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    Immagino che duro colpo per gli estroversi l'ultimo anno, le discoteche possono considerarsi finite.
    sigpic

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      ma che duro colpo,ormai siamo tutti abituati

      sto comprando dei mattoni per murare tutta casa perchè voglio stare a casa come mi ha detto la televisione
      poi tengo i diti incrociati in finger crossed così va tutto bene

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        Originariamente Scritto da SimoneBW Visualizza Messaggio
        Miller, mi permetto, a speranza non gli farei neanche parcheggiare la macchina.

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        speranza, conte, figliuolo, draghi... non vedo strategie molto diverse tra loro.

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          Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
          https://www.adnkronos.com/variante-s...pOOcsk7RkjCSFV


          in attesa di review, la variante sudafricana ad oggi risulta quella piu’ difficile da arginare, anche con Pfizer da questo piccolo studio, anche se in effetti e’ il primo di fatto.
          Non specifica sulla sintomatologia (alla fine quello che ci interessa).

          Notizia dell’ultim’ora.

          sono andato a leggermelo lo studio (che deve ancora essere sottoposto a review)

          The SARS-CoV-2 pandemic has been raging for over a year, creating global detrimental impact. The BNT162b2 mRNA vaccine has demonstrated high protection levels, yet apprehension exists that several variants of concerns (VOCs) can surmount the immune defenses generated by the vaccines. Neutralization assays have revealed some reduction in neutralization of VOCs B.1.1.7 and B.1.351, but the relevance of these assays in real life remains unclear. Here, we performed a case-control study that examined whether BNT162b2 vaccinees with documented SARS-CoV-2 infection were more likely to become infected with B.1.1.7 or B.1.351 compared with unvaccinated individuals. Vaccinees infected at least a week after the second dose were disproportionally infected with B.1.351 (odds ratio of 8:1). Those infected between two weeks after the first dose and one week after the second dose, were disproportionally infected by B.1.1.7 (odds ratio of 26:10), suggesting reduced vaccine effectiveness against both VOCs under different dosage/timing conditions. Nevertheless, the B.1.351 incidence in Israel to-date remains low and vaccine effectiveness remains high against B.1.1.7, among those fully vaccinated. These results overall suggest that vaccine breakthrough infection is more frequent with both VOCs, yet a combination of mass-vaccination with two doses coupled with non-pharmaceutical interventions control and contain their spread. ### Competing Interest Statement The authors have declared no competing interest. ### Funding Statement This study was supported by an ERC starting grant 852223 (RNAVirFitness), by an Israeli Science Foundation grant 3963/19, and by kind donations from the Millner and AppFlyer foundations. This study was supported in part by fellowships to TK, NH, and SH from the Edmond J. Safra Center for Bioinformatics at Tel-Aviv University. ### Author Declarations I confirm all relevant ethical guidelines have been followed, and any necessary IRB and/or ethics committee approvals have been obtained. Yes The details of the IRB/oversight body that provided approval or exemption for the research described are given below: The study was approved by the CHS institutional review board (IRB #0016-21-COM2) and was exempt from the requirement for informed consent. The study was further approved by the Tel-Aviv University ethics committee (0002706-1). All necessary patient/participant consent has been obtained and the appropriate institutional forms have been archived. Yes I understand that all clinical trials and any other prospective interventional studies must be registered with an ICMJE-approved registry, such as ClinicalTrials.gov. I confirm that any such study reported in the manuscript has been registered and the trial registration ID is provided (note: if posting a prospective study registered retrospectively, please provide a statement in the trial ID field explaining why the study was not registered in advance). Yes I have followed all appropriate research reporting guidelines and uploaded the relevant EQUATOR Network research reporting checklist(s) and other pertinent material as supplementary files, if applicable. Yes All sequences were uploaded to GISAID.


          In pratica e’ vero che la variante sudafricana e’ risultata la piu’ problematica, e non di poco, ma va detto che tutti i contagiati entro la seconda dose del vaccino Pfizer sono arrivati ad essere positivi a questa al massimo fino all’ottavo giorno dopo,la seconda dose.
          Quindi tecnicamente non e’ che Pfizer non funzioni...solo che probabilmente anche qui una completa protezione dalla malattia si ha dopo non meno di un paio di weeks dopo il completmento del ciclo vaccinale.


