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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
    se lo difende Grassani si prende 20 anni
    grassani gli fa prendere pure il 41 bis

    Originariamente Scritto da CRI PV Visualizza Messaggio
    Pensavo a ferlaino che festeggiava lo scudetto coi camorristi
    ma no dai

    Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
    L'ha anche ammesso pubblicamente
    bravo!
    Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
    mi è tornato in mente cuffaro che festeggiò la condanna per favoreggiamento (senza l'aggravante mafiosa) abbuffandosi di cannoli
    Originariamente Scritto da Pesca Visualizza Messaggio
    io ho avvertito un po' di invidia quando ha parlato dei cannoli di cuffaro
    Brava! E' evidente che al sol sentire parlare di kannoli a kurt vibra il kulo e spalanca il suo anfratto come fosse la bat- caverna

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      Juventus-Torino, formazioni e dove vederla: Pirlo senza Morata cerca Dybala e continuità

      Ronaldo in campo senza la spalla ideale. Il tecnico: «Speriamo in una grande gara. Proveremo a riempire comunque l'area, i gol arrivano da lì»

      Prima di un derby sarebbe meglio dormire sonni tranquilli: per questo Giampiero Boniperti nel 1954 si portò un fucile nel ritiro di Villar Perosa con l’obiettivo di far fuori il gallo che altrimenti lo avrebbe tirato giù dal letto troppo presto. Oggi la Juventus deve fare i conti con un Gallo ben diverso e con una vigilia agitata dal caso Suarez: in un momento senza dubbio delicato serve un segnale da parte della squadra di Pirlo, reduce dal pessimo pareggio di Benevento e dalla vittoria in scioltezza contro la Dinamo Kiev.


      In campionato Madama non ha ancora vinto due partite di fila e martedì va in scena al Camp Nou per tentare la missione quasi impossibile di vincere il girone di Champions (servono tre gol), superando così il Barcellona di Messi sul traguardo: se c’è un momento per alzare l’asticella, trovare continuità e convinzione, allora è proprio questo. La sfida a un Toro in lenta risalita può essere una buona occasione per farlo, anche se essere favoriti è sempre un’arma a doppio taglio.

      Pirlo ha risolto al 93’ il derby del 30 novembre 2014 con un magnifico tiro da fuori area: «Una grandissima emozione — racconta l’ex campione diventato allenatore della Juve senza accumulare altre esperienze —. Per me è un ricordo indelebile e il derby è sempre una partita bella da giocare, perché ci sono dentro tante emozioni e speriamo di fare una grande gara».

      Quella Juventus (in 10 uomini), stava metabolizzando l’addio traumatico di Antonio Conte, ma si preparava alla cavalcata fino alla finale di Berlino, grazie a uno spirito d’acciaio, una difesa ermetica, un centrocampo irripetibile e la leadership di Tevez in avanti. Per tornare a quei livelli mancano ancora la fondamentale capacità di capire i momenti della partita, come ha sottolineato Pirlo stesso. Ma soprattutto manca qualità in mezzo al campo, con un reparto che sembra il più debole degli ultimi nove anni bianconeri.

      Oggi mancherà anche Alvaro Morata, per la doppia giornata di squalifica arrivata dopo le contumelie rivolte all’arbitro Pasqua a Benevento. È quindi l’occasione per Paulo Dybala per ritrovare confidenza con il gol in campionato, che gli manca proprio dal derby del 4 luglio. Il numero 10 bianconero ha avuto un inizio di stagione travagliato, tra infortuni assortiti e una forma che è ancora lontana dal top: anche per lui, se c’è un momento di mandare un segnale forte e chiaro, allora è proprio questo.

      Se in campo ci sarà anche Kulusevski sarà interessante vedere se sulla destra lui e Dybala si pesteranno ancora i piedi o se hanno affinato i meccanismi, che risentono del vizio della Joya di arretrare troppo: un aspetto sul quale Pirlo ha raccontato di lavorare quotidianamente.

