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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    In effetti, forse è stato giusto così.









    "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
    Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
    vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

    (L. Pirandello)

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      SKY SPORT - " Tante positivita' tutte insieme sono anomale, si puo' pensare anche a un errore di laboratorio. Stop al campionato? Bisogna essere molto cauti a ipotizzare certe misure" . Lo ha detto Massimo Galli , responsabile del reparto malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, parla...



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      Free at last, they took your life
      They could not take your PRIDE

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        Originariamente Scritto da sylvester Visualizza Messaggio
        14 su 14 asintomatici?
        Ovvio, siamo ancora a zero calciatori con danni da covid...

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        Originariamente Scritto da Pesca
        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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          Paura nel campionato, al Genoa esplode un focolaio di Coronavirus: ben 14 persone tra giocatori e staff contagiati. La squadra di Maran aveva giocato domenica al San Paolo, prendendo ben sei gol dal Napoli, dopo la positività di Perin, un giro di controlli e il viaggio il giorno stesso della partita. Adesso la paura è che il contagio si sia esteso ai giocatori del Napoli. L’ampio numero di casi in una stessa squadra mette in discussione l’intero protocollo studiato per tenere al sicuro giocatori e squadre. Ma è evidente che i controlli non sono sufficienti e che domande inquietanti si rivolgono al calcio stesso. Dopo il caso Ibrahimovic e un numero così alto di contagiati come si fa a tenere il campionato in una bolla di sicurezza? Il sistema dei tamponi funziona? E come si fa a rispettare un calendario ancora così inzeppato di eventi? Insomma il calcio italiano è sempre a rischio


          Quattordici positivi al Coronavirus al Genoa è inquietante, mette paura, soprattutto getta un ombra scura sull’intero calcio italiano, che nonostante i controlli, evidentemente, non riesce a limitare il contagio. La notizia arriva il giorno dopo l’intensa partita del Napoli proprio contro il Genoa. Che al San Paolo, è giunto in extremis dopo i primi allarmi, la positività di Perin e Lasse Schone e l’esito negativo dei controlli alla squadra la mattina stessa della partita. E poi è tornato indietro con una pesante sconfitta e soprattutto foschi presentimenti. Poi rivelatisi fondati. Da due contagi si è passati a 14 in brevissimo tempo. A Genova l’impennata dei contagi è generalizzata, oltre un centinaio nell’ultima giornata.

          Il Genoa chiederà il rinvio della partita col Torino, il Napoli – che domenica deve giocare con la Juve e nel frattempo deve allenarsi e dunque eventuali contagiati rischiano di contagiarne altri – farà immediatamente controlli per il cui risultato serviranno però circa 24 ore. (E nel frattempo che si fa?). Il resto è un po’ tutto da inventare. Non esiste una regola, un numero minimo di giocatori, che consenta di ottenere rinvii. Per adesso per singole positività non si sono rinviate partite.

          Non sono un medico né un esperto e dunque mi è difficile comprendere e accettare che una squadra sia ok alla domenica mattina e interamente out al lunedì sera. Per non parlare poi se ci sia un nesso tra il tracollo del Genoa e l’epidemia che è entrata nei suoi spogliatoi. Sarà anche tutto normale e scientificamente spiegabile, certo che la coincidenza è impressionante. E costringe a porsi anche altre domande scomode. I controlli tengono realmente al sicuro giocatori, staff e squadre in genere? Quando il numero di contagiati è così alto come si fa a programmare e rispettare il calendario che quella squadra deve seguire?

          E’ già difficile a volte fare a meno di un giocatore importante – se il Milan avesse dovuto giocare senza Ibrahimovic contro squadre ben più grandi di Bodo Klimt e Crotone come l’avrebbe presa e come si sarebbe comportato? – figuriamoci se quei giocatori diventano tanti da bloccare l’intera squadra e preoccupare seriamente anche chi vi ha giocato contro.

