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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    LA CORSA PER LA CHAMPIONS LEAGUE

    ATALANTA 72 – 36a Atalanta – BENEVENTO; 37a GENOA – Atalanta; 38a Atalanta – MILAN.

    MILAN 72 – 36a TORINO – Milan; 37a Milan – CAGLIARI; 38a ATALANTA – Milan.

    NAPOLI 70 – 36a Napoli – UDINESE; 37a FIORENTINA – Napoli; 38a Napoli – VERONA.

    JUVENTUS 69 – 36a SASSUOLO – Juventus; 37a Juventus – INTER; 38a BOLOGNA – Juventus.

    LAZIO 64 – 36a Lazio – PARMA; 37a ROMA – Lazio; recupero 25a (18 maggio) Lazio – TORINO; 38a SASSUOLO – Lazio.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Juve, andamento lentissimo: il Milan sembrava in 13 contro 11

      di Massimo Mauro


      E' una batosta incredibile quella presa dalla Juventus con il Milan. Non c'è stata partita, tatticamente e tecnicamente. La cosa preoccupante per la Juve è questa, la mancanza di opzioni per contrastare gli avversari nella partita più importanre dell'anno. A un quarto d'ora dalla fine perdeva uno a zero e tutti i giocatori stavano dietro la linea della palla senza pressare, senza forza nelle gambe e nella testa. Solo il portiere ha fatto il suo dovere, il resto mette in difficoltà che deve fare un commento. Sembrava che il Milan giocasse in 13 contro 11, sempre in superiorità in tutte le zone del campo. Ronaldo non ha fatto un tiro in porta, non riesce ad esprimersi e la squadra non gli dà un pallone. Comunque inutile trovare colpe individuali dopo una partita così.

      Puoi perdere, magari dopo aver creato occasioni da gol. Ma farlo in questo modo dà l'idea di non avere proprio giocato la partita. Ora alla Juve può capitare di tutto: le prossime gare sono contro Sassuolo e Inter, squadre che vanno al doppio. L'andamento è lentissimo, troppo per essere vero: Morata non si capisce cosa abbia, e con lui Bentancur. Una squadra cpsì mette n difficoltà il commento, troppo per essere vero.

      Spero che per risalire ci sia una strada da percorrere alternativa: un progetto tecnico e di riduzione dei costi. La Juve e le altre big italiane devono rincorrere Ajax e Bayern come modello. Capisco che City, Psg, Real Madrid, Barcellona, con le loro spese che tengono poco in considerazione il fair play finanziario, vadano per la maggiore, ma ormai il calcio esige altre soluzioni.

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        Inter, stipendi: Zhang proporrà rinuncia a due mensilità. Che cosa succede ora

        Da lunedì cominciano i colloqui individuali fra la società e i giocatori: la proposta è la rinuncia o il differimento del pagamento, una manovra già fatta dalla Juve l’anno scorso. L’obiettivo è ridurre di 30 milioni il costo del lavoro. Saranno invece pagati i bonus

        Lunedì 10 maggio il presidente dell’Inter Steven Zhang inizierà i colloqui individuali con i giocatori cui proporrà un taglio di due mensilità di stipendio o, in alternativa, un differimento del pagamento. Parliamo di emolumenti dovuti per questa stagione, ma è possibile agire anche su quelli della prossima. Il costo del lavoro del club nerazzurro, comprensivo degli incentivi all’esodo per i calciatori in prestito o ceduti, è oggi di circa 220 milioni, ma va ridotto di un 10-15%, significa più o meno 30 milioni. L’abbattimento delle spese è fondamentale per garantire la continuità gestionale. L’amministratore delegato Beppe Marotta è stato chiaro: «Il calcio così com’è non è sostenibile, i costi lievitano, soprattutto quello del lavoro, arrivato al 70% del fatturato». Contenimento è la parola chiave.

