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Emergenza Coronavirus: thread unico.

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    Aggiungo dati interessanti su Marsiglia:
    - il 16% dei campioni risultano positivi. Loro però hanno testato i marsigliesi bilanciando le varie zone della città e il tasso di circa il 16% rimane costante. Quindi l'infezione dovrebbe essere diffusa uniformemente.
    - Tra i Marsigliesi ci sono stati 26 decessi con un tasso di letalità dello 0,7% rispetto ai positivi. 0.7% contro il 10% circa italiano.

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      Originariamente Scritto da -El Diablo- Visualizza Messaggio
      Guarda, per averci avuto a che fare personalmente, uno svedese medio ha una mentalità 3 volte più avanti e più aperta dell'Italiano medio.
      non ci vuole molto

      Originariamente Scritto da salsa Visualizza Messaggio
      Infatti è così in pratica una scusa per fare 4 passi.

      Inviato dal mio Redmi Note 8T utilizzando Tapatalk
      che poi è il posto peggiore dove andare.
      se uno ha proprio il bisogno di fare una passeggiata (comprensibile, eh) lo faccia per strada in orari che c’è poca gente in giro
      Originariamente Scritto da gaetano90
      gareggiare per esibizionismo natural


      Originariamente Scritto da Magro97
      Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.

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        Se volete andate su google e cercate tutte le interviste di Crisanti dell'ultima settimana, lucidissimo

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          Coronavirus, la riapertura nella fase due: attività commerciali, lavoro, spostamenti, tempo libero

          Il percorso verso la normalità sarà lento e graduale e alcune nostre abitudini sono destinate a cambiare. Tutto dipenderà dall’indice di contagio: quando sarà stabile a 0,5 riapriranno i locali. Per stadi o discoteche bisogna arrivare a valore zero



          Coronavirus, la riapertura sarà lenta

          Sarà un percorso lento e graduale quello che ci porterà verso la normalità. Sarà soprattutto lungo. E cambierà, forse per sempre, le nostre abitudini. Perché nella fase 2, quella della convivenza con il coronavirus, ci sarà distanza tra estranei — fino a due metri — ma anche i rapporti con amici e parenti dovranno essere distaccati. A segnare l’andamento della nostra vita sarà l’indice R0, quello che indica il contagio. Adesso oscilla tra 1,1 e 1: una persona ne contagia un’altra. Per la riapertura di negozi, bar e ristoranti dovremo arrivare stabilmente a 0,5. Per i luoghi affollati come le discoteche, le sale per eventi e convegni, gli stadi la quota da raggiungere è quella dello 0. Ecco perché esperti e politici si affannano a ripetere che «bisogna rispettare le misure di contenimento». Più rimaniamo distanti adesso, prima potremo ripartire. Ma le indicazioni sull’R0 — unico vero dato attendibile per il comitato tecnico scientifico che deve dare le indicazioni al governo — fanno ben comprendere quanto tempo ancora dovrà trascorrere prima di poter programmare le uscite da casa che non siano per fare la spesa, andare in farmacia o al lavoro. Certamente non accadrà prima di un mese perché bisognerà far passare le festività pasquali e i due lunghi ponti: quello del 25 aprile e del 1 maggio, da sempre occasione per gite al mare o in montagna, scampagnate e pranzi in famiglia. Esattamente ciò che si deve in ogni modo evitare fino a quel «dopo», quando torneremo a vivere ma avremo abitudini molto diverse. Mascherine e guanti sono ormai tra gli oggetti che usiamo con più frequenza e per molti sarà impossibile — anche se non saranno resi obbligatori — farne a meno. Difficile pensare di potersi salutare con baci e abbracci. Ma già il fatto di potersi rivedere sembrerà a tutti una grande conquista.


          Le imprese. Smart working e sicurezza, in sede presenze al minimo

          In cima alla lista delle riaperture ci sono piccole e medie imprese, ma anche altre aziende che già dal 14 aprile potrebbero avere il via libera, sia pur con criteri molto rigorosi. Sono quelle che fanno da supporto ai settori alimentari e farmaceutici, comprese le meccaniche e di manutenzione. Il personale dovrà stare in smart working limitando al minimo le presenze negli uffici e comunque rispettando la distanza di almeno un metro tra le scrivanie. Meglio se tra le dotazioni ci sono i dispositivi di protezione e in ogni caso bisognerà rispettare le stesse regole qualora nelle sedi dovessero entrare persone esterne come i fornitori.

