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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    A me pare solo vi rode un po' che una squadra economica come l'Atalanta sia arrivata sin lì..
    Originariamente Scritto da Sean
    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
      A me pare solo vi rode un po' che una squadra economica come l'Atalanta sia arrivata sin lì..
      Tu in Europa tifi Inter e Juve? Fammi capire.
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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        Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
        A me pare solo vi rode un po' che una squadra economica come l'Atalanta sia arrivata sin lì..
        E ti pare male, l ho spiegato perchè non la tifo, poi naturalmente sei libero di pensare quello che vuoi come lo sono io. Avesse avuto un altro allenatore l'avrei anche seguita un po' ma gasperini deve farsi il bagno nella bile, un rosicone di prima categoria.
        Winners are simply willing to do what losers won't.




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          Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
          Tu in Europa tifi Inter e Juve? Fammi capire.
          Certo.
          Che c'è di male a sperare che una squadra italiana possa prevalere su una squadra straniera ?
          Originariamente Scritto da Sean
          Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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            Originariamente Scritto da ottantino Visualizza Messaggio
            E ti pare male, l ho spiegato perchè non la tifo, poi naturalmente sei libero di pensare quello che vuoi come lo sono io. Avesse avuto un altro allenatore l'avrei anche seguita un po' ma gasperini deve farsi il bagno nella bile, un rosicone di prima categoria.
            Tu magari hai le tue motivazioni col discorso di Gasperini...
            Ma a tanti rode il deretano che una squadra del genere possa aver fatto così successo in Italia e stava per fare il colpaccio anche in Europa..
            Originariamente Scritto da Sean
            Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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              Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
              Certo.
              Che c'è di male a sperare che una squadra italiana possa prevalere su una squadra straniera ?
              E che c'e' di male a tifare contro la squadra italiana se quest'ultima non ti piace?
              Ma quindi nelle finali Barcellona-Juve e Real-Juve...hai tifato Juve?
              I SUOI goals:
              -Serie A: 189
              -Serie B: 6
              -Super League: 5
              -Coppa Italia: 13
              -Chinese FA Cup: 1
              -Coppa UEFA: 5
              -Champions League: 13
              -Nazionale Under 21: 19
              -Nazionale: 19
              TOTALE: 270

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                Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                E che c'e' di male a tifare contro la squadra italiana se quest'ultima non ti piace?
                Ma quindi nelle finali Barcellona-Juve e Real-Juve...hai tifato Juve?
                Perché citi solo la Juve ?? [emoji23]

                No ovviamente, sono Anti-Juventino, lo sai benissimo.

                Ma a parte la Juve ho sempre tifato Italiane in Europa.
                Originariamente Scritto da Sean
                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                  Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
                  Perché citi solo la Juve ?? [emoji23]

                  No ovviamente, sono Anti-Juventino, lo sai benissimo.

                  Ma a parte la Juve ho sempre tifato Italiane in Europa.
                  Ah...ecco...predichi male...ma razzoli bene!
                  I SUOI goals:
                  -Serie A: 189
                  -Serie B: 6
                  -Super League: 5
                  -Coppa Italia: 13
                  -Chinese FA Cup: 1
                  -Coppa UEFA: 5
                  -Champions League: 13
                  -Nazionale Under 21: 19
                  -Nazionale: 19
                  TOTALE: 270

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                    L'odio sportivo per la Juve è più forte di tutto..[emoji23]
                    Ma sì è attenuato perché apprezzo troppo Ronaldo quindi le cose sono andate in contrasto..
                    Ad ogni modo scherzi a parte trovo bello che un'italiana possa fare bene in Europa.
                    Specialmente se parliamo di una squadra come l'Atalanta fatta da giocatori che non sono Campioni strapagati..
                    Originariamente Scritto da Sean
                    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                      Gasperini si sbaglia, l'Italia dei 'Terroni del ca**o' non tiferà per l'Atalanta

                      (di Arturo Minervini) - “È bello sapere che tutta l’Italia tiferà per noi”. Si è lanciato in una previsione che va oltre il suo scibile Gian Piero Gasperini in vista della sfida della sua Atalanta al Paris Saint Germain nei quarti di Champions League. Quello che Gasperini non valuta, o forse omette, o forse semplicemente non vuole ricordare, è che ci sarà una parte dell’Italia che farà molta fatica a tifare per la sua Atalanta. Ed attenzione, non per l’Atalanta in quanto squadra, ma in quanto squadra rappresentata da certi personaggi.