          La forte concentrazione e incalzare di partite non permette nemmeno di riflettere e trovare soluzioni di volta in volta. Succede così che si rischi troppo, che non ci si prenda il tempo giusto, che si giochi nonostante non si sia al sicuro al 100%.

          Torniamo sempre al solito punto, il calcio ha sofferto l’epidemia di Coronavirus come qualsiasi altro settore economico in Italia, ma di fatto ha rinunciato a troppo poco. I calendari erano gonfiati e ingestibili prima, figuriamoci adesso. Assistiamo a venti club che giocano a ritmo serrato spostandosi con centinaia e centinaia di persone da una parte all’altra d’Italia ogni pochi giorni, in un momento in cui i focolai del virus si stanno purtroppo moltiplicando e diffondendo: quasi normale che succeda. Il rischio riguarda non solo il Genoa, ma l’intero campionato.

          Quattordici positivi al Coronavirus al Genoa è inquietante, mette paura, soprattutto getta un ombra scura sull'intero calcio italiano, che nonostante i controlli, evidentemente, non riesce a limitare il contagio. La notizia arriva il giorno dopo l'intensa partita del Napoli proprio contro il Genoa. Che al San Paolo, è giunto in extremis dopo i primi allarmi, la positività di Perin e Lasse Schone e l'esito negativo dei controlli alla squadra la mattina stessa della partita. E poi è tornato indietro con una pesante sconfitta e soprattutto foschi presentimenti. Rivelatisi fondati. Da due contagi si è passati a 14 in brevissimo tempo. A Genova l'impennata dei contagi è generalizzata, oltre un centinaio nell'ultima giornata. Il Genoa chiederà il rinvio della partita col Torino, il Napoli - che domenica deve giocare con la Juve e nel frattempo deve allenarsi e dunque eventuali contagiati rischiano di contagiarne altri - farà immediatamente controlli per il cui risultato serviranno però
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Mercato, Milan stregato da Hauge. Lazio, fatta per Pereira

            Trattativa lampo dei rossoneri per il giovane attaccante norvegese del Bodo/Glimt, messosi in luce anche al Meazza. I biancocelesti chiudono con il Manchester Utd per il centrocampista. Roma a un passo da Borja Mayoral, l'Udinese ha ripreso Pereyra

            Stregato da Hauge. Il match vinto contro il Bodo/Glimt al Meazza ha fatto scoprire a Pioli un giocatore che potrebbe tornare utile nella sua rosa. Si tratta del 20enne attaccante esterno norvegese Jens Petter Hauge, 17 gol in 21 partite tra campionato e coppe in stagione, appena convocato in nazionale. E il Milan si è immediatamente mosso per cercare di anticipare la concorrenza di altri 4-5 club. Ha convocato l’agente a Milano, ha strappato già il sì del giocatore e ora tratta con il Bodo/Glimt che chiede 6 milioni di euro contro i 5 offerti dal club rossonero. L’accordo, insomma, è a un passo. I rossoneri vorrebbero chiudere il mercato con un terzino: non mollano la pista Aurier (Tottenham) e seguono anche il più abbordabile Aarons, 20enne laterale del Norwich.

            La Juve sogna Chiesa ma prima deve vendere


            La Juventus continua a sognare Chiesa. Con la Fiorentina ha intavolato una trattativa di massima arrivando a offrire 50 milioni (20 di prestito più 30 di obbligo) contro i 70 richiesti dai viola ma prima di tentare un affondo più deciso il club bianconero ha esigenza di vendere. Tanti i nomi in uscita (Khedira, Rugani, Bernardeschi, De Sciglio, Douglas Costa) per i quali, però, faticano ad arrivare proposte adeguate. E se non arriveranno almeno 20 milioni, l’acquisto del tornante viola, già cercato la scorsa estate, dovrà essere ancora una volta rimandato.

