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Emergenza Coronavirus: thread unico.

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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    Marie Scully, prima ematologa del Regno Unito che ha collegato i rari trombi ad AstraZeneca

    La specialista ha capito il legame tra il vaccino anglo-svedese e i rari trombi cerebrali osservando tre pazienti e ha individuato la giusta terapia. Ai tedeschi il merito delle prime segnalazioni all’Ema

    Il primo indizio: una donna di circa 30 anni ricoverata all’inizio di marzo all’University College Hospital di Londra con trombi nel cervello e una carenza di piastrine. «Non quadrava» , ha raccontato al Guardian l’ematologa Marie Scully. «Generalmente quando si verificano problemi come questi riusciamo a individuare una causa, ma con questa giovane donna no». La professoressa Scully è la prima medica del Regno Unito ad aver collegato la trombosi al vaccino di AstraZeneca anche se sono stati medici tedeschi a sollevare il problema nelle sedi istituzionali, mossa che ha poi portato alla discussione all’Ema (Agenzia regolatoria europea) e alle conseguenti scelte di molti Paesi di destinare il vaccino AstraZeneca alla popolazione più anziana, che non ha mai subito questo raro effetto collaterale.
    Trombi nel fegato e nei polmoni

    Il bilancio rischi-benefici è saldamente a favore del vaccino, ma la diagnosi della trombosi da vaccino e l’identificazione della giusta terapia per contrastarla ha indubbiamente salvato la vita di diversi soggetti a rischio. Oggi la comunità medica si aggiorna quotidianamente sui casi di coagulazioni anomale. In Gran Bretagna esiste un gruppo WhatsApp che conta circa 500 membri, ma ancora il mese scorso mancavano certezze. Al momento del ricovero, la paziente londinese aveva mal di testa, nausea, vomito, intolleranza alla luce. Come primo passo le è stata prescritta una trasfusione di piastrine e piccole dosi di farmaci anticoagulanti. La paziente sembrava migliorare, ma le piastrine non aumentavano. È allora che l’ecografia ha individuato un trombo nel fegato. «Questo è del tutto inusuale», ha ricordato Scully, sottolineando che ce n’erano altri, nei polmoni, e tutti sembravano peggiorare nonostante la terapia. La settimana successiva la paziente si è aggravata ed è stata trasferita in terapia intensiva.



    L’individuazione della giusta terapia

    A questo punto, scrive il Guardian, per affrontare un caso complicato e misterioso è scattata un’operazione multidisciplinare. L’evolversi della sindrome faceva pensare alla trombocitopenia indotta da eparina – una reazione a catena provocata dal complesso tra eparina e il fattore piastrinico Pf4 che stimola il sistema immunitario a produrre anticorpi che formano trombi – ma alla donna non era stata somministrata l’eparina. Nel frattempo erano giunte segnalazioni di casi simili, uno a Birmiingham e un altro a Londra . «Avevamo escluso tutto», ricorda Marcel Levi, direttore dell’ospedale ed ematologo. «Allora Marie disse, facciamo il test per l’eparina». L’esame rivelò in tutti i pazienti livelli elevati di eparina e Pf4. I tre pazienti avevano una sola cosa in comune: pochi giorni prima avevano ricevuto il vaccino AstraZeneca. Levi contattò immediatamente i consiglieri scientifici del governo, Chris Whitty, che lavora nel suo stesso ospedale, UCLH, e Patrick Vallance, oltre all’agenzia britannica di regolamentazione e vigilanza sui farmaci, MHRA. «Avevo saputo da un gruppo tedesco che erano arrivati a risultati simili» (ne abbiamo scritto qui). Lo studio dello specialista tedesco della coagulazione Andreas Greinacher, dell’Università di Greifswald, e la sua spiegazione per le rare trombosi è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine. Marie Scully Voleva che tutti gli ospedali fossero al corrente del problema al più presto e sapessero come affrontarlo: anticoagulanti ma niente eparina, niente trasfusione di piastrine, la necessità di abbassare la risposta immunitaria ed evitare la produzione degli anticorpi Pf4, somministrazione endovenosa di immunoglobuline. Informazioni che hanno portato a diagnosi più veloci e in tanti casi fatto la differenza.


