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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Mercato: l'Inter vuole Ashley Young, il Milan ci prova per Rugani

    Il capitano dello United sarebbe favorevole al trasferimento. La società vuole accontentare Conte: chiesto anche Marcos Alonso al Chelsea. I rossoneri attendono la risposta di Todibo e sondano la Juventus per il centrale, Paquetà può tornare al Flamengo. Defrel può lasciare il Sassuolo, la Spal pensa al ritorno di Bonifazi

    Antonio Conte vede l'assalto alla Juventus più che fattibile e chiede alla sua società uno sforzo in più sul mercato. Per il ruolo di esterno sinistro da impiegare come alternativa ad Asamoah non c'è solo Damian: nasce l’ipotesi Ashley Young. Non un giocatore qualsiasi: il capitano del Manchester United. L’inglese, classe 1985, destro di piede, è in grado di coprire entrambe le fasce, come ha fatto prima all’Aston Villa poi, dal 2011, nei Red Devils e nella nazionale inglese. Il suo contratto è in scadenza nel 2021 e l'Inter gliene offrirebbe uno di un anno e mezzo. Il giocatore sarebbe favorevole al trasferimento, ma ancora manca l’accordo con lo United, con cui l’Inter ha comunque un dialogo sul mercato aperto da tempo. Proprio a Manchester, la scorsa estate, l’amministratore delegato Beppe Marotta e il direttore sportivo Piero Ausilio acquistarono per 65 milioni di euro più 10 di bonus Romeu Lukaku, trascinatore dell’Inter di Conte. Sempre dallo United l’Inter ha preso in prestito fino al prossimo giugno l'attaccante Alexis Sanchez, rientrato in gruppo dopo quasi tre mesi di infortunio. E i nerazzurri corteggiano anche il più prezioso dei giocatori al servizio di Gunnar Solskjaer: Paul Pogba, fuoriclasse francese che piace anche alla Juventus.

    L'Inter ha anche chiesto al Chelsea Marcos Alonso, che con il tecnico italiano ha disputato forse la sua migliore stagione in carriera: il tavolo della trattativa con il club londinese è apertissimo, visto che Conte accoglierebbe positivamente anche Olivier Giroud, ritenuto il rincalzo ideale per l'attacco. Un reparto che potrebbe perdere Politano: l'ex Sassuolo piace alla Fiorentina ma può anche essere inserito in un affare con il Napoli, che darebbe Llorente e robusto conguaglio ai nerazzurri.

    Paquetà, spunta il Flamengo

    Dopo aver alzato la Libertadores, il Flamengo non vuole fermarsi ed è pronto a riportare in Brasile Paquetà, che al Milan non ha trovato la consacrazione. Il brasiliano piace al PSG ma il club "rubronegro" è pronto a fare follie per riaccogliere il suo ex gioiello, in una mossa che potrebbe scaldare la "torcida". Il Milan valuta e nel frattempo continua ad aspettare la risposta per Todibo: il difensore del Barcellona vuole rimanere legato al club blaugrana e non gradirebbe l'opzione del riscatto rossonero. Uno stop che rilancia l'asse di mercato con la Juventus: Rugani, ormai ai margini delle rotazioni di Sarri, potrebbe accettare la proposta milanista.

    Napoli tra Kumbulla e Lobotka


    Gattuso ha parlato chiaro: Lobotka è l'obiettivo per il centrocampo azzurro. Il regista del Celta Vigo è ormai a un passo dal Napoli, tra la società galiziana e quella partenopea ballano circa due milioni di euro. Per rinforzare la difesa, il d.s. Giuntoli valuta attentamente il profilo di Kumbulla del Verona: il giovane centrale, inizialmente obiettivo per giugno, potrebbe già trasferirsi a Napoli dietro il versamento di 20 milioni.

    Defrel in uscita

    Il Sassuolo dovrebbe lasciar andare Gregoire Defrel, che non sta trovando troppo spazio nella formazione di De Zerbi, "chiuso" da Caputo e dagli altri attaccanti. Il francese piace all'Aston Villa all'estero e alla Sampdoria in Italia: il club doriano ha provato a inserire Caprari nella trattativa, sviluppi ancora tutti da verificare.

    Scambio Milan-Atalanta in difesa?