            Inter, Ranocchia e Nainggolan vogliono andar via


            Sta provando a continuare a cedere anche l’Inter. La trattativa per mandare Ranocchia al Genoa è in stallo anche se il giocatore vorrebbe andar via per giocare con continuità. E’ la stessa richiesta che oggi in sede ha fatto Nainggolan ai dirigenti. Non gli piace vivere in panchina da gregario. Il Cagliari è alla finestra pronto ad accoglierlo a braccia aperta, anche se dovesse attendere l’ultima ora di mercato. L’Inter per ora non ha aperto al prestito ma potrebbe farlo negli ultimi giorni.

            Roma, in arrivo Borja Mayoral dal Real


            La Roma imita il Cagliari sulla questione Smalling. Fino all’ultimo spera che lo United possa mandarlo via a un prezzo ragionevole, ben al di sotto dei 18 milioni richiesti. Nel frattempo la società giallorossa è in dirittura d’arrivo per l’attaccante del Real Madrid Borja Mayoral. Trovato un accordo di massima sulla base del prestito oneroso (3 milioni) più diritto di riscatto fissato a 9 milioni. Per concludere l’operazione, però, c’è bisogno che il giocatore rinnovi prima il contratto con le merengues, in scadenza nel 2021.

            L’Udinese riprende Pereyra, la Lazio Andreas Pereira


            Oggi è stato il giorno dei Perei(y)ra. Quello con la “y”, Roberto Pereyra, torna ufficialmente a Udine a titolo definitivo dopo l’esperienza al Watford. Andreas Pereira, come annunciato dal ds Tare (“Arriverà tra 2-3 giorni”), finisce dal Manchester United alla Lazio in prestito con diritto di riscatto fissato attorno ai 15-20 milioni. I biancocelesti stanno chiudendo con il Monaco anche l’acquisto del 18enne portiere brasiliano Gabriel Pereira.

            Genoa, fatta per Scamacca. Lo Spezia acquista Leo Sena


            Il Genoa, in attesa di riabbracciare Ranocchia, ha trovato l’accordo con il Sassuolo per il prestito di Scamacca. Il Benevento ha chiuso per Iago Falque con il Torino: arriva in prestito secco con eventuale bonus da dare al club granata in caso di salvezza. Infine altro colpo del rivoluzionato Spezia: ha ingaggiato il 25 enne brasiliano Leo Sena, dalll’Atletico Mineiro. E’ il 16° volto nuovo.

            Trattativa lampo dei rossoneri per il giovane attaccante norvegese del Bodo/Glimt, messosi in luce anche al Meazza. I biancocelesti chiudono con il Manchester …
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              Milan, Hauge è ipotesi concreta, l'Inter tratta per Nainggolan al Cagliari. Roma, arriva Mayoral ma scoppia il caso Diawara

              Ranocchia ha detto sì al Genoa, idea Gervinho per i nerazzurri se parte Pinamonti. La Lazio chiude per Andreas Pereira dal Manchester United, Koulibaly può restare a Napoli


              Inter: il Cagliari su Nainggolan, se parte Pinamonti c'è Gervinho

              Corsa contro il tempo per sfoltire la rosa e accumulare il tesoretto per il sogno Kantè. I nerazzurri proseguono i colloqui con il Cagliari per la cessione in prestito di Nainggolan: l’unica condizione è inserire nell’affare l’obbligo di riscatto dopo un certo numero di presenze. Ranocchia ha detto sì al Genoa: ora sono i dirigenti a temporeggiare temendo di lasciare il reparto arretrato sguarnito considerando l’addio di Godin e la trattativa con il Tottenham per Skriniar. In ogni caso arriverà Darmian dal Parma. Se parte Pinamonti, si punta su Gervinho.

              Napoli, Koulibaly verso la permanenza

              Per la gioia di Gattuso le chance di permanenza di Koulibaly a Napolisono in netta ascesa. Dopo un lungo tira e molla il Manchester City alla fine ha concluso l’acquisto di Ruben Dias del Benfica per 68 milioni complessivi. Resta in uscita invece Milik: le prossime 48 ore saranno decisive per il trasferimento al Tottenham. Quanto agli innesti resta viva la pista Vecino: i partenopei puntano al prestito con diritto di riscatto, i nerazzurri vogliono l’obbligo. Con l’uruguaiano infortunato, dibattito fra club sul pagamento delle prime due mensilità.