    CorSera
    Magnifico

    fortunatamente esistono queste realta’, e ce ne sono...tantissime...e non sotto i riflettori.



    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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      Notizia potenzialmente importantissima
      Originariamente Scritto da Sean
      faccini, kazzi, fike, kuli
      cesko92 [at] live.it

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        Le cose si scoprono pian piano nei grandi numeri, con l’osservazione e non con la cieca accettazione basata sulla spinta emotiva.

        La stessa idiozia ontologica che ha imposto la vaccinazione obbligatoria ai sanitari, quando la stragrande maggioranza aveva comunque scelto di sottoporsi al trattamento spontaneamente, senza dover stare appresso a questo o quell’altro analfabeta disfunzionale.



        Originariamente Scritto da Giampo93
        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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          Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza Messaggio
          io ho un metro tascabile messo su 1 metro e 1 centimetro per distanziare tutti

          sbatto quando passo in mezzo alle porte e ogni tanto il metro tocca per sbaglio il culo di quelle che passano,però così rispetto distanze giuste da fedele soldato nella guerra per la sopravvivenza dell'uomo contro i virus
          (G)old


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            Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza Messaggio
            si può andare oltre regione?

            No se non per le solite motivazioni di salute, urgenza/necessità, lavoro.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Caos e ritardi nelle consegne dei vaccini: l’Europa punta tutto su Pfizer

              A giugno 50 milioni di consegne in più, poi contratto per 1,8 miliardi di iniezioni. I danesi: basta AstraZenecaA giugno 50 milioni di consegne in più, poi contratto per 1,8 miliardi di iniezioni. I danesi: basta AstraZeneca

              Dopo lo stop alle forniture destinate all’Ue da parte di Johnson & Johnson, in seguito ai casi di trombosi segnalati negli Stati Uniti, e in attesa del parere dell’Ema previsto per la settimana prossima, la Commissione europea rilancia e annuncia una nuova intesa con Pfizer-BioNTech per anticipare al secondo trimestre 50 milioni di vaccini anti-Covid e non rallentare la campagna di immunizzazione.

              La presidente Ursula von der Leyen ha anche confermato l’avvio delle trattative con Pfizer-BioNTech per un terzo contratto: «Prevede la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel periodo dal 2021 al 2023 — ha spiegato —. E comporterà che non solo la produzione dei vaccini, ma anche di tutti i componenti essenziali, avrà sede nell’Ue». L’Unione cerca la strada dell’autonomia sulla produzione dei vaccini con «un partner affidabile», che «ha mantenuto i suoi impegni ed è sensibile ai nostri bisogni», ha detto von der Leyen, che ha anche indicato su cosa punterà l’Ue per i nuovi richiami di cui ci sarà bisogno per prolungare l’immunizzazione e per fronteggiare le varianti del virus che insorgeranno: i vaccini a mRNA messaggero. «Ne avremo bisogno presto e in quantità sufficienti», ha chiarito. Pfizer-BioNTech è in prima fila, l’Ema il 26 marzo ha autorizzato l’impianto di Marburgo, che produrrà sia la sostanza attiva che il prodotto finito e la Francia ha avviato la produzione nei laboratori della Delpharm. Ma questa tecnologia è usata anche da Moderna, che si servirà dello stabilimento di Lonza, situato a Visp, in Svizzera e della francese Recipharm. È poi atteso nelle prossime settimane il via libera al vaccino Curevax, di produzione tedesca-olandese e all’americano Novavax.

              I Paesi Ue, già in ritardo rispetto a Regno Unito, Stati Uniti e Israele, si trovano a dover fare i conti con il venir meno temporaneo delle dosi di Johnson & Johnson, che è un vaccino a somministrazione singola, e con l’uso ristretto agli over 55 oppure over 60, a seconda dei casi, del siero di AstraZeneca, su cui alcuni Stati membri avevano puntato la loro campagna di immunizzazione per il costo inferiore rispetto agli altri prodotti. La Danimarca, prima in Europa, è arrivata a decidere lo stop definitivo ad AstraZeneca, dopo la sospensione il mese scorso in seguito alle segnalazioni di rari coaguli di sangue in alcune persone che avevano ricevuto il siero. A niente sono servite le rassicurazione dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, e dell’Oms che hanno ribadito come i benefici del vaccino nella prevenzione al coronavirus siano maggiori dei rischi di effetti collaterali.

