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Emergenza Coronavirus: thread unico.

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    Se imporranno mascherine e distanziamento anche per l’autunno inverno avremo comunque anche moltissimi meno influenzati standard, va detto



    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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        oggi sono stato a ristorante per la prima volta dalla riapertura, per 6 persone ci hanno dovuto riservare una saletta intera. Abbastanza insostenibile per i ristoratori, e anche tra i conviviali fa senso doversi parlare dai 4 angoli della stanza
        Soprattutto è ridicolo dover stare a distanza di tuoi amici che poi uscito di lì ci vai a braccetto
        Last edited by Arturo Bandini; 30-05-2020, 23:04:51.

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          Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
          oggi sono stato a ristorante per la prima volta dalla riapertura, per 6 persone ci hanno dovuto riservare una saletta intera. Abbastanza insostenibile per i ristoratori, e anche tra i conviviali fa senso doversi parlare dai 4 angoli della stanza
          Soprattutto è ridicolo dover stare a distanza di tuoi amici che poi uscito di lì ci vai a braccetto
          Io caffè al bar per la prima volta, con un amico. Esperienza abbastanza inutile.

          Inviato dal mio Mi A2 Lite utilizzando Tapatalk

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            Oggi prima volta pure per me, gelateria e sta sera ristorante. Tutto normale, qualche posto ridotto ma niente di che, situazione nella norma, in molti locali distanziamento inesistente.
            Originariamente Scritto da modgallagher
            gandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
            " tra noi sarebbe come abbinare un vino pregiato a un ottimo cibo " ..


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              Coronavirus in Svezia, Danimarca e Norvegia chiudono i confini (e l’economia di Stoccolma affonda)

              La decisione motivata con il tasso più alto di morti da Covid-19. La Svezia ha quasi quattro volte il numero di vittime del resto del Nord Europa. A Stoccolma l’opposizione chiede una commissione d’inchiesta. Intanto l’economia rallenta anche senza lockdown


              Danimarca e Norvegia riapriranno le loro frontiere a partire dal 15 giugno, così da consentire la libera circolazione con i Paesi vicini, Islanda inclusa. Ma questo allentamento delle restrizioni di viaggio non riguarderà gli svedesi, per ora esclusi dalla ripartenza dell’attività turistica in tutta la Scandinavia. «Non possiamo aprire tutto all’improvviso, perché metteremmo a rischio tutto quello che abbiamo realizzato», ha spiegato venerdì da Oslo la premier norvegese Erna Solberg, annunciando la decisione, in contemporanea con la conferenza stampa tenuta a Copenhagen dalla sua omologa danese, Mette Frederiksen. Un’esclusione motivata con il tasso molto più alto di contagi e decessi registrato in Svezia, che con più di 4.300 morti ha avuto finora quasi quattro volte il numero di vittime da Covid-19 di tutti gli altri Paesi del Nord Europa messi insieme (qui tutti i dati).


              La fama di untori

              E così dopo essersi ostinati per quasi tre mesi a tenere tutto aperto, anche (unici in tutta Europa) le loro frontiere, gli svedesi si ritrovano additati come untori a livello mondiale. Perché alla decisione dei Paesi confinanti si è aggiunta quello di Cipro, che ha autorizzato dal 9 giugno la ripresa di tutti i collegamenti aerei diretti con le capitali scandinave, con l’eccezione però di Stoccolma. Un doppio schiaffo diplomatico che ha aperto i telegiornali, sollecitando una presa di posizione della ministra degli Esteri svedese, Ann Linde: «I contagi stanno rallentando – ha detto, incontrando la stampa estera –, i pazienti in terapia intensiva stanno diminuendo in modo significativo e la curva dei decessi è stata appiattita».


              L’effetto delle autolimitazioni

              La ministra ha anche ricordato che sebbene non ci siano state in Svezia delle vere e proprie chiusure, molte attività hanno subito dei drastici rallentamenti. L’invito a limitare i contatti sociali ha portato ad esempio il 58% degli svedesi a non frequentare più ristoranti, bar o cinema, e il 69% a ridurre gli incontri, come ha rivelato un recente sondaggio. L’appello a non effettuare viaggi e spostamenti ha causato invece un blocco dei voli domestici per mancanza di passeggeri, mentre i treni continuano a circolare al 90% vuoti.


