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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Brutta, concordo.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      D'altro canto la Roma era sottosopra. L'Inter invece sempre sottosforzo. Possono uscire di queste partite.
      ...ma di noi
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Fonseca si riconferma un allenatore strapreparato,secondo me la partita stasera è andata come ha voluto lui e il risultato pure,credo sia veramente parecchio parecchio bravo e ancora un po’ sottovalutato.

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          Diawara partitone

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            Originariamente Scritto da fransisco1 Visualizza Messaggio
            Fonseca si riconferma un allenatore strapreparato,secondo me la partita stasera è andata come ha voluto lui e il risultato pure,credo sia veramente parecchio parecchio bravo e ancora un po’ sottovalutato.
            La sua prima capacità è quella di aver creato una formazione base, non guarda in faccia a nessuno ne i nomi ne il curriculum, gioca chi merita. Sul campo ha dato una bella sistemata alla difesa, adattandosi in tempi record al campionato italiano, che sappiamo quanto sia complesso tatticamente. E nel momento di massima emergenza con gli infortuni è riuscito ha trovare soluzioni tattiche brillanti.
            Per adesso la roma è in linea con gli obiettivi, sia in campionato che in europa league, speriamo di andare avanti così

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              Inzaghi ha vinto la serie b
              Cura il tuo corpo come un tempio
              Originariamente Scritto da M K K
              Desade grazie di esistere
              Originariamente Scritto da AK_47
              si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                Grande Roma, godo, speriamo domani nel sorpasso.

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                  Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                  Fabi...Fonseca e' il classico allenatore straniero che viene in Italia e pensa di giocare all'attacco con la difesa altissima. Poi quelli intelligenti e non troppo orgogliosi, e credo che Fonseca lo sia, capiscono che in serie A non si puo' fare e iniziano a giocare in modo diverso. Questo al netto della presenza di JJ e Fazio. Con quelli puoi avere la difesa alta o bassa che non cambia niente.
                  La Lazio e' la favorita al 4° posto. Lo scorso anno ha giocato praticamente 6 mesi senza Luis Alberto e Milinkovic. Ora hanno iniziato subito bene ed e' cresciuto Correa (il Correa forte).
                  Io a fine agosto.
                  I SUOI goals:
                  -Serie A: 189
                  -Serie B: 6
                  -Super League: 5
                  -Coppa Italia: 13
                  -Chinese FA Cup: 1
                  -Coppa UEFA: 5
                  -Champions League: 13
                  -Nazionale Under 21: 19
                  -Nazionale: 19
                  TOTALE: 270

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                    Non avevo mai visto una statistica del genere...5 forte probabilita' significa praticamente 5 goals fatti...come diavolo ha fatto l'Inter a non segnare?
                    I SUOI goals:
                    -Serie A: 189
                    -Serie B: 6
                    -Super League: 5
                    -Coppa Italia: 13
                    -Chinese FA Cup: 1
                    -Coppa UEFA: 5
                    -Champions League: 13
                    -Nazionale Under 21: 19
                    -Nazionale: 19
                    TOTALE: 270

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                      L’Inter fermata dalla Roma a San Siro, Lukaku e Lautaro bloccati da Mancini e Smalling, per la prima volta frenato l’attacco nerazzurro. Forse la Roma ha messo a nudo un limite della squadra di Conte, che di fronte a squadre di alto livello non riesce a esprimersi al meglio. Ma del resto neanche la Juve è perfetta…


                      INTER-ROMA 0-0
                      Credo che Inter-Roma nello 0-0 sostanzialmente giusto, discretamente banale, poco divertente e costellato da errori un po’ da una parte e un po’ dall’altra – sia pure con una certa supremazia interista e un paio di notevoli parate di Mirante – una cosa l’abbia detta. E cioè che l’Inter, di fronte a un avversario più tosto, di livello e discretamente organizzato, non è riuscita a esibire il suo solito gioco e soprattutto mettere in azione le sue formidabili punte. Lautaro e Lukaku sono stati bloccati dai difensori centrali della Roma – Mancini e Smalling – e praticamente la partita è finita lì. Il dubbio (un po’ malevolo) è che nel lungo filotto di vittorie in campionato

                      Dall’altra parte la Roma ha sentito molto la mancanza di Dzeko che comunque, anche se non fa gol, impegna le difese avversarie, mentre l’esperimento di Zaniolo centravanti alla Totti non ha funzionato, anche se io penso che la sua destinazione nei prossimi anni sia quella. L’Inter, pur menomata a sua volta, non è riuscita ad approfittare di una Roma largamente incompleta.