          Altra cosa interessante, leggevo che in Febbraio e’ partito in Uk uno studio (mi pare con circa 840 volontari) dove si sta valutando l’efficacia e sicurezza di un ciclo vaccinale misto, quindi prima dose con un vaccino a mRna e seconda con vaccino standard (e viceversa).
          Sui topi la cosa addirittura funzionerebbe meglio che con richiami col medesimo vaccino.

          Sui topi..alla Steinbeck.
          Last edited by Sly83; 12-04-2021, 22:40:54.



          Originariamente Scritto da Giampo93
          Finché c'è emivita c'è Speran*a

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            Originariamente Scritto da Miller Visualizza Messaggio
            speranza, conte, figliuolo, draghi... non vedo strategie molto diverse tra loro.
            Eh ma, mica per difenderli eh, anche nel resto d Europa vanno a tentativi e a parte quelli che sono riusciti a vaccinare a cannone tutti messi circa come l Italia.
            Originariamente Scritto da BLOOD black
            per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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              Ma sto dicendo quello.

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                La differenza tra l'Italia e altri paesi è che qui, alcune categorie sono state lasciate morire di fame. Se non hai i soldi della Germania non puoi portare avanti la loro strategia. Se non hai soldi per i ristori la strategia deve essere diversa.

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                  Scusa e la strategia sarebbe quella di aumentare a dismisura le TI e formare personale extra che finita la pandemia non serve? Qua tutti stanno facendo debito, non è che la Germania “ha i soldi”. Se non viene considerata la palestra come ristorabile, non è per i soldi, ma per scelta.

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                    Originariamente Scritto da Miller Visualizza Messaggio
                    Scusa e la strategia sarebbe quella di aumentare a dismisura le TI e formare personale extra che finita la pandemia non serve? Qua tutti stanno facendo debito, non è che la Germania “ha i soldi”. Se non viene considerata la palestra come ristorabile, non è per i soldi, ma per scelta.
                    Se ne prendano almeno la responsabilità.

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                      Originariamente Scritto da SimoneBW Visualizza Messaggio
                      Se ne prendano almeno la responsabilità.

                      Inviato dal mio moto g 5G plus utilizzando Tapatalk
                      infatti in brasile bolsonaro sapeva bene che il lockdown era improponibile e si è opposto alle chiusure

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                        L'Europa punta su Pfizer. E Pfizer alza il prezzo del vaccino: da 12 a 19,5 euro
                        Lo ha fatto sapere il premier bulgaro Borisov. Un funzionario Ue conferma, ma "negoziati non ancora conclusi".

                        I nuovi contratti che l’Ue negozia con Pfizer per una fornitura fino a 1,8 miliardi di dosi (di cui 900 milioni opzionali) per il 2022-2023 avranno un “prezzo notevolmente più alto”. Lo ha detto il premer bulgaro Boyko Borissov anticipando - riporta il sito della Reuters - un prezzo di 19,5 euro a dose. “Era a 12 euro, poi è aumentato a 15,5, ora per il 2022-2023 vengono firmati contratti a 19,5 euro”, ha detto Borissov. Un funzionario dell’Ue coinvolto nei colloqui - sottolinea Reuters - ha confermato il prezzo citato da Borissov, spiegando però che i negoziati non sono stati ancora conclusi.




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                        Originariamente Scritto da Sean
                        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                          Covid, gli effetti del virus in chi è guarito: rischio ricadute su pazienti di ogni età

                          Il 29% degli ospedalizzati ha avuto un altro ricovero. La sfida di diagnosi precoci dopo aver superato il virus

                          Non si vede ancora la fine della pandemia che già un altro peso, non meno imponente, si affaccia all’orizzonte, quello dei cosiddetti «long Covid», ovvero degli effetti a lungo termine dell’infezione su chi ha superato la fase acuta. Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal presenta dati sui quali sarà bene riflettere per tempo e con attenzione. Nella ricerca inglese sono stati messi a confronto 47.780 soggetti dimessi per SARS CoV 2 dagli ospedali di quel Paese durante la prima ondata con la popolazione generale, bilanciando per età, sesso, etnia e vari fattori di rischio. I risultati sono preoccupanti: il 29,4% dei pazienti ospedalizzati per Covid ha avuto entro 140 giorni dal primo almeno un altro, successivo, ricovero, e di questi il 12,3% è deceduto. Non solo, il rischio di sviluppare problemi respiratori in chi era stato ricoverato una prima volta per Covid rispetto alla popolazione generale era moltiplicato per 6 (il 30% dei dimessi ha sviluppato disturbi polmonari), quello di sviluppare diabete per 4,8, problemi importanti cardio-vascolari per 4,8, di sperimentare malattie renali di 1,5 e epatiche di 0,3. I danni non erano circoscritti solo a chi aveva più di 70 anni, anche i più giovani pagavano un caro prezzo all’infezione virale. E questo non è l’unico studio che segnala numeri e percentuali di questo tipo; sebbene quelli pubblicati in precedenza si riferissero a casistiche numericamente meno importanti, i dati non erano significativamente diversi.