      «Senza Morata cercheremo di riempire l’area con giocatori diversi magari con delle rotazioni — spiega l’allenatore, ancora indeciso se schierare a sinistra Bernardeschi o Chiesa —. Magari con Alvaro eravamo più presenti, mentre con quelli che giocheranno in questo derby cercheremo di arrivarci da fuori, però dobbiamo riempire l’area di rigore perché i gol arrivano da lì». A meno che non ci sia uno come Pirlo a calciare da fuori all’ultimo secondo.


      Juventus (4-4-2): Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Danilo; Kulusevski, Arthur, Rabiot, Chiesa; Dybala, Ronaldo. All. Pirlo
      Torino (3-5-2): Sirigu; Bremer, Lyanco, Rodriguez; Singo, Meité, Rincon, Linetty, Ansaldi; Zaza, Belotti. All. Giampaolo.
      Arbitro: Orsato
      Tv: ore 18, Sky.

      CorSera
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Juventus & Torino: quando i derby raccontano le storie

        Stracittadine, sfide e storie di pronostici ribaltati dall'epilogo imprevisto

        Ma davvero nei derby può succedere di tutto? Davvero il pronostico scontato è una farsa e le gerarchie finiscono tra parentesi almeno per un'ora e mezza? Chiedetelo ai tifosi del Toro e vi risponderanno che sì, magari una volta, ai bei tempi, tempi morti e sepolti: adesso questa non è più "una sfida a sé", ma un rito punitivo. Il derby di Torino non ha più sangue misto nelle vene, il sangue delle città che si mescolano (e Juve e Toro, a Torino, sono proprio due città diverse, o lo erano), perché da ormai un quarto di secolo la siderale distanza filosofica, economica, politica, sociologica che ha sempre separato i due club è stata soppiantata da una distanza tecnica che ha collocato le due squadre su piani diversi e lontanissimi, con punti di contatto meno che sporadici.

        Torino come Monaco


        Oggi quello di Torino è uno dei derby più squilibrati d'Europa. È al livello di quello di Barcellona (tra l'altro quest'anno assente, perché l'Espanyol è appena retrocesso), nel quale i blaugrana sono imbattuti dal 2008 (con l'eccezione di una sfida di Copa del Rey vinta dall'Espanyol nel 2017 ma poi ribaltata dal Barça nella gara di ritorno), o di Monaco, nel quale il Monaco 1860, fino agli Settanta la più importante squadra bavarese, restò all'asciutto con il Bayern dall'aprile 1978 al novembre 1999: ventuno anni, appena uno in più dell'astinenza granata perdurata dal 1995 al 2015, e subito ricominciata. Il Monaco 1860 non è più in Bundesliga dal 2008 e sta lentamente sparendo dalla città.

        Un altro derby sproporzionato, ma a fasi alterne, è quello di Liverpool: l'Everton non lo vince dal 2010 e anche qui, come a Torino, nei tempi moderni c'è stato lo scollamento tra i livelli delle due società, che fino agli anni 80 stavano su piani quasi equivalenti, anche se con i Reds sempre un poco più su. Una stracittadina senza equilibrio è quella di Porto, perché dopotutto il Boavista è solo una squadra di quartiere pur essendo una delle sole cinque squadre ad aver vinto il titolo portoghese, mentre è difficile tenere in conto le molte sfide di Londra, dove di derby ce ne può essere uno alla settimana anche se l'unico considerato veramente tale è quello tra Tottenham e Arsenal, malgrado in Premier vi siano pure Chelsea, West Ham, Fulham e Crystal Palace e prima o poi ci ritorneranno il Qpr, il Millwall, il Charlton.