              La Repubblica Ceca, in grande difficoltà per il Covid, ha chiesto alla Danimarca di vendergli le sue dosi di AstraZeneca, pari a 2,4 milioni. Mentre alcuni Stati Ue, tra cui la Germania, hanno raccomandato di usare un siero diverso da AstraZeneca per i richiami di chi ha meno di 60 anni, ma che ha già ricevuto la prima somministrazione con il prodotto anglo-svedese. Di fatto regna il caos. Ma la Commissione può soro invitare a un coordinamento tra gli Stati Ue, la salute è competenza nazionale e ogni governo può decidere come vuole. A complicare lo scenario hanno contribuito l’ammissione da parte della Cina dell’efficacia limitata dei propri vaccini (Sinovac è già usato in Ungheria) e le difficoltà di produzione e le ambiguità attorno al siero russo Sputnik V, in fase di rolling review da parte dell’Ema.

              CorSera
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                Come giustamente dice Testa, la direzione è irreversibile. Quello che suggerisco sempre, a me per primo, è coltivare la propria corazza interiore. Non voglio citare l'Evola di "Cavalcare la tigre", ma siamo in un tempo dove per sperare in qualcosa di differente dovresti sperare nella completa distruzione di questa attuale "civiltà"...che però, essendo frutto di un (lungo) processo storico terminerà soltanto col suo esaurirsi, col suo disfacimento. Non esiste un potere frenante, tutto deve compiersi.

                E' però possibile salvaguardare il proprio privato e la propria interiorità, rifiutando in ogni modo o maniera di perdere il proprio preziosissimo tempo dando il proprio assenzo a questa scena in disfacimento, a questo "dominio dei residui".

                E' possibile allacciarsi ad altre dimensioni, altri pensieri, altri uomini: l'arte, la letteratura, la poesia, la storia, sono tante chiavi maestre capaci di nutrire l'esule nel deserto. Non ci si impegni a sperare nel meglio, è una battaglia inutile, non tanto perchè la si combatte da posizioni già perdute: non vale la pena combatterla perchè, tramontato il grande stile, si tratta di dare importanza a piccinerie.

                è complicato mon amie....
                soprattutto quando lavori 10-12 ore al giorno, e il tuo io puoi curarlo e coltivarlo solo di sera quando rientri a casa...
                ci vorrebbe un bilancio tra vita e lavoro diverso...
                Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                Originariamente Scritto da GoodBoy!
                ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                grazie.




                PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  Caos e ritardi nelle consegne dei vaccini: l’Europa punta tutto su Pfizer

                  A giugno 50 milioni di consegne in più, poi contratto per 1,8 miliardi di iniezioni. I danesi: basta AstraZenecaA giugno 50 milioni di consegne in più, poi contratto per 1,8 miliardi di iniezioni. I danesi: basta AstraZeneca

                  Dopo lo stop alle forniture destinate all’Ue da parte di Johnson & Johnson, in seguito ai casi di trombosi segnalati negli Stati Uniti, e in attesa del parere dell’Ema previsto per la settimana prossima, la Commissione europea rilancia e annuncia una nuova intesa con Pfizer-BioNTech per anticipare al secondo trimestre 50 milioni di vaccini anti-Covid e non rallentare la campagna di immunizzazione.

                  La presidente Ursula von der Leyen ha anche confermato l’avvio delle trattative con Pfizer-BioNTech per un terzo contratto: «Prevede la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel periodo dal 2021 al 2023 — ha spiegato —. E comporterà che non solo la produzione dei vaccini, ma anche di tutti i componenti essenziali, avrà sede nell’Ue». L’Unione cerca la strada dell’autonomia sulla produzione dei vaccini con «un partner affidabile», che «ha mantenuto i suoi impegni ed è sensibile ai nostri bisogni», ha detto von der Leyen, che ha anche indicato su cosa punterà l’Ue per i nuovi richiami di cui ci sarà bisogno per prolungare l’immunizzazione e per fronteggiare le varianti del virus che insorgeranno: i vaccini a mRNA messaggero. «Ne avremo bisogno presto e in quantità sufficienti», ha chiarito. Pfizer-BioNTech è in prima fila, l’Ema il 26 marzo ha autorizzato l’impianto di Marburgo, che produrrà sia la sostanza attiva che il prodotto finito e la Francia ha avviato la produzione nei laboratori della Delpharm. Ma questa tecnologia è usata anche da Moderna, che si servirà dello stabilimento di Lonza, situato a Visp, in Svizzera e della francese Recipharm. È poi atteso nelle prossime settimane il via libera al vaccino Curevax, di produzione tedesca-olandese e all’americano Novavax.