                      Mirco Moioli, team manager della Dea, alla stazione di Bergamo etichettava con un ‘Terrone del *****’ la provocazione di un tifoso partenopeo, bollato come ‘Coglione’ poi da Gasperini. Interrogato sull’accaduto, Gasperini si era pulito mani e coscienza archiviando (senza mai condannare l’accaduto) con un : “Non è un problema mio e nemmeno dell’Atalanta”.

                      Non certo la prima uscita fuori calibro del tecnico, famigerato autore di frasi con alto tasso di inopportunità come quella pronunciata nel periodo del lockdown: "Coronavirus è come la peste. Da queste parti, in Lombardia, siamo sufficientemente organizzati, pur se in difficoltà. Mi chiedo cosa potrebbe accadere a Roma o a Napoli”.

                      Proprio per questo Gasperini si sbaglia. C'è una parte dell'Italia che non tirerà per te. Quella dei 'Terroni del CaXXo'. Quelli stasera avranno l'animo languido di una strada alberata di Parigi.L'Italia che puntualmente è stata disprezzata con cori razzisti, mai condannati ed in molti casi quasi giustificati dal tecnico nerazzurro, stasera non si sentirà italiana. E come darle torto?
                      Winners are simply willing to do what losers won't.




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                        Oltretutto in stagione l'Atalanta ha segnato 116 goals. Tutti segnati da stranieri. Goals di italiani...ZERO! Non e' una squadra italiana.
                        I SUOI goals:
                        -Serie A: 189
                        -Serie B: 6
                        -Super League: 5
                        -Coppa Italia: 13
                        -Chinese FA Cup: 1
                        -Coppa UEFA: 5
                        -Champions League: 13
                        -Nazionale Under 21: 19
                        -Nazionale: 19
                        TOTALE: 270

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                          Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                          Oltretutto in stagione l'Atalanta ha segnato 116 goals. Tutti segnati da stranieri. Goals di italiani...ZERO! Non e' una squadra italiana.
                          La società è straniera?
                          Originariamente Scritto da Sean
                          Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                            L’Atalanta sfiora l’impresa della qualificazione alla semifinale di Champions League, ma poi il Psg gioca la carta Mbappé, le sue superstar si svegliano e il sorpasso è fatto. Davvero tutta l’Italia tifava Atalanta, per ciò che rappresenta e per la vicinanza affettuosa a Bergamo, epicentro della pandemia che ha sconvolto la vita di tutti. L’Atalanta è comunque arrivata lì dove club molto più grandi hanno fallito. E soprattutto oggi rappresenta un modello sostenibile di fare calcio. Basta affidarsi a un mago del nuovo calcio all’italiana come Gasperini e azzeccare giocatori straordinari come Gomez, Ilicic, Zapata & C. E dunque, doverosi applausi.

                            CHAMPIONS LEAGUE
                            QUARTI DI FINALE
                            Atalanta-Paris Saint Germain 1-2
                            (26’ Pasalic A, 90’ Marquinhos P, 90’ + 3’ Choupo Moting P)


                            A cinque minuti dalla fine della partita l’ Atalanta era in semifinale di Champions League, orgogliosamente aggrappata al gol di Mario Pasalic che aveva messo all’angolo il Paris Saint Germain, facendolo soffrire e soprattutto facendogli sentire un brivido gelido. Poi i campioni del superclub francese, Neymar e Mbappé (entrato a mezzora dalla fine dando la spinta decisiva), dopo aver molto sprecato e sbagliato l’impossibile hanno approfittato dell’inevitabile calo di energie psico fisiche degli avversari, rovesciato la situazione ed effettuato il sorpasso. Che rimanda a Bergamo l’ Atalanta e alla semifinale di Champions a Lisbona il Psg, contro la vincente di Lipsia-Atletico Madrid.

