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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Quanto hai ragione!

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    Originariamente Scritto da Sean
    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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        Pensavo che Maradona è morto lo stesso giorno (e praticamente alla stessa età) in cui morì George Best (1946-2005), famoso talento NordIrlandese dalla vita extra-calcistica anch'essa decisamente fuori dalle righe.
        Originariamente Scritto da Sean
        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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          Suggestiva anche l'immagine della Bombonera.
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Originariamente Scritto da Sean
            Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Pure l'Equipe lo ritrae con la maglia argentina:



              Lì molto giovane.

              In fondo era argentino, la ragione è questa, e il suo sogno di ragazzino (c'è una intervista in cui lo afferma a 15 anni) era di: "giocare con la nazionale e vincere il mondiale", un sogno poi fattosi realtà.

              Maradona s'è sempre speso per la sua Argentina, ha avuto questo rapporto intensissimo, travalicando il solo calcio.

              S'è speso anche per il Napoli, perchè anche lì si faceva portavoce di tanti e di tante istanze, oltre che essere il trascinatore verso i grandi traguardi sportivi...e di Napoli fu figlio adottivo, ma dell'Argentina figlio naturale...e quindi se proprio deve essercene una ed una soltanto di immagine, non può che essere con la maglia del Paese che gli ha dato i natali.

              E' stato uomo di popolo, in questo una icona e per questo personaggio che ha marchiato a fuoco la sua epoca e impossibile da ridursi al solo pallone.

              giusto così.
              Diego è stato legatissimo a due squadre in vita sua....il Boca e il Napoli e le ha amate entrambe in modo viscerale.....ma altrettanto amore ha dato alla sua nazionale.........che ha portato a vincere un mondiale....alla guida di una squadra di discreti comprimari.
              Da napoletano credo sia giusto raffigurarlo così.....

              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

              Fino a quel momento i controlli antidoping Maradona li aveva sempre passati tutti: ma guarda tu il caso...i.


              mi pare che a pisciare nelle provette fosse il suo manager
              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
              Originariamente Scritto da GoodBoy!
              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


              grazie.




              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio




                mi pare che a pisciare nelle provette fosse il suo manager
                Era il manager o chi per lui, ma non era per quello che li passava li passava perchè tutti si giravano dall'altra parte e a nessuno interessava chi urinasse nella provetta.

                Non interessava al Napoli, alla lega, alla Figc e a tutto il circo, perchè avere Maradona era un affare per tutti, finchè è stato un affare. Quando è diventato un problema, a quel punto nessuno ha più fatto finta di niente e le provette sono tornare utili.

                La vita che faceva la conoscevano tutti.

                Quanti giornalisti avranno avuto favori, regali o altro per non scrivere delle notti brave di Maradona? Con quanti Maradona si sarà confidato credendoli amici? E quanti della sua corte dei miracoli avranno spifferato agli interessati non tanto delle virtù quanto dei vizi del Pibe?

                Ma è una storia mica solo sua, ma di tanti grandi.
                Last edited by Sean; 26-11-2020, 15:00:34.
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Tanta gente piange perché ricorda.
                  La mente comincia a viaggiare e riscopre sensazioni perse da tempo, sepolte nell'anima di un passato che non tornerà più.
                  La gente comincia a ricordare quando da piccoli grazie a Diego improvvisamente arrivò la speranza nella problematica città di Napoli.
                  Ricorda quando grazie a Diego in migliaia di ragazzini coltivarono il sogno di farcela, e diventare calciatori anche loro, auspicando ad un futuro migliore.
                  Ricorda quando semplicemente si andava allo stadio con il padre a tifare il "Napoli di Maradona", Padre magari ora defunto, e con il ricordo collegato a quei momenti indelebili scolpiti nei cuori, non si può non piangere.
                  Maradona non è stato un semplice calciatore, attorno ad esso c'è tanto, tantissimo di più.
                  Originariamente Scritto da Sean
                  Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                    miccoli-e-lorecchino-di-maradona-comprato-allasta-rimpiango-di-non-averglielo-restituito

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                      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                      Era il manager o chi per lui, ma non era per quello che li passava li passava perchè tutti si giravano dall'altra parte e a nessuno interessava chi urinasse nella provetta.