        Venticinque anni senza storia

        Tornando a Torino, fino agli anni 90 il bilancio è stato sostanzialmente in equilibrio nonostante la disparità di forza economica e tecnica che fa del derby della Mole un caso unico almeno in Italia, dove i due club cittadini hanno di norma lignaggio analogo, potenzialità finanziarie simili e albi d'oro non troppo sproporzionata.
        Invece a Torino la Juve, per estremizzare il concetto, è stata sempre una forza di potere, o maggioritaria, e il Toro di opposizione o minoritaria, anche se solo negli ultimissimi anni il numero di tifosi bianconeri in città ha superato quello dei granata, le cui ultime generazioni sono stati falcidiate dalla concomitanza tra il periodo più fulgido della storia juventina e quello più disgraziato della storia torinista. Si diceva del digiuno di vittorie durato dal 1995, quando un Toro già molto povero vinse entrambi i derby contro la corrazzata di Lippi, al 2015, giorno di un 2-1 di cui i tifosi granata però non si fanno gran vanto perché ottenuto contro una Juve in versione vacanziera. Ciò che veramente tormenta il popolo del Toro non sono tuttavia i risultati ma l'arrendevolezza, la passività, il senso di rassegnazione o di isterica inferiorità da cui la squadra non ha quasi mai saputo liberarsi, quando invece un tempo era la Juve ad avere una sorta di complesso derby, non a caso la partita più odiata da Boniperti. Dal 2002 (Cauet) al 2014 (Bruno Peres) nessun granata ha fatto gol alla Juve. Da quella vittoria del 1995, il Torino ha ottenuto appena 6 pareggi sommersi da 23 sconfitte. Ha segnato 17 reti e ne ha subite 62.

        I disastrosi quindici anni di Cairo


        Ma quello che più ferisce la tifoseria è il bilancio limitato agli anni della presidenza Cairo, cominciata nel 2005: in questi tre lustri, il Torino è tornato a livelli dignitosi di rendimento in serie A eppure è la squadra che ha ottenuto meno punti contro la Juventus (una media di 0,27 a gara con una vittoria e tre pareggi in 22 incontri) tra quelle che l'hanno sfidata almeno venti volte. Prendendo in considerazione quelle con almeno 10 precedenti, solo l'Empoli fa peggio, ma di poco. Tutti gli altri, dal Siena all'Udinese, dal Chievo al Lecce, dal Catania al Verona, hanno racimolato qualcosa di più ed è questo che irrita il tifoso granata, abituato a essere visto dagli juventini come una spina nel fianco e non come una comoda vittima sacrificale. È una delle ragioni, se non la principale, per cui il rapporto tra Cairo e la gente del Toro è irrimediabilmente compromesso: il tifoso accusa il presidente di sudditanza psicologica, mollezza caratteriale e inadeguatezza filosofica allo spirito granata e sciorina un rosario di sfide umilianti. Più nessuno crede che nei derby possa succedere di tutto.

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        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Giornata 10

          SABATO 5 DICEMBRE
          15:00 Spezia-Lazio
          18:00 Juventus-Torino
          20:45 Inter-Bologna

          DOMENICA 6 DICEMBRE
          12:30 Verona-Cagliari
          15:00 Parma-Benevento
          15:00 Roma-Sassuolo
          15:00 Udinese-Atalanta
          18:00 Crotone-Napoli
          20:45 Sampdoria-Milan

          LUNEDÌ 7 DICEMBRE
          20:45 Fiorentina-Genoa
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          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Dai che vi liberate di quella se.ga di Paratici
            Originariamente Scritto da Marco pl
            i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
            Originariamente Scritto da master wallace
            IO? Mai masturbato.
            Originariamente Scritto da master wallace
            Io sono drogato..

