga anche in Germania, Francia e Gran Bretagna.

                            Nel suo diario da una quarantena su Repubblica, Paolo Rumiz scrive: "Mai come oggi ne esce chi sa cantare in coro". Non sembra la piega che sta prendendo l'Europa, per fermarci nel nostro cortile. Vorrebbe essere, almeno nelle intenzioni, la strada scelta dall'Italia, con misure via via più stringenti, estese senza differenze all'intero territorio nazionale. Ma le differenze nell'intensità del contagio ci sono eccome e forse sarebbe arrivato il momento di tenerne conto. La Lombardia, per esempio.

                            Nonostante la comprensibile volontà di diffondere un po' di ottimismo da parte del governatore Fontana ("Penso che stia iniziando la discesa"), la regione locomotiva del Paese da sola conta ormai, e non da oggi, più della metà sia dei contagiati sia dei morti totali. La parte d'Italia dove tutto è cominciato (21 febbraio, paziente uno a Codogno) si è trasformata in poco più di un mese nella bocca del vulcano dove si concentra il rosso più acceso dell'intera nazione. Si vede a occhio nudo su qualsiasi mappa: la macchia più intensa del Covid-19 sta in un cerchio stretto tra Milano, Bergamo e Brescia, con un alone macabro che si estende fino a lambire i confini di Veneto e Piemonte.

                            Un grande vecchio della ricerca scientifica come Silvio Garattini proprio ieri ammoniva: "Bisognava chiudere prima, ora a pagare sono personale sanitario e operai". Per poi aggiungere una verità scomoda ma ineludibile: "Il senso della vita viene prima del senso degli affari. Ma qualcuno ha invertito le priorità". Il risultato di questo ribaltamento di valori, giustificato dal tentativo di scongiurare almeno in parte il collasso economico annunciato, sta temperando assai poco la deriva della crisi produttiva mentre sta aggravando di molto l'inventario delle vittime.

                            Anche dopo l'accordo con i sindacati che ha portato a un restringimento delle attività consentite, nell'industriosa Lombardia circolano ancora, quotidianamente, centinaia di migliaia di lavoratori, soltanto in parte legati all'indispensabile filiera che garantisce alimentari, sistema sanitario e farmacie. Sono donne e uomini che escono di casa, raggiungono la fabbrica o il magazzino o l'officina con mezzi pubblici o propri, si offrono a infinite possibilità di contagio, e quindi tornano a sera in abitazioni dove magari li aspettano familiari che stanno rispettando la consegna della lunga quarantena.

                            Non è il momento dei processi, né dell'attribuzione di responsabilità. Ma è il tempo, questo sì, del coraggio di prendere decisioni forti. Fatte salve le attività strettamente necessarie, andrebbe con responsabilità, e anche con urgenza, valutata l'ipotesi di chiudere in modo drastico l'intera Lombardia per due settimane, chiedendo un ulteriore ma non differibile sacrificio a chi ci abita, a chi ci opera, ai titolari di piccole e medie imprese comprensibilmente spaventati dall'idea di non riuscire a ripartire. Qualsiasi ipotesi di ricostruzione dopo questo abisso passa attraverso decisioni nette che mettano in cima alle priorità la salvezza delle vite, e quindi il contenimento del contagio, attraverso l'edificazione di argini disegnati là dove il morbo più infuria. Al di là di qualsiasi considerazione politica o finanziaria. Al di là di ogni calcolo di convenienza. Salvare la Lombardia per salvare l'Italia. Prima che sia davvero troppo tardi

                            L'editoriale. I numeri di contagi e morti dimostrano che la regione è un caso a parte. Serve il coraggio di isolarla per due settimane
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
                              Più che altro ha il vizio di truffare il prossimo

                              per il resto, sì, speriamo allora.
                              Ma questo è il top-virologo/genio si cui si parlava pagine fa? Con lo studio di 80 persone? Ed è bannato da un importante giornale scientifico perché con il suo gruppo ha il vizietto di taroccare i dati dei paper? Bene direi.

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                                Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
                                Fraté, molti, troppi personaggi stanno strumentalizzato il momento per una personale ribalta. Conte è tra questi. Vorrei vederlo molto di meno (esce con cadenza bisettimanale in TV) e vedere al suo posto misure efficaci ed almeno una parvenza di risultati. Continua/continuano ad andare per tentativi e a navigare a vista.
                                .

                                Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
                                Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                                parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                                Originariamente Scritto da GoodBoy!
                                ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                                grazie.




                                PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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