                      L’Inter fino ad oggi, tra campionato e Champions League, era sempre andata in gol, del resto è la squadra prima in classifica e il ritmo è comunque altissimo. Nella sfida esasperata e tiratissima con la Juve lo 0-0 con la Roma può essere un’occasione perduta, ma è impensabile riuscire a vedere una squadra che viaggia con l’acceleratore a tavoletta per l’intera stagione. Tanto più adesso che deve dividersi tra campionato e Champions League e c’è da battere adesso niente meno che il Barcellona per arrivare agli ottavi.

                      Gli stessi problemi del resto li ha la Juventus che magari pareggia in casa col Sassuolo, nonostante Higuain, Dybala etc e adesso ha un impegno – all’Olimpico con la Lazio – anche più difficile di quello dell’ Inter. La parte più negativa dello 0-0 è stata non poter assistere a uno spettacolo un po’ più eccitante, per il resto credo che gli allenatori lo avessero messo in conto e stia loro benissimo così

                      SERIE A, GIORNATA n. 15 Inter-Roma 0-0 Atalanta-Verona 3-2 (23' Di Carmine V, 44' Malinovskyi A, 57' Di Carmine V, 64' Muriel rig A, 90'+3' Djimsiti A) Udinese-Napoli 1-1 (32' Lasagna U, 69' Zielinski N) Lazio-Juventus 3-1 (25' Ronaldo J, 45'+1 Luis Felipe L, 74' Milinkovic L, 90' + 5' Caicedo L) Lecce-Genoa 2-2 (31' Pandev G, 45' + 5 Criscito rig G, 60' Falco L, 70' Tabanelli L), Sassuolo-Cagliari 2-2 (7' Berardi S, 36' Djuricic S, 51' Joao Pedro C, 90' Ragatzu C) Spal- Brescia 0-1 (54' Balotelli B) Torino-Fiorentina 2-1 (22' Zaza T, 72' Ansaldi T, 90'+1' Caceres), Sampdoria-Parma 0-1 (21' Kucka P) Bologna-Milan 2-3 (15' Piatek rig M, 32' Hernandez M, 40' Hernandez aut B, 46' Bonaventura M, 84' Sansone rig B) *** Domenica 8 dicembre 2019 BOLOGNA-MILAN 2-3 Nel Milan qualcosa comincia a girare e funzionare. I risultati cominciano a coincidere con le prestazioni e il lavoro di Pioli sta piano piano venendo fuori. Due vittorie consecutive (a Parma e Bologna) significano molto e per il
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
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                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Edin e la maledetta febbre del venerdì sera

                        IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Maledetto calendario. Come non insultarlo pensando che se la partita contro l’Inter si fosse giocata - come da antica tradizione - di domenica, probabilmente Edin Dzeko sarebbe stato regolarmente al suo posto dal primo minuto? Un paio di giorni in più di convalescenza avrebbero annullato la febbre d’inizio settimana e la conseguente fiacca, e avrebbero restituito il bosniaco in buona forma a Paulo Fonseca fin dal fischio d’avvio di Calvarese. Invece, partita di venerdì e il pallido Edin ben coperto in panchina.

                        Roma ancora una volta in emergenza (Kluivert, Fazio, Cristante, Pastore e Zappacosta a casa, Pau Lopez in tribuna e Santon presto negli spogliatoi...) contro la prima della classe. Roma inedita, e non solo tecnicamente, con Zaniolo nel ruolo di centravanti a fare a botte nel cuore della difesa di Antonio Conte. Compito non facile per Nicolò, per unmilione dimotivi,ma assolto – nella prima parte della prima frazione – con buona personalità. Come quella della Roma tutta, capace di complicarsi la vita solo regalando sistematicamente occasioni ai nerazzurri. Una Roma che ha saputo gestire tanto e bene il pallone ma che non è riuscita a mettere davvero paura a Handanovic. E in quei momenti si è sentita, tanto, l’assenza di un finalizzatore come Dzeko.