                  I Paesi Ue, già in ritardo rispetto a Regno Unito, Stati Uniti e Israele, si trovano a dover fare i conti con il venir meno temporaneo delle dosi di Johnson & Johnson, che è un vaccino a somministrazione singola, e con l’uso ristretto agli over 55 oppure over 60, a seconda dei casi, del siero di AstraZeneca, su cui alcuni Stati membri avevano puntato la loro campagna di immunizzazione per il costo inferiore rispetto agli altri prodotti. La Danimarca, prima in Europa, è arrivata a decidere lo stop definitivo ad AstraZeneca, dopo la sospensione il mese scorso in seguito alle segnalazioni di rari coaguli di sangue in alcune persone che avevano ricevuto il siero. A niente sono servite le rassicurazione dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, e dell’Oms che hanno ribadito come i benefici del vaccino nella prevenzione al coronavirus siano maggiori dei rischi di effetti collaterali.

                  La Repubblica Ceca, in grande difficoltà per il Covid, ha chiesto alla Danimarca di vendergli le sue dosi di AstraZeneca, pari a 2,4 milioni. Mentre alcuni Stati Ue, tra cui la Germania, hanno raccomandato di usare un siero diverso da AstraZeneca per i richiami di chi ha meno di 60 anni, ma che ha già ricevuto la prima somministrazione con il prodotto anglo-svedese. Di fatto regna il caos. Ma la Commissione può soro invitare a un coordinamento tra gli Stati Ue, la salute è competenza nazionale e ogni governo può decidere come vuole. A complicare lo scenario hanno contribuito l’ammissione da parte della Cina dell’efficacia limitata dei propri vaccini (Sinovac è già usato in Ungheria) e le difficoltà di produzione e le ambiguità attorno al siero russo Sputnik V, in fase di rolling review da parte dell’Ema.

                  CorSera
                  Finalmente uno slancio di orgoglio e di minima programmazione
                  Quelli di AZ vanno mandati a fare in cul0
                  Originariamente Scritto da Sean
                  faccini, kazzi, fike, kuli
                  cesko92 [at] live.it

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                    Attenzione che si parla di ritiro dal mercato per Astrazeneca e J&J: cio' porterebbe anche alla fine del pompato Reithera che usa la stessa tecnologia.


                    Tessera N° 7

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                      Regioni, spostamenti fra zone gialle e riaperture anche in rosso: le regole per ristoranti, palestre e piscine, cinema e concerti

                      Oggi l’incontro fra le regioni e il governo per discutere delle riaperture: ecco la bozza con le regole proposte dai governatori

                      Ristoranti aperti sia a pranzo che a cena e così bar, pizzerie, trattorie, pub, pasticcerie, gelaterie e rosticcerie, anche nei territori con «scenari epidemiologici ad alto rischio». È una delle regole contenute nella bozza delle Proposte per la riapertura che oggi le regioni porteranno all’incontro con il governo.

                      Sei pagine di testo suddivise in tre capitoli: Ristorazione, Palestre e piscine e Cinema e spettacoli dal vivo. I governatori guidati dal neo-presidente leghista della Conferenza, Massimiliano Fedriga, vogliono alzare al più presto le saracinesche delle «attività maggiormente penalizzate», anche rispettando regole più stringenti di quelle sin qui adottate. «In base all’evoluzione dello scenario epidemiologico — si legge nel testo — le misure indicate potranno essere rimodulate, anche in senso più restrittivo».

                      Spostamenti tra regioni

                      Uno degli argomenti all’ordine del giorno riguarda lo spostamento tra le regioni. I governatori chiedono che sia autorizzato almeno tra regioni gialle. Su questo è stato esplicito il presidente della Liguria Giovanni Toti: «Gli alberghi e le altre strutture sono aperti ma se le persone non possono spostarsi sono destinati al fallimento».


