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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Povero Gigi davvero un signore...
    Certo che dopo l'esonero dall'Inter ha avuto solo squadrette..
    Originariamente Scritto da Marco pl
    i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
    Originariamente Scritto da master wallace
    IO? Mai masturbato.
    Originariamente Scritto da master wallace
    Io sono drogato..

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      Originariamente Scritto da DR. MERDONSO Visualizza Messaggio
      Ma che ne sapete che era una persona per bene? Magari ogni sera picchiava la moglie
      Non capisco quest'opera aprioristica di incesamento

      Tralasciando questa analisi


      rip
      Beh, dicevo che mi sembrava una persona per bene, non che lo conoscevo di persona.

      Colleghi e avversari l'hanno sempre descritto come un signore, più di quello non si può dire.
      B & B with a little weed










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        Si dice persona "per bene" dall'impressione che se ne ricava (in questo caso mediata dal mezzo televisivo o altro, visto che nessuno dei tanti lo conosceva di persona)...se ci si pone in una certa maniera, è uso dire che quel tale è una persona "per bene".

        Poi dopo è chiaro che nessuno sa niente e che nessuno è perfetto.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
          Beh, dicevo che mi sembrava una persona per bene, non che lo conoscevo di persona.

          Colleghi e avversari l'hanno sempre descritto come un signore, più di quello non si può dire.
          non ti sprecare caro.
          piuttosto, ti ho pensato moltissimo: https://www.theguardian.com/football...n-mike-bassett

          Originariamente Scritto da Sergio
          Sei un coglione.



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            Originariamente Scritto da Pesca Visualizza Messaggio
            non ti sprecare caro.
            piuttosto, ti ho pensato moltissimo: https://www.theguardian.com/football...n-mike-bassett
            "The stereotype of English managers in the early 2000s was that they were tactically narrow-minded, prizing passion above all else"
            B & B with a little weed










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              Addio a Gigi Simoni, se ne va l’allenatore dell’Inter 1997-1998. Vinse una Coppa Uefa, ma fu sempre ricordato per l’allenatore che si fece espellere furibondo con l’arbitro Ceccarini per il mancato rigore di Iuliano su Ronaldo. Moratti scommise su di lui ma lo trattò male e lo licenziò all’improvviso l’anno successivo (poi pentendosene) dopo una vittoria col Real Madrid in Coppa. E’ stato un bravissimo uomo di calcio come ne conosciamo tanti, un esponente di quella scuola italiana e artigiana del football, ma non era un tipo mediatico, e se ne è andato convinto di aver vissuto una vita in credito col calcio e che gli fosse stato fatto un sgarbo

              Eviterò di indugiare troppo sul rigore (non dato) di Iuliano su Ronaldo – correva il 26 aprile 1998 – ma la vita di Gigi Simoni ne fu segnata. Del resto entrò in campo a partita in corso e mandò a quel paese l’ arbitro Ceccarini, si beccò il rosso, e ancor oggi se parla.

              Simoni sarà ricordato come l’allenatore che in quel momento era direttamente coinvolto nel fattaccio o pasticciaccio che dir si voglia e che in quel momento si vide sfuggire il possibile scudetto. L’ Inter si presentò al match decisivo della 31a giornata (su 34) con un punto sotto e fu respinta brutalmente indietro. Facendo scoppiare una polemica storica, ossessiva e mai risolta. Può la vita di un uomo di calcio limitarsi a questo? No, ma il calcio questo è, passione brutale.

              Insomma ingiustamente ricordato, Simoni, solo per quell’episodio piuttosto che per aver vinto con l’ Inter pur sempre una Coppa Uefa. E ancora quell’anno, il ’98: del resto l’unico portato a termine con l’ Inter. Coppa Uefa che tanti tecnici italiani, anche più importanti e più osannati di lui, non hanno mai raggiunto.