                        Non per dare colpe a Zaniolo, questo deve esser chiaro, ma perché Edin è un giocatore unico. E non soltanto nella Roma. Nel momento di maggior confidenza con la partita, la Roma non è stata brava a produrre occasioni vere, con Zaniolo troppo spesso costretto a giocare da solo. Maledetta febbre...

                        GLI INSOLITI NOTI Edin in campo solo nell’ultima mezzora, con Zaniolo riportato a destra, ma con la Roma non più padronadellasituazione. Scarso il gioco d’attacco, poca personalità, Edin impalpabile. Che peccato... Così sono venuti alla ribalta un paio di giocatori che non ti aspettavi, tipo Diawara a centrocampo e Mirante, già molto bravo nella prima frazione, tra i pali. Segno che il gruppo, al di là delle tante, tantissime assenze è di qualità, e che Fonseca può contare sempre e comunque su gente in grado di reggere l’urto anche della prima in classifica. Una Roma che a Milano ha confermato di essere ormai una squadra vera, e con Dzeko meno pallido in campo anche in quel primo tempo probabilmente lo avrebbe dimostrato ancora di più.

                        IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Maledetto calendario. Come non insultarlo pensando che se la partita contro l’Inter si fosse giocata - come da antica tradizione - di domenica, probabilmente Edin Dzeko sarebbe stato regolarmente al suo posto dal primo minuto? Un paio di giorni in più di convalescenza...
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                          Milan, ultime chance per Piatek: se non si rilancia, a gennaio può andare via

                          Il centravanti polacco verrà schierato titolare anche contro il Bologna, nonostante il gol gli manchi ormai da sei partite. Pioli e la società vogliono ottenere risposte, altrimenti l'ex Genoa potrebbe essere ceduto. Soprattutto in caso di arrivo di Ibrahimovic, su cui i dirigenti rossoneri sono ottimisti

                          Sono le ultime occasioni a disposizione di Piatek per inviare segnali di reazione prima del mercato di gennaio. Pioli dovrebbe puntare ancora sul centravanti polacco dal primo minuto domenica al Dall’Ara con il Bologna. L’allenatore rossonero oggi, nella partitella tattica a Milanello, ha provato l’ex Genoa nella formazione titolare. Resiste la candidatura di Leao, ma al momento il portoghese è in seconda fila. Ma l’ex attaccante del Genoa non riesce a ripagare questa fiducia sul campo. E’ a secco da 6 partite (20 ottobre). Un periodo lunghissimo per un bomber abituato a segnare con regolarità nella sua prima stagione italiana.

                          Ultime chance

                          Pioli, però, continua a scommettere su Piatek perché il numero 9 è l’unico attaccante con caratteristiche di finalizzatore nella rosa milanista. Per questo motivo continua a essere preferito e Leao. Piatek deve sfruttare le chance che restano da qui alla fine dell’anno. Il club, in assenza di un’inversione di tendenza, potrebbe valutare la partenza del polacco sul mercato di gennaio. Già da alcune settimane è stata presa questa decisione. E nel frattempo Piatek non ha fatto molto per fare cambiare idea ai dirigenti rossoneri. Intanto cresce l’ottimismo per l’arrivo di Ibrahimovic. Anche questo elemento ovviamente incide sul futuro di Piatek a Milanello.

                          Il centravanti polacco verrà schierato titolare anche contro il Bologna, nonostante il gol gli manchi ormai da sei partite. Pioli e la società vo…
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                            Napoli, ad Ancelotti servono due vittorie per salvare la panchina

                            La trasferta di Udine in campionato e l'ultima partita del girone di Champions in casa con il Genk: il tecnico sa che non può fallire questi due impegni. Altrimenti il patron De Laurentiis è pronto a un clamoroso esonero: sullo sfondo c'è la candidatura di Gattuso


                            Sta diventando un'indecorosa caduta libera: 4 pareggi e 2 sconfitte nelle ultime sei giornate di campionato, in cui il Napoli non riesce più a vincere dall'ormai lontanissimo 19 ottobre. Quasi un mese e mezzo di imprevedibile astinenza, in cui Aurelio De Laurentiis, Carlo Ancelotti e soprattutto i giocatori si sono attorcigliati in una crisi di cui non si intravede la fine, complice l'attendismo della società e i troppi ostacoli con cui si sta misurando l'allenatore nel disperato tentativo di riprendere il controllo della sua squadra.