          Negozi. Ingressi scaglionati in base alla metratura

          Se per i centri commerciali appare difficile poter prevedere una ripartenza, gli altri negozi potrebbero ottenere qualche concessione già a maggio. Le regole saranno le stesse attualmente applicate per i supermercati, le farmacie e gli altri esercizi commerciali ora in attività: entrate scaglionate dei clienti con numeri che variano a seconda della metratura dei locali e all’interno distanza di almeno un metro tra le persone. Non c’è al momento un elenco dei settori, né è chiaro se ci saranno scadenze diverse, ma certamente l’obiettivo che si vuole raggiungere è impedire che torni l’affollamento delle vie dello shopping.

          Bar e ristoranti. Mascherine ai camerieri e tavoli distanziati due metri

          Bar e ristoranti rimangono in fondo alla lista di chi potrà ripartire, ma questo periodo di chiusura potrà essere utilizzato per riorganizzare e sistemare i locali. La prima regola riguarderà i banconi ai quali ci si potrà avvicinare mantenendo la distanza di un metro sia dai gestori, sia tra i clienti. Nelle sale si dovrà invece poter contare su distanze più ampie: almeno due metri tra i tavoli per garantire che il passaggio dei camerieri — che certamente dovranno indossare guanti e mascherine — avvenga almeno a un metro dagli avventori. Regole che saranno valide anche per chi può contare sugli spazi all’aperto.

          Trasporti. Sedili alternati e controlli sulla distanza tra i passeggeri

          I trasporti pubblici dovranno rimanere a «bassa frequentazione» e dunque si sta cercando un modo per intensificare i controlli anche quando l’affluenza dei cittadini in circolazione sarà aumentata. Tra le ipotesi c’è quella di ripristinare la figura del controllore a bordo che dovrà far rispettare la distanza tra i passeggeri, probabilmente utilizzando soltanto una seduta ogni due e comunque non facendo salire nella carrozza della metropolitana oppure a bordo degli autobus e dei tram più di un certo numero di persone. Una regola che sarà applicata anche ai treni

          I luoghi più affollati. Cinema, stadi, convegni: il nodo delle file all’ingresso

          Per ritornare a ballare oppure partecipare a eventi e convegni l’indice di contagio dovrà essere pari a zero. Il divieto di assembramento in vigore in questa prima fase di contenimento dell’emergenza durerà ancora a lungo e probabilmente fermerà per svariate settimane anche l’attività di cinema e teatri. Il problema non riguarda infatti le sale — dove si può rispettare la distanza occupando una poltrona sì e due no — ma le file che si creano all’ingresso e i contatti tra gli spettatori all’interno. Per questo si sta comunque cercando una soluzione concordata che non metta ulteriormente in crisi il settore.



          Il percorso verso la normalità sarà lento e graduale e alcune nostre abitudini sono destinate a cambiare. Tutto dipenderà dall’indice di contagio: quando sarà stabile a 0,5 riapriranno i locali. Per stadi o discoteche bisogna arrivare a valore zero
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Coronavirus, Crisanti: «Mascherine anche in casa. Riaperture? Ultima la Lombardia, prima la Sardegna»

            Il virologo dei tamponi diffusi in Veneto firma uno studio con Neil Ferguson, il matematico inglese che ha fatto cambiare idea a Boris Johnson: «I dati dimostrano l’efficacia della restrizione. I contagiati in hotel, per non diffondere il virus in famiglia»

            «Sarà meglio usare mascherina e guanti anche in casa. E, soprattutto, limitare all’indispensabile l’utilizzo degli ambienti domestici condivisi. Mi rendo conto del sacrificio ma i risultati del nostro studio sulle probabilità di essere infettati dimostrano chiaramente l’assoluta efficacia della restrizione».

            Anche a costo dell’impopolarità, il professor Andrea Crisanti procede con un nuovo fronte di lotta al virus. Dopo l’idea dei tamponi diffusi, che in Veneto sembra abbia funzionato, ecco una proposta che farà sospirare le famiglie: mascherine pure fra le mura di casa.