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              Esame farsa di Suarez, manovre della Juventus ai massimi livelli. Poi la prova truccata: parla «para amigos»

              L’avvocato Turco: «Però partiamo dal presupposto che dobbiamo fargli una roba... da principianti...». La professoressa Spina: «Gli abbiamo dato prima tutti i materiali, che dovrebbero essere a sorpresa»

              Tutto in dieci giorni. Dalla prima telefonata in cui compaiono le richieste della «dirigenza della Juve», il 7 settembre, all’«esame farsa» per il centravanti uruguaiano che chiedeva il passaporto italiano, il 17 settembre; con tanto di attestazione compilata due giorni prima, completa di voti, trovata dagli investigatori della Guardia di finanza quando sono andati a sistemare le micro-camere per intercettare la prova di italiano di Suarez.

              Interventi al Viminale

              In mezzo le manovre con cui la società bianconera, secondo l’accusa, «si è mossa ai massimi livelli istituzionali per velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza», tramite il dirigente Fabio Paratici che chiama la ministra Paola De Micheli, e tutta la catena di contatti al Viminale che ne è scaturita. Niente di illecito, probabilmente, ma quando a Paratici è stato chiesto dai pubblici ministeri se fosse intervenuto in qualche modo, lui lo ha escluso categoricamente, incappando nell’accusa di «false informazioni»; stessa contestazione mossa all’avvocato Luigi Chiappero, legale della Juventus, per ciò che riguarda la genesi dei colloqui con la vice-prefetto Antonella Dinacci. Dagli accertamenti svolti al ministero dell’Interno è emersa la possibilità per Suarez di ottenere l’agognato passaporto tricolore, sulla base di una vecchia pratica già avviata da tempo e che si poteva chiudere rapidamente. Ma serviva l’attestato dell’ateneo umbro, a quel punto indispensabile.
              Quando l’avvocata Maria Cesarina Turco, indagata per falso, l’8 settembre chiama il direttore generale dell’Università per stranieri Simone Olivieri, dice: «Ci stiamo occupando... come legali della società della vicenda Suarez...». È il primo atto di una trama pr accontentare i rappresentanti della Juventus che chiedono di fare in fretta. C’è una sessione d’esame già fissata il 21 settembre, ma dallo studio legale torinese (oltre alla Turco ci sono gli avvocati Chiappero e De Blasio) replicano. «Un po’ prima sarebbe meglio... ». Allora Oliveri ipotizza «una sessione straordinaria, proprio limitata a questo caso». La fortuna è che l’emergenza Covid ha ridotto la certificazione di conoscenza della lingua italiana a livello B1 (necessaria per la cittadinanza) alla sola prova orale. E che, sempre in virtù del coronavirus, la «sessione straordinaria ad hoc» si poteva mascherare con l’esigenza di evitare assembramenti. Suarez pensava addirittura a un appuntamento a distanza, collegato via computer, ma questo proprio non si poteva fare.


              «Deve venire qui»

              «Dovrebbe venire qui da noi a Perugia... Dovremo formalizzare... dobbiamo fare le cose non devono essere attaccabili ... perché poi su queste cose si alzano i riflettori», spiega Oliveri a Turco. Che si preoccupa: «Però partiamo dal presupposto che dobbiamo fargli una roba... da principianti...». Oliveri rassicura: «Sì, assolutamente, a questo ci pensiamo noi... Adesso era solo per dare una configurazione regolare». E promette: «Il 17 pomeriggio lui è già in possesso della certificazione».
              In altre conversazioni l’avvocata Turco promette che la Juventus continuerà a rivolgersi all’università (ad esempio per i calciatori stranieri tesserati con la Primavera): «Io mi permetto, poi se in futuro ci sono altre situazioni, di appoggiarmi a voi! Su questo ci tengo...». E ci sono passaggi in cui sottolinea che per Suarez non vuole favoritismi: «È uno studente come fosse, mi lasci dire, Mohammed... Non me ne frega niente, le cose vanno fatte bene... Da Torino questa è la linea... Non vanno fatti favoritismi».


