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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
    Ahahah ahahahah
    Ci sarebbe voluto un Eziolino Capuano misto Carletto Mazzone in "fuga sotto la curva".
    Pirlo ha un altro stile.
    Ti prende per il culo mantenendo la faccia seria, come ha fatto con Capello nel post partita.

    (Domanda di Capello). Complimenti Andrea, mi sembra che tu abbia trovato la quadratura del cerchio. Chiesa è stato molto importante, ma ci sono stati giocatori che hanno fatto una gara con attenzione e qualità come Rabiot. Ha recuperato palla ed è stato importante nel gol. E ti faccio i complimenti quando hai tolto Bentancur, perchè era a rischio in quel momento.
    “Sì, abbiamo fatto una buona partita, Rabiot veniva da due partite di squalifica, quindi era bello fresco, aveva voglia di giocare e quando è in queste condizioni è capace di fare box to box. Sappiamo le sue caratteristiche e quando è in questa condizione può fare qualsiasi cosa. Non sa neanche lui quante potenzialità ha ancora da esprimere quindi cerchiamo di migliorarlo partita dopo partita. Bentancur era stanco e visto che stava rischiando di prendere il secondo giallo siamo stati svelti a toglierlo”.


    E tutti a credere che fosse serio.
    Originariamente Scritto da Sean
    mò sono cazzi questo è sicuro.
    Originariamente Scritto da bertinho7
    ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

    Originariamente Scritto da Giampo93
    A me fai venire in mente il compianto bertigno
    Originariamente Scritto da huntermaster
    Bignèw

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      Niente Juve, Quagliarella rimane alla Samp: "L'amore per questa maglia va oltre lusinghieri corteggiamenti"

      Il bomber sulle voci che lo davano nel mirino della Juve: "L'amore per questa maglia va oltre lusinghieri corteggiamenti"


      Fabio Quagliarella risponde da vero fuoriclasse alle voci di mercato che lo vorrebbero nel mirino della Juve, dove ha già giocato dal 2010 al 2014 . "Se hai dato tanto e ricevuto ancora di più, se ogni volta senti l'emozione che batte dentro il petto, vuol dire che ci sono legami più forti di tutto - spiega il 38enne bomber campano -, che vanno oltre lusinghieri corteggiamenti, che mettono da parte la cronaca e rispettano la storia. Io penso, vivo e gioco così. Forza Sampdoria"

      Gazzetta
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        C'è ancora gente che crede alla maglia.

        Allora il calcio romantico non è morto...









        "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
        Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
        vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

        (L. Pirandello)

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          Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
          Pirlo ha un altro stile.
          Ti prende per il culo mantenendo la faccia seria, come ha fatto con Capello nel post partita.

          (Domanda di Capello). Complimenti Andrea, mi sembra che tu abbia trovato la quadratura del cerchio. Chiesa è stato molto importante, ma ci sono stati giocatori che hanno fatto una gara con attenzione e qualità come Rabiot. Ha recuperato palla ed è stato importante nel gol. E ti faccio i complimenti quando hai tolto Bentancur, perchè era a rischio in quel momento.
          “Sì, abbiamo fatto una buona partita, Rabiot veniva da due partite di squalifica, quindi era bello fresco, aveva voglia di giocare e quando è in queste condizioni è capace di fare box to box. Sappiamo le sue caratteristiche e quando è in questa condizione può fare qualsiasi cosa. Non sa neanche lui quante potenzialità ha ancora da esprimere quindi cerchiamo di migliorarlo partita dopo partita. Bentancur era stanco e visto che stava rischiando di prendere il secondo giallo siamo stati svelti a toglierlo”.


          E tutti a credere che fosse serio.
          Se l'ha fatto apposta Pirlo diventa un idolo assoluto.
          B & B with a little weed










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            Ma l'atalanta ha venduto un 18enne al Manchester per 25 + 15 di bonus... Sticazzi..
            Originariamente Scritto da Marco pl
            i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
            Originariamente Scritto da master wallace
            IO? Mai masturbato.
            Originariamente Scritto da master wallace
            Io sono drogato..

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              Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
              Se l'ha fatto apposta Pirlo diventa un idolo assoluto.
              Io non ho dubbi.

              Originariamente Scritto da Sean
              mò sono cazzi questo è sicuro.
              Originariamente Scritto da bertinho7
              ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

              Originariamente Scritto da Giampo93
              A me fai venire in mente il compianto bertigno
              Originariamente Scritto da huntermaster
              Bignèw

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                E, a proposito di idoli, ecco un candidato a diventarne uno:

                Originariamente Scritto da Sean
                mò sono cazzi questo è sicuro.
                Originariamente Scritto da bertinho7
                ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

                Originariamente Scritto da Giampo93
                A me fai venire in mente il compianto bertigno
                Originariamente Scritto da huntermaster
                Bignèw

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                  Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
                  E, a proposito di idoli, ecco un candidato a diventarne uno:

                  https://www.youtube.com/watch?v=tM1t...taT%C3%A9cnica
                  Grandissimo Facu. Come dice Matteo Marchi, entro due anni diventa sindaco di Denver.
                  B & B with a little weed










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                    Non ho visto la partita, quale sarebbe la presa per il culo?

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                      Ottimo. Rotto Calhanoglu. Con il Torino non ci sara'.

                      Castillejo Diaz Hauge
                      Leao