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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Sassuolo, non c’è più fretta per Raspadori, Berardi rinnova
    (Valentino Della Casa - Redazione gianlucadimarzio.com) Dopo l’acquisto di venti milioni (è record per il club) di Pinamonti, ora il Sassuolo si ferma per riflettere. Ed è soprattutto sull’attacco che la società continua a concentrarsi, perché, contrariamente alle iniziali impressioni, l’arrivo dell’ormai ex Inter – che non ha inserito alcuna recompra sul suo cartellino – è servito per rimpiazzare l’addio di Scamacca, non di Raspadori. Per quest’ultimo, infatti, manca ancora l’accordo definitivo con il Napoli, ma se prima il Sassuolo aveva fatto intendere di non voler andare oltre la prima giornata di campionato per una trattativa, ora ha dato segnali di poter comunque aspettare un’offerta migliore, spostando il termine fino all’ultimo giorno di mercato. I tempi sembrano quindi lunghi e non così maturi, per quanto la società di De Laurentiis continui a confidare di chiudere la trattativa. Trattativa che, invece, è praticamente definita per Domenico Berardi . L’esterno è pronto a legarsi a vita al Sassuolo: sul tavolo, c’è l’offerta di un rinnovo di 5 anni, a cifre più alte rispetto a quelle percepite (il suo contratto sarebbe scaduto nel 2024). Le firme sembrano molto vicine: Berardi resterà il giocatore più pagato della squadra e la bandiera del club, dopo oltre undici anni di permanenza e senza mai aver cambiato maglia.

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      Barcellona-Kessie, i debiti dei blaugrana possono liberare l’ivoriano. La Juve ci pensa

      Se i blaugrana non riusciranno a tesserarlo entro dopodomani, l’ivoriano ex Milan potrebbe andar via a parametro zero assieme a Christensen. Diventando così un’occasione di mercato

      Il Barcellona quest’estate non ha badato a spese inserendo in organico campioni del calibro di Lewandowski, Raphinha e Jules Kounde, spendendo la bellezza di 150 milioni. Prima di questi celebrati acquisti ha trattato per mesi con i parametri zero Kessie e Christensen che hanno scelto di non rinnovare i rispettivi contratti con Milan e Chelsea per trasferirsi al sole della Catalogna. Il problema è che sotto la montagna di debiti che pende sulla testa dei blaugrana (nell’ultimo bilancio pubblicato e relativo alla stagione 2020-2021 il club aveva registrato una perdita di 481 milioni di euro con un indebitamento complessivo da 1 miliardo e 150 milioni) diventa impossibile al momento per il grande e glorioso Barcellona, tesserare i giocatori che ha comprato.

      Per farlo, secondo le norme che regolano la Liga, occorrerebbe tagliare le spese. Più semplice a dirsi che a farsi con il campionato che per i catalani inizierà sabato contro il Rayo Vallecano. In particolare, Christensen e Kessie hanno facoltà di liberarsi gratis dal club spagnolo se non verranno tesserati entro dopodomani. Espn ha lanciato la metaforica bomba spiegando che una clausola contenuta nei contratti autorizza i giocatori a chiedere la cessione gratis prima della chiusura della finestra di mercato. Come è ovvio il presidente Laporta tenta di spegnere l’incendio mediatico, dicendosi pronto a chiedere agli agenti dei giocatori di attendere eventualmente la data del 31 agosto per il tesseramento. E dal canto suo Kessie, essendosi ambientato in fretta a Barcellona, non pare animato dal desiderio di cambiare aria.