                            I giocatori fanno ricorso per le multe

                            Tutto era cominciato con l'ammutinamento di Insigne e compagni dello scorso 5 novembre e in mancanza di provvedimenti drastici nei confronti dei ribelli la situazione s'è stancamente trascinata giorno dopo giorno, con l'unica e sporadica eccezione della prova d'orgoglio di Liverpool. Ma i nodi stanno per arrivare comunque al pettine, nonostante la qualificazione per gli ottavi di finale della Champions quasi ipotecata. Il ritiro punitivo alla vigilia della trasferta di sabato pomeriggio a Udine non ha infatti riportato la necessaria tranquillità all'interno del gruppo, visto che gli azzurri hanno deciso di fare ricorso contro le maxi multe ricevute e si stanno dunque preparando alla battaglia legale contro il loro club. Cattive notizie continuano inoltre a giungere dall'infermeria, con Allan e Milik ancora fuori combattimento per la trasferta in Friuli e Koulibaly in dubbio, anche se il difensore senegalese è stato inserito in extremis tra i convocati ed è partito con i suoi compagni.

                            Sei punti per allontanare Gattuso

                            Piove dunque sul bagnato per Ancelotti, costretto ancora una volta dalla società a trascorrere la vigilia in silenzio e consapevole di giocarsi anche la panchina nelle prossime partite: contro l'Udinese e il Genk, che sarà ospite martedì pomeriggio al San Paolo. L'allenatore ha bisogno di due vittorie per riconquistare la completa fiducia di De Laurentiis, spiazzato da una crisi di gioco e risultati che non si sarebbe mai aspettato, all'inizio della stagione. Il Napoli s'è sfaldato di colpo, invece: settimo in classifica, subito fuori dalla lotta per lo scudetto e lontanissimo anche dalla zona Champions, un obiettivo che il club di De Laurentiis non può permettersi di fallire. Per questo il presidente attende adesso una reazione dagli azzurri in tempi strettissimi, altrimenti sarà obbligato a mettere in discussione il futuro della panchina. Sullo sfondo c'è la candidatura di Rino Gattuso, se dal campo non arriveranno immediatamente dei forti segnali di ripresa. La squadra deve dimostrare di essere ancora dalla parte di Re Carlo, a prescindere dalle assenze e dall'emergenza: ora o mai più. Nonostante il ritiro l'atmosfera resta tesa, però, con Callejon e Mertens che sono quasi certi d'essere esclusi dalla formazione titolare. Tira aria di resa dei conti.

                            La clausola social nel contratto di Ancelotti

                            Intanto, il Napoli ha commentato la notizia riportata da un quotidiano nazionale, secondo cui nel contratto di Ancelotti esiste una clausola che permette al club di utilizzare i social network del tecnico di Reggiolo. Fonti del club azzurro hanno sottolineato che questa clausola si riferisce esclusivamente a eventuali scopi commerciali e comunque non è mai stata esercitata dalla società.

                            La trasferta di Udine in campionato e l'ultima partita del girone di Champions in casa con il Genk: il tecnico sa che non può fallire questi due imp…
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                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Allegri: «Vedo in giro troppi filosofi del calcio. Io torno l’anno prossimo»

                              L’ex tecnico della Juve: «L’occhio dell’allenatore conta più della tecnologia. I miei consigli inascoltati a Giampaolo. Gli equivoci generati da Guardiola e Sacchi. E io torno l’anno prossimo»

                              di Mario Sconcerti

                              Massimiliano Allegri, com’è il calcio visto da fuori?

                              «Ci sono due cose sopra le altre: la prima è che i giocatori africani stanno spostando il calcio sul lato fisico. La qualità resta fondamentale, ma la base del calcio sta cambiando. La seconda è che sto rivedendo un grande ritorno del contropiede».


                              Contropiede?