        Situazione non è nuova in Italia

        L’Inter ha dovuto affrontare problemi di liquidità per tutta la stagione, ha una situazione finanziaria difficile, ma in fondo non è poi molto diversa da quella vissuta da tanti club in Italia. La Juve fu la prima squadra a chiedere un differimento degli stipendi ai calciatori: a marzo 2020 trovò un’intesa per posticipare il pagamento nel 2021 di quattro mensilità, la stessa proposta sta facendo oggi ai suoi tesserati. All’Inter la situazione è differente, ma va sgombrato subito un dubbio dal campo: il club nerazzurro si è mosso sempre nel pieno rispetto del regolamento della Lega serie A e della Figc. La puntualizzazione è importante per mettere a fuoco la situazione. Di norma gli stipendi dei giocatori vanno saldati entro 45 giorni dalla scadenza del trimestre fiscale. Ma in questa stagione, per via del Covid le regole sono state cambiate. In generale: le mensilità di gennaio- febbraio-marzo vanno pagate entro il 30 maggio, aprile e maggio entro giugno, giugno a settembre e così via. Questo salvo accordi differenti tra i club e i calciatori. L’Inter allo stato deve pagare ai suoi tesserati, entro il 30 maggio, le mensilità di novembre, dicembre, marzo e aprile (gennaio risulta già pagato). Parliamo di stipendi netti, perché poi i contributi delle tasse seguono tutt’altra strada. Per gli stipendi di novembre e dicembre il club si era accordato con la squadra per un pagamento posticipato. Questa intesa è perfettamente legale e una volta comunicata agli organi competenti mette al riparo da sanzioni. Di fatto è lo stesso raggiunto dalla Juventus e da altri club di serie A con i propri tesserati. L’Inter non ha quindi violato nessuna regola.


        Che cosa succede ora

        Il presidente Zhang lunedì inizierà i colloqui con i suoi calciatori. Chiederà, individualmente a ciascuno, poiché non esistono accordi collettivi di squadra, un taglio dello stipendio di due mensilità. La contrattazione deve essere per forza individuale e i giocatori sono liberi di rifiutarsi. Con il tecnico Luciano Spalletti, ancora sotto contratto fino al prossimo 30 giugno, non c’è stato nessun accordo, per questo gli sono state versate nei tempi dovuti le mensilità spettanti. Zhang chiederà ai giocatori di rinunciare a due mesi di paga, ogni mensilità per l’Inter incide per circa 15 milioni, il risparmio totale sarebbe così di 30 milioni. I giocatori non sono per nulla felici e probabilmente non accetteranno di non vedersi versato l’ingaggio. Potrebbero invece accettare di posticipare il pagamento, come già successo con le mensilità di novembre e dicembre. Questo è perfettamente legale. Se invece i giocatori dovessero rifiutarsi e pretendere il dovuto, la proprietà non potrà far altro che pagare per non incorrere in sanzioni che si traducono, il più spesso delle volte, in punti di penalizzazione.


        Questione bonus: saranno tutti pagati

        Diversa è la questione dei bonus. Ogni calciatore nel suo contratto ha premi legati a vari obiettivi: presenze, gol, assist e così via. Poi ci sono i premi legati, sempre individuali, ma legato al raggiungimento dei traguardi della squadra: qualificazione Champions, qualificazione in Europa League, scudetto e così via. Non c’è un premio scudetto collettivo anche per questo motivo: ciascuno in rosa negozia all’atto della firma i propri bonus. Marotta ha confermato che saranno tutti pagati. Non si può fare diversamente: i contratti sono vincolanti, come per qualsiasi tipo di lavoro, ma come in qualunque azienda si può tentare di trovare accordi per rimodularli.