                          In una recente indagine effettuata su 1.775 veterani americani che erano stati ricoverati per Covid-19, è risultato che il 20% è andato incontro a un secondo ricovero e il 9% di questi è deceduto entro due mesi dalla dimissione. Un’altra ricerca statunitense ha documentato come chi ha subito un ricovero per questa malattia virale abbia un rischio molto aumentato di sviluppare problemi renali, diabete, ictus, embolie polmonari, miocarditi e altro ancora. L’insieme delle nostre attuali conoscenze conferma quindi che il SARS CoV 2 non causa danni solo ad alcuni organi come i polmoni ma è una vera propria malattia sistemica che coinvolge tutto l’organismo e che le ripercussioni possono registrarsi anche a distanza di settimane e mesi dal superamento della fase più acuta. E tutto questo limitandosi solo ai malati che hanno avuto un ricovero, senza considerare tutti quelli che hanno sviluppato la malattia in forma più lieve e si sono curati a domicilio ma del cui futuro di salute nulla ancora sappiamo. Infatti sono ancora pochissimi gli studi sugli effetti a lungo termine dell’infezione su questa popolazione. Un interrogativo di salute che potrebbe avere importanti ripercussioni, considerate le decine di milioni di casi registrati in tutto il mondo.


                          Ci aspetta quindi una grande sfida che sarà rappresentata dalla presa in carico di tutti questi pazienti, dal loro screening e dalla diagnosi precoce delle possibili manifestazioni post-Covid. La nostra sanità nazionale, anche per affrontare questa nuova realtà, necessita di finanziamenti molto significativi (non si sente più discutere del Mes come ha ricordato Ferruccio de Bortoli), di una nuova organizzazione, e di una adeguata e tempestiva programmazione, senza le quali pagheremo tutti un elevato prezzo di salute.


                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Vaccino Covid, in Italia «45 milioni di dosi per giugno»: Figliuolo aggiorna il piano

                            Forniture, il generale incassa le rassicurazioni di Janssen e Pfizer. «Pronti a utilizzare le navi per la campagna nelle isole»

                            La rassicurazione arriva a metà pomeriggio, al termine dell’ennesimo giro di contatti e videoconferenze con i manager delle case farmaceutiche: i tempi delle consegne saranno rispettati. Il generale Francesco Paolo Figliuolo incassa l’impegno dei rappresentanti di Janssen e Pfizer, poi va dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Mentre si apre il fronte con i governatori, il piano vaccinale viene aggiornato sulla base dei prossimi arrivi, ma l’intenzione è quella di mantenere la tabella di marcia fissata. E anche se non riuscirà a raggiungere subito la quota di 500mila vaccinazioni al giorno che aveva promesso, l’alto ufficiale chiamato dalla politica a gestire l’immunizzazione degli italiani ostenta sicurezza: «A fine maggio saremo comunque in grado di passare alle categorie produttive per far ripartire il Paese. Lo dicono i numeri: nel trimestre che va da aprile a giugno avremo 45 milioni di dosi, vuol dire 15 milioni al mese. È la quantità giusta». Ma al presidente della Campania Vincenzo De Luca che annuncia di voler vaccinare «altre categorie oltre agli over 80», Figliuolo risponde: «Sbaglia chi pensa di poter trascurare anziani e fragili. Anche io voglio riaprire l’Italia, ma soltanto quando avrò messo al sicuro chi rischia la vita». Nei suoi uffici di via XX settembre a Roma, nel palazzo del ministero della Difesa, si rifanno i calcoli, si controllano i dati relativi agli arrivi previsti e alle scorte che ogni Regione deve custodire per garantire le seconde dosi. Convinti che con l’arrivo della bella stagione, anche le isole «Covid-free» — motivo di polemica e scambi di accuse — alla fine diventeranno realtà. «Questione di numeri — afferma sicuro il generale — e io sono sicuro di non sbagliare».