              Ipotesi corruzione

              Ma per la Procura guidata da Raffele Cantone — che su questa vicenda ha ipotizzato pure il reato di corruzione — la realtà è tutt’altra. Confermata dal giudice per le indagini preliminari Frabotta: «Il “favoritismo” che il legale della Juventus rifiuta è solo l’esame da remoto, che sarebbe giuridicamente invalido e quindi non utile per la società calcistica; resta ferma, però, la fittizietà della prova che Suarez sarà chiamato a svolgere a Perugia, con una sessione ad personam e al riparo da occhi indiscreti “in un’aula con fuori tutti per motivi di Covid”».
              Le prove della «farsa» sono nelle ammissioni di pressoché totale ignoranza della lingua italiana da parte del calciatore, ammesse dall’esaminatore Lorenzo Rocca con un amico che, la sera della prova, gli dice ridendo: «Ovviamente lui parlerà italiano in una maniera abbastanza singolare, immagino». Rocca conferma, ridendo anche lui: «Sì, italiano para amigos!».

              È la stessa ammissione fatta dalla professoressa Stefania Spina, accanita tifosa juventina che nei giorni precedenti al 17 settembre ha tentato di insegnare qualcosa a Suarez. A un’amica confessa, secondo gli inquirenti, il reato di violazione del segreto d’ufficio: «Abbiamo fatto le simulazioni dell’esame... praticamente gli abbiamo dato tutti i materiali (risata) che dovrebbero essere a sorpresa». E a un’altra confida, alla vigilia dell’esame: «Ovviamente noi dovevamo fallo passà per B1 (ride)...e allora ho provato... praticamente gli ho scritto il testo... Gliel’ho mandato... Gli ho detto “Luis studia questo... vai lì”, e lui oggi m’ha detto (ride): “Stai tranchilla porché io lo estudio in ‘avion», e ride ancora.
              Lo stesso giorno, in un’altra telefonata, Rocca si preoccupa che se qualcuno intervista Suarez si accorgerà che non conosce l’italiano. «Di questo ho parlato con la Juve, perché se vanno a scavà... la firma sull’esame ce l’ho messa io... Ho chiamato la rettrice, ho parlato con Paratici il quale mi ha detto più o meno... nel senso non ti preocuppà, lui non lascerà nessuna intervista... Io sabato l’ho sentito, davvero spiaccica, però tra A1 e A2. Non è B1». Cioè il contrario di quanto ha certificato l’università.

              CorSera
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                Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                Dai che vi liberate di quella se.ga di Paratici
                La colpa (professionale per ora) di Paratici è quella di essersi lanciato in una operazione impossibile fin dall'inizio, dato che aveva occupato il posto extracomunitario con McKennie...ma improvvisamente Suarez è sul mercato e allora cerca alla disperata (vedremo se anche illecitamente) di tesserarlo, sapendo che c'era da risolvere la questione della cittadinanza entro la fine del mercato: è qui che si è impicciato perchè è qui che non ha valutato la infattibilità del tutto, essendo un inter lungo, complicato, dove i tempi tecnici non c'erano: lui ha però tentato lo stesso.

                E' questa condotta superficiale che dovrà valutare la Juventus. Il resto dovrà valutarlo la giustizia, se cioè oltre alla leggerezza professionale sono stati messi in atto comportamenti tali da prefigurare un qualche reato.
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                  Sulla vicenda relativa all'esame di italiano di Luis Suarez, funzionale ad ottenere la cittadinanza italiana da parte dell'attaccante del Barcellona, arriva anche il commento del Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora, rilasciato al quotidiano:
                  "Una bruttissima vicenda. Ma c'è un processo in corso e vorrei evitare di commentare. Vi posso offrire al massimo un gioco di parole: per chi ha a cuore il Reddito di cittadinanza, non è il massimo vedere un'indagine al centro della quale c'è una cittadinanza da reddito".
                  (Il Foglio)
                  sigpic
                  Free at last, they took your life
                  They could not take your PRIDE

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                    Anche battutista il nostro ministro, un vero comico. Beato lui che è così facondo, si vede che non ha pensieri...