        CorSera
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          Vlahovic-Fiorentina: ecco chi è il centravanti che segna come Lukaku e vale 60 milioni

          Il ventenne talento serbo ha realizzato 21 gol, meglio di lui nel 2021 solo Messi e Lewandowski. L'obiettivo di Commisso è convincerlo a restare, ma piace già a molte big

          Dusan Vlahovic è lo spartiacque delle ambizioni di Rocco Commisso. Il rilancio della Fiorentina, dopo due stagioni ricche solo di stenti, passa inevitabilmente dalla conferma del giovane centravanti serbo, classe 2000, uno dei ragazzi del vecchio direttore sportivo, Pantaleo Corvino, che nel giugno del 2017 lo ha preso dal Partizan per meno di due milioni. Vlahovic adesso di milioni ne vale almeno 60 ed è corteggiato da mezza Europa. La Roma invita Darko Ristic, il suo procuratore, almeno una volta al mese a Trigoria. Il Milan ci lavora dalla scorsa estate e anche il Borussia Dortmund ci ha fatto un pensierino se in estate dovesse cedere Haaland. Ma da qui a pochi giorni, quando il mercato entrerà nel vivo, alla porta della Fiorentina busseranno in tanti.


          Il giovane talento

          Vlahovic è un profilo perfetto: giovane, ambizioso, talentuoso, affamato. La faccia bella del calcio. Un investimento. Il duemila più decisivo della serie A. I suoi gol hanno regalato alla Fiorentina una salvezza a cui, ormai, manca solo il conforto dell’aritmetica. Vincenzo Montella, che di centravanti se ne intende, è stato il primo a intuirne le potenzialità. Ma è stato grazie alla fiducia incondizionata di Prandelli che il giovane centravanti è diventato una stella. Sino all’arrivo di Cesare, Dusan aveva giocato solo 3 partite su 7 da titolare segnando un gol (inutile) contro la Sampdoria. L’ex c.t. lo ha promosso titolare sin dal primo giorno e non lo ha mai messo in discussione. Ora anche Iachini ne gode i frutti. Vlahovic ogni partita diventa più forte, più sicuro e più letale. I numeri sono lo specchio del suo successo: 21 gol come Lukaku, che ha sette anni in più; 17 nel nuovo anno in cui solo Lewandowski e Messi hanno fatto meglio; 9 da aprile come nessun altro nell’Europa che conta. Ed è anche il più giovane giocatore nella storia della Fiorentina ad aver segnato almeno 20 gol dai tempi di Virgili, nel 55-56, l’anno del primo scudetto.


          L’obiettivo

          Trattenerlo a Firenze sarà la sfida di Commisso. Il centravanti rischia di diventare un caso cittadino: «Super Vlahovic, teniamocelo stretto» ha twittato il sindaco Nardella che con gli americani viola si è spesso scontrato sulla storia del nuovo stadio. Rocco per adesso ci scherza sopra. Dopo l’exploit con la Lazio, seconda doppietta consecutiva, il presidente si è infilato nello spogliatoio e si è rivolto così al suo pupillo: «Quanti gol hai fatto dopo aver palleggiato con me?». Tra i due c’è feeling. Ma bisognerà fare i conti con la realtà. Il contratto scade nel 2023. Per rinnovarlo servono 3 milioni all’anno. E inoltre bisogna far collimare le ambizioni.


          La scommessa vinta

          Vlahovic è una pepita. Tutti ne conoscevano il valore, ma in pochi avrebbero scommesso su un’esplosione così rapida. La sua crescita non si misura solo con i gol. In campo non si risparmia, in allenamento lavora tantissimo sui difetti e ha la forza morale per non abbattersi nelle difficoltà. A San Siro contro l’Inter ha sprecato il possibile 4-2 viola e ha permesso a D’Ambrosio di segnare il decisivo 4-3. Sette mesi e mezzo dopo è un’altra storia. E un altro Vlahovic, l’Haaland della serie A, il prediletto di Ribery con il quale sui social si scambia messaggi pieni di affetto e stima. A Firenze chi lo criticava, ora teme di vederlo scappare.