                      Non interessava al Napoli, alla lega, alla Figc e a tutto il circo, perchè avere Maradona era un affare per tutti, finchè è stato un affare. Quando è diventato un problema, a quel punto nessuno ha più fatto finta di niente e le provette sono tornare utili.

                      La vita che faceva la conoscevano tutti.

                      Quanti giornalisti avranno avuto favori, regali o altro per non scrivere delle notti brave di Maradona? Con quanti Maradona si sarà confidato credendoli amici? E quanti della sua corte dei miracoli avranno spifferato agli interessati non tanto delle virtù quanto dei vizi del Pibe?

                      Ma è una storia mica solo sua, ma di tanti grandi.
                      Tutto verissimo....

                      Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                      Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                      parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                      Originariamente Scritto da GoodBoy!
                      ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                      grazie.




                      PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                        non mi ricordo quale sportivo disse (mi pare l'ho letto nel libro di Tyson) che era singolare come le forze dell'ordine sapessero bene che Maradona era drogato mentre all'antidoping non "sapevano" niente....
                        Originariamente Scritto da Marco pl
                        i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                        Originariamente Scritto da master wallace
                        IO? Mai masturbato.
                        Originariamente Scritto da master wallace
                        Io sono drogato..

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                          Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                          non mi ricordo quale sportivo disse (mi pare l'ho letto nel libro di Tyson) che era singolare come le forze dell'ordine sapessero bene che Maradona era drogato mentre all'antidoping non "sapevano" niente....
                          siete molto ingenui voi che credete nella giudizia sportiva, nell'antidoping e queste cose qua, nel mondo comandano solo i soldi, punto. Quando pantani portava sponsor e soldi andava tutto bene, quando dovevano cambiare faccia è saltata fuori la positività, maradona idem cocaionomane da una vita è risultato positivo solo a fine carriera, è tutta una pagliacciata
                          Originariamente Scritto da Pesca
                          lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                            Non c'è un luogo dedica, per cui lo metto qui:



                            #beliback
                            Originariamente Scritto da Sean
                            mò sono cazzi questo è sicuro.
                            Originariamente Scritto da bertinho7
                            ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

                            Originariamente Scritto da Giampo93
                            A me fai venire in mente il compianto bertigno
                            Originariamente Scritto da huntermaster
                            Bignèw

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                              Gianni Minà, che con Diego fu giornalista leale e del quale Diego si fidava. Ricorda anche alcuni snodi dela vita del campione che abbiamo detto pure qua. Dice, ad esempio, che a farlo incastrare dall'antidoping fu lo stesso Napoli, che non voleva più pagargli gli ultimi due anni di stipendio (Maradona stava diventando un peso, anche per certe sue ribellioni). Ricorda anche il rapporto non sempre facile con la stampa:

                              __________________

                              A DIEGO

                              di Gianni Minà

                              Con Maradona il mio rapporto è stato sempre molto franco. Io rispettavo il campione, il genio del pallone, ma anche l’uomo, sul quale sapevo di non avere alcun diritto, solo perché lui era un personaggio pubblico e io un giornalista. Per questo credo lui abbia sempre rispettato anche i miei diritti e la mia esigenza, a volte, di proporgli domande scabrose.

                              So che la comunicazione moderna spesso crede di poter disporre di un campione, di un artista soltanto perché la sua fama lo obbligherebbe a dire sempre di sì alle presunte esigenze giornalistiche e commerciali dell’industria dei media.
                              Maradona, che ha spesso rifiutato questa logica ambigua, è stato tante volte criminalizzato.