    Mattia Caldara può tornare all'Atalanta. Dopo due anni di enormi problemi fisici, il centrale sta valutando la possibilità di lasciare il Milan per ritrovare Gian Piero Gasperini: l'ipotesi più accreditata è quella dello scambio di prestiti con Simon Kjaer, che non ha saputo vincere la concorrenza di Djimsiti e Palomino in questa prima parte di stagione.

    Spal, rivoluzione in vista

    Mancano soltanto le firme per la cessione di Jasmin Kurtic al Parma: la Spal sta per ufficializzare l'addio del centrocampista, mentre ha già confermato la cessione di Moncini al Benevento. Il club continua a pensare a Pinamonti per l'attacco, l'altro obiettivo è Aramu del Venezia. In difesa potrebbe essere ceduto Felipe, specialmente se dovesse andare a buon fine la trattativa con il Torino per il ritorno di Kevin Bonifazi.

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    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Juventus, è tornato il miglior Ronaldo: ora Sarri può sorridere

      La tripletta al Cagliari ha certificato che il periodo grigio è ormai un lontano ricordo: i problemi fisici sono alle spalle, le cinque partite consecutive con gol, striscia ancora aperta, sono la testimonianza del ritorno di CR7 sui suoi standard

      La prima tripletta in Serie A di Cristiano Ronaldo, la seconda in maglia bianconera dopo quella che travolse l'Atletico Madrid un anno fa in Champions League, è la materializzazione a tinte bianconere della volata verso il titolo totalmente platonico di campione d'inverno. Al 4-0 con cui la Juventus ha travolto il Cagliari è seguita la risposta in serata dell'Inter, spietata contro il Napoli: un'occasione sfumata per riprendere la vetta solitaria, anche se non mancano le note positive per Maurizio Sarri.


      Ronaldo in gran forma

      Al termine della partita, l'allenatore bianconero è stato esplicito nel sottolineare il momento vissuto dal suo fuoriclasse: "Ha ritrovato il sorriso". Il periodo grigio è ormai un lontano ricordo nel vortice del calcio italiano contemporaneo: i problemi fisici sono ormai alle spalle, le cinque partite consecutive con gol, striscia ancora aperta, sono la testimonianza del ritorno di CR7 sui suoi standard. Forse Ronaldo, Dybala e Higuain si divertono di più quando Sarri schiera il tridente, scatenando tutta la potenza di fuoco: eppure la Juventus in versione "trequartista" è in assoluto quella che convince di più, specialmente in fase difensiva. Nel match con il Cagliari la superiorità è stata schiacciante, a tratti una dittatura: il modo migliore per iniziare il 2020, ricevendo anche un discreto contributo da Adrien Rabiot, finalmente in crescita dopo una prima metà di stagione deludente. "Il 2019 non è stato facile per me - è stata la conferma in mixed zone del centrocampista francese -. Sono arrivato alla Juve e ho dovuto lavorare molto, adeguarmi al campionato e al lavoro che chiede Sarri. Mi sento bene fisicamente e penso che il 2020 sarà un anno buono".

      Nonostante le difficoltà nel giocare a destra, non la posizione preferita dal francese, la sua prova è stata convincente: "Destra o sinistra è uguale. Sono a disposizione della squadra, a destra posso rientrare sul mancino mentre a sinistra arrivo meglio al tiro. Avevo bisogno di allenarmi, di recuperare la forma fisica. Il campionato italiano, inoltre, è molto più tattico di quello francese, inglese o spagnolo, è molto difficile. Il mio futuro? A Torino".

      De Ligt ancora fermo

      Sorprende invece la quinta partita non da titolare di Matthijs de Ligt, ancora seduto in panchina per scelta tecnica. Le parole di Sarri a fine match - "lo firmo anche adesso, sarà uno dei più grandi difensori del mondo se non il più forte in assoluto" - sono solo in parte una consolazione per il centrale olandese. Se contro il Bayer Leverkusen la scelta era stata principalmente fisica, visto il problema accusato dall'ex Ajax, le altre quattro panchine sono state scelte principalmente tecniche. Demiral è in un gran momento, de Ligt proprio no. Il futuro è dalla parte di de Ligt, ma il presente sembra invece parlare turco.