              No ai viaggi all’estero

              Questa raccomandazione sarà valida fino al prossimo 15 luglio, e avrebbe portato comunque al rinvio delle vacanze all’estero fino a quella data, anche se Danimarca e Norvegia avessero aperto le loro frontiere. È possibile però che il ponte di Øresund che collega Copenhagen alla Svezia venga aperto anche prima. «Stiamo esaminando la possibilità di soluzioni regionali», ha detto Ann Linde, ricordando come peraltro il tasso di diffusione e letalità nella capitale danese sia anche superiore a quello della limitrofa regione svedese di Skane.


              Commissione d’inchiesta

              La decisione di Danimarca e Norvegia di tenere i loro confini chiusi ai cittadini svedesi ha dato nuova forza al dibattito interno in Svezia su come il governo rosso-verde del premier Stefan Löfven ha gestito l’emergenza sanitaria. I due maggiori partiti di opposizione svedesi hanno chiesto l’istituzione entro l’estate di una commissione d’indagine indipendente, per accertare se la strategia seguita sia stata la più idonea. Il governo non è pregiudizialmente contrario, ma chiede di aspettare la fine della pandemia. Due soprattutto gli aspetti controversi su cui si chiede di ar luce: l’elevato tasso di vittime, che colloca la Svezia al sesto posto mondiale per numero di morti da Covid-19 in rapporto alla popolazione. E la gestione delle case di riposo per anziani, dove si sono registrati i tre quarti dei decessi.


              Niente immunità di gregge

              Anders Tegnell, l’epidemiologo a capo dell’Agenzia di sanità pubblica svedese che ha deciso di sperimentare una strategia di «mitigazione dolce» del contagio, continua a difendere le ragioni della sua scelta: «È una questione di salute pubblica consentire alle persone di mantenere il più possibile una vita normale», ha detto in una recente intervista al Financial Times. «Niente di quello a che fare con il lockdown ha un’evidenza scientifica». È un grosso errore fermare tutto, sperando in un vaccino, ha aggiunto: «Ci vorrà molto più tempo di quanto pensiamo. E alla fine, non sappiamo quanto sarà efficace. È un altro motivo per attuare una politica sostenibile». Per l’epidemiologo solo tra uno o due anni potremo giudicare quale strategia si è dimostrata più efficace contro la pandemia. Intanto però è svanita l’illusione di poter raggiungere un’«immunità di gregge» in tempi rapidi: nell’ultimo rilevamento effettuato dall’Agenzia nell’area di Stoccolma, il principale focolaio dell’infezione, lo scorso 20 maggio, solo il 7% della popolazione risultava positivo al virus.


              Economia in frenata

              Nel frattempo però il rallentamento delle attività ha causato anche in Svezia una contrazione della crescita del Prodotto interno lordo (stimata in un -7% sull’intero 2020) e un aumento dei disoccupati (che potrebbero salire al 10% entro fine anno). Sono dati certo migliori degli altri Paesi che hanno optato per la chiusura totale, anche quelli del Nord Europa, ma non basteranno a salvare un’economia come quella svedese che dipende per il 50% dalle esportazioni. Tant’è che grandi multinazionali svedesi come Volvo, Electrolux e Scania hanno già licenziato migliaia di dipendenti.

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                Dove si potrà andare in vacanza? Dalla Spagna all’Est Europa: chi mette i paletti alle nostre ferie

                Tutti i limiti ai viaggi all’estero. Ci sono i no di Grecia e Austria, il via libera della Spagna, il sì condizionato della Croazia

                Gli italiani che hanno intenzione di passare le vacanze estive all’estero dovranno accontentarsi di poche destinazioni perché i turisti provenienti dall’Italia non sono al momento «graditi» in più di un Paese europeo, anche all’interno dello spazio Schengen dove, tutti o quasi, sono pronti a riaprire i confini.