                              Una sorte che non è toccata invece, per esempio, a Platini, che come Diego ha detto sempre no a questa arroganza del giornalismo moderno, ma ha avuto l’accortezza di non farlo brutalmente, muro contro muro, bensì annunciando, magari con un sorriso sarcastico, al cronista prepotente o pettegolo “dopo quello che hai scritto oggi, sei squalificato per sei mesi. Torna da me al compimento di questo tempo.” Era sicuro, l’ironico francese, che non solo il suo interlocutore assalito dall’imbarazzo non avrebbe replicato, ma che la Juventus lo avrebbe protetto da qualunque successiva polemica.

                              A Maradona questa tutela a Napoli non è stata concessa, anzi, per tentare di non pagargli gli ultimi due anni di contratto, malgrado le tante vittorie che aveva regalato in pochi anni agli azzurri, nel 1991 gli fu preparata una bella trappola nelle operazioni antidoping successive a una partita con il Bari, in modo che fosse costretto ad andarsene dall’ Italia rapidamente.
                              Eppure nessuno, né il presidente Ferlaino, né i suoi compagni (che per questo ancora adesso lo adorano) né i giornalisti, né il pubblico di Napoli, hanno mai avuto motivo di dubitare della lealtà di Diego.

                              Io, in questo breve ricordo, a conferma di questa affermazione, voglio segnalare un semplice episodio riguardante il nostro rapporto di reciproco rispetto. Per i Mondiali del ’90, con l’aiuto del direttore di Rai Uno Carlo Fuscagni, mi ero ritagliato uno spazio la notte, dopo l’ultimo telegiornale, dove proponevo ritratti o testimonianze dell’evento in corso, al di fuori delle solite banalità tecniche o tattiche. Questa piccola trasmissione intitolata “Zona Cesarini”, aveva suscitato però il fastidio dei giovani cronisti d’assalto (diciamo così...) che occupavano, in quella stagione, senza smalto, tutto lo spazio possibile ad ogni ora del giorno e della notte. La circostanza non era sfuggita a Maradona ed era stata sufficiente per avere tutta la sua simpatia e collaborazione.

                              Così, nel pomeriggio prima della semifinale Argentina-Italia, allo stadio di Fuorigrotta di Napoli, davanti a un pubblico diviso fra l’amore per la nostra nazionale e la passione per lui, Diego, mi promise per telefono: “Comunque vada verrò al tuo microfono a darti il mio commento. E tengo a precisare, solo al tuo microfono.”

                              La partita andò come tutti sanno. Gol di Schillaci e pareggio di Caniggia per un’uscita un po’ avventata di Zenga.
                              Poi supplementari e calci di rigore con l’ultimo, quello fondamentale, messo a segno proprio da quello che i napoletani chiamavano ormai “Isso”, cioè Lui, il Dio del pallone. L’atmosfera rifletteva un grande disagio. Maradona, per la seconda volta in quattro anni, aveva riportato un’Argentina peggiore di quella del Messico, alla finale di un Mondiale che la Germania, qualche giorno dopo, gli avrebbe sottratto per un rigore regalato dall’arbitro messicano Codesal, genero del vicepresidente della Fifa Guillermo Cañedo, sodale di Havelange, il presidente brasiliano del massimo ente calcistico, che non avrebbe sopportato due vittorie di seguito dell’Argentina, durante l’ultima parte della sua gestione.

                              C’erano tutte le possibilità, quindi, che Maradona disertasse l’appuntamento. E invece non avevo fatto a tempo a scendere negli spogliatoi, che dall’enorme porta che divideva gli stanzoni delle docce dalle salette delle tv, comparve, in tenuta da gioco, sporco di fango e erba, Diego, che chiedeva di me, dribblando perfino i colleghi argentini. C’era, è vero, nel suo sguardo,
                              un’espressione un po’ ironica di sfida e di rivalsa verso un ambiente che in quel Mondiale, non gli aveva perdonato nulla, ma c’era anche il suo culto per la lealtà che, per esempio, lo aveva fatto espellere dal campo solo un paio di volte in quasi vent’anni di calcio.