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        Inter, i gol di Lukaku e Martinez e la difesa: quante certezze per Conte

        A Napoli il tecnico nerazzurro ha avuto le risposte che chiedeva. Il belga e l'argentino continuano a segnare, nel reparto arretrato cresce Bastoni. Problema in vista della sfida con l'Atalanta: non ci saranno per squalifica Barella e Skriniar

        Antonio Conte, agonista compulsivo, mira alle vittorie vere e guarda a record e statistiche quasi con fastidio. Ma questa volta è diverso. "I numeri mi interessano poco, non so nemmeno quante partite ho giocato in Nazionale, o quanti gol ho segnato in carriera. Però so che questa è la mia vittoria numero 100 da allenatore, su 145 gare. Sono contento, la dedico a tutti i calciatori che ho allenato". Altro dato che galvanizza l'allenatore: avere espugnato il San Paolo in campionato dopo 23 anni. "Qui non avevo mai vinto - dice Conte - ci siamo tolti la nuvoletta di Fantozzi che, a cavallo di Natale, nelle scorse stagioni faceva perdere l'Inter".


        L'eredità di Napoli

        Dalla sfida di Napoli l'Inter esce rafforzata nel morale e nei punti, restando prima in campionato al pari della Juve, a sua volta caricata dalla prima tripletta italiana di Ronaldo. La conferma in casa nerazzurra sono Lautaro e Lukaku, che insieme hanno segnato 30 gol, Champions compresa. Quasi il doppio di tutti i gol fatti in stagione dal Milan, per capirsi. "Lukaku è una pippa, ne ho lette di tutti i colori", ha scherzato Conte dopo la doppietta del belga. Altra certezza: la difesa. Skriniar, De Vrij e Bastoni funzionano alla grande. Il ventenne lombardo sempre più spesso viene preferito a Godin, acquistato la scorsa estate per la difesa a quattro di Spalletti e mai davvero adattato al gioco a tre di Conte.

        Ora c'è l'Atalanta


        Una pessima notizia, in vista della gara contro l'Atalanta a San Siro di sabato prossimo, viene dal tabellino dell'arbitro. Nicolò Barella, rientrato in campo a Napoli a partita in corso dopo un mese e mezzo di stop per infortunio, si è subito fatto ammonire. Era diffidato, salterà la gara di San Siro contro i nerazzurri di Gasperini. Idem Skriniar. La partita si annuncia tutt'altro che facile. "Affrontare l'Atalanta è come andare dal dentista, sai che potrà fare male", ha detto Pep Guardiola prima di incontrarla in Champions col suo City. Da allora i bergamaschi sono cresciuti, si sono qualificati agli ottavi in coppa, hanno travolto in campionato per 5-0 prima il Milan poi il Parma e hanno recuoerato Duvan Zapata, che nelle prime 7 partite stagionali aveva fatto 6 gol, per poi fermarsi per un problema agli adduttori. A San Siro ci sarà.


        Occhio al mercato

        Se il rientro degli infortunati è stato di fatto posticipato - a Napoli, pochi minuti per Sensi e Barella, nessuno per Sanchez - per rinforzarsi guarda al mercato. Le trattative con il Barcellona per Vidal continuano, ma se ne parla dopo la Supercoppa di Spagna, che sarà giocata in Arabia Saudita. Non solo l'allenatore Valverde, ma anche i senatori della squadra (Messi in testa) spingono perché il cileno resti. Ma l'Inter è fiduciosa. I blaugrana lo lascerebbero partire per 20 milioni, i nerazzurri ne offrono 12: una distanza colmabile in trattativa. Se Eriksen appare un obiettivo lontano e solo in ottica estiva ("Su di lui ci sono molti club", ha detto Marotta) per l'esterno a tutta fascia il primo nome resta quello di Darmian del Parma, fedelissimo di Conte ai tempi della Nazionale, già vicino ai nerazzurri lo scorso luglio.