              Simoni è stato il classico allenatore di tradizione italiana, bravissimo così come centinaia di esponenti di quella scuola artigiana fatta di strateghi esperti costruiti in casa, allora senza alcuna capacità o spinta mediatica, con un lungo cammino in provincia prima di arrivare al grandissimo club e avere a che fare nientemeno con Ronaldo il Fenomeno, sbarcato proprio quell’estate del ’97 insieme a lui. Fu l’allenatore scelto, Simoni, per gestire e introdurre nel calcio italiano il più grande giocatore al mondo. Era un’ Inter iconica quella, fatta tutta, di giocatori rimasti nel cuore degli interisti: Ronaldo, Bergomi, Zanetti, Zamorano, Simeone, Berti, Recoba.

              Massimo Moratti su quell’allenatore scommise tanto per poi ritirargli la fiducia all’improvviso, l’anno successivo, in maniera sleale e scorretta, dopo una vittoria in Champions League addirittura col Real Madrid. Simoni ne fu sorpreso e amareggiato e lo stesso Moratti ebbe a pentirsi di quella sgarberia verso un uomo che proprio non se lo meritava. Tanto da recuperare poi il rapporto personale. Ma l’ Inter di allora questo era, un carrello impazzito sulle montagne russe.

              La sua semplicità e bonarietà mi ha fatto sempre simpatia. E il fatto che fosse stato maltrattato in più occasioni mi ha sempre fatto pensare che Gigi Simoni fosse un uomo in credito col calcio italiano. Era l’opposto degli allenatori di oggi, non cercava vetrine e non pensava di essere la scienza del football in persona. Tutti i giocatori dell’ Inter di allora gli volevano un bene sincero.

              Puntualmente ogni 26 aprile dei 20 anni successivi sono apparse interviste a Gigi Simoni per ricordare il fantaccio. Nel frattempo lui ha continuato la sua solita vita di uomo di calcio passando da una squadra all’altra – Pisa, Genoa e Cremonese furono le sue squadre del cuore, tre promozioni dalla B alla A tra prima e dopo Inter – fino a quando un maledetto accidente lo tolse via da questo perverso annuale recupero dell’incubo. No, non la mandò mai giù, ha sempre pensato che gli fosse stato tolto qualcosa e di aver vissuto una vita in credito col calcio. E non solo col calcio: perse il figlio in un incidente un anno e mezzo dopo. Se ne sarà andato pensandolo ancora.

              Eviterò di indugiare troppo sul rigore (non dato) di Iuliano su Ronaldo - correva il 26 aprile 1998 - ma la vita di Gigi Simoni ne fu segnata. Del resto entrò in campo a partita in corso e mandò a quel paese l' arbitro Ceccarini, si beccò il rosso, e ancor oggi se ne parla. Simoni sarà ricordato come l'allenatore che in quel momento era direttamente coinvolto nel fattaccio o pasticciaccio che dir si voglia e che in quel momento si vide sfuggire il possibile scudetto. L' Inter si presentò al match decisivo della 31a giornata (su 34) con un punto sotto e fu respinta brutalmente indietro. Facendo scoppiare una polemica storica, ossessiva e mai risolta. Può la vita di un uomo di calcio limitarsi a questo? No, ma il calcio questo è, passione brutale. Insomma ingiustamente ricordato, Simoni, solo per quell'episodio piuttosto che per aver vinto con l' Inter pur sempre una Coppa Uefa. E ancora quell'anno, il '98: del resto l'unico portato a termine con l' Inter. Coppa Uefa che tanti tecnici
              ...ma di noi
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              forse, tra mille inverni
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Morto Gigi Simoni: un maestro di calcio, gli è mancata la buona stella ma ha vissuto una vita felice

                L’errore, oggi, sarebbe ricordarlo solo per quel rigore non dato a Ronaldo quando allenava l’Inter con cui vinse una Coppa Uefa e da cui subì un esonero duro da digerire. Uomo per bene e saggio, ha dato e avuto amicizia da tutti: giocatori, dirigenti e arbitri

                di Mario Sconcerti

                La prima cosa da dire è che Gigi Simoni — morto venerdì 22 maggio a 81 anni — era una persona per bene, molto semplice, gentile, nel senso dell’educato, non del remissivo. Mi dispiace, anche adesso che non c’è più, leggere che sarà ricordato soprattutto per il mancato rigore su Ronaldo nella partita con la Juve. È troppo poco. Per quanto grande possa essere stato l’errore, Simoni ha avuto una sua grande vita anche fuori da quella partita. Non è giusto chiuderlo in un episodio e non è giusto nemmeno chiuderlo in una squadra.