            Crisanti la fa dopo aver analizzato a fondo i dati dell’epidemia con una quarantina fra ricercatori e tecnici divisi in due gruppi di lavoro, uno italiano dell’azienda ospedaliera e dell’Università di Padova, dove lui dirige il Dipartimento di Medicina molecolare, e uno britannico coordinato dal Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra, il matematico che ha fatto cambiare idea al premier Boris Johnson convertendolo a una strategia più aggressiva.

            Lo studio, nato dall’indagine su Vo’ Euganeo, sarà presto a diposizione della comunità scientifica internazionale. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni: se c’è un positivo in famiglia, il rischio di essere infettati è 84 volte superiore rispetto alla norma; identificando e isolando tutti gli infetti la capacità di riproduzione del virus scende subito da 2 a 0,2; con l’isolamento si elimina la trasmissione anche senza imporre misure drastiche di contenimento al resto della popolazione; dopo aver ricostruito tutte le catene di contagio, dalle quali i bambini risultano esclusi, si stima che i primi casi infetti di Vo’, focolaio del primo decesso in Italia, risalgano alla seconda settimana di gennaio.

            Professor Crisanti, dopo settimane di chiusura le mascherine in casa potrebbero sembrare inutili. Viene da pensare che se non si è stati ancora contagiati il pericolo è scampato.
            «No, non è così. I casi si sono accumulati. Le persone non si ammalano tutte nello stesso momento. Noi vediamo una progressione. In ospedale arrivano a grappoli, interi nuclei familiari. Questo significa che se non si sta attenti le nostre case possono trasformarsi in tanti piccoli focolai di contagio. Diciamo che in questo momento sono più protetti i single. Sarebbe comunque opportuno accompagnare la misura con un’opera seria di informazione. Non è cosa semplice difendersi da un’infezione».

            Al di là di guanti e mascherine, come se ne esce?
            «Ci vuole un’azione decisa. Sarebbe utile andare nelle abitazioni a fare i tamponi quantomeno a tutte le persone che hanno accusato sintomi non gravi. Controllare poi i familiari e chi è entrato in contatto con i soggetti contagiati. Non solo. Sarebbe molto utile trasferire tutti i positivi in strutture ad hoc. Naturalmente parlo delle persone che non richiedono un ricovero ospedaliero».


            Quali potrebbero essere queste strutture?
            «Penso per esempio agli hotel rimasti vuoti. Di alberghi ce ne sono tantissimi e sono pure confortevoli. I malati rimarrebbero comunque in contatto con le famiglie. Una decisione in questo senso tocca però il livello politico perché richiede investimenti. Ne stiamo comunque discutendo. Si potrebbe procedere con due tre casi pilota nelle aree a maggior densità alberghiera, tipo Venezia, Padova, l’area termale...».

            Non c’è il rischio di creare dei lazzaretti?
            «Assolutamente no, non in senso negativo almeno. Sarebbero sistemazioni più che dignitose, in attesa della guarigione. Questa è un’emergenza sanitaria e va combattuta anche con le armi della scienza, dell’epidemiologia. Il lazzaretto, il ghetto e i muri rappresentano quanto di più distante c’è dal mio mondo ideale. Ma qui i muri servono a salvare. Qui per tornare a essere liberi e uniti bisogna per forza separarsi. E la fonte di contagio in famiglia è importante, anche più delle altre due: gli indisciplinati che escono, una minoranza, e chi è costretto a lavorare».

            Quand’è che potremmo vedere i primi sospirati risultati?
            «Gli indicatori ci dicono che finalmente qualcosa di buono sta già succedendo, anche se i morti sono ancora molti. Sono fiducioso».

            Ci aspettano altre settimane di blocco totale. Come sarà il ritorno al lavoro?
            «Bisogna definire un rischio accettabile perché lo zero non esiste. Naturalmente la tempistica sarà dettata dalla politica. Io posso solo dire cosa converrebbe fare dal punto di vista sanitario».