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          Lukaku, Ronaldo e Immobile: una lotta scudetto per bomber scatenati


          L'ultima giornata, ai piani alti, è stata caratterizzata dai fuochi artificiali degli attaccanti più prolifici delle prime tre della classifica. l campionato in corso sta esaltando le capacità realizzative dei trascinatori di Inter, Juve e Lazio

          È una lotta scudetto per bomber scatenati. L'ultima giornata, ai piani alti, è stata caratterizzata dai fuochi artificiali degli attaccanti più prolifici delle prime tre della classifica. I botti di Immobile, Lukaku e Cristiano Ronaldo - 7 gol in tre in 90 minuti a Brescia, Napoli e Cagliari - confermano una tendenza della Serie A, condivisa in parte dalla Bundesliga. Il campionato in corso sta esaltando le capacità realizzative dei trascinatori delle squadre in corsa per il titolo. Immobile, Lukaku e Ronaldo stanno spingendo Lazio, Inter e Juventus, rispettivamente terza e prime a pari merito.


          Sul podio dei marcatori ci sono i bomber delle formazioni migliori in un diluvio di statistiche storiche. Immobile ha segnato la 20a doppietta con la Lazio raggiungendo Piola. Con 19 gol nelle prime 17 partite (la Lazio ha una partita da recuperare) ha migliorato il primato di Angelillo nella stagione 1958-59 (l'argentino si era fermato a 18). Ed era dai tempi di Boninsegna nel triennio 1970-73 che un attaccante non arrivava per tre anni di fila in testa alla classifica marcatori a gennaio. Lukaku, dopo la doppietta al San Paolo, è diventato l'attaccante più prolifico dell'Inter in un inizio di campionato nell'era dei tre punti a vittoria: 14, uno in più di Vieri che venti anni fa ne realizzò 13. Esaltante anche il bilancio di coppia con Lautaro. Ancora una volta sono stati loro a decidere. Adesso il belga e l'argentino hanno segnato 23 gol in due in campionato. E con 16 gol insieme in trasferta sono la coppia che ha firmato più reti fuori casa nei principali cinque campionati europei. Cristiano Ronaldo ha mandato in archivio la sua 36a tripletta in campionato da gennaio 2008, due in più di Messi. Nel caso di Immobile e Ronaldo, i compagni di reparto sono più distanziati: 6 gol di Correa alla Lazio, 5 a testa per Higuain e Dybala alla Juventus.


          Grazie alla performance dell'azzurro, del belga e del portoghese, l'Italia è il paese principe dei bomber in questa stagione nei principali cinque campionati. Con 46 gol, segnati dai primi tre marcatori, la Serie A è davanti a Premier League, Ligue 1 e Liga. In Inghilterra Vardy, Aubameyang e Ings sono a quota 43, ma dopo 21 giornate. In Francia Ben Yedder, Mbappè e Osimhen hanno collezionato 34 centri in 19 giornate. Nello stesso numero di partite sono 36 i gol di Messi, Benzema e Suarez in Spagna. Solo in Bundesliga gli attaccanti sono più scatenati che in Serie A. Devastante Lewandowski con 19 gol in 17 giornate. Segue Werner con 18 e più staccato Hennings a 11. Ma nel caso tedesco non c'è un'identificazione completa con il podio della classifica visto che il Dusseldorf di Hennings è terzultimo. Solo le reti di Lewandowski (Bayern) e Werner (Lipsia) pesano nelle zone alte.

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            Petrachi traccia l’identikit della punta: giovane, in prestito e da rilanciare

            La Roma è in cerca di un vice Dzeko e Petrachi sta lavorando sul mercato per accontentare le richieste del mister. I giallorossi avrebbe tracciato l'identikit dell'attaccante "ideale", ma ogni operazione rimarrà nulla se prima non si troverà una nuova sistemazione per Kalinic. Fonseca vorrebbe un giocatore giovane, che non abbia più di 26 anni, che arrivi in prestito e che non avanzi pretese di giocare da subito, aspettando il proprio turno.

            Il direttore sportivo giallorosso avrebbe sondato l'ex attaccante del Genoa, ora al Monaco, Pietro Pellegri, che però in questa prima parte di stagione non è praticamente mai sceso in campo a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito. Pinamonti non convince del tutto Petrachi che sembra verrà scartato dalla lista. In Premier League viene monitorato Batshuayi, che il Chelsea ha messo alla porta e sul quale sono piombati molti club. Per ora i giallorossi attendono e cercano di capire quale mossa sia la migliore da portare avanti.