                            I nuovi arrivi

                            La settimana cruciale è quella che va dal 15 al 22 aprile. Una nota ufficiale diramata ieri scansiona le consegne: «Sono oltre 4,2 milioni i vaccini che verranno complessivamente consegnati tra il 15 e il 22 di aprile alle strutture sanitarie delle Regioni. È prevista la distribuzione di oltre tre milioni di Pfizer suddivisi in due mandate di 1,5 milioni, circa mezzo milione di Vaxzevria (Astrazeneca), oltre 400 mila di Moderna, e di più di 180 mila di Janssen (Johnson & Johnson)». Vuol dire, appunto, 315mila dosi inoculate ogni giorno. Vuol dire che bisogna fare di più, avere la certezza che le consegne siano davvero «spalmate» e non essere concentrate alla fine di ogni mese quando sarebbe impossibile riuscire a rispettare i tempi previsti.


                            Le dosi aggiuntive

                            Ecco perché si deve fare pressione sulle case farmaceutiche, obbligarle a rispettare i contratti stipulati con l’Unione europea ma soprattutto gli impegni presi con l’Italia. Durante la riunione convocata ieri dal presidente del Consiglio, Figliuolo ha aggiornato il governo sui prossimi passi. Puntando sulla settimana dal 22 al 30 aprile quando è prevista la consegna di altre 4 milioni di dosi. E quando — questa è la promessa ricevuta dalle case farmaceutiche — il nostro Paese potrebbe ricevere una quota aggiuntiva: circa 400 mila dosi da Janssen, che ha il pregio della dose unica, e almeno un altro milione da Pfizer. È la messa in sicurezza ritenuta necessaria per rassicurare le Regioni e soprattutto i cittadini. Anche tenendo conto delle rinunce per chi doveva ricevere AstraZeneca, che in alcune aree del Paese — soprattutto al Sud — stanno diventando un problema. Per questo il commissario ha messo nero su bianco i nuovi conti: tra il 15 e il 30 aprile ci saranno a disposizione oltre 8 milioni di dosi, «se le Regioni rispetteranno i tempi previsti non lasceremo indietro nessuno». Comunque bisogna correre, recuperare il ritardo perché finora circa 9,2 milioni di italiani, pari al 15,4%, ha ricevuto almeno una dose (di cui circa 4 milioni la seconda). Di questo passo il 70% della popolazione sarebbe vaccinato a dicembre e non agli inizi di settembre come aveva annunciato. Ma anche su questo Figliuolo dice di essere tranquillo: «Tra luglio e settembre avremo 84 milioni di dosi. Non ci sarà alcuno slittamento».

                            I governatori

                            Quello con i presidenti di Regione è un rapporto certamente complicato, minato da mille difficoltà. E se le Regioni del Nord sono riuscite a mettersi in pari, al Sud rimangono ancora moltissimi problemi. Lo scontro con De Luca è pubblico ed eclatante, con altri la discussione è aperta, non sempre facile. Molti, troppi sono ancora indietro. Con l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato che minaccia di sospendere la somministrazione «perché non abbiamo le scorte e dobbiamo garantire la seconda dose», Figliuolo ha avuto «diversi colloqui, anche perché si tratta di una delle Regioni che stanno meglio e non c’è alcuna emergenza, anzi». Sono continui pure i contatti con il governatore della Sicilia Nello Musumeci che vorrebbe vaccinare gli abitanti delle isole «ma deve attenersi alla direttiva che impone di procedere per fasce d’età nella consapevolezza che saranno soddisfatte tutte le esigenze». Piena sintonia con il presidente del Veneto Luca Zaia, così come con quello della Lombardia Attilio Fontana. «Non possiamo accettare ultimatum — avverte Figliuolo —. Io sono qui per servire il Paese».