              Lazio, arriva Andreas Pereira

              La Lazio ha preso Andreas Pereira, trequartista di 24 anni, nato in Belgio ma di nazionalità brasiliana. Arriva dal Manchester United, la formula prevede il prestito annuale con diritto di riscatto per 27 milioni. Entro lunedì il club biancoceleste sbloccherà anche i tesseramenti di Fares e Hoedt, stoppati a causa di un problema legato all’indice di liquidità: la cessione di Bastos e di uno tra Caicedo e Wallace dovrebbe risolvere il problema. Si parla pure del rinnovo di Inzaghi, in scadenza a giugno. Il ds Tare spera in un accordo: «Mi auguro resti».

              Roma, scoppia il caso Diawara. In chiusura il colpo Borja Mayoral

              La Roma è in ebollizione. Domato l’incendio Dzeko, scoppia il caso Diawara. L’agente Piraino sbotta: «Vogliamo chiarezza sul ruolo e sull’importanza di Amadou nel progetto». Lo sfogo è figlio del pressing dell’Arsenal, lontano però dal presentare l’offerta di 30 milioni necessaria. Mentre aspetta sempre Smalling, Fonseca intanto avrà il vice-Dzeko. In chiusura con il Real Madrid l’operazione in prestito con diritto di riscatto per Borja Mayoral, ma dovrà prima rinnovare di un anno l’accordo con gli spagnoli.

              Milan, Hauge ipotesi concreta

              Il Milan continua a tenere nel mirino Jens Petter Hauge, l’attaccante esterno del Bodo Glimt che ha fatto benissimo nel preliminare di giovedì scorso contro i rossoneri. Ieri il suo agente era a Milano, si è arrivati ad un accordo di massima fra il club e il giocatore. Manca però l’intesa economica tra il Milan e il Bodo. Non è affatto un dettaglio, perché negli ultimi giorni la concorrenza è aumentata: ora ci sono anche Lipsia e Manchester United. Maldini e Massara erano disposti a chiudere l’affare a 5 milioni. Una cosa è certa: non prenderanno parte ad aste.



              CorSera
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                Juventus, Morata subito in campo, le distanze e una mediana povera. Pirlo e quelle scelte da rivedere

                Salvato dal solito Ronaldo, a Roma il tecnico bianconero ha stravolto la formazione rispetto all'esordio vincente e convincente con la Samp. Si è saputo correggere, ma alcune decisioni non hanno per niente convinto


                Alla fine, al predestinato Andrea Pirlo la ghirba l'ha salvata il predestinato massimo, Cristiano Ronaldo, con i suoi salti in cielo e il suo metodo infallibile, altrimenti detto "faccio da me". Se la Juve è tornata da Roma con un utile pareggio è solo perché CR7 era di buonumore e Dzeko, con i suoi sprechi davanti al portiere di cui sognava di diventare compagno, invece no: così le scelte tra il superbo e lo strampalato che Pirlo ha fatto sono state persino in qualche modo premiate, anche se l'allenatore ha messo in fila una sfilza di decisioni da lasciar perplessi. Vediamole.

                1) Il ritocco non richiesto. La formula e la formazione battezzati con la Sampdoria avevano funzionato: perché stravolgerle alle porte di un impegno molto più complicato, e solo per cambiare un nome degli 11 (Morata al posto di Frabotta)?