                Simoni ne ha toccate 18, credo sia un record, (Genoa, Torino, Napoli, Inter , ma anche Ancona, Gubbio, Carrarese). Ha vinto sette campionati di B. L’Inter gli dette Ronaldo e lui le restituì una Coppa Uefa vinta a Parigi contro una grande Lazio che scomparve subito. Ero lì quella sera, andai negli spogliatoi solo per vedere gli occhi del mio vecchio amico. Erano raggianti, esausti, una persona non più solo serena, ma finalmente stravolta dall’amore. Aveva vinto qualcosa di grande. Lui sapeva che ne era capace, ma non era mai capitato. Era come avesse rovesciato il suo mondo e l’avesse costretto ad andare dalla sua parte.


                Va da sé che non durò molto. Simoni portava con sé una piccola fortuna amara, capiva la vita, era un maestro, ma non riusciva a pararne tutti i colpi. Ha avuto dolori molto forti, come la morte di suo figlio giovanissimo, e grosse delusioni. Credo che nel calcio la più grande gliel’abbia data l’Inter sette mesi dopo la Coppa Uefa. Era fine novembre, il giorno prima aveva battuto la Salernitana. E quella stessa mattina a Coverciano gli avevano dato la Panchina d’oro per la stagione. Vide arrivare Mazzola con la testa bassa, capì che portava il suo esonero. Sentì l’umiliazione di non essere stato licenziato da Moratti, avrebbe capito meglio. Così la prese molto male ma si rese conto presto che se avesse continuato a voler bene all’Inter gli interisti gliel’avrebbero restituito. Quello sarebbe stato il suo vero ricordo, la sua immagine nella storia.

                Simoni aveva ottantuno anni, cominciò nel calcio quando il modo di giocare italiano era appena diventato una scuola. Non ne approfittò mai, ho visto sempre le sue squadre cercare di giocare a calcio, anche le più improbabili. Da giocatore fu per molto tempo un’ala che puntava l’uomo. Ma era intelligente, capiva che non bastava. Così partecipava, tornava, cercava di essere un po’ dovunque. Questo divenne, quello che oggi si chiamerebbe un «tuttocampista», molta intelligenza, non troppa corsa, qualche scatto per prendere alle spalle l’avversario. Edmondo Fabbri, suo allenatore nel Mantova dei miracoli e commissario tecnico della Nazionale, lo portò con sé in tre raduni. Fabbri era un signore all’antica, gli avrebbe preferito Gigi Meroni, ma non riusciva a sopportarne i vezzi, capelli lunghi sulle spalle, la gallina al guinzaglio per la città. Credo che il calcio freddo di Fabbri, altra bravissima persona, altra ala, abbia portato a Simoni un senso del gioco razionale e rotondo. Quella voglia emiliana di parlare con le persone, la convinzione che la vita sia in fondo solo una reciproca confidenza rispettosa.

                Era un torinista fin da piccolo che trovò nell’Inter la sua occasione per rimpiangere. Ha dato e avuto amicizia da centinaia di giocatori, dirigenti, arbitri. È stato un maestro di calcio lieve e convinto a cui è mancata la buona stella nell’attimo in cui gli avrebbe davvero illuminato la strada. Ma so che è stato felice, consapevole di sé e della sua saggezza. «Ho rimpianti, certo. Ma è averne che mi convince di aver vissuto una bella vita». Me lo disse una sera a Viareggio pochi anni fa. Faceva ancora calcio e ancora vinceva: col Gubbio dalla C2 alla B. Aveva ragione. L’ha sempre avuta.