                I Paesi off limits

                Tra i no più clamorosi c’è quello della Grecia che, venerdì scorso, ha annunciato la lista dei 29 Stati i cui turisti potranno visitare il Paese dal 15 giugno. L’elenco potrebbe essere aggiornato il primo luglio e quindi si può ancora sperare. Chiudono le porte ai turisti italiani anche altri 21 Stati europei. In cima alla lista c’è l’Austria che dal 15 giugno consentirà la libera circolazione senza alcun controllo alle frontiere con Germania, Svizzera e Liechtenstein ma non con l’Italia, considerata ancora un «focolaio». I governi di Vienna e Roma, però, si stanno parlando e non è detto che la situazione cambi la prossima settimana. Anche la Svizzera non vuole gli italiani nonostante sia pronta a consentire la libera circolazione dal 15 giugno e a riaprire campeggi, giardini zoologici, piscine, cinema e teatri. Dal 20 giugno apre al turismo internazionale l’isola di Cipro con le sue spiagge meravigliose e la sua storia affascinante, anche se triste, di divisioni. Nella lista di 19 Paesi non c’è però l’Italia. Le altre nazioni in cui non potremo andare sono: Danimarca, Germania, Malta, Finlandia, Polonia, Romania, Ungheria, Svezia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Bosnia, Polonia, Norvegia, Montenegro, Ucraina e Russia. Ma non bisogna disperare. Bruxelles, fermo restando che i divieti non si applicano mai alla nazionalità ma ai Paesi di provenienza, spinge per una linea comune che sia comunque ispirata a criteri epidemiologici. E, nei prossimi giorni, alcune nazioni, come la Germania, potrebbero tornare sui propri passi.



                Le mete possibili

                Quali sono, quindi, le mete da prendere in considerazione per le tanto agognate vacanze post quarantena? Sicuramente la Francia dove dal 15 giugno saranno aboliti i controlli alle frontiere. Per entrare basterà presentare un’autocertificazione di buona salute. Anche l’Olanda apre senza condizioni ai cittadini dell’Ue e dal primo luglio promette di far ripartire campeggi e villaggi turistici. Seguendo lo slogan Clean&Safe (pulito e sicuro), il Portogallo accoglie il turismo straniero, anche perché rappresenta il 15% della sua produzione economica. Ma per l’associazione alberghiera nazionale la maggior parte degli hotel dovrebbe riaprire a metà luglio. Stesso discorso per la Spagna che tra un mese revocherà la quarantena obbligatoria per tutti i viaggiatori, mentre le compagnie aeree dovrebbero riattivare ai primi di giugno i collegamenti con le mete più gettonate: Maiorca, Costa del Sol e Costa Blanca. Anche la Turchia non vuole rinunciare agli stranieri e a metà giugno riaprirà le frontiere. Il ministero della Cultura e del Turismo ha pubblicato un catalogo di «istruzioni igieniche» che prevede, ad esempio, negli hotel distanze minime tra lettini a bordo piscina o asciugamani confezionati singolarmente. Dopo molti indugi la Croazia, altra nazione che dipende fortemente dal turismo, consentirà anche agli italiani di godere del suo meraviglioso mare ma bisognerà avere in mano una prenotazione. La stessa linea della Slovenia che dal 26 maggio consentirà ai cittadini dell’Unione Europea l’ingresso senza un documento che certifichi la negatività al coronavirus ma con in mano l’indirizzo di un hotel. Se si ha voglia di andare al freddo si potrà pensare alla Lettonia che, tra i Paesi baltici, è l’unica ad aver deciso di accogliere gli stranieri. Porte aperte dal primo giugno anche in Albania mentre la Serbia ha già tolto i sigilli ai confini il 22 maggio. Il Kosovo, invece, permetterà l’ingresso ai turisti da metà giugno.


                In quarantena

                Ci sono poi una serie di Paesi che, pur non chiudendo i confini, hanno deciso di imporre una quarantena ai visitatori. Una scelta che scoraggerebbe anche il turista più motivato. Tra questi spicca il Regno Unito, dove dall’8 giugno chiunque entrerà dall’estero dovrà stare chiuso in una stanza per due settimane. Chi non aderirà all’auto-isolamento dovrà pagare una multa di 1.000 sterline (circa 1.100 euro). È la stessa linea scelta dall’Irlanda, dalla Bulgaria e dalla Macedonia del Nord che però impongono la quarantena soltanto a chi proviene da alcune nazioni a rischio tra cui l’Italia. Più incerta la situazione in Islanda. L’isola, fortemente dipendente dal turismo, prevede di allentare le restrizioni per i viaggiatori stranieri a partire dal 15 giugno ma, per il momento, chi entra sarà messo in quarantena per due settimane. Il governo, però, sta pensando di offrire l’alternativa di sottoporre i visitatori a tampone. È probabile, poi, che i turisti debbano scaricare e utilizzare l’applicazione di tracciamento.