          CorSera
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            Juventus, due anni gettati al vento per inseguire un rinnovamento mai avvenuto

            La sconfitta con il Milan ha acuito una situazione che è andava via via deteriorandosi. Forse la soluzione più logica sarebbe stata quella di esonerare Pirlo dopo il Benevento

            di Maurizio Crosetti

            Dal fondo del suo pozzo e con l’incubo dell’anno zero, la Juventus ha probabilmente capito di avere gettato al vento non una sola stagione, ma due. E non perché sia uscita due volte così malamente dalla Champions, e neppure per non avere vinto anche il decimo scudetto consecutivo (già 9 erano un’enormità mai vista). Ha sprecato due stagioni perché non ha costruito nulla, non ha davvero ringiovanito con qualità la squadra, a parte De Ligt e Chiesa, e non ha seguito un vero, coerente progetto tecnico. Se la scelta di Sarri era probabilmente stonata già in origine, non aver dato neppure un’ombra di continuità a quella svolta ha condotto Agnelli, Nedved e Paratici ad affidare la Juve nientemeno che a un debuttante assoluto. Uno che in vita sua, come ha appena ricordato Aldo Serena a Repubblica, non aveva mai fatto un discorso a una squadra, non diciamo per preparare una stagione ma neppure una singola partita.

            Quell’atto di coraggio da parte della dirigenza è diventato presunzione, forse tracotanza: perché accade di sbagliare, ma perseverare in questo modo ha messo a rischio una montagna di denaro, non solo di orgoglio e dignità. Neppure nel baratro dello 0-3, Andrea Pirlo ha pensato di dimettersi, e nessuno a sua volta ha pensato di esonerarlo. "Il mio lavoro va avanti", ha detto il tecnico dopo la lezione di calcio presa dal Milan. Una promessa, ma di più una minaccia. Nel frattempo si è scatenata ancora di più l’onda social contro l’allenatore, con battute caustiche, alcune addirittura crudeli. Un festival del dileggio al quale la Juventus non riesce a sottrarsi.

            Il club bianconero ha sprecato due intere annate perché ora si ritrova con una squadra vecchia, con Ronaldo a fine corsa e probabilmente stanco di tirare da solo una carretta sgangherata, con qualche valido giovane che però sta crescendo allo stato brado e, soprattutto, senza alcuna idea per il prossimo allenatore. Progetto? Ma quale? Il ritorno di Allegri resta l’ipotesi più logica e solida, e allora perché mandarlo via dopo che aveva rivinto il campionato? E perché dismettere Beppe Marotta dicendo chiaramente che anche lo staff dirigenziale andava ringiovanito? Risultato: Marotta, un sessantenne di enorme esperienza, non un centenario un po’ bollito, è andato a creare l’Inter dello scudetto, portando Conte a Milano. Marotta e Conte: gli unici pezzi di Juve che quest’anno hanno funzionato alla grande. Per milioni di tifosi bianconeri non c’è sfregio peggiore.


            L’incubo dell’anno zero diventa l’ipotesi, quanto mai concreta, di non qualificarsi in Champions. Altro che Superlega. L’esclusione dall’Uefa ci sarebbe eccome, ma non nel modo che la Juventus aveva ipotizzato. Forse mai, o quasi mai, nel glorioso dopoguerra bianconero, la Juve si era trovata così malmessa in proporzione ad investimenti, bilancio, organico (qui si può in parte discutere) e ambizioni. Sul mercato, nelle ultime stagioni la Juventus ha puntato sui parametri zero, sbagliandone molti. Con De Ligt, Chiesa e in parte Kulusevski i dirigenti hanno invece visto giusto, ma questo non basta se manca chi governa il progetto del gioco. La sfida contro il Milan ha mostrato un bravo allenatore esperto, Pioli, che ha preso metaforicamente a sberle un bambino, Pirlo. Se è ingeneroso dare tutta la colpa a questo esordiente che era stato chiamato per la Under23, mica per la prima squadra, almeno non subito, è evidente che Pirlo non solo non ha saputo far crescere la Juve ma l’ha smarrita per strada. La squadra è peggiorata di partita in partita. Forse, dopo la caduta contro il Benevento sarebbe stato più utile esonerare l’allenatore anziché difenderlo a oltranza: è stato accanimento terapeutico.