                            Ci avevamo sperato tutti, e anche tifato certo. Per l’unica italiana rimasta in Champions non si poteva non farlo. Anche per ciò che rappresenta l’Atalanta, per la sofferenza atroce attraversata dalla città da cui proviene, epicentro della pandemia che ha sconvolto la vita di tutti.

                            Resta alle spalle una stagione straordinaria, il terzo posto in campionato, lo spettacolo entusiasmante delle sue partite, la classe di Gomez, Ilicic, e la raffica di gol di Zapata & C, la bellezza di una società piccola e artigianale, con un bilancio nemmeno confrontabile a quello del Psg – con l’ingaggio del solo Neymar si può pagare l’intero parco giocatori bergamasco – un presidente (Antonio Percassi) e una catena di comando di gente che viene e ha vissuto dal calcio. L’ Atalanta è arrivata in Champions League lì dove Juve, Napoli, Inter e molti altri che nemmeno l’hanno giocata, non sono arrivati nonostante siano squadre storicamente più solide, ricche e forti. La sua è stata un’avventura entusiasmante, una partenza falsa ma anche giustificata dall’impatto col grande torneo e poi una cavalcata straordinaria culminata nell’impresa contro il Valencia. Aver dovuto affrontare il Psg senza Ilicic l’ha sicuramente condizionata e le ha tolto l’arma migliore.

                            Se c’è una cosa che detestano quelli del calcio è una pacca sulle spalle e un grazie a chi ha perduto, quindi diamoli per scontanti e sottintesi. Se non sarà smontata ma anzi perfezionata e impreziosita, l’Atalanta di Gasperini, maestro del moderno calcio all’italiana, avrà un gran bel futuro. E soprattutto l’Atalanta ormai è un punto di riferimento, un modello di calcio sostenibile, per tutti quelli che non hanno gruppi miliardari alle spalle. Bisogna solo essere straordinariamente bravi a forgiare un gioiello del genere.


                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Atalanta-Psg: Gasperini amaro: «Mancava poco, i ragazzi hanno dato davvero tutto»

                              Il tecnico dell’Atalanta accetta la sconfitta: «Aveva ragione Mourinho, i dettagli decidono tutto». Resta però l’orgoglio per una stagione eccezionale

                              «O vinciamo o impariamo», aveva dichiarato Gian Piero Gasperini alla vigilia della sfida con il Paris Saint Germain. Sicuramente ha imparato. Ha imparato che le partite, specialmente in Champions, finiscono solo al triplice fischio; che le disattenzioni vengono pagate con il sangue. Ma la sua squadra ha anche maturato la consapevolezza assoluta che se la può giocare contro chiunque. L’aveva raggiunta in Italia e ora l’ha acchiappata anche in Europa dopo essere stata eliminata ai quarti per due reti incassate ai minuti 90 e 93. Dopo, soprattutto, essere stata a un passo dall’impresa grazie al gol nel primo tempo di Pasalic. «I ragazzi hanno dato tutto, li ringrazio, e fino al novantesimo eravamo lì — le parole del tecnico comunque soddisfatto a fine del match —. Forse potevamo fare meglio in qualche dettaglio, ma eravamo alla fine di un periodo molto duro e faticoso. È stata comunque una grande esperienza».


                              E pensare che, nell’estate del 2016, il Gasp era stata una seconda scelta. Perché l’Atalanta, per il post Reja, aveva puntato forte su Maran che, dopo essere stato a un passo dal firmare con i bergamaschi, aveva preferito rimanere al Chievo. Era così subentrato il patron Antonio Percassi: «Voglio Gasperini». Il presidente era rimasto affascinato dal gioco che l’allenatore di Grugliasco aveva dato al Genoa. Una squadra votata all’attacco e che correva come poche; una squadra che ciclicamente rigenerava o esaltava calciatori «normali». Come Thiago Motta o Milito, ad esempio. Ora, immaginarsi che dopo quattro anni quella scelta avrebbe portato in dote (quasi) una semifinale di Champions è quantomeno arduo pensarlo.