            Cosa converrebbe?
            «Fare tamponi e test sierologici su larga scala in modo da evitare l’introduzione in azienda di dipendenti infetti. In caso di ripartenza del contagio, bisognerà spegnere immediatamente il focolaio. Sarebbe opportuna poi una gradualità territoriale».

            Cioè?
            «Riaprirei prima le aree dove il rischio di trasmissione del virus è più basso, tipo Sardegna, province come Cagliari, Oristano. E terrei per ultima la Lombardia, Bergamo in particolare. Ma bisogna essere veloci e tempestivi. Perché mi sento di dire che il male peggiore nella lotta al coronavirus è stata lei: la burocrazia. Si poteva fare tanto e subito».

            Il virologo dei tamponi diffusi in Veneto firma uno studio con Neil Ferguson, il matematico inglese che ha fatto cambiare idea a Boris Johnson: «I dati dimostrano l’efficacia della restrizione». La riapertura? «Prima in Sardegna, Lombardia in coda»
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Coronavirus, il piano per i test rapidi sierologici: così sapremo chi è immune

              Consentiranno di tracciare il vero profilo dell’epidemia italiana. Il ministero della Salute e Comitato tecnico scientifico contano sulla collaborazione delle Regioni: «Lavoriamo tutti insieme, niente fughe in avanti».

              Potranno essere usati per favorire il rientro al lavoro e la lenta, graduale ripresa delle attività produttive. Consentiranno di tracciare il vero profilo dell’epidemia italiana. Più di una funzione chiave viene attribuita ai test rapidi sierologici ed è per questo che ministero della Salute e Comitato tecnico scientifico contano sulla collaborazione delle Regioni: «Lavoriamo tutti insieme, niente fughe in avanti». Parliamo dei test finalizzati a rilevare la presenza di anticorpi nel sangue e a stabilire se un individuo, pur non essendo positivo al coronavirus in quel momento, ha però avuto l’infezione nelle settimane precedenti senza sviluppare sintomi o avendone di lievi. Richiedono un piccolo prelievo di sangue dal dito, la risposta è rapida. Se è positiva, significa che una persona è immune dalla malattia e non rischia di essere nuovamente contagiata. Per quanto tempo? Non si sa, questo elemento fa parte delle incertezze della ricerca che si trova a maneggiare un agente patogeno sconosciuto fino allo scorso gennaio.

              Intanto questo semplice strumento di laboratorio può essere un alleato fondamentale per impostare la fase 2, quella del ritorno progressivo alle attività quotidiane. «I test potranno anche fornire informazioni utili su quella percentuale di soggetti che hanno sviluppato anticorpi e sono da considerare strumentalmente utili per riprendere le attività in certe aree stabilendo la collaborazione con la sanità locale», ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Si può pensare di testare inizialmente delle categorie mirate di lavoratori, primi fra tutti gli operatori sanitari. La presenza di più dipendenti immuni potrebbe ad esempio permettere a un’azienda di riprendere la produzione ridando un po’ di fiato all’economia del Paese, in drammatica sofferenza. Però sarà fondamentale la collaborazione con la sanità locale. I cittadini rientrati in ufficio dovranno essere attentamente seguiti dalle Asl.

              Molta importanza viene attribuita dunque all’aiuto che può essere dato dagli studi di sieroprevalenza. «È un’indagine straordinariamente importante su cui investire in modo rigoroso validando i test più idonei — spiega Locatelli —. C’è da capire quale è stata la diffusione del virus e quali i tassi di letalità.». Si lavora per individuare, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, il modello di test migliore. Non soltanto affidabile dal punto di vista della risposta ma che sia utilizzabile in tutte le aree del Paese, con le tecnologie presenti nei nostri laboratori e ugualmente valido per maschi e femmine. Molti i kit in fase di valutazione, poche le esperienze, a parte quella cinese. No ai test sierologici anche come sostituivi di quelli molecolari, col tampone. Una nuova circolare del ministero della Salute afferma che «nell’attività diagnostica dell’infezione in atto necessitano di evidenze ulteriori e non possono sostituire il test molecolare basato sull’RNA virale attraverso i tamponi».