                    Ma si preoccupasse piuttosto di rimettere in piedi lo sport italiano, che sta naufragando nella miseria, nella penuria (di strutture, di eccellenze e di soldi), nell'abbandono, e si impicci di quanto gli compete.
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                      Serie B, il Monza vicino al colpo Balotelli: lunedì possibili visite mediche
                      L'ex attaccante del Milan potrebbe ripartire dal club di Berlusconi e Galliani, dove ritroverebbe anche un altro ex rossonero come Kevin-Prince Boateng

                      Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                        3 punti importanti per la Lazio a cesena con lo spezia.
                        La squadra di italiano gioca bene e con un'intensità elevata per 90 minuti, sono stati sfortunati il pareggio se lo sarebbero meritato.
                        La Lazio invece dimostra di saper vincere soffrendo e che in campo ha giocatori di qualità indiscutibile in grado di risolvere la partita con le loro giocate.
                        Abbiamo fatto riposare qualcuno in vista del bruges che ora è la partita più importante.
                        Winners are simply willing to do what losers won't.




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                          Lo splendido aneddoto di Pino Taglialatela su Diego Armando Maradona

                          «Era la vigilia di Napoli-Parma, eravamo nel ritiro di Soccavo. Con Diego c’eravamo io, Crippa, De Napoli, Ferrara e Galli. Mentre mangiava un trancio di pizza con cipolla e tonno dello chef Maresca, mi chiese quanto guadagnassi. Noi ragazzi che provenivamo dal settore giovanile guadagnavamo poco. Risposi “Sessanta milioni”. All’epoca c’erano le lire. “Sessanta milioni al mese?”, chiese Diego. E io di rimando: “Magari, sessanta all’anno…”. Diego replicò in maniera energica, urlando e chiedendo spiegazioni a Luciano Moggi. Nacque una discussione tra i due. Durante la notte non riuscii a dormire. Mi sentivo un po’ in colpa anche se tutti sapevano che l’iniziativa non era partita da me. La vittoria sul Parma per 4-2 (doppiette sua e di Careca) aiutarono a far evolvere la situazione in maniera positiva. Mentre ero nello stanzone, il massaggiatore Carmando mi disse che Moggi voleva parlarmi. Rimasi a lungo sotto la doccia, pensavo a tante cose. All’uscita dallo spogliatoio, Moggi mi disse: “Siediti e firma”. Mi triplicarono lo stipendio, rinnovando il contratto per cinque anni».

                          Maradona aveva un rapporto speciale con i più giovani della rosa, soprattutto quelli che mostravano impegno e dedizione. «Era sempre presente con noi ragazzi più giovani. Una volta lui arrivò a Soccavo. Era il 22 dicembre 1985. Una Soccavo vuota – continua Taglialatela –. Diego venne a salutare lo chef Maresca e Starace, attuale magazziniere, allora cameriere del centro sportivo. Si accorse che in sala c’eravamo soltanto io (fui convocato in prima squadra come terzo portiere, assistendo poi alla partita dietro la porta insieme a Castellini, nostro preparatore) e Lampugnani, di ritorno da una partita della Primavera. Io aspettavo l’indomani mattina per prendere la nave e far ritorno a Ischia, il mio compagno avrebbe dovuto raggiungere in treno la lontana Mantova. Praticamente quasi due giorni dopo l’ultima partita giocata… Maradona ci chiese cosa ci facessimo ancora lì nonostante il periodo natalizio. Diego chiamò il segretario e pagò a Lampugnani un volo di andata e ritorno. Maradona aveva un cuore grandissimo. Devo molto a lui, mi ha insegnato tante cose. Sono stato sempre coccolato da lui, mi prese sotto la sua ala protettiva. Ho fatto tutta la gavetta con la maglia del Napoli. Non solo Diego, tutto il gruppo era fantastico. Era un Napoli vincente, spesso venivo aggregato alla prima squadra. Ricordo ancora lo scudetto, momento indimenticabile».