                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Le Foche: Coronavirus, in Italia seconda ondata di contagi a dicembre, ma meno feroce

                  Per Francesco Le Foche a luglio la circolazione calerà ancora e l’epidemia non potrà riprendersi in fretta. «Fiducia nel servizio sanitario, ora sappiamo come intervenire ma è fondamentale che ogni cittadino rispetti regole di comportamento salutari»

                  Arriverà la seconda ondata dell’epidemia?
                  «Non si può prevedere con certezza. Abbiamo a che fare con un virus nuovo, che ha un comportamento sorprendente», spiega Francesco Le Foche, responsabile del day hospital di immunoinfettivologia al policlinico universitario Umberto I di Roma.

                  Potrebbe accadere in autunno, come ipotizza Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità?
                  «Sposterei l’arrivo di una possibile seconda ondata più in là, a dicembre, col freddo. Il virus deve avere il tempo di rialzare la testa dopo essere stato fermato dal lockdown. A luglio verosimilmente la circolazione sarà ancora più ridotta di adesso. Non credo che a settembre-ottobre l’epidemia sarebbe già in grado di riprendersi proprio per il limitato spazio temporale».

                  Il ritorno sarebbe feroce come la prima fase?
                  «Non credo che torneremo a vivere un’esperienza tanto tragica. Penso più a un’ondata paragonabile a quella prodotta da una forte influenza che è una malattia seria, non dimentichiamolo, con complicanze importanti ed esiti mortali. Abbiamo avuto epidemie influenzali caratterizzate da una letalità simile a quella da Covid».

                  Il servizio sanitario è pronto a fronteggiare una nuova emergenza?
                  «Sì che lo è. La capacità di intercettare i focolai sul territorio è enormemente migliorata. La chiave del successo è evitare che i pazienti infetti arrivino in ospedale e dunque creare percorsi di cura alternativi, strategia che è stata applicata. Non ci possiamo più permettere di privare i malati di cancro, cuore e patologie gravi dei controlli e delle cure come è successo in questi 3 mesi. Non devono essere messi all’angolo».

                  Il virus si è attenuato?
                  «A giudicare dai sequenziamenti del genoma non è cambiato. Però troviamo sindromi meno aggressive. I nuovi pazienti stanno abbastanza bene tanto che si potrebbe pensare a una nuova espressione di malattia da chiamare Covid like, simil-Covid. Sintomi lievi, febbriciattola che non se ne va per giorni, ma il tampone resta negativo in quanto la carica virale è bassa e la positività non viene rilevata».

                  Come si spiega?
                  «Il virus può aver trovato la coabitazione con la cellula umana che ha infettato. Una convivenza pacifica che si è instaurata col lockdown. Il suo interesse ora è diventato quello di non uccidere l’ospite, perché deve sopravvivere e non ha interesse a ucciderlo».

                  Il Sars-CoV-2 costringerà a rivedere i testi di medicina?
                  «Sì, è un virus strano, diverso. Noi immunologi sapevamo che solitamente un virus quando entra nell’organismo induce la produzione di anticorpi IgM (immunoglobuline) e poi di anticorpi IgG. Era una regola fissa. Invece adesso vediamo comparire le IgM senza che poi siano seguite dalle IgG. Oppure le IgM arrivano tardi, alla terza settimana dall’avvio dell’infezione, anziché subito dopo il contatto con l’agente estraneo. Prima era scontato che le IgM corrispondessero alla fase acuta della malattia e che le IgG indicassero un’infezione pregressa. Sappiamo per certo però che i pazienti gravi, ricoverati in terapia intensiva, sviluppano IgG che sono neutralizzanti, protettive».

                  E allora hanno un senso i test sierologici rapidi, che rilevano appunto la presenza dei due tipi di anticorpi e che alcune Regioni intendono proporre come patentino di accesso?
                  «Siamo sicuri che questo virus lascia una traccia ma non sappiamo come interpretarla. Quindi non ci sono i presupposti per parlare di patenti di immunità».

                  Come difendersi, allora?
                  «Sta a noi renderci immuni rispettando le regole di distanziamento interumano e di igiene e indossando le mascherine. Sono contrario ai guanti, veicoli di sporcizia».

                  Fino a quando dovremo mantenere le distanze?
                  «La vita è cambiata per sempre. Non sono più proponibili resse al ristorante, slalom tra i lettini sulla spiaggia e la calca in autobus. Comportamenti contrari alla salute pubblica. La promiscuità è da dimenticare per sempre. Ora valgono i sani principi di educazione civica».


                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Tutto eccellente, cade sull’ultimo capoverso.