                      Ristoranti

                      Per consentirne la riapertura anche nelle regioni rosse, le regioni propongono di integrare le misure attuali «con strategie di screening/testing». Misurazione della temperatura all’ingresso, divieto di assembramento davanti ai locali, ingresso su servizio prenotazione (non obbligatorio). «È comunque consentito l’accesso, anche in assenza di prenotazioni, qualora gli spazi lo consentano...». La misura su cui i governatori puntano è il distanziamento dei tavoli che devono essere disposti «in modo da assicurare il mantenimento di almeno 2 metri di separazione tra i clienti di tavoli diversi negli ambienti al chiuso e almeno 1 metro di separazione negli ambienti all’aperto (giardini, terrazze, dehors). Per il resto le misure non cambiano: mascherine anche per i clienti quando non sono al tavolo, menu digitale o in stampa plastificata, disinfezione delle superfici dopo ogni servizio. Ma che succede quando i locali non dispongono di posti a sedere? L’accesso è consentito «a un numero limitato di clienti per volta», assicurando la distanza di 2 metri tra le persone anche per le consumazioni al banco. Va privilegiato «ove possibile» l’uso di spazi esterni e incentivata l’apertura di porte e finestre. L’aria condizionata si può usare solo escludendo la modalità i ricircolo. Via libera anche al buffet, purché i clienti non tocchino i cibi e si presentino con la mascherina indossata.


                      Palestre

                      Per le regioni, seguendo le linee guida, queste strutture possono aprire anche in scenari ad alto rischio. Gli ingressi e le attività devono essere pianificati (es.con prenotazione) e regolamentati per evitare assembramenti. Può essere rilevata la temperatura corporea e impedito l’accesso oltre i 37,5 gradi. Spazi, spogliatoi e docce vanno organizzati in modo da garantire la distanza di 2 metri, che può diventare 1 quando non si svolge attività fisica. Le macchine delle palestre devono essere disinfettate dopo ogni uso. Porte e finestre devono restare aperte «il piu possibile».


                      Piscine

                      La proposta delle regioni si occupa delle piscine pubbliche e di quelle «finalizzate a uso collettivo». La densità di affollamento in vasca «è calcolata con un indice di 7mq di superficie di acqua a persona», quindi ridotta rispetto ai 10 metri consentiti quando le piscine erano state riaperte. Nelle aree verdi e nelle aree solarium deve essere garantita una superficie di 10 mq per ogni ombrellone e la distanzia di 1 metro tra lettini e sdraio. Prima di entrare in vasca è obbligatoria la doccia saponata. «È obbligatorio l’uso della cuffia, è vietato sputare, soffiarsi il naso, urinare in acqua». I frequentatori «devono rispettare rigorosamente le indicazioni di istruttori e assistenti ai bagnanti. I gestori dovranno privilegiare gli accessi tramite prenotazione e, ove possibile, provvedere a una segnaletica che, anche attraverso monitor o maxi schermi, faciliti gli spostamenti, la gestione dei flussi e il rispetto delle regole. Il distanziamento dovrà essere di due metri: ad esempio prevedendo postazioni d’uso alternate o separando le postazioni con apposite barriere.


                      Cinema e spettacoli

                      Anche qui le regioni pensano che le misure della loro proposta «possano consentire il mantenimento dell’attività anche in scenari epidemiologici definite ad alto rischio, purché integrate con strategie di screening/testing». Tra gli utenti, conviventi esclusi, è raccomandata una distanza interpersonale di «almeno 1 metro». Se possibile privilegiare l’accesso su prenotazione. Potrà essere rilevata la temperatura e vietato l’ingresso con febbre oltre 37,5. La cassa deve essere dotata di barriere fisiche. Non si può assistere agli spettacoli in piedi e i posti a sedere vanno distanziati lasciando «almeno 1 metro» tra uno spettatore e l’altro «sia frontalmente che lateralmente» con mascherina obbligatoria. Se viene lasciata la facoltà di non indossare la mascherina quando si sta seduti, la distanza è raddoppiata a 2 metri. Porte e finestre devono essere lasciate aperte il più possibile. Nei guardaroba, indumenti e oggetti personali «devono essere riposti in sacchetti porta abiti».