                2) Il pentadente. La Juve ha giocato spesso con quattro attaccanti sistemati in linea ai limiti dell'area avversaria. Da destra a sinistra, Kulusevski, Morata, Ronaldo e Cuadrado, con Ramsey pronto ad aggiungersi ai quattro appena poteva. Il risultato è che la distanza tra le punte e i due mediani si è fatta abissale e che la difesa ha dovuto alzarsi moltissimo, molto più di quanto fosse abituata a fare con Sarri, per provare ad accorciare gli spazi. Nonostante questo, la squadra è rimasta lunga. Il tratto caratteristico su cui Pirlo ha incardinato la sua filosofia, ovverosia il recupero veloce del pallone, è andato a farsi benedire: qualunque tentativo di pressing, la Roma l'ha eluso senza problemi allungando appena un po' la misura del passaggio: c'era sempre un compagno libero da servire nello spazio.

                3) I piedi invertiti. Il mancino Kulusevski a destra, il destrorso Cuadrado a sinistra: la teoria dei "piedi invertiti" funziona (e ha un senso) quando gli esterni sono vere e proprie ali e giocano vicini alla porta, oppure agiscono in zona più interne del campo dalle quali con un solo movimento possono liberarsi e andare al tiro (non a caso, con la Samp Kulusevski ha segnato calciando da destra con il sinistro). Ma se invece devono restare larghissimi basculando sostanzialmente a ridosso della linea laterale, il loro disagio è evidente: per andare al cross devono cambiare piede e la posizione del corpo non è mai quella ideale nemmeno per l'uno contro uno, mentre se devono accentrarsi per andare alla conclusione trovano troppi avversari tra l'intenzione e la realizzazione.

                4) Morata precoce. Era necessario schierare l'ultimo acquisto dal primo minuto, dopo appena un paio di allenamenti con la squadra? Oltretutto Morata non è giocatore che abbia una lucida visione tattica, difatti non ha saputo calarsi nel match: sarebbe stato forse più utile a partita in corso, per sfruttarne freschezza e velocità.

                5) Le distanze. Il vero problema della Juve sono state le distanze abissali tra gli esterni alti e la linea difensiva. Tra Kulusevski e Danilo da una parte e tra Cuadrado e Chiellini dall'altra c'erano spesso anche 50 metri, spazi in cui la Roma ha per lungo tempo sguazzato. Danilo è riuscito a compensare un poco grazie al suo dinamismo e all'attitudine al doppio ruolo, Chiellini ha invece dovuto affidarsi alle astuzie per regolare gli uno contro uno in cui era in affanno. Con la Samp, i due esterni (Cuadrado e Frabotta) avevano tenuto una posizione molto più canonica, garantendo gli equilibri generali.

                6) La mediana povera. Rabiot e McKennie non sono fini dicitori, hanno un gioco prima di tutto muscolare e dinamico ma poco senso della geometria. Se la squadra resta molto corta, il loro compito è agevolato: possono provare a rubare palla per smistarla il più fretta possibile agli attaccanti. Ma se devono cucire reparti molto lontani, come è accaduto all'Olimpico, vanno in difficoltà. È la ragione per cui la Juve ha avuto un possesso palla molto alto, superiore al 62%, nonostante la partita l'abbia "fatta" la Roma: i bianconeri tenevano la sfera a lungo perché non sapevano bene che farne.

                Pirlo è stato però molto bravo a correggere la squadra alla svelta dopo l'espulsione di Rabiot. Arthur ha portato l'ordine che serviva e Douglas Costa (che resta un indesiderato: stanno facendo di tutto per venderlo) cambio di passo e verticalità. In dieci, la Juve si è assestata su un modulo finalmente razionale, a metà tra il 3-4-2 e il 4-4-1, a seconda della posizione più o meno avanzata di Kulusevski, mentre quello di partenza variava tra il 3-3-4 e il 3-2-5. Ambizioso. Forse un po' troppo.