                            Isole «Covid free»

                            Il Paese però vuole ripartire, la pressione è fortissima. Tanto che la polemica sui vaccini di massa nelle isole in vista dell’estate ha messo i governatori uno contro l’altro. Un problema che Figliuolo è convinto di poter risolvere entro la fine di maggio. La pianificazione, spiega, «è già stata affidata agli uffici, ma non potrà essere operativa prima che siano vaccinate le persone che hanno più di 60 anni». Se non ci saranno altri ritardi nelle consegne il piano prevede di individuare in ogni isola uno o due centri vaccinali. Saranno installati nei parcheggi, negli aeroporti e se non ci saranno spazi sufficienti «useremo le navi». Saranno utilizzati «mezzi e uomini della protezione civile, volontari che già sono impegnati ogni giorno per dare supporto in quelle regioni dove ci sono maggiori difficoltà, e in una settimana saremo in grado di vaccinare tutti gli abitanti di ogni isola garantendo loro un’estate sicura. Ma non potremo farlo se prima non avremo protetto chi rischia di essere ucciso dal virus».

                            CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Covid, gli effetti del virus in chi è guarito: rischio ricadute su pazienti di ogni età

                                Il 29% degli ospedalizzati ha avuto un altro ricovero. La sfida di diagnosi precoci dopo aver superato il virus

                                Non si vede ancora la fine della pandemia che già un altro peso, non meno imponente, si affaccia all’orizzonte, quello dei cosiddetti «long Covid», ovvero degli effetti a lungo termine dell’infezione su chi ha superato la fase acuta. Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal presenta dati sui quali sarà bene riflettere per tempo e con attenzione. Nella ricerca inglese sono stati messi a confronto 47.780 soggetti dimessi per SARS CoV 2 dagli ospedali di quel Paese durante la prima ondata con la popolazione generale, bilanciando per età, sesso, etnia e vari fattori di rischio. I risultati sono preoccupanti: il 29,4% dei pazienti ospedalizzati per Covid ha avuto entro 140 giorni dal primo almeno un altro, successivo, ricovero, e di questi il 12,3% è deceduto. Non solo, il rischio di sviluppare problemi respiratori in chi era stato ricoverato una prima volta per Covid rispetto alla popolazione generale era moltiplicato per 6 (il 30% dei dimessi ha sviluppato disturbi polmonari), quello di sviluppare diabete per 4,8, problemi importanti cardio-vascolari per 4,8, di sperimentare malattie renali di 1,5 e epatiche di 0,3. I danni non erano circoscritti solo a chi aveva più di 70 anni, anche i più giovani pagavano un caro prezzo all’infezione virale. E questo non è l’unico studio che segnala numeri e percentuali di questo tipo; sebbene quelli pubblicati in precedenza si riferissero a casistiche numericamente meno importanti, i dati non erano significativamente diversi.

                                In una recente indagine effettuata su 1.775 veterani americani che erano stati ricoverati per Covid-19, è risultato che il 20% è andato incontro a un secondo ricovero e il 9% di questi è deceduto entro due mesi dalla dimissione. Un’altra ricerca statunitense ha documentato come chi ha subito un ricovero per questa malattia virale abbia un rischio molto aumentato di sviluppare problemi renali, diabete, ictus, embolie polmonari, miocarditi e altro ancora. L’insieme delle nostre attuali conoscenze conferma quindi che il SARS CoV 2 non causa danni solo ad alcuni organi come i polmoni ma è una vera propria malattia sistemica che coinvolge tutto l’organismo e che le ripercussioni possono registrarsi anche a distanza di settimane e mesi dal superamento della fase più acuta. E tutto questo limitandosi solo ai malati che hanno avuto un ricovero, senza considerare tutti quelli che hanno sviluppato la malattia in forma più lieve e si sono curati a domicilio ma del cui futuro di salute nulla ancora sappiamo. Infatti sono ancora pochissimi gli studi sugli effetti a lungo termine dell’infezione su questa popolazione. Un interrogativo di salute che potrebbe avere importanti ripercussioni, considerate le decine di milioni di casi registrati in tutto il mondo.


                                Ci aspetta quindi una grande sfida che sarà rappresentata dalla presa in carico di tutti questi pazienti, dal loro screening e dalla diagnosi precoce delle possibili manifestazioni post-Covid. La nostra sanità nazionale, anche per affrontare questa nuova realtà, necessita di finanziamenti molto significativi (non si sente più discutere del Mes come ha ricordato Ferruccio de Bortoli), di una nuova organizzazione, e di una adeguata e tempestiva programmazione, senza le quali pagheremo tutti un elevato prezzo di salute.


                                CorSera
                                E c’è chi preferisce non vaccinarsi


                                Tessera N° 7

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