                      Concerti

                      Particolari misure sono previste per gli orchestrali, che devono mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri musicisti. Per gli strumenti a fiato la distanza aumenta a 1,5 metri e il direttore deve stare a 2 metri dai professori d’orchestra. «Per gli ottoni ogni postazione dovrà essere provvista di una vaschetta per la raccolta della condensa, contenente liquido disinfettante». Gli orchestrali dovranno evitare l’uso di spogliatoi promiscui.


                      Teatro

                      La misura chiave è la distanza interpersonale anche durante le prove, nelle aree trucco, nel laboratori sartoriali etc. «L’uso promiscuo dei camerini è da evitare salvo assicurare un adeguato distanziamento interpersonale unito a una adeguata pulizia delle superfici». Artisti e personale devono indossare la mascherina «quando l’attività non consente il rispetto del distanziamento». Per manipolare gli oggetti di scena, gli attori devono indossare i guanti. I costumi di scena non possono essere condivisi se non vengono prima igienizzati.


                      Danza

                      La proposta delle regioni riconosce che nella danza è complicato usare mascherine e applicare il distanziamento per cui nella bozza è scritto che «devono essere prese in considerazione anche altre misure di mitigazione» definite alle singole compagnie e assimilabili a quelle delle palestre e degli sport di squadra. In particolare vanno attuate «riduzione del numero totale delle persone», anche grazie a turni, riorganizzazione delle attività «anche con collegamento a distanza» e obbligo per i danzatori di indossare la mascherina e mantenere la distanza di almeno un metro «quando non direttamente impegnati in allenamento/spettacolo».


                      CorSera
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                        Attenzione che si parla di ritiro dal mercato per Astrazeneca e J&J: cio' porterebbe anche alla fine del pompato Reithera che usa la stessa tecnologia.
                        Diciamo questo: nell'anno corrente non si sarebbe cambiato scenario (a livello di misure anticovid) nemmeno con vaccini per tutti.

                        Un ritiro di Astrazeneca e Johnson non cambierebbe un granchè rispetto alla situazione presente. L'emergenza difatti riguarda gli anziani e i fragili, ovvero completare la copertura vaccinale di quelle categorie che sono le più a rischio. I giovani o relativamente giovani soffrono meno il contagio e difficilmente oberano il sistema sanitario a livello di ospedali.

                        Si ha dunque il tempo di programmare per l'autunno una vera campagna vaccinale per tutti, una campagna realmente a "tappeto", così da vedere la luce nel 2022. Per quest'anno ci si accontenta di coprire alcune categorie, e ci si deve riuscire con i quantitativi Pfizer e Moderna.

                        In vista del prossimo anno usciranno altri vaccini e/o si potranno intensificare le produzioni di quelli dati come maggiormente "sicuri".
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                          Attenzione che si parla di ritiro dal mercato per Astrazeneca e J&J: cio' porterebbe anche alla fine del pompato Reithera che usa la stessa tecnologia.
                          Col senno di poi bisognava puntare sugli mRNA.
                          Originariamente Scritto da Sean
                          Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                            Regioni, spostamenti fra zone gialle e riaperture anche in rosso: le regole per ristoranti, palestre e piscine, cinema e concerti

                            Oggi l’incontro fra le regioni e il governo per discutere delle riaperture: ecco la bozza con le regole proposte dai governatori

                            Ristoranti aperti sia a pranzo che a cena e così bar, pizzerie, trattorie, pub, pasticcerie, gelaterie e rosticcerie, anche nei territori con «scenari epidemiologici ad alto rischio». È una delle regole contenute nella bozza delle Proposte per la riapertura che oggi le regioni porteranno all’incontro con il governo.

                            Sei pagine di testo suddivise in tre capitoli: Ristorazione, Palestre e piscine e Cinema e spettacoli dal vivo. I governatori guidati dal neo-presidente leghista della Conferenza, Massimiliano Fedriga, vogliono alzare al più presto le saracinesche delle «attività maggiormente penalizzate», anche rispettando regole più stringenti di quelle sin qui adottate. «In base all’evoluzione dello scenario epidemiologico — si legge nel testo — le misure indicate potranno essere rimodulate, anche in senso più restrittivo».