            (Il Messaggero)

            https://laroma24.it/rubriche/la-penna-degli-altri/2020/01/petrachi-traccia-lidentikit-della-punta-giovane-in-prestito-e-da-rilanciare

            ____________________________



            Micki nuovo stop. Ansia per Zaniolo

            La Roma continua a perdere giocatori a causa degli infortuni. Da inizio stagione Fonseca può contare esattamente 29 giocatori che sono stati costretti a fermarsi, e rischiano di diventare 30 tra oggi e domani. Nella giornata di ieri, infatti, Mkhitaryan è andato ancora una volta in infermeria a causa di un risentimento muscolare alla coscia sinistra. L'armeno si sottoporrà a esami specifici tra la giornata di oggi e domani.

            In vista della partita di domenica sera contro la Juventus a far preoccupare sono anche le condizioni di Nicolò Zaniolo, che nella partita giocata all'Olimpico contro il Torino ha rimediato una botta alla gamba destra. Il numero 22 giallorosso dice di sentir dolore al ginocchio, ma il bollettino medico della Roma rassicura che non ci sia alcun infortunio.


            (Il Messaggero)


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              Conte-Capello, lite a Sky sull’Inter che gioca in contropiede: chi ha ragione, stando ai numeri (e non solo)

              Secondo l’opinionista, i nerazzurri vincono di più in trasferta perché si chiudono e trovano maggiori spazi per ripartire. Un’interpretazione contestata dal tecnico nerazzurro. La questione si può dirimere coi dati. E dal modo in cui li si interpreta

              A pochi minuti dalla chiusura ufficiale delle feste natalizie, è arrivato l’ultimo fuoco d’artificio. Mancava poco al passaggio tra il 6 e il 7 gennaio 2020 quando l’allenatore dell’Inter Antonio Conte ha contestato l’opinionista di Sky Fabio Capello, secondo il quale i nerazzurri hanno vinto più in trasferta che in casa perché a San Siro trovano squadre più chiuse e quindi meno spazi per ripartire in contropiede (come invece succederebbe lontano dal Meazza e come — secondo Capello — è successo in Napoli-Inter 1-3, cioè la partita di cui si stava in quel momento parlando in studio).


              6 vittorie in casa, 8 in trasferta

              Chi ha ragione dei due? Capello, con la sua interpretazione «tradizionale» o Conte, per il quale il modo di giocare dell’Inter è fondato su tre principi: «Gli avversari bisogna sempre aggredirli alti, trovare verticalizzazioni in fase di possesso e difendere quando si deve difendere»? Un aiuto può venire dai numeri della squadra di Conte, che finora ha giocato 9 partite in casa e 9 in trasferta. A San Siro ne ha vinte 6, pareggiate 2 e persa una. Mentre in trasferta sono arrivate 8 vittorie e un pareggio (con la Fiorentina).


              I tre parametri

              In particolare, sono tre i dati che possono aiutare a capire il modo di giocare di una squadra: la percentuale di possesso palla, quella del cosiddetto «vantaggio territoriale» (ovvero: quanti palloni in una partita vengono toccati nella metà campo avversaria). E infine il baricentro, cioè il posizionamento medio della squadra nei 90 minuti.

              In casa e fuori

              Un buon modo per capire se, come dice Capello, esistono due Inter (quella di San Siro più offensiva e quella da trasferta più coperta e pronta a ripartire) è calcolare i dati medi di questi tre parametri nelle partite al Meazza e in quelle esterne. Sotto questo aspetto, il confronto dà risultati chiarissimi. Secondo Opta, il possesso palla dell’Inter, che in casa è mediamente del 57,7%, in trasferta scende al 49,9. Ancora più netta è la distanza tra il vantaggio territoriale in casa (52,7%) e quello lontano da San Siro: 43%. Differenza netta, anche se un po’ più bassa, tra baricentro casalingo e baricentro esterno: 53,9 contro 47,1.