            Repubblica
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              Juventus-Milan, Sconcerti: rossoneri di qualità, ma non è più il tempo di Ibrahimovic. Juve, squadra mai nata

              Senza lo svedese questo Milan non sarebbe mai nato, ma quel tempo si è concluso. Può fare il grande vecchio, ora è tornata la squadra. La Juve è fuori da tutto perché lo merita, è una squadra mai nata

              di Mario Sconcerti

              Il Milan, con il Napoli, è la squadra con qualità collettiva migliore del campionato. L’Inter ha questa e le altre, a partire dai suoi solisti. Ma il Milan gioca bene e gioca d’insieme. Non è una squadra perfetta, è migliorabile quasi dovunque per altri livelli, anche se personalmente vedo Calabria come il giocatore giovane più completo che ci sia, stesse caratteristiche alte e personali di Barella, con alcuni movimenti simili.

              Il futuro del Milan si è così avvicinato da diventare adesso. Non si può più pensare a domani, la squadra esiste già. Qui arriva una domanda forte: se il futuro è oggi, conviene puntare ancora su Ibrahimovic? Conviene lasciarlo al centro del gioco? Ibrahimovic si porta dietro un pacchetto molto controverso. Tanta classe, ma anche la sua età, i suoi impegni extra e la sua fragilità. Forse deve rimanere al Milan, ma non esserne il punto qualificante, perché non è più in grado di farlo. Ibrahimovic ha dato molto a questo Milan, senza di lui non sarebbe mai nato. Ma quel tempo si è concluso. Ora è il Milan che serve a Ibrahimovic. Può fare il grande vecchio dello spogliatoio, può andare a caccia di una ventina di partite e una decina di gol, ma da uomo in più, non da ruolo fisso. Adesso è il tempo di prendere atto del ritorno complessivo della squadra, della sua crescita totale, di come abbia saputo dominare un avversario importante nel giorno più nervoso. Ci sono state due uscite lunghe e larghe di Donnarumma che hanno fatto capire come sotto la pelle di tutti ci fosse un cerino. Il risultato di Torino ha forse chiuso anche questo argomento.

              La Juve non c’è mai stata, non poteva esserci. La sua differenza in stagione è sempre stata non la nuova gioventù ma i gol puntuali di Ronaldo. Non ha un centrocampo che sappia costruire né giocatori che sappiano inventare. Ronaldo segna perché capace di fare da solo. Chiesa anche, quando capita. In questo momento la Juve è fuori da tutto perché lo merita, non vale gli avversari. Rabiot è un interno d’inserimento bello da guardare ma inconcludente. Bentancur copre bene la parte semplice del gioco, nel resto è fuori compito. La Juve di oggi è una squadra mai nata, quasi impossibile nascere con queste idee. Pirlo lo sa, non fatelo più ingenuo del dovuto. Ha colto la Juve al volo, non aveva forza per dettare nessuna condizione. Ed è entrato nella Juve più sbandata degli ultimi venti anni. Ora, con dignità e responsabilità, è tempo di capire su cosa si possa ricominciare. Direi che la squadra è l’argomento più facile perché è solo sbagliata. Difficile è il resto. I nove anni hanno bruciato molto.

              CorSera
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                fin quando giochiamo con un centrocampo da sesto posto
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                  Madre divina che disastro. Un fallimento completo sotto ad ogni punto di vista: societario, tecnico, di calcio e di extracalcio. Non so nemmeno da cosa partire, da niente o da tutto.

                  La dirigenza negli ultimi due anni è andata a farfalle, esonerando due tecnici scudettati (Allegri e Sarri) per cortocircuito di un idealismo chimerico, il "miglioramento", il "bel giuoco", lo stesso spettro che irretì la dirigenza juventina nel '91, che si tuffò nel mito della "zona" e incontrò il naufragio targato Maifredi: quando si inseguono le mode non si è più modello a se stessi ma indossatori di vestiti preconfezionati e che addosso si sbrindellano tutti.