                            Spostamenti tra regioni

                            Uno degli argomenti all’ordine del giorno riguarda lo spostamento tra le regioni. I governatori chiedono che sia autorizzato almeno tra regioni gialle. Su questo è stato esplicito il presidente della Liguria Giovanni Toti: «Gli alberghi e le altre strutture sono aperti ma se le persone non possono spostarsi sono destinati al fallimento».


                            Ristoranti

                            Per consentirne la riapertura anche nelle regioni rosse, le regioni propongono di integrare le misure attuali «con strategie di screening/testing». Misurazione della temperatura all’ingresso, divieto di assembramento davanti ai locali, ingresso su servizio prenotazione (non obbligatorio). «È comunque consentito l’accesso, anche in assenza di prenotazioni, qualora gli spazi lo consentano...». La misura su cui i governatori puntano è il distanziamento dei tavoli che devono essere disposti «in modo da assicurare il mantenimento di almeno 2 metri di separazione tra i clienti di tavoli diversi negli ambienti al chiuso e almeno 1 metro di separazione negli ambienti all’aperto (giardini, terrazze, dehors). Per il resto le misure non cambiano: mascherine anche per i clienti quando non sono al tavolo, menu digitale o in stampa plastificata, disinfezione delle superfici dopo ogni servizio. Ma che succede quando i locali non dispongono di posti a sedere? L’accesso è consentito «a un numero limitato di clienti per volta», assicurando la distanza di 2 metri tra le persone anche per le consumazioni al banco. Va privilegiato «ove possibile» l’uso di spazi esterni e incentivata l’apertura di porte e finestre. L’aria condizionata si può usare solo escludendo la modalità i ricircolo. Via libera anche al buffet, purché i clienti non tocchino i cibi e si presentino con la mascherina indossata.


                            Palestre

                            Per le regioni, seguendo le linee guida, queste strutture possono aprire anche in scenari ad alto rischio. Gli ingressi e le attività devono essere pianificati (es.con prenotazione) e regolamentati per evitare assembramenti. Può essere rilevata la temperatura corporea e impedito l’accesso oltre i 37,5 gradi. Spazi, spogliatoi e docce vanno organizzati in modo da garantire la distanza di 2 metri, che può diventare 1 quando non si svolge attività fisica. Le macchine delle palestre devono essere disinfettate dopo ogni uso. Porte e finestre devono restare aperte «il piu possibile».


                            Piscine

                            La proposta delle regioni si occupa delle piscine pubbliche e di quelle «finalizzate a uso collettivo». La densità di affollamento in vasca «è calcolata con un indice di 7mq di superficie di acqua a persona», quindi ridotta rispetto ai 10 metri consentiti quando le piscine erano state riaperte. Nelle aree verdi e nelle aree solarium deve essere garantita una superficie di 10 mq per ogni ombrellone e la distanzia di 1 metro tra lettini e sdraio. Prima di entrare in vasca è obbligatoria la doccia saponata. «È obbligatorio l’uso della cuffia, è vietato sputare, soffiarsi il naso, urinare in acqua». I frequentatori «devono rispettare rigorosamente le indicazioni di istruttori e assistenti ai bagnanti. I gestori dovranno privilegiare gli accessi tramite prenotazione e, ove possibile, provvedere a una segnaletica che, anche attraverso monitor o maxi schermi, faciliti gli spostamenti, la gestione dei flussi e il rispetto delle regole. Il distanziamento dovrà essere di due metri: ad esempio prevedendo postazioni d’uso alternate o separando le postazioni con apposite barriere.


                            Cinema e spettacoli

                            Anche qui le regioni pensano che le misure della loro proposta «possano consentire il mantenimento dell’attività anche in scenari epidemiologici definite ad alto rischio, purché integrate con strategie di screening/testing». Tra gli utenti, conviventi esclusi, è raccomandata una distanza interpersonale di «almeno 1 metro». Se possibile privilegiare l’accesso su prenotazione. Potrà essere rilevata la temperatura e vietato l’ingresso con febbre oltre 37,5. La cassa deve essere dotata di barriere fisiche. Non si può assistere agli spettacoli in piedi e i posti a sedere vanno distanziati lasciando «almeno 1 metro» tra uno spettatore e l’altro «sia frontalmente che lateralmente» con mascherina obbligatoria. Se viene lasciata la facoltà di non indossare la mascherina quando si sta seduti, la distanza è raddoppiata a 2 metri. Porte e finestre devono essere lasciate aperte il più possibile. Nei guardaroba, indumenti e oggetti personali «devono essere riposti in sacchetti porta abiti».