                Salvato dal solito Ronaldo, a Roma il tecnico bianconero ha stravolto la formazione rispetto all'esordio vincente e convincente con la Samp. Si è sa…
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                  La Juve di Pirlo: la forza del sorriso e quel credito che Sarri non ha mai avuto

                  Il 2-2 di Roma si è rivelato prezioso per i bianconeri, nonostante i tanti errori: i giocatori, a partire da Ronaldo, sono con l’allenatore: «Si sta bene insieme»

                  Appena un mese fa il modello Bayern era sulla bocca di tutti, per la vittoria della Champions e per lo stile iper offensivo con la quale è stata ottenuta. Non a caso anche Andrea Pirlo lo ha citato nella sua prima uscita pubblica da allenatore della Juventus. Il pacchetto completo, esibito nella finale contro il Psg (1-0, gol dell’ex juventino Coman), però prevede anche il rischio di prendere gol in contropiede a cinque minuti dalla vittoria della Coppa, con la difesa schierata a centrocampo: tutto molto bello ed «europeo» se lo fanno gli altri, ma quasi sacrilego per una certa cultura calcistica italiana.

                  Detto che la prima Juve da trasferta è stata molto lontana da quel modello nelle idee e nella loro esecuzione, il tentativo di presentare una squadra tutta all’attacco, se pur caotica e con troppi giocatori fuori ruolo, non può passare inosservato. Assieme a un altro aspetto, sottolineato da Ronaldo prima con i fatti — i recuperi difensivi nel finale per difendere il 2-2 — e quindi anche con le parole: «Vedo meglio la squadra, è più contenta. E si lavora sorridendo, che è importante. Il futuro è roseo».


                  Contenti loro — i giocatori — contenti tutti: Ronaldo & Co. hanno votato per un’apertura di credito che Sarri non ha mai minimamente avuto (nonostante la sua Juve non abbia mai preso un gol sciagurato in contropiede come il 2-1 della Roma). Grazie a questo vento favorevole alle spalle e alla politica del sorriso, Pirlo può prendersi del tempo per trovare l’assetto migliore, senza dimenticare l’anomalia di una stagione con una preparazione breve, nella quale la Juventus è stata l’unica grande a cambiare tecnico: «Per la costruzione della squadra, della sua identità e del suo spirito, un pareggio come quello di Roma in inferiorità numerica e in rimonta vale di più della vittoria all’esordio contro la Samp — spiega Alberto Zaccheroni —. Non voglio difenderlo, ma a Pirlo sono mancate le classiche sei settimane pre campionato: bisogna sempre pensare a costruire, ma non puoi spiegarlo a parole, devi trovare le distanze, i tempi, la gestione degli spazi, gli smarcamenti senza palla. Tutto questo è mancato e tanti giocatori non erano a loro agio. Eppure le parole di Ronaldo e l’atteggiamento della squadra dimostrano il grande credito di cui gode Pirlo. È fondamentale».

                  Dopo due partite il bello del debuttante è che ha messo d’accordo la squadra, ancora incompleta tra infortunati (De Ligt), ritardi (Arthur, Dybala, Bentancur) e lacune di mercato (sulla fascia sinistra). Ma divide il popolo, tra chi lo considera un dilettante allo sbaraglio (perché non togliere Rabiot prima che si facesse cacciare?) e chi un «predestinato», come lo ha definito il direttore Paratici: «Verso Pirlo credo ci sia un’empatia piuttosto ampia, dovuta al suo passato di grande giocatore e di uomo ben voluto, maturo e intelligente — sottolinea Francesco Guidolin —. L’avventura dell’allenatore senza esperienza, arrivato con anticipo inaspettato sulla panchina più importante, fa simpatia. Ma il credito dura fino a un certo punto. Conteranno i risultati».

                  E a che punto è la costruzione della Juve, passata dai livori in corso con Sarri ai lavori in corso con Pirlo? «Conterà molto la personalità e lui ce l’ha spiccata — chiosa Guidolin —. Da ex giocatore pieno di idee e di estro, ha un occhio di riguardo per un tipo di calcio creativo e propositivo. Il modello Bayern è lontano. Ma la penso come Ronaldo: il futuro della Juve è roseo».