                              Cominciammo l’intervista, la più ambita al mondo in quel momento, da qualunque network. Era un programma registrato che doveva andare in onda mezz’ora dopo, perché più di trent’anni di Rai non mi avevano fatto “meritare” l’onore della diretta, concessa invece al cicaleggio più inutile. Ma a metà del lavoro eravamo stati interrotti brutalmente non tanto da Galeazzi (al quale per l’incombente tg Diego concesse un paio di battute) ma da alcuni di quei cronisti d’assalto che già giudicavano la Rai cosa propria e che pur avendo una postazione vicina ai pullman delle squadre, volevano accaparrarsi anche quella dove io stavo intervistando Maradona. El Pibe de Oro fu tranciante: “Sono qui per parlare con Minà. Sono d’accordo con lui da ieri. Se avete bisogno di me prendete contatto con l’ufficio stampa della Nazionale argentina. Se ci sarà tempo vi accorderemo qualche minuto.” Aspettò in piedi, vicino a me, che terminasse l’intervista con un impavido dirigente del calcio italiano, disposto a parlare in quella serata di desolazione, poi si risedette, battemmo un nuovo ciak e terminammo il nostro dialogo interrotto.

                              Quella testimonianza speciale, di circa venti minuti, fu richiesta anche dai colleghi argentini, e andò in onda (riannodate le due parti) dopo il telegiornale della notte. Fu un’intervista unica e giornalisticamente irripetibile, solo per l’abitudine di Diego Maradona a mantenere le parole date.

                              Lo stesso aveva fatto per i Mondiali americani del ’94 quando aveva accettato per due volte di ritornare all’attività agonistica in nazionale prima per assicurare la partecipazione alla querida Argentina nel match di spareggio contro l’Australia e poi giocando tre partite all’inizio dei Mondiali stessi, prima che lo fermassero. Eppure, val la pena ricordarlo, nel momento in cui, con un'accusa ridicola era stato sospeso per doping dopo le prime due partite.

                              La Federazione del suo amato paese non aveva mandato nemmeno un avvocato a respingere legalmente l’imputazione che non stava in piedi: “Hanno preferito trafiggere con un coltello il cuore di un bambino” aveva commentato Fernando Signorini, il suo allenatore e consigliere, quando la mattina dopo ci eravamo incontrati. L’intervista da un motel dove aveva soggiornato con i parenti l’avevo ottenuta io. I giapponesi l’avevano mandata in diretta e i francesi in differita, un po’ di ore dopo, non credendola possibile.

                              Così, insomma, questo modo di comportarsi da grande e da piccino lo ha portato a superare ogni avversità e pericoli - anche quelli che sembravano impossibili - della sua esistenza. Dalla polvere di Villa Fiorito, nella provincia di Buenos Aires, dove è cominciata la sua avventura di più grande calciatore mai nato alla militanza politica nei partiti progressisti latinoamericani per i quali ha dato molte volte la propria faccia.

                              Nessun calciatore è mai arrivato a tanto.

                              Diego, per una ironia del destino, se n’è andato da questo mondo lo stesso giorno di un altro gigante, Fidel Castro.

                              Alla fine li rimpiangeremo, come succede a chi ha lasciato una traccia indelebile nel gioco del calcio e della vita.

                              E ora silenzio.

                              Il suo prezzo al mondo del pallone lo ha pagato da tempo.

                              _____

                              Dalla pagina FB di Gianni Minà
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
                                Non c'è un luogo dedica, per cui lo metto qui:



                                #beliback
                                Mi pare che una volta ci fosse un 3d sul basket, dovrei cercarlo.

                                E' una notizia inaspettata, perchè leggevo giorni fa che era in trattativa con varie franchigie, anche per contratti di svariati milioni...meglio così per il nostro basket e per i tifosi.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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