                              «Sì, abbiamo seguito per vent’anni Guardiola equivocando. Guardiola raccontava solo la sua eccezione, non era un calcio per tutti. Il Barcellona storico nasce con tre grandi giocatori che pressano alti e spingono le difese avversarie dentro la loro area. Così a sua volta i centrocampisti salgono e si inseriscono e la tua difesa può arrivare a metà campo. Ma devi avere Iniesta, Xavi e Messi. Noi abbiamo preso come lezione comune un argomento che riguardava solo loro».

                              E il contropiede?

                              «È uno dei miei argomenti sensibili. Quando sento Sacchi che parla di tenere il pallone e avere atteggiamenti propositivi non capisco cosa dica e mi arrabbio. Perché non dovrebbe essere propositivo giocare in verticale, perché dovrebbe esserlo fare venti passaggi di un metro? Ho visto venti volte le partite di Sacchi, ricordo quella a San Siro in cui il suo Milan segnò cinque gol al Real. Giocava dritto per dritto, come un fuso. Mentre il Real si scambiava con calma il pallone. Era un Milan verticale, esattamente di contropiede, che non è facile da farsi ma quando riesce è un grande spettacolo».

                              Cosa pensa del calcio di Klopp?

                              «La base è la stessa del vero calcio moderno, avere tre attaccanti che pressino continuamente la difesa, la tengano chiusa dentro l’area. Se hai Mané, Salah e Firmino devi andare per forza per linee verticali. Klopp ha capito questo e anche che gli attaccanti vanno protetti in tutto il loro lavoro. Quando era al Dortmund prendeva molti più gol, me lo ricordo. Ma anche lui fa un gioco verticale, scatta continuamente, cerca spazio non di lato ma alle spalle dell’avversario. Non capisco perché ci si debba vergognare di avere inventato noi questo modo di giocare. Una cosa è difendersi per portare via un pareggio, quando il pareggio valeva la metà di una vittoria. Altra cosa è guidare l’attacco dalla difesa, cercare lo spazio in modo diverso. Non è un risparmio, è un altro modo di investire».

                              Proseguendo nel riesame, ci sono altre scoperte interessanti?

                              «L’importanza dei giocatori e il vero ruolo dell’allenatore».

                              In che senso il vero ruolo?

                              «Che non esistono gli schemi, non esiste l’intelligenza artificiale, conta l’occhio del tecnico. Da gennaio metteranno i tablet a disposizione della panchina. Saprai quali sono i percorsi di campo più frequentati. Per fare cosa? Per riassumere in una frase quello che ho già visto. Il calcio è un campo, non un universo. Le cose si trovano, si toccano, non importa essere troppo elettronici. Serve un allenatore che sappia fare il suo mestiere la domenica, quello è il giorno in cui bisogna essere tecnici. Il resto tocca ai giocatori, alla loro diversità. Oggi giro, vedo il calcio dei ragazzi, dei dilettanti, parlo con i loro allenatori e sento cose che mi spaventano, parlano come libri stampati, come le televisioni, sono gli slogan più frequenti riversati su ragazzi che a loro volta scambieranno il calcio con un’altra serie di slogan».

                              Che cosa intende allora quando parla di semplicità del calcio e di logica dei ruoli?


                              «Faccio un esempio. Koulibaly, Manolas e Albiol, tre grandi giocatori allenati da un tecnico, Ancelotti che stimo moltissimo. Il professore lì in mezzo era Albiol, per caratteristiche tecniche, cioè per letture di situazioni, per capacità di intuire il progresso delle azioni. Koulibaly è eccezionale fisicamente, meno sotto l’altro aspetto. Manolas è bravissimo sull’uomo, meno ancora propenso di Koulibaly all’idea collettiva. Voglio dire che il calcio secondo me è capire questo, le singole doti applicate alle situazioni singole. Non uno schema fine a se stesso. Un uomo che si integra e si completa con un altro fino a fare un reparto. Questo non te lo dice un numero, un tablet o un algoritmo. O lo senti da solo o non capirai mai la partita. Per questo sono convinto che l’allenatore si riconosca solo il giorno della partita».

                              Manca ancora qualcosa?