      Ma se perdurasse lo stato di incertezza e si affacciassero nuove pretendenti cosa succederebbe? La Juventus ad esempio è a caccia di un centrocampista e Allegri attende Paredes dopo la cessione ancora non avvenuta di Rabiot allo United (si complica l’uscita di Arthur dopo che il Valencia si è detto disposto a versare non più del 30 per cento dell’attuale ingaggio del centrocampista). Kessie non sarebbe una straordinaria occasione? I tifosi del Milan, dal canto loro, dopo la beffa Renato Sanches, sognano il clamoroso ritorno dell’ivoriano. E Christensen, pallino di Ausilio, non sarebbe una ghiotta opportunità per l’Inter in caso di addio di Skriniar? I nerazzurri, che hanno necessità di dare ossigeno alle casse societarie, hanno ceduto Pinamonti al Sassuolo per 20 milioni. Non è stata inserita la recompra, ma l’ad Carnevali si è impegnato con l’Inter a fornirle, in caso di futura cessione, una priorità.

      In compenso è in una fase di stallo assoluta la trattativa fra gli emiliani e il Napoli per Giacomo Raspadori. La tensione sale perché la forbice fra richiesta e offerta invece di assottigliarsi aumenta, e il giocatore è sempre più nervoso. Il Napoli si è spinto a 33 milioni ma il Sassuolo non desiste dalla pretesa di 40. Resta felice in Emilia e con ingaggio aumentato Domenico Berardi, prossimo al rinnovo di contratto fino al 2027. Il Milan è vicino alla fumata bianca per i prolungamenti di contratto di Tomori e Krunic. Il Torino è scatenato: ieri si è sottoposto alle visite mediche Vlasic, il croato arrivato in prestito dal West Ham. Oggi sarà il turno del trequartista Miranchuk mentre sale l’interesse per Isak Hien, difensore classe 1999, del Djurgardens.

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        Una poltrona per quattro: da Bailly a Zagadou, Mou attende il difensore

        Non una priorità, ma una richiesta specifica di José Mourinho, individuata da tempo come una lacuna da colmare, il difensore di qualità, se possibile mancino, in grado di far partire l’azione dal basso con la giusta qualità e di generare una sana concorrenza con i profili già presenti in rosa. Pinto sta lavorando, senza però alcuna fretta, anche sul difensore da portare a Trigoria. C’è una poltrona per quattro nomi. Il primo è Dan-Axel Zagadou, classe ‘99, svincolato dopo l’ultima stagione al Borussia Dortmund, l' ultimo contatto con gli agenti si è registrato a Londra una settimana fa: pista che rimane calda, ma la Roma non ha ancora chiuso. Su di lui anche West Ham e Siviglia. Se dipendesse da Mou la scelta sarebbe Eric Bailly del Manchester United, ma qui i nodi sono di natura economica: ingaggio da 5 milioni, richiesta di 3 milioni per il prestito oneroso e commissioni affatto trascurabili per finalizzare il trasferimento. Rimanendo in Premier (c’è anche il nome di Lindelof, ma al momento solo un’idea), pochi giorni fa Roberto De Fanti ha proposto a Pinto il nome di Japhet Tanganga, altro classe ‘99, difensore centrale del Tottenham, che Mourinho lanciò con la maglia degli Spurs nel gennaio del 2020. Ingaggio alla portata ma Paratici non lo considera un esubero, per questo lo farebbe partire solo in prestito con obbligo di riscatto condizionato. Arriviamo infine al nome di Natan del Bragantino: la richiesta del club brasiliano non è mai scesa sotto i 10 milioni di euro.


        (La Repubblica)
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          La frenesia della Juventus, per tornare da scudetto serve il migliore Allegri