                  CorSera
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                    Inter, le due squadre di Conte: una panchina deluxe per l'assalto allo scudetto

                    Complici il ritorno di giocatori dal prestito (da Perisic a Nainggolan) e la difficoltà di vendere calciatori considerati in esubero l'allenatore nerazzurro può contare su una formazione B che in molti ruoli vale quella titolare. La rimonta vincente con la Fiorentina favorita proprio dalla qualità dei cambi

                    "Anche se chiude gli occhi, dove pesca pesca, son tutti buoni". Questo disse Antonio Conte di Sarri, dopo Inter-Juve d'andata della scorsa stagione. A svoltare la partita, a favore dei bianconeri, era stato l'ingresso dalla panchina di Rodrigo Bentancur, messo a uomo su Brozovic. Erano quelle le settimane in cui l'ex ct lamentava "errori di programmazione" nel mercato e si doleva del fatto che nell'Inter giocassero "sempre gli stessi". Da quell'8 ottobre è passato quasi un anno, e le cose da allora sono molto cambiate.


                    Conte, che vincendo mercoledì a Benevento ha la possibilità di portarsi due punti sopra la Juve, ha di fatto a disposizione due squadre. Complici il ritorno di giocatori dal prestito (da Perisic a Nainggolan) e la difficoltà di vendere calciatori considerati in esubero (problema di tutte le squadre) l'allenatore dell'Inter può contare su una formazione B che in molti ruoli vale quella titolare. Prendendo gli esclusi dal primo minuto nella gara di San Siro contro la Fiorentina, in porta c'era Radu, in difesa Skriniar (e lo squalificato De Vrij), a centrocampo Hakimi, Vidal, Sensi, Nainggolan e Gagliardini, in attacco Sanchez, oltre al giovane Pinamonti.

                    I cinque giocatori entrati contro la Fiorentina nel secondo tempo, principali responsabili della vittoria finale, hanno ingaggi lordi complessivi per circa 33 milioni di euro a stagione: Sensi, Nainggolan, Hakimi, Vidal, Sanchez. Un'abbondanza di alternative di alto livello che stupisce in una Serie A in cui molte squadre, anche fra le grandi, faticano a trovare cambi. L'esempio più lampante è il Milan: con Leao e Ibra fuori causa Covid, e Rebic infortunato a una spalla, dovrà affidarsi ai diciottenni Lorenzo Colombo e Daniel Maldini.

                    Resta da capire se questa coda di mercato sfoltirà in qualche reparto la super rosa interista. Antonio Candreva è passato alla Sampdoria, Diego Godin al Cagliari, Vergani è andato in prestito al Bologna. Gli esterni Moses e Biraghi non sono stati riscattati e hanno fatto ritorno rispettivamente al Chelsea e alla Fiorentina. Ma altri potrebbero partire. Se davvero Milan Skriniar passerà al Tottenham (il ds Piero Ausilio lo esclude apertamente) l'Inter avrebbe i soldi per tentare colpi importanti. A centrocampo il sogno è N'Golo Kanté del Chelsea, e si guarda con interesse a Thomas dell'Atletico Madrid. La cessione di Ranocchia sbloccherebbe l'arrivo dal Parma di Darmian. Altri obiettivi per possibili acquisti last minute (magari in forma di prestito con diritto o obbligo di riscatto) sono in fascia Alonso o Emerson Palmieri, entrambi al Chelsea, e in difesa uno fra Smalling e Kabak, che piacciono anche al Milan.

                    Complici il ritorno di giocatori dal prestito (da Perisic a Nainggolan) e la difficoltà di vendere calciatori considerati in esubero l'allenatore ne…
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      La Roma non riesce a sbloccare l'affare per arrivare al cartellino di Borja Mayoral. I giallorossi stanno lavorando per ottenere l'attaccante spagnolo in prestito con diritto di riscatto ma avrebbero incontrato alcune resistenze da parte dell'allenatore del Real Madrid. Secondo quanto riportato infatti dal giornalista Edu Aguirre, Zidane non avrebbe dato il via libera per chiudere l'operazione decidendo di trattenere Mayoral per questa stagione. Se la notizia dovesse essere confermata la Roma dovrebbe velocemente rimettersi sul mercato alla ricerca di un nuovo vice Dzeko.