                              A maggior ragione se si pensa che il Gasp, a Bergamo, è stato anche vicino all’esonero. Siamo nel settembre della prima stagione, alla vigilia della sfida contro il Crotone sul neutro del Pescara. L’Atalanta ha cominciato male: una vittoria e quattro sconfitte. Un passo falso contro i calabresi sarebbe fatale. Gasperini, invece, da lì, inizia la sua scalata. Manda in pensione i vecchi e si affida ai giovani. Ai Petagna, ai Caldara, ai Gagliardini. La scommessa la vince e i bergamaschi rinascono. In campo agguantano l’Europa League. Fuori, intanto, maturano plusvalenze monstre.

                              Poteva essere la favola di un anno, ma invece no. Perché, negli anni, la favola è diventata comunque una realtà consolidata, in grado di spaventare un club costruito a suon di milioni di euro per vincere la Champions come il Paris Saint Germain.



                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                L'errore di Sarri, essere rimasto Sarri: ecco perché la Juve lo ha esonerato

                                Quello tra il tecnico e i bianconeri era un matrimonio contro natura che non poteva che finire come è finito: con un divorzio rapido e la colpa addossata all'elemento debole della coppia, che pure è quello che più si è speso per provare a far funzionare il rapporto

                                Di Emanuele Gamba

                                Quello tra Sarri e la Juventus era un matrimonio contro natura che non poteva che finire come è finito: con un divorzio rapido e la colpa addossata all'elemento debole della coppia, che pure è quello che più si è speso per provare a far funzionare il rapporto. Quando un allenatore viene licenziato così in fretta (diverso è quando subentra il logorio del tempo, come con Conte e Allegri), significa che l'errore è a monte perché la società ha evidentemente sbagliato la scelta iniziale, la quale certamente non è stata fatta a scatola chiusa: Sarri ha 61 anni, un profilo umano e professionale ben definito, qualità e difetti lampanti e limiti riconosciuti (d'altronde, nel corso della sua carriera ha avuto degli squilli ma anche cinque esoneri prima di questo), eppure ha finito per pagare il fatto proprio di essere Sarri, cioè di essere esattamente come si sapeva che fosse nonostante abbia rinunciato quasi del tutto agli aspetti tattici del sarrismo, avendo intuito di non poter far diversamente (ci mise poche settimane a dire "scordatevi il gioco che facevo a Napoli") finendo per adeguarsi ai metodi e allo stile che già c'erano: senso pratico, essenzialità e palla a Ronaldo (o a Dybala). Ne ha ricavato uno scudetto ma non ha lasciato un segno: al quel punto, hanno pensato alla Juve, tanto valeva provarci con un altro, perlomeno più adeguato allo stile del club. Pirlo ha idee calcistiche che si possono definire sarriane, ma un modo di applicarle assolutamente juventino.


                                Sarri è deluso non tanto dall'esonero, che anzi alla fine ha vissuto come una sorta di sollievo, quanto dal fatto di essere stato additato come unico colpevole, senza che nessuno abbia fatto cenno al tradimento delle premesse con le quali la stagione era iniziata, e sono temi che investono principalmente il campo extra tecnico. Quando parlò con i vertici juventini per discutere il contratto, infatti, Sarri chiese garanzie soprattutto su un punto, non tecnico né tattico: lui, aveva specificato, non si sarebbe occupato della gestione dello spogliatoio, delle paturnie dei giocatori, del malumore di chi avrebbe giocato poco e insomma di tutte le questioni che riguardano i rapporti con il gruppo, delle quali si è sempre volontariamente disinteressato. "Io voglio allenare e basta", ha detto a tutte le società che lo hanno ingaggiato, Juve inclusa: senz'altro un limite, per un allenatore moderno, ma in ogni caso una condizione che Sarri ha sempre ritenuto inderogabile, forse anche perché sa che i rapporti umani con i calciatori non sono la sua specialità.