              Consentiranno di tracciare il vero profilo dell’epidemia italiana. Il ministero della Salute e Comitato tecnico scientifico contano sulla collaborazione delle Regioni: «Lavoriamo tutti insieme, niente fughe in avanti».
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Nuovi contagi quotidiani e nuovi decessi.
                Sembra che l'Italia abbia stallato in entrambe le statistiche.
                Altre nazioni partivano da molto dietro ma adesso si trovano in condizioni più preoccupanti.


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                  Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
                  Se capisco bene il francese Marsiglia è diventata la zona con più tamponi svolti al mondo. Hanno testato in pochi giorni il 2.5% della popolazione (mi pare che a ieri abbiamo da soli esaminato 55.000 tamponi).

                  Il tasso di mortalità dai primi dati postati da Rauolt è bassissimo. Sta testando e curando tutti in modo ultra-massivo.

                  Che lavoro eccezionale e pragmatico. Se il suo approccio alla fine si rivelerà quello che sembra merita il Nobel.

                  Se in Italia si trovassero 2-4 ospedali per ogni regione in grado di fare quello che sta facendo lui usciremmo dall'incubo in tempi rapidi. Ci sono tutti gli ingredienti pronti, serve solo qualcuno in grado di organizzare la cucina.

                  Servono uomini di questo spessore ma noi siamo circondati solo da uomini piccoli.
                  Ma la cura di Raoult non porta ad effetti collaterali se ho capito bene?
                  Se funziona così tanto perché in Italia non ne parlano in pochi?









                  "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                  Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                  vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                  (L. Pirandello)

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                    Originariamente Scritto da sylvester Visualizza Messaggio
                    Ma la cura di Raoult non porta ad effetti collaterali se ho capito bene?
                    Se funziona così tanto perché in Italia non ne parlano in pochi?
                    boh non se ne parla....
                    Alboreto is nothing

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                      si parla di 5 mesi per iniziare la produzione industriale


                      Tessera N° 7

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                        Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                        https://bari.repubblica.it/cronaca/2...jjGXAxfe72ZO_o

                        si parla di 5 mesi per iniziare la produzione industriale
                        Se andasse tutto bene, ma purtroppo non e' affatto detto, anzi.

                        Non so perche' l'articolo parla di 'primo vaccino'. Questo per ora e' a livello preclinico ed e' stato testato solo nei topi. Altri potenziali vaccini sono ad uno stadio di sviluppo piu' avanzato e si stanno gia' testando nell'uomo.
                        B & B with a little weed










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                          ci vorranno mesi per avere poche decine di casi al giorno, ma seriamente è impossibile passare mesi in queste condizioni, sarebbe default economico (temo lo sarà comunque o quasi).
                          finiremo con il convivere con sta merda, con marcherine, distanze, ecc, non c'è alternativa, non si può pensare di fermare un paese per mesi e mesi dai
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

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                            Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                            ci vorranno mesi per avere poche decine di casi al giorno, ma seriamente è impossibile passare mesi in queste condizioni, sarebbe default economico (temo lo sarà comunque o quasi).
                            finiremo con il convivere con sta merda, con marcherine, distanze, ecc, non c'è alternativa, non si può pensare di fermare un paese per mesi e mesi dai
                            Ma infatti fra una settimana le fabbriche devono ripartire

                            Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
                            Originariamente Scritto da Pesca
                            lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                              Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
                              Se capisco bene il francese Marsiglia è diventata la zona con più tamponi svolti al mondo. Hanno testato in pochi giorni il 2.5% della popolazione (mi pare che a ieri abbiamo da soli esaminato 55.000 tamponi).
                              255 mila tamponi in tutta la Francia, ora worldometer riporta anche questo utile dato.
                              Impressionante la Spagna che ha il nostro numero di positivi ma ha effettuato il 60% dei nostri test


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                                Non mi stupisce che proprio Crisanti, uno che fa molti fatti e poca tv e che non gode dell’allarmismo, proponga una soluzione di cui anche qui abbiamo parlato: riapertura scaglionata per aree. Sensatissima la scelta della Sardegna, dove ci sono una quarantina di vittime e che, per ovvi motivi, è più facile da isolare. Gli altri puntano al lockdown indefinito e senza differenziazione, ossia al suicidio, economico e non solo.
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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                                Working...
                                X
                                😀
                                🥰
                                🤢
                                😎
                                😡
                                👍
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