                CorSera
                ...ma di noi
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                popoli studiosi scriveranno
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                «nessun vincolo univa questi morti
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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Oronzo Canà e «L’allenatore nel pallone» conquistano l’Inghilterra: il Guardian gli dedica una pagina

                  «Tattica e antirazzismo, era già avanti nel 1984»: il prestigioso quotidiano britannico apre la sua sezione sportiva con un omaggio al famoso film con Lino Banfi. Divenuto, con gli anni, da B-Movie a pellicola cult. la rivincita (definitiva) della Bi-zona

                  Da trash a cult. La rimonta, va detto, era già partita molti anni fa. Ora sì però che la rivincita può definirsi realmente compiuta. Una promozione sul campo, praticamente. Da B (movie) a serie A. «L’allenatore nel pallone», film con Lino Banfi e regia di Sergio Martino del 1984, è finito nientepopodimeno che sul prestigiosissimo Guardian. Non un tabloid scandalistico, bensì uno dei più diffusi e autorevoli quotidiani al mondo. Ma come è che su un grande giornale filolaburista, raffinato e very chic come il Guardian apre la sezione sportiva di oggi dedicando una pagina intera al film di Lino Banfi e alla sua leggendaria Bi-zona col 5-5-5?

                  Ovviamente un po’ c’entra il Covid. Bisogna dirlo: se non ci sono le partite, se non c’è lo sport giocato, bisogna andare alla ricerca di qualcosa d’altro. Succede in Italia, succede in Inghilterra. Nell’articolo firmato da Nicky Bandini il film con Banfi-Canà viene definito come una specie di ispiratore di una pellicola inglese dal titolo «Mike Bassett: England Manager», del 2001. La storia è simile, cambia solo il contesto. Protagonista però è sempre un improbabile allenatore che sbuca dal nulla e arriva a guidare squadre di alto livello. La Longobarda nel caso di Banfi, la nazionale inglese per mister Bassett. «Prima di Mike Bassett, c’era Oronzo Canà» scrive Bandini. Film inevitabilmente diversi, accomunati però dal fatto di essere entrambi due azzeccatissime parodie del calcio, dei suoi eccessi e dei suoi difetti. Il calciomercato, le partite truccate, i soldi in nero, gli affari loschi («la ricordate la scena del commendator Borlotti? «Sono riuscito ad avere i tre quarti di Gentile e i sette ottavi di Collovati, più la metà di Mike Bongiorno. In conclusione, noi abbiamo ottenuto la comproprietà di Maradona in cambio di Falchetti e Mengoni»), i procuratori avidi, i giornalisti spietati, i brocchi e i campioni.

                  Ma c’è di più. La lettura che dà il Guardian al film italiano è estremamente positiva. Si va oltre la celebrazione della caricatura. «Entrambi i costituiscono una piccola parte del mio patrimonio culturale, e fino a poco tempo fa ne conoscevo solo uno - scrive Bandini - . A nessuno dei miei genitori importava molto del calcio, e la piccola collezione Vhs che abbiamo sembrava riflettere principalmente l’entusiasmo di mio padre, italiano, per Goldie Hawn. Ho conosciuto il film di Banfi molto più tardi, dalle pagine della Gazzetta dello Sport. Se c’è qualcosa di veramente sorprendente nel film è la frequenza con cui si fa riferimento alla stampa sportiva italiana. Il film cerca, nel suo modo goffo, di inviare anche messaggio positivo sul razzismo. Il personaggio di Aristoteles viene ostracizzato dai suoi nuovi compagni di squadra, che rifiutano di condividere una stanza d’albergo, ma Canà lo tratta teneramente e non batte ciglio quando il giocatore inizia una relazione con sua figlia. Nonostante tutti i suoi difetti (e ci sono pezzi di cui avrei fatto a meno) non posso negare di essere rimasta incantata quando l’ho rivisto. Era un film del suo tempo, ma in un certo senso era anche avanti, nel portare i calciatori dentro la sfera dello spettacolo, in un modo che raramente si era visto prima».