                  Agnelli, da quando è stato eletto presidente dell'Eca, circa la Juventus non ne ha presa più una, peccando poi di orgoglio cieco con l'affidare la squadra ad un zero totale come Pirlo (Maifredi almeno era un allenatore, a suo modo anche capace in certe realtà)...e sul versamente politico la catastrofe della superlega, pensata malissimo e presentata ancora peggio, col solo risultato di aver acceso una guerra con la Uefa. Sembra la Germania del '42 quando oltre al fronte occidentale aprì pure quello ad Est contro la Russia, con gli esiti noti.

                  La filosofia dei quarantenni rampanti (Paratici, Nedved, Pirlo) ha fallito in pieno, con scelte e mosse sciagurate sotto ad ogni profilo.

                  Il calcio ha presentato il conto. Adesso non si potranno più chiudere gli occhi di fronte alla desolazione della landa da ricoltivare e ricostruire, è l'unico aspetto positivo che riesco a vedere.

                  L'arroganza si paga, quando perdi di vista la realtà e per non ammettere gli errori si evita pure di correggere in corsa - Pirlo era da esonerare la sera stessa di Juventus-Fiorentina...ma riperterlo non migliora il quadro.
                  ...ma di noi
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                  popoli studiosi scriveranno
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                  «nessun vincolo univa questi morti
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                    ora la qualificazione champions per la juve è nelle mani di Antonio, bisogna vedere se sarà clemente oppure no
                    Originariamente Scritto da Pesca
                    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                      Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
                      ora la qualificazione champions per la juve è nelle mani di Antonio, bisogna vedere se sarà clemente oppure no

                      E' nelle mani del Napoli. Se Gattuso fa 9 punti va in champions.
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                        Complimenti a quell'HANDICAPPATO BAMBINO SPECIALE MONGOLOIDE SCENZIATO DI PAPA' di Andrea Agnelli per aver mandato via Marotta e per essersi fidato dei 40 enni rampanti (di sto kazzo) nedved e paratici che in dote gli hanno portato CerebroPirlo e quei mangiapaneatradimento di Rabiot (lui e quella vecchia arpia della mammina) e Ramsey
                        Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                        parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                        Originariamente Scritto da GoodBoy!
                        ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                        grazie.




                        PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                        Commenta


                          Ovviamente il vecchio Marotta non più al passo con i tempi è stato sbolognato all'Inter dove ha stravinto lo scudetto
                          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                          Originariamente Scritto da GoodBoy!
                          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                          grazie.




                          PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

                          Commenta


                            Originariamente Scritto da GoodBoy! Visualizza Messaggio
                            fin quando giochiamo con un centrocampo da sesto posto
                            come ti è sembrato ieri il sontuoso Arthur?
                            Originariamente Scritto da Marco pl
                            i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                            Originariamente Scritto da master wallace
                            IO? Mai masturbato.
                            Originariamente Scritto da master wallace
                            Io sono drogato..

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                              Forse non è stata una gran mossa investire tutto su un unico giocatore (Ronaldo) risparmiando sull'intera squadra

                              Credo che se vogliono riformare una squadra decente bisogna partire da Ronaldo

                              Vendendolo
                              Originariamente Scritto da huntermaster
                              tu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.
                              Originariamente Scritto da luna80
                              Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?

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                                Per forza. I 60 milioni di risparmio compenserebbero i mancati introiti champions. Poi ci sarebbe da liberarsi degli ingaggi dei Bernardeschi, Rabiot, Ramsey, tutti tra i 5 ed i 7 milioni l'anno per rendere niente in campo: questa è la parte più difficile.

                                Alleggerire, riformare, rimodulare, ricentrare il progetto: da vedere dunque con chi in società, visto che toccherà ai dirigenti. Immagino poi che Elkann dovrà rimettere mano al portafoglio e ricapitalizzare. Insomma, c'è da fare.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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