                    Traduciamolo: bisogna radere al suolo tutti quei paesi che fanno della calca, della promiscuita’ il loro ​modus vivendi.



                    Originariamente Scritto da Giampo93
                    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                      Ho avuto la tua stessa impressione sull’intervista. Cose molto sensate, mi pare inizino ad affiorare dubbi sulla potenza della seconda ondata, che addirittura arriva ad equiparare ad una influenza stagionale. Allora, però, non mi spiego l’assolutezza di quel “dimentichiamo per sempre certi comportamenti”
                      In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                      ma_75@bodyweb.com

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                        Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                        Ho avuto la tua stessa impressione sull’intervista. Cose molto sensate, mi pare inizino ad affiorare dubbi sulla potenza della seconda ondata, che addirittura arriva ad equiparare ad una influenza stagionale. Allora, però, non mi spiego l’assolutezza di quel “dimentichiamo per sempre certi comportamenti”
                        si anche perche’ vorrebbe stabilire un nesso causale tra quei comportamenti e la diffusione delle epidemie, il che e’ tecnicamente correttissimo...ma lo step successivo anzi precedente, deve riguardare cio’ che e’ il primum, quindi i luoghi dove e’ presumibile che nascano i preupposti stessi per l’origine dei virus.
                        La prima cosa a cui mi rimanda la mente sono i wet markets, condizioni igeniche inesistenti e ricettacoli del peggio schifo.

                        Sia chiaro: a me le calche, anche alle nostre latitudini, danno fastidio e irritano, ma il passaggio da questo all’accettazione dell’ineluttabile mi da prurito..a dir poco.

                        I toni da “rendeteVi conto che da adesso cambia tutto” non sono degni per un’umanita’ sviluppata, Gesu’ Cristo in Terra al massimo poteva permetterselo.

                        Quindi ok tutto, ma che non si superi quella sottile linea rossa.



                        Originariamente Scritto da Giampo93
                        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                          Fake news

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                            Originariamente Scritto da The_machine Visualizza Messaggio
                            Coronavirus in Svezia, Danimarca e Norvegia chiudono i confini (e l’economia di Stoccolma affonda)

                            La decisione motivata con il tasso più alto di morti da Covid-19. La Svezia ha quasi quattro volte il numero di vittime del resto del Nord Europa. A Stoccolma l’opposizione chiede una commissione d’inchiesta. Intanto l’economia rallenta anche senza lockdown


                            Danimarca e Norvegia riapriranno le loro frontiere a partire dal 15 giugno, così da consentire la libera circolazione con i Paesi vicini, Islanda inclusa. Ma questo allentamento delle restrizioni di viaggio non riguarderà gli svedesi, per ora esclusi dalla ripartenza dell’attività turistica in tutta la Scandinavia. «Non possiamo aprire tutto all’improvviso, perché metteremmo a rischio tutto quello che abbiamo realizzato», ha spiegato venerdì da Oslo la premier norvegese Erna Solberg, annunciando la decisione, in contemporanea con la conferenza stampa tenuta a Copenhagen dalla sua omologa danese, Mette Frederiksen. Un’esclusione motivata con il tasso molto più alto di contagi e decessi registrato in Svezia, che con più di 4.300 morti ha avuto finora quasi quattro volte il numero di vittime da Covid-19 di tutti gli altri Paesi del Nord Europa messi insieme (qui tutti i dati).


                            La fama di untori

                            E così dopo essersi ostinati per quasi tre mesi a tenere tutto aperto, anche (unici in tutta Europa) le loro frontiere, gli svedesi si ritrovano additati come untori a livello mondiale. Perché alla decisione dei Paesi confinanti si è aggiunta quello di Cipro, che ha autorizzato dal 9 giugno la ripresa di tutti i collegamenti aerei diretti con le capitali scandinave, con l’eccezione però di Stoccolma. Un doppio schiaffo diplomatico che ha aperto i telegiornali, sollecitando una presa di posizione della ministra degli Esteri svedese, Ann Linde: «I contagi stanno rallentando – ha detto, incontrando la stampa estera –, i pazienti in terapia intensiva stanno diminuendo in modo significativo e la curva dei decessi è stata appiattita».