                            Concerti

                            Particolari misure sono previste per gli orchestrali, che devono mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri musicisti. Per gli strumenti a fiato la distanza aumenta a 1,5 metri e il direttore deve stare a 2 metri dai professori d’orchestra. «Per gli ottoni ogni postazione dovrà essere provvista di una vaschetta per la raccolta della condensa, contenente liquido disinfettante». Gli orchestrali dovranno evitare l’uso di spogliatoi promiscui.


                            Teatro

                            La misura chiave è la distanza interpersonale anche durante le prove, nelle aree trucco, nel laboratori sartoriali etc. «L’uso promiscuo dei camerini è da evitare salvo assicurare un adeguato distanziamento interpersonale unito a una adeguata pulizia delle superfici». Artisti e personale devono indossare la mascherina «quando l’attività non consente il rispetto del distanziamento». Per manipolare gli oggetti di scena, gli attori devono indossare i guanti. I costumi di scena non possono essere condivisi se non vengono prima igienizzati.


                            Danza

                            La proposta delle regioni riconosce che nella danza è complicato usare mascherine e applicare il distanziamento per cui nella bozza è scritto che «devono essere prese in considerazione anche altre misure di mitigazione» definite alle singole compagnie e assimilabili a quelle delle palestre e degli sport di squadra. In particolare vanno attuate «riduzione del numero totale delle persone», anche grazie a turni, riorganizzazione delle attività «anche con collegamento a distanza» e obbligo per i danzatori di indossare la mascherina e mantenere la distanza di almeno un metro «quando non direttamente impegnati in allenamento/spettacolo».


                            CorSera
                            hanno menzionato anche una data per quando entrerebbe in atto?
                            Originariamente Scritto da gaetano90
                            gareggiare per esibizionismo natural


                            Originariamente Scritto da Magro97
                            Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.

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                              Avere un grande terreno, preferibilmente in lieve pendenza e farci un drive in sarebbe da farci un po' di soldi.
                              Se poi metti un paio di ragazze che portano il cibo d'asporto in pattini il gioco è fatto.
                              Originariamente Scritto da BLOOD black
                              per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Diciamo questo: nell'anno corrente non si sarebbe cambiato scenario (a livello di misure anticovid) nemmeno con vaccini per tutti.

                                Un ritiro di Astrazeneca e Johnson non cambierebbe un granchè rispetto alla situazione presente. L'emergenza difatti riguarda gli anziani e i fragili, ovvero completare la copertura vaccinale di quelle categorie che sono le più a rischio. I giovani o relativamente giovani soffrono meno il contagio e difficilmente oberano il sistema sanitario a livello di ospedali.

                                Si ha dunque il tempo di programmare per l'autunno una vera campagna vaccinale per tutti, una campagna realmente a "tappeto", così da vedere la luce nel 2022. Per quest'anno ci si accontenta di coprire alcune categorie, e ci si deve riuscire con i quantitativi Pfizer e Moderna.

                                In vista del prossimo anno usciranno altri vaccini e/o si potranno intensificare le produzioni di quelli dati come maggiormente "sicuri".
                                Per quest'anno io mi accontenterei semplicemente che la si smetta con le chiusure su base nazionale delle attività quando i numeri locali restano comunque contenuti.
                                Posso accettare che la mia attività venga chiusa se ci sono numeri particolarmente negativi a livello comunale o provinciale, ma onestamente sono stanco di tirare la cinghia perché sulla mia situazione, in provincia di Lecce, incide la provincia di Foggia che da me dista 400 km o una media nazionale secondo la quale io mi ritrovo equiparato alla Lombardia ogni volta che si avvicina una vaga festività o ponte.
                                Mi va bene igienizzare, contingentare gli ingressi, tutto quello che possono sognarsi. Ma di chiusure io davvero non ne voglio sentire più... Perché se davvero ci riaprono a giugno, dove non guadagni nulla con una palestra, per poi al primo colpo di tosse di quattro persone ad ottobre richiuderci di nuovo... Davvero marcio su Roma io personalmente...

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