                      EXCLUSIVA de @EduAguirre7
                      "ZIDANE ha decidido que @Mayoral_Borja SIGA esta temporada en el Real MADRID".

                      La Roma non riesce a sbloccare l'affare per arrivare al cartellino di Borja Mayoral . I giallorossi stanno lavorando per ottenere l'attaccante spagnolo in prestito con diritto di riscatto ma avrebbero incontrato alcune resistenze da parte dell'allenatore del Real Madrid . Secondo quant...
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                      sopra una sola teca di cristallo
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                      nella necropoli deserta»

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                        Il protocollo "facilitato", la riapertura degli stadi...e invece le richieste stralunate e scollate dalla realtà fa sbattere (come sempre gli accade) il muso del calcio su di un panorama in cui la fa da padrone la pandemia.

                        Questo è un campionato ancora più incerto e sotto condizionale del precedente: devono ancora arrivare, nel mentre la curva dei contagi sale, l'inverno coi suoi luoghi chiusi e il classico virus influenzale...e il calcio ha pensato bene di varare un calendario come niente fosse, al solito compressissimo, prevedendo coppe e nazionali, con l'Europeo previsto per giugno come si fossi certi di poterlo disputare, dovendosi così chiudere la stagione obbligatoriamente al 23 maggio, avendo dunque pochissimo margine per recuperare delle partite che, come accade al Genoa, dovranno saltare per il Covid.

                        La solita impreparazione, la solita faciloneria, la solita torre d'avorio di chi pensa che senza un pallone che rotola il mondo non possa rotolare per i fatti suoi...e invece questo infinitesimale, microscopico bacillo condiziona stati e nazioni, economie e politiche e vite di ciascuno...figuriamoci se può fregargliene qualcosa dell'incompetenza delle Uefa, delle Fifa e delle Figc.
                        Last edited by Sean; 29-09-2020, 08:10:32.
                        ...ma di noi
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                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

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                          Ma, infatti, non era possibile quest'anno togliere tipo la Coppa Italia e Nazionali e mantenere solo il campionato?

                          Inviato dal mio Mi 9T Pro utilizzando Tapatalk
                          Originariamente Scritto da claudio96

                          sigpic
                          più o meno il triplo

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                            Per Biafora/Austini de Il Tempo, il Real al posto di Mayoral ha proposto Jovic.
                            Last edited by Sean; 29-09-2020, 08:20:44.
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                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
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                              Possibile che sospendano tutto?
                              In effetti è na buffonata così...se veramente iniziano i contagi in numero elevato tra i calciatori...le piccole, che faticano a mettere insieme 11 titolari tra cui 3 o 4 pippe sucure, come cazz0 fanno se ne hanno 5 in quarantena?

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                                Originariamente Scritto da Ponno Visualizza Messaggio
                                Ma, infatti, non era possibile quest'anno togliere tipo la Coppa Italia e Nazionali e mantenere solo il campionato?

                                Inviato dal mio Mi 9T Pro utilizzando Tapatalk
                                Sarebbe stato chiedere un criterio prudenziale e razionale, una presa d'atto del reale a gente che sposta i mondiali in inverno nei deserti arabi o che si inventa una terza coppa europea per le qualificate dall'ottavo posto in giù, tanto per aggiungere altre salse a coprire l'odore del piatto in putrefazione.

                                Adesso col Genoa che si fa? Perchè nessuno mica l'ha normato. Se rimandi la partita crei un precedente che intaserà i calendari (il Milan non ha rinviato la partita di Crotone per la positività di Ibrahimovic). Se non la rimandi rischi di falsare i match.

                                Se esce fuori un positivo nel Napoli, anche Juve-Napoli sarà da rinviare? Qual è il limite per lo stop? Sopra ad uno, più di due, meno di quattro? Non è scritto da nessuna parte.
                                ...ma di noi
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