                            L’effetto delle autolimitazioni

                            La ministra ha anche ricordato che sebbene non ci siano state in Svezia delle vere e proprie chiusure, molte attività hanno subito dei drastici rallentamenti. L’invito a limitare i contatti sociali ha portato ad esempio il 58% degli svedesi a non frequentare più ristoranti, bar o cinema, e il 69% a ridurre gli incontri, come ha rivelato un recente sondaggio. L’appello a non effettuare viaggi e spostamenti ha causato invece un blocco dei voli domestici per mancanza di passeggeri, mentre i treni continuano a circolare al 90% vuoti.


                            No ai viaggi all’estero

                            Questa raccomandazione sarà valida fino al prossimo 15 luglio, e avrebbe portato comunque al rinvio delle vacanze all’estero fino a quella data, anche se Danimarca e Norvegia avessero aperto le loro frontiere. È possibile però che il ponte di Øresund che collega Copenhagen alla Svezia venga aperto anche prima. «Stiamo esaminando la possibilità di soluzioni regionali», ha detto Ann Linde, ricordando come peraltro il tasso di diffusione e letalità nella capitale danese sia anche superiore a quello della limitrofa regione svedese di Skane.


                            Commissione d’inchiesta

                            La decisione di Danimarca e Norvegia di tenere i loro confini chiusi ai cittadini svedesi ha dato nuova forza al dibattito interno in Svezia su come il governo rosso-verde del premier Stefan Löfven ha gestito l’emergenza sanitaria. I due maggiori partiti di opposizione svedesi hanno chiesto l’istituzione entro l’estate di una commissione d’indagine indipendente, per accertare se la strategia seguita sia stata la più idonea. Il governo non è pregiudizialmente contrario, ma chiede di aspettare la fine della pandemia. Due soprattutto gli aspetti controversi su cui si chiede di ar luce: l’elevato tasso di vittime, che colloca la Svezia al sesto posto mondiale per numero di morti da Covid-19 in rapporto alla popolazione. E la gestione delle case di riposo per anziani, dove si sono registrati i tre quarti dei decessi.


                            Niente immunità di gregge

                            Anders Tegnell, l’epidemiologo a capo dell’Agenzia di sanità pubblica svedese che ha deciso di sperimentare una strategia di «mitigazione dolce» del contagio, continua a difendere le ragioni della sua scelta: «È una questione di salute pubblica consentire alle persone di mantenere il più possibile una vita normale», ha detto in una recente intervista al Financial Times. «Niente di quello a che fare con il lockdown ha un’evidenza scientifica». È un grosso errore fermare tutto, sperando in un vaccino, ha aggiunto: «Ci vorrà molto più tempo di quanto pensiamo. E alla fine, non sappiamo quanto sarà efficace. È un altro motivo per attuare una politica sostenibile». Per l’epidemiologo solo tra uno o due anni potremo giudicare quale strategia si è dimostrata più efficace contro la pandemia. Intanto però è svanita l’illusione di poter raggiungere un’«immunità di gregge» in tempi rapidi: nell’ultimo rilevamento effettuato dall’Agenzia nell’area di Stoccolma, il principale focolaio dell’infezione, lo scorso 20 maggio, solo il 7% della popolazione risultava positivo al virus.


                            Economia in frenata

                            Nel frattempo però il rallentamento delle attività ha causato anche in Svezia una contrazione della crescita del Prodotto interno lordo (stimata in un -7% sull’intero 2020) e un aumento dei disoccupati (che potrebbero salire al 10% entro fine anno). Sono dati certo migliori degli altri Paesi che hanno optato per la chiusura totale, anche quelli del Nord Europa, ma non basteranno a salvare un’economia come quella svedese che dipende per il 50% dalle esportazioni. Tant’è che grandi multinazionali svedesi come Volvo, Electrolux e Scania hanno già licenziato migliaia di dipendenti.
                            Fake news

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                              Il Coronavirusè clinicamente spento. Lo ha affermato Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia dell’ospedale di Treviso: “Il coronavirus è clinicamente spento - le sue parole riportate dal gazzettino.it - . Stiamo processando quasi duemila tamponi al giorno. E i casi di positività sono ormai meno di uno ogni mille. Le persone contagiate, inoltre, in genere non sviluppano più manifestazioni cliniche gravi, compresi gli anziani. Nessuno si attendeva un calo di questa portata. Non con questa rapidità, almeno“.
                              In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                              ma_75@bodyweb.com

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                                Sull’ultimo capoverso opinerei che alcuni virologi, ad esempio il tanto perculato Tarro, lo dissero mesi fa che sarebbe sparito ai primi caldi.
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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