                              «I dirigenti. Abbiamo vissuto di intuito per molti anni, ora è tempo di costruirli. Non immaginiamo cosa significhi per un allenatore avere al fianco gente come Galliani o Marotta. Per me fu decisivo già Cellino ai tempi del Cagliari. Il calcio è troppo una via di mezzo: si prendono manager bravissimi che non lo conoscono, o gente di calcio che non è un vero manager. Io l’ho detto a Coverciano, dobbiamo aprire al futuro, preparare continuamente la nuova classe dirigente. Servono corsi su corsi, esami duri, riscontri di competenze specifiche. Diamo Coverciano in mano alle grandi menti del calcio: faccio due nomi, Lippi e Capello, hanno fatto tutto nella loro carriera e sono ancora giovani. Basta con gli amici degli amici. Se non avremo buoni dirigenti non avremo nemmeno buoni allenatori. Infatti non sappiamo più a chi dare le grandi squadre. Dobbiamo chiedere ai migliori di darci una mano. Aver fiducia nella qualità più che sulla buona volontà».

                              E cosa le hanno risposto?

                              «Semplicemente no».

                              La Nazionale però sta risorgendo...

                              «Ho trovato Salsano qualche giorno fa, l’ho pregato di fare i miei complimenti a Mancini. Sta facendo un lavoro ottimo. E sa perché?».

                              Perché è bravo?

                              «Certamente, ma quello lo è sempre stato. Ma ora è un’altra persona, è diventato severo, serio...».

                              Prima non lo era?

                              «Ma certo che lo era, ora però è cambiato. Ora parla di calcio con tutti, gioca semplice. È un maestro. Mentre il nostro è un mondo di professori».

                              Per esempio?

                              «Non è un esempio, è un ricordo. Questa estate ero a Pescara con Galeone e Giampaolo, fatale che parlassimo di calcio. Dissi a Giampaolo: “Marco, non ti do consigli, ma una cosa voglio dirtela. Sei al Milan, non è da tutti. Non fare una squadra di fighetti perché ti spaccano in due. Non è quello lo stadio per scherzare. Vuoi un fantasista centrale? Non è Suso. Ma Suso è un gran bel giocatore. Sintetizza, adattati. Il calcio è di tutti. Se non hai il regista che cerchi, niente ti vieta di giocare con due mediani nel mezzo”. L’importante è la qualità dei giocatori. È lì che un allenatore non deve transigere, sulla competenza dei dirigenti, che è il vero problema del nostro calcio».

                              È la vecchia malattia di essere tutti filosofi?

                              «Se i filosofi sono bravi, perché no? Il problema è il risultato, cioè la realtà. Lo ottieni o no? Io a casa non ho nemmeno un computer, uso l’iPhone come un telefono e basta. Ma se guardo calcio so cosa vedo. E mi nascono mille idee. Siamo ancora più forti noi della tecnologia».

                              Quando tornerà?

                              «La prossima stagione. Non prima».

                              E le sue domeniche?

                              «Le passo a guardare calcio. La mattina in giro per il Piemonte dietro a mio figlio, otto anni, tornei di calcetto. Poi pomeriggio e sera davanti alla televisione. E alla fine della giornata mio figlio mi dice che comunque farà il pilota di Formula 1».


                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Lazio-Juventus, oggi ore 20,45. Formazioni: "Sarà 4-3-1-2 con Dybala e Ronaldo in avanti, Bernardeschi sulla trequarti. Sulla fascia destra De Sciglio favorito a Cuadrado"

                                Un dubbio in mezzo al campo e un altro sulla fascia destra: ieri Sarri nella rifinitura alla Continassa ha provato De Sciglio in alternativa a Cuadrado e l’ex milanista, che garantisce più copertura in fase difensiva, pare favorito. Come mezzala destra il ballottaggio è tra Bentancur ed Emre Can, mentre Pjanic, che giovedì aveva la febbre, ieri stava meglio e dovrebbe essere regolarmente al suo posto in cabina di regia. A sinistra rientrerà Matuidi dall’inizio, sulla trequarti ci sarà Bernardeschi.


                                JUVENTUS 4-3-1-2
                                Szczesny
                                De Sciglio Bonucci De Ligt Alex Sandro
                                Bentancur Pjanic Matuidi
                                Bernardeschi
                                Dybala CR7
                                Gazzetta
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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