          Il tecnico era stato richiamato dopo Sarri e Pirlo per vincere di nuovo in Italia. Di Maria e Kostic promettono gli assist che servono a Vlahovic

          di Paolo Condò


          Quando parliamo della Juventus e delle sue prospettive occorre sempre ricordare che viene da una striscia recente di nove scudetti consecutivi, un ciclo vincente che non ha paragoni nella storia del calcio italiano, e che giusto il Bayern poteva superare a livello europeo, col decimo titolo di fila conquistato ad aprile. Il memento è importante perché altrimenti non si capisce l'andamento zigzagante, sul mercato e non soltanto, delle ultime tre stagioni. Tre anni fa Massimiliano Alllegri
          venne esonerato perché, al di là delle tensioni con parte del gruppo dirigente, il suo gioco era giudicato troppo difensivista per vincere la Champions, specie dopo che l'acquisto di Cristiano Ronaldo aveva reso urgente la missione. Un provvedimento-choc, visto che colpiva il tecnico che aveva appena portato cinque scudetti, ma che descriveva: A) la priorità europea della Juve, logica dopo un simile dominio in patria, e B) la certezza di avere molto margine in Italia, tanto da poter rischiare una rivoluzione.

          Due anni e un profondo rinnovamento dirigenziale dopo, Andrea Agnelli ha richiamato Allegri per tornare a vincere in Italia, a dimostrazione che il suo gioco - almeno nei confini nazionali - viene ritenuto più affidabile di quello dei due allenatori transitati nel frattempo: Maurizio Sarri, che pure l'ultimo scudetto della serie l'ha vinto, e Andrea Pirlo, che per età, carisma da ex-campione e inesperienza era pensato come un investimento cui concedere del tempo. Della Champions non parla più nessuno, nel senso che a spanne l'obiettivo massimo è tornato a essere un posto nei quarti. In questi tre anni - c'è stata anche la prima stagione dell'Allegri-bis, non positiva: nessun trofeo e otto punti in meno di Pirlo - la Juve si è mossa sul mercato come una scheggia impazzita, comprando e vendendo tutto e il suo contrario, avviando un processo di rinnovamento dal quale si è precipitosamente tornati indietro, affastellando giocatori - alcuni di eccezionale qualità - senza chiarire il piano tattico che sta a monte.

          Gli ultimi sono di queste ore. Il serbo Kostic vuol dire cross, materiale del quale Vlahovic sente molto la mancanza da quando è arrivato alla Juve; le caratteristiche dell'esterno mancino preso dall'Eintracht sono adatte a un 3-5-2, il modulo nel quale Allegri si sta rifugiando per superare la nefasta amichevole con l'Atletico - non hai preso soltanto le sberle, hai pure aggiunto qualche milione sul cartellino del prezzo di Morata - e che potrebbe avere corsa almeno fino al recupero di tutti gli infortunati.

          Approfittando di contratti scaduti, la Juve ha portato a casa in estate due dei migliori giocatori del mondo. Angel Di Mariapossiede un piede sinistro che è uno strumento musicale, e col quale si è esibito sui palcoscenici più prestigiosi del pianeta. Piange un po' il cuore al pensiero che dopo Portogallo, Spagna, Inghilterra e Francia, sia venuto in Italia soltanto a concludere il suo Grand Tour europeo - Angel ha 34 anni - , ma la speranza degli juventini (e di chiunque ami il calcio) è di allungare almeno a un biennio la sua presenza in Serie A per consentirgli, fra le altre cose, di giocare stabilmente in un tridente che sull'altro lato abbia Federico Chiesa. Ecco, il primo convitato di pietra delle analisi bianconere è l'attaccante che un anno fa diede un fondamentale contributo alla conquista del titolo europeo da parte dell'Italia, e la cui assenza è in cima all'elenco di motivi per i quali non andremo in Qatar. La lunga convalescenza per la rottura del crociato doveva portarlo al Mondiale, facile che a questo punto rimandi il suo rientro a gennaio, perdendosi quasi mezza stagione e obbligando appunto Allegri a cambiare modulo (a meno che l'imminente Depay non lo convinca a restare con i tre davanti).