                          Originariamente Scritto da Giampo93
                          Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                            Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
                            Lo splendido aneddoto di Pino Taglialatela su Diego Armando Maradona

                            «Era la vigilia di Napoli-Parma, eravamo nel ritiro di Soccavo. Con Diego c’eravamo io, Crippa, De Napoli, Ferrara e Galli. Mentre mangiava un trancio di pizza con cipolla e tonno dello chef Maresca, mi chiese quanto guadagnassi. Noi ragazzi che provenivamo dal settore giovanile guadagnavamo poco. Risposi “Sessanta milioni”. All’epoca c’erano le lire. “Sessanta milioni al mese?”, chiese Diego. E io di rimando: “Magari, sessanta all’anno…”. Diego replicò in maniera energica, urlando e chiedendo spiegazioni a Luciano Moggi. Nacque una discussione tra i due. Durante la notte non riuscii a dormire. Mi sentivo un po’ in colpa anche se tutti sapevano che l’iniziativa non era partita da me. La vittoria sul Parma per 4-2 (doppiette sua e di Careca) aiutarono a far evolvere la situazione in maniera positiva. Mentre ero nello stanzone, il massaggiatore Carmando mi disse che Moggi voleva parlarmi. Rimasi a lungo sotto la doccia, pensavo a tante cose. All’uscita dallo spogliatoio, Moggi mi disse: “Siediti e firma”. Mi triplicarono lo stipendio, rinnovando il contratto per cinque anni».

                            Maradona aveva un rapporto speciale con i più giovani della rosa, soprattutto quelli che mostravano impegno e dedizione. «Era sempre presente con noi ragazzi più giovani. Una volta lui arrivò a Soccavo. Era il 22 dicembre 1985. Una Soccavo vuota – continua Taglialatela –. Diego venne a salutare lo chef Maresca e Starace, attuale magazziniere, allora cameriere del centro sportivo. Si accorse che in sala c’eravamo soltanto io (fui convocato in prima squadra come terzo portiere, assistendo poi alla partita dietro la porta insieme a Castellini, nostro preparatore) e Lampugnani, di ritorno da una partita della Primavera. Io aspettavo l’indomani mattina per prendere la nave e far ritorno a Ischia, il mio compagno avrebbe dovuto raggiungere in treno la lontana Mantova. Praticamente quasi due giorni dopo l’ultima partita giocata… Maradona ci chiese cosa ci facessimo ancora lì nonostante il periodo natalizio. Diego chiamò il segretario e pagò a Lampugnani un volo di andata e ritorno. Maradona aveva un cuore grandissimo. Devo molto a lui, mi ha insegnato tante cose. Sono stato sempre coccolato da lui, mi prese sotto la sua ala protettiva. Ho fatto tutta la gavetta con la maglia del Napoli. Non solo Diego, tutto il gruppo era fantastico. Era un Napoli vincente, spesso venivo aggregato alla prima squadra. Ricordo ancora lo scudetto, momento indimenticabile».
                            Sì, non è il primo dei suoi ex compagni a raccontare di come Maradona si assumesse il ruolo di "sindacalista" verso chi non aveva entrate formidabili. Pure questo fa parte di quel carisma di cui si parla e contribuiva a che il gruppo si cementasse attorno a lui.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Il circolo virtuoso si autoalimenta

                              con uno starter come Maradona era un attimo



                              Originariamente Scritto da Giampo93
                              Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                                Maradona, come tutti gli sportivi del suo tempo, si e' visto poco in pubblicita, annunci di sponsor, ecc.

                                Ne fece uno in tarda eta' per una bibita caffeinata brasiliana, mi ha sempre fatto spaccare

                                B & B with a little weed










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