              I dati medi

              Ha ragione Capello, quindi? Sì, se ci limitiamo a guardare i numeri. Meno, se questi numeri li analizziamo in primo luogo alla luce di quanto rivendica Conte, cioè il modo di giocare con cui ha impostato l’Inter: costruendo sempre dal basso, ovvero cominciando l’azione dal portiere Handanovic e con il giro palla tra difensori e centrocampisti arretrati. Un «modus operandi», questo, che l’Inter persegue sia in casa che fuori: ed è naturale che in trasferta, con la squadra di casa tendenzialmente più portata ad aggredire, l’«uscita» dei nerazzurri possa diventare più laboriosa. Come scrive Daniele Manusia sul sito «L’ultimo uomo», l’Inter «è la seconda squadra, dopo il Genoa, ad effettuare più passaggi nel proprio terzo di campo e solo la decima per possesso totale, il che dovrebbe far capire quanto insiste su questo aspetto».


              Partita per partita

              Ma c’è di più. Per capire come mai ci sia una tale differenza media tra casa e trasferta, bisogna allora andare a guardare anche l’andamento delle singole partite, che può essere decisivo nel determinare i dati finali. Non è un caso, per esempio, che i numeri di possesso o vantaggio territoriale più alti in casa siano arrivati contro Parma e Verona, squadre che si chiudono moltissimo e che oltretutto a San Siro si sono ritrovate in vantaggio, costringendo l’Inter all’assalto. Allo stesso modo, il vantaggio territoriale basso con la Sampdoria (a Genova) si può far risalire all’espulsione di Alexis Sanchez che ha lasciato l’Inter in 10 per un tempo intero. Oppure, il 41,6% di possesso palla (e il 35% di vantaggio territoriale) contro il Torino si spiegano allo stesso modo dei dati simili (43,4% e 34%) di Napoli: coi granata l’Inter si è trovata sullo 0-2 dopo 32 minuti, con gli azzurri dopo 33. A quel punto, una reazione delle squadre di casa era non solo preventivabile, ma anche inevitabile.


              Il fattore calendario

              Piuttosto, c’è un altro aspetto da tenere presente. Dei sette potenziali punti persi in casa, l’Inter ne ha lasciati 5 con Juve e Roma: sconfitta 2-1 coi bianconeri il 6 ottobre, 0-0 coi giallorossi il 6 dicembre, a cui si aggiungono quelli non conquistati nel 2-2 con il Parma del 26 ottobre. Quindi, a incidere sul saldo casa/trasferta della squadra di Conte è stato un altro fattore, che nel girone di ritorno si farà sentire parecchio: in quello di andata, infatti, i nerazzurri hanno affrontato a San Siro tutte le squadre di testa: oltre a Juve e Roma, anche la Lazio (battuta 1-0 il 25 settembre). Non è, non può essere, un caso che proprio in quelle tre partite la squadra di Conte abbia espresso i vantaggi territoriali più bassi (41% coi bianconeri, 44 con le romane), giocando con il baricentro mediamente più arretrato (47, 53 e 52,2 metri) sul prato del Meazza.

              E sabato l’Atalanta

              E sabato 11 gennaio (ore 20.45) a Milano si presenta la quinta in graduatoria, cioè l’Atalanta,per chiudere il girone d’andata. Detto in altri termini: da qui a fine campionato l’Inter dovrà andare due volte a Roma, all’Allianz Stadium e a Bergamo. È assai più probabile che a preoccupare Antonio Conte sia un pensiero come questo.


              CorSera
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                Lo scudetto passerà dalle trasferte per l'Inter e dallo Stadium per la Juve: l'Inter avrà le prime tutte fuori: Juve, Lazio, Roma e Atalanta. La Juve tutte in casa: Inter, Lazio, Roma e Atalanta.

                Sono 4 partite, 12 punti, tra i quali lo scontro diretto. Ovviamente tutto questo al netto di eventuali (e sempre possibili) scivoloni in tutta quella serie di partite dove si danno per scontati, o ci si aspettano, i 3 punti...perchè alla fine possono essere quegli scivoloni a pesare forse più degli scontri diretti...visto che se perdi con la Roma poi magari il tuo avversario perde con l'Atalanta...e quindi quei punti persi si compensano o si possono recuperare...se invece perdi con la Spal, difficilmente il tuo avversario farebbe lo stesso, e quei punti non li recuperi più.

                Non ho citato la Lazio: adesso avrà 5 partite in casa. Alla fine di questo ciclo domestico si vedrà la sua posizione di classifica e se davvero la prospettiva-scudetto potrà dirsi reale.
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                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

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                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

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                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

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                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

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                                CorSera
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                                sopra una sola teca di cristallo
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                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

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