                  Insomma, ora anche gli inglesi impazziscono per Oronzo Canà. E hanno ragione: «L’Allenatore nel pallone» era avanti anni luce. Perché ha saputo raccontare il calcio meglio del calcio stesso. È la rivincita definitiva di Canà: ingaggiato per perdere, «preso per un cogl..» (cit.), alla fine trionfa, alla faccia di tutti.

                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
                    "The stereotype of English managers in the early 2000s was that they were tactically narrow-minded, prizing passion above all else"

                    hahahhhaahha passion haahahahahahahahahahahahahahahahha
                    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                    Originariamente Scritto da GoodBoy!
                    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                    grazie.




                    PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                    Commenta


                      Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
                      hahahhhaahha passion haahahahahahahahahahahahahahahahha
                      Machecaxxoteridi??? Adesso vuoi farci credere che leggi e capisci l'inglese?
                      « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

                      PRESENTI




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                        La Roma si riaffida a Baldini come consulente societario e di mercato in questa fase.
                        ...ma di noi
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                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          La Roma si riaffida a Baldini come consulente societario e di mercato in questa fase.
                          Una tragedia nella tragedia
                          Originariamente Scritto da Sean
                          faccini, kazzi, fike, kuli
                          cesko92 [at] live.it

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                            in realtà non se ne era mai andato baldini, aveva rassegnato le dimissioni ma ha sempre continuato il suo lavoro di consulente di pallotta e di altri presidenti di squadre europee.(vedi gli affari smalling e mykitarian)
                            Secondo me in questo momento difficile a livello societario, date le sue conoscenze soprattutto nel mercato inglese, può tornare utile sia per gli acquisti che per le cessioni.
                            Last edited by marco83; 23-05-2020, 12:57:32.

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                              Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
                              Machecaxxoteridi??? Adesso vuoi farci credere che leggi e capisci l'inglese?



                              suck me off!
                              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                              Originariamente Scritto da GoodBoy!
                              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                              grazie.




                              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                              Commenta


                                Playoff e playout? No grazie. I club contrari

                                Questioni giuridiche ma non solo: le società si oppongono all’idea di stravolgere i format del torneo

                                Per questioni giuridiche: cambiare la formula dei campionati in corsa porterebbe a una serie di ricorsi da parte dei club sfavoriti.

                                Per questioni logiche: se non è possibile giocare le restanti partite dal campionato per ragioni di tutela della salute, non avrebbe senso disputare nemmeno playoff e playout. “Se non si può giocare, non si può giocare e basta” ha detto due giorni fa Urbano Cairo, presidente del Torino.

                                Per questioni economiche: Sky, Dazn e Img che hanno già espresso la propria opposizione al pagamento della sesta rata, a maggior ragione pretenderebbero uno sconto adeguato al formato ridotto del torneo.

                                Ci sono tanti motivi per cui la maggioranza delle società di A si oppone all’idea dei playoff e playout, uno scenario che in primo luogo cambierebbe le regole in corsa.

                                INVESTIMENTI

                                Per conquistare scudetto, Europa o salvezza i club hanno stilato un piano che comprende l’intera stagione sportiva, magari hanno finanziato un ricco mercato invernale per arrivare all’obiettivo finale.

                                Scettico anche il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Playoff e playout? Non si può pensare che o il campionato parte e finisce oppure non so cosa succede. O tutto o niente. Questa è la mia idea. Per questo dico che serve un piano B, come ha fatto la Germania mettendo in sicurezza il sistema con un accordo con le televisioni. Da noi invece non c’è ancora nulla”.

                                Gazzetta
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
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                                C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Working...
                                X
                                😀
                                🥰
                                🤢
                                😎
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