          L'altra tassa da pagare riguarda Paul Pogba, le cui condizioni sono tutte da decifrare stante la scelta - umanamente comprensibile - di non operarsi al ginocchio per avere più chance di andare al Mondiale. Pogba è un campione infinito finché sta bene, ma nelle sei stagioni allo United gli è capitato soltanto una volta di superare quota 30 presenze (in Premier), segno di fragilità. Siccome chi tratta i giocatori ha abbondanti almanacchi da consultare in caso di bisogno, la sua acquisizione - cartellino gratuito, ingaggio quadriennale importante - è stata evidentemente un rischio calcolato. Nel gioco delle attese sarebbe bello se guadagnassero spazio i giovani centrocampisti italiani in rosa, Fagioli, Miretti e Rovella, perché ciascuno di loro lascia intravvedere qualcosa. E con tutto il rispetto per Paredes, nazionale argentino affidabile ma costoso, avremmo da tempo investito Locatelli dei compiti di regia, ma dandogli il tempo per maturare nel ruolo.

          Perché il grande problema di questi anni juventini è stata la frenesia di cambiare tutto - a ogni livello, formazione compresa - davanti alle prime delusioni. C'è poco da obiettare sulla cessione di De Ligt, la sua bravura risiede nel modo in cui sa alzare la linea difensiva a ridosso del centrocampo accorciando la squadra: se giochi col blocco basso, come fa Allegri, De Ligt non ti serve. Quella che grida vendetta al cielo è piuttosto un'altra cessione, Kukusevski al Tottenham, perché il talento cristallino dello svedese aveva bisogno soltanto di tempo e di qualche attenzione in più: le sue prestazioni in Premier sono stilettate, vedremo se Dybala si aggiungerà o meno all'elenco dei rimpianti, che comprende anche il mai citato Spinazzola. Col perdurante declino di Alex Sandro, oggi l'azzurro sarebbe prezioso.

          La Juventus ha bisogno innanzitutto di nervi saldi, perché la sua base è assai ricca e verrà il giorno in cui sarà pienamente sana. Chiamando lo scudetto come obiettivo, Allegri si è assunto le sue responsabilità col consueto sorriso da impunito. Nel 2015 la sua Juve fece fuori il Real Madrid nella semifinale di Champions, unico ko del Real nelle cinque stagioni (2014-2019) in cui portò a casa quattro coppe. È di quel Max che ha bisogno la squadra, non di quello che nasconde l'ovvio dicendo "buona prestazione di Bremer" dopo l'Atletico.

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            Originariamente Scritto da Nasser95 Visualizza Messaggio
            Quando hai una rosa di campioni, il lavoro come allenatore,viene più facile,un conto allenare vinicius jr. e un altro discorso insigne

            Inviato dal mio M2101K7BNY utilizzando Tapatalk

            Tanti allenatori hanno squadre di campioni
            ma nessuno vince come lui.

            È semplicemente il nr 1 al mondo...
            e della storia.









            "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
            Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
            vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

            (L. Pirandello)

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              Originariamente Scritto da sylvester Visualizza Messaggio
              Tanti allenatori hanno squadre di campioni
              ma nessuno vince come lui.

              È semplicemente il nr 1 al mondo...
              e della storia.
              Tanti chi? Parlo in generale

              Inviato dal mio M2101K7BNY utilizzando Tapatalk
              (ride)

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                Atalanta, Freuler va in Inghilterra

                Atalanta e Nottingham Forest hanno trovato l'accordo per il trasferimento di Remo Freuler in Inghilterra. Operazione da 9 milioni di euro più bonus, con lo svizzero che già oggi è atteso in città per la firma del contratto e le visite mediche.


                Il Chelsea supera lo United per de Jong

                Il Chelsea supera il Manchester United per Frenkie de Jong. Il club londinese ha trovato l'accordo economico con il Barcellona, il centrocampista olandese nelle prossime ore darà una risposta definitiva. La voglia - da parte dell'ex Ajax - di restare in Liga è tanta, ma il Chelsea preme.