                                All'Empoli, quella della gestione del gruppo era una faccenda che aveva delegato al diesse Carli. Al Napoli era responsabilità di Giuntoli. Al Chelsea, dove l'assetto societario è molto particolare (il presidente Abramovich è sostanzialmente irraggiungibile per qualsiasi allenatore e di tutto si occupa Marina Granovskaia) e dove non c'è un direttore sportivo vero e proprio, fu Gianfranco Zola a far da tramite tra squadra e allenatore e tra allenatore e società. A Torino, invece, Sarri si è trovato improvvisamente solo. Gli è toccato gestire la questione degli esuberi estivi e i tanti musi lunghi nelle settimane di un mercato incoerente (e su cui lui non ha messo becco: "Quello che dico io conta zero", sbottò in piena estate), la questione di Emre Can, la cui esclusione dalla lista Uefa fu tutta in carico all'allenatore, e i tanti grandi e piccoli problemi (Pjanic, per esempio, ha attraversato una fase delicata sul piano personale) di un gruppo in cui la vecchia guardia, con l'eccezione di Buffon, gli ha dato pochissimo sostegno. Anzi, c'è il sospetto che qualcuno gli abbia sempre seminato veleno alle spalle. Dopo tutto, Sarri è quello che l'ultima volta che si presentò allo Stadium da avversario inalberò il dito medio ai tifosi bianconeri: è ben difficile che i più juventini tra i giocatori potessero far finta di nulla accogliendo il loro nuovo comandante, che oltretutto ha sì snaturato la sua filosofia calcistica, ma certo non poteva fare lo stesso con la sua essenza umana: nel suo modo burbero e/ colorito di porsi, molti hanno spesso riconosciuto il nemico di un tempo, prima che un nuovo alleato.


                                Agli occhi della squadra l'allenatore ha perso autorevolezza. Se Ronaldo qualche volta gli ha risposto male ("Non puoi certo essere tu a dirmi come si gioca a calcio", gli ha sibilato più di una volta quando gli indicava i movimenti che voleva facesse) o lo ha mandato pubblicamente a quel paese, come dopo la sostituzione con il Milan, la società non è mai intervenuta a protezione del tecnico, così come ha permesso che Cristiano disertasse molte esercitazioni tattiche, che riteneva inutili e noiose, preferendo andare ad allenarsi sui calci di punizione (con risultati non dei migliori). Così si è alimentata una spirale negativa: Sarri agli occhi dei giocatori, in buona parte sazi e comunque con un palmares notevolmente superiore al suo (nel calcio le gerarchie le stabiliscono molto spesso i titoli), non era abbastanza autorevole e così le sue richieste tecniche, già complicate dal pessimo assortimento della rosa (un problema su cui si è scornato anche l'ultimo Allegri, anche lui difatti criticatissimo per la pessima qualità del gioco nell'ultima stagione), facevano poca presa sui giocatori che avvertivano la debolezza dell'allenatore, le sue spalle scoperte. Eppure la società sapeva di questa aspetto, ma ha lasciato correre. Così come sapeva com'era il Sarri pubblico, conosceva il suo modo di vestire e di esprimersi, la sua scarsa diplomazia, la tendenza al turpiloquio e in definitiva il suo scollegamento da quello che si usa definire "stile Juventus".


                                Sotto questo aspetto, Sarri ha esercitato un forte controllo su di sé: si è contenuto, ha messo la sordina alle sue parole e, soprattutto negli ultimi tempi, era palese il fastidio con il quale doveva gestire le apparizioni pubbliche. Ma anche di questo, la Juve sapeva e non si capisce come immaginasse di cambiare il modo di essere di un sessantunenne che oltretutto soltanto da pochi anni (ad altissimi livelli, da quattro appena) si era trovato al centro dell'interesse mediatico, un circo in cui altri sono praticamente nati e che altri ancora sanno gestire a menadito, traendone i vantaggi del caso. Alla fine, quando Agnelli ha convocato Sarri per comunicargli l'esonero, si è limitato a dirgli che "non è scattata la scintilla". In effetti no, non c'era molto altro da dire o da fare. Nei tredici mesi juventini di Sarri non c'è stato niente di sorprendente: è stato licenziato perché era Sarri, malgrado fosse Sarri anche quando venne assunto.

                                Quello tra il tecnico e i bianconeri era un matrimonio contro natura che non poteva che finire come è finito: con un divorzio rapido e la colpa addossat…
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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