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                  Andrebbe diviso, a mio giudizio, e parlando di "storia", il numero dei trofei conquistati, insomma il peso degli albi d'oro, dall'impatto che un tale o tal altro tecnico ha avuto nella storia del calcio, per l'appunto, il segno che uno ha lasciato, perchè se si tratta di "storia" dobbiamo guardare tutto...altrimenti Toto Cutugno, che ha pur venduto 100 milioni di dischi, è più di Tenco che all'epoca non se lo filava nessuno...o Marco Carta, che ha vinto Sanremo, più di Gino Paoli che non l'ha mai vinto.

                  Ancelotti ha avuto una carriera impressionante e lunghissima, perchè continua a vincere anche a 60 anni, in pratica non ha smesso mai di vincere...e qui ci siamo. Il numero uno della storia però...questa affermazione apre a plurime considerazioni, distinguo, specifiche, perchè, solo per dire un nome, il segno che nella storia ha lasciato, che so, un Arrigo Sacchi è più profondo rispetto a quello di un Ancelotti, pur avendo vinto meno (e durato meno) di Ancelotti.

                  Se difatti prendessimo un qualunque manuale del calcio, è molto probabile che a Sacchi vengano dedicate molte più pagine che non ad un Ancelotti, probabile e naturale visto che Sacchi ha segnato un'epoca, ha obbligato cioè il calcio a prendere atto di una direzione e di un modo (di fare calcio, di trasformare il calcio)...Ancelotti ha "solo" vinto...quindi è come, parlando di un calciatore, ci sono gli ottimi e poi ci sono i campioni, perchè altrimenti Maradona (che ha vinto pochissimo rispetto a tanti e tanti e tanti giocatori) dovrebbe stare nelle posizioni di centro classifica...quando invece sta tra i primi 5 della storia del calcio, o tra i primi 10 di ogni epoca.

                  Ancelotti non è un caposcuola, mentre un numero uno (che poi sarebbe, visto che riguarda la "storia", un gruppo di numeri uno, una selezionata elite di allenatori che hanno segnato le varie epoche) "della storia" deve anche essere, o forse soprattutto essere quello, cioè un caposcuola...altrimenti Daniel Day Lewis, bravissimo per carità, nella storia del cinema occuperebbe uno spazio più grande di quello dedicato a Marlon Brando perchè ha vinto 3 Oscar...o Kubrick dovrebbe essere inferiore a Salvatores perchè non ha mai vinto un tubo in vita sua...peccato che però un mezzo suo fotogramma valga o racchiuda e riassuma tutta l'arte cinematografica, riducendo il 90% dei registi a manovali assemblatori di caroselli pubblicitari.
                  Last edited by Sean; 11-08-2022, 11:20:52.
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                    Giustissimo Sean. I top allenatori si dividono in 2 categorie: chi ha vinto tanto, giocando anche bene, ma senza "inventare" chissa' cosa (Ancelotti, Ferguson, Lippi, Capello, Mourinho, Klopp, ecc...) e chi ha vinto rivoluzionando un'epoca (Michels, Sacchi, il PEP, ecc...).
                    Non ci sono meglio o peggio...son 2 categorie diverse.

                    Inviato dal mio SM-A202F utilizzando Tapatalk
                    Last edited by robybaggio10; 11-08-2022, 11:09:49.
                    I SUOI goals:
                    -Serie A: 189
                    -Serie B: 6
                    -Super League: 5
                    -Coppa Italia: 13
                    -Chinese FA Cup: 1
                    -Coppa UEFA: 5
                    -Champions League: 13
                    -Nazionale Under 21: 19
                    -Nazionale: 19
                    TOTALE: 270

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                      Per forza, perchè la storia del calcio conta ormai oltre 120 anni...diciamo un 100 anni volendo togliere l'epoca propriamente primitiva...e se ne ha da scartabellare in un secolo.

                      Per dire, Pozzo ha avuto un peso enorme, gigantesco per il calcio italiano - e dunque per il calcio tout-court: da Pozzo derivano i Nereo Rocco, i Trapattoni, i Capello, se vogliamo pure i Mourinho...pure Allegri possiamo metterlo tra i suoi nipoti...cioè tutta quella scuola di tecnici che bada molto al risultato, che non possiamo classificare tra i "giochisti", che fa molta attenzione alla difesa, al contropiede, ad un gioco che mira al sodo.

                      Poi se saltiamo il fosso, di là troviamo tutti coloro che hanno di volta in volta cercato vie alternative e differenti rispetto alla filosofia "pratica"...e si va dall'Ungheria degli anni '50 fino a Michel e fino appunto a Sacchi, Guardiola, oggi i tanti loro figli e nipoti.

                      Poi ci sono i puri gestori, quelli che hanno avuto la fortuna di stare al posto giusto nel momento giusto...perchè a me lo Zidane allenatore, che pure ha vinto 3 champions di fila, non mi dice niente...e io non so dire se sia o no un "grande" allenatore o se invece ha saputo recitare una parte tagliata su di lui ma solo quella.
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                        Galliani: «Sì alla Superlega ma senza inglesi»

                        Tutto pronto per l’esordio del Monza in Serie A. «Se parliamo di Monza-Torino, la prima di campionato, mi viene subito in mente Radice. Che uomo e che allenatore! Personaggio straordinario. Il suo Toro del 1976 è stata una squadra memorabile», dice l’amministratore delegato del club brianzolo Adriano Galliani all’inizio di una lunga intervista rilasciata a Tuttosport.

                        Sarà un Monza nuovo rispetto a quello che ha conquistato la Serie A tramite i playoff. Sono ben undici i nuovi acquisti: «È un mercato figlio di un mio modo di vedere le cose: la Serie C è uno sport, la Serie B è un altro sport e la Serie A è un altro sport ancora. E la Champions è ulteriormente un altro sport – spiega Galliani -. Io sono appassionato di basket e so che ci sono: il campionato italiano, l’Eurolega e la Nba, cioè tre sport diversi l’uno dall’altro. Noi abbiamo preso il Monza che fino al 30 giugno 2017 era nei dilettanti, era chiaro ed evidente che i giocatori che c’erano non avrebbero vinto la Serie C, quindi con tutto l’affetto e la riconoscenza, li abbiamo dovuti cambiare. Così, oggi, dobbiamo cambiare alcuni di quelli che hanno vinto la B, molti dei quali farebbero fatica in Serie A. È chiaro che la politica è cambiata: quando hai una squadra stabile ai primi posti, come era il nostro Milan, ti bastano due o tre ritocchi, ma cambiando categoria ogni anno è necessario cambiare. Io sono innamorato di ogni sport e ho capito che le asticelle si alzano».

                        In seguito lo storico dirigente del Milan analizza i cambiamenti avvenuti nel mondo del calcio: «È cambiato il calcio, figlio della Bosman e dei diritti tv, che sono quelli che hanno veramente cambiato il calcio e, di fatto, ammainato le famose bandiere. Come? Partiamo dagli Anni 60: i ricavi di un club erano solo ed esclusivamente da botteghino. Non c’era sostanzialmente nient’altro. E se vendi solo i biglietti: i 60mila di Madrid valgono i 60mila di Lisbona e di Glasgow. Poi arrivano i diritti televisivi: il campionato inglese ricava 4 miliardi di sterline e quello scozzese 100 milioni, è chiaro che – a parità di sessantamila spettatori – la cosa cambia un bel po’. I fatturati che una volta erano simili fra di loro, diventano abissalmente diversi e questo fa sì che i campioni si concentrino dove ci siano i soldi, perché il calcio lo fai con i fatturati»

                        «I venti club inglesi di Premier fatturano quasi quattro volte tanto i venti italiani di Serie A. Il Monza prende 33 milioni di diritti televisivi di cui 3 devono andare come obolo alla B. Totale: 30 milioni. Una neopromossa in Premier incassa 160 milioni. Come faccio io a competere con il Nottingham Forest?».

                        Sul progetto della Superlega, Galliani sostiene: «Potrebbe essere una soluzione, ma senza inglesi però. Dovrebbe esserci una Brexit anche nel calcio. Chi glielo fa fare agli inglesi di mollare 4 miliardi all’anno, più gli stadi sempre pieni? Sarebbe quindi un vero campionato europeo, senza inglesi. D’altra parte cosa pensate, che nell’aprile 2021 gli inglesi siano fuggiti dalla Super League perché i tifosi non volevano? Ma va! Perché non lasci quella situazione economica».

                        «La Uefa e le regole finanziarie emanate? Ma che roba è quella del 70%? Puoi spendere solo il 70% di quello che ricavi… Se ci fosse stata quella regola quando abbiamo preso il Milan, non ci sarebbe stato il grande Milan. Così il divario si amplierà, perché chi ricava di più adesso può spendere di più, quindi ricaverà di più in futuro. E, come nella società, i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri. Anche perché le vittorie danno fatturato attraverso sponsor e incassi. E il calcio si fa con il fatturato».

                        Ed in conclusione: «Cosa è cambiato rispetto a 20 anni fa, quando l’Italia piazzava tre squadre nelle prime cinque della classifica dei ricavi della Deloitte? Non abbiamo costruito gli stadi. Abbiamo gli impianti più brutti d’Europa e questo incide sui ricavi e sui diritti tv, perché uno stadio brutto e vuoto non si vende in tv. E non abbiamo costruito gli stadi perché la burocrazia ha frenato tutti, perché il Credito Sportivo per un lungo periodo chiedeva la costruzione della pista d’atletica e perché ci sono sempre mille ostacoli come a San Siro, per esempio. Io ho aderito a San Siro per questo, perché amo il Meazza e sono un romantico, ma non si può ristrutturare e trovo giusto costruire quello nuovo nella stessa zona. Come all’estero hanno sempre fatto, senza troppi problemi, ma non voglio predicare… parliamo di Monza-Torino».

                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Condo prende a schiaffi sconcerti

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                            Juventus, Pellegrini in prestito all'Eintracht

                            La Juventus cede Luca Pellegrini con la formula del prestito secco all'Eintracht. Il calciatore è atteso nelle prossime ore in Germania per le visite mediche. La Juventus tornerà sul mercato per coprire il buco lasciato dal terzino italiano, con tanti profili studiati in questi mesi dalla dirigenza bianconera.


                            Napoli, ufficiale l'arrivo di Sirigu. Contini alla Sampdoria

                            Il Napoli ha ufficializzato l'arrivo del portiere Salvatore Sirigu, 35 anni, svincolato dopo l'esperienza al Genoa. Ufficiale anche il passaggio in prestito alla Sampdoria dell'altro portiere Nikita Contini.

                            Repubblica
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                              Juventus, Pellegrini in prestito all'Eintracht

                              La Juventus cede Luca Pellegrini con la formula del prestito secco all'Eintracht. Il calciatore è atteso nelle prossime ore in Germania per le visite mediche. La Juventus tornerà sul mercato per coprire il buco lasciato dal terzino italiano, con tanti profili studiati in questi mesi dalla dirigenza bianconera.


                              Napoli, ufficiale l'arrivo di Sirigu. Contini alla Sampdoria

                              Il Napoli ha ufficializzato l'arrivo del portiere Salvatore Sirigu, 35 anni, svincolato dopo l'esperienza al Genoa. Ufficiale anche il passaggio in prestito alla Sampdoria dell'altro portiere Nikita Contini.

                              Repubblica
                              Perfetto,alla fine abbiamo quel morto di terzino sinistro titolare,possiamo stare sereni.

                              Inviato dal mio M2101K7BNY utilizzando Tapatalk
                              (ride)

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                                Il senso di coprire l'Italia e parte dell'Europa?




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                                Originariamente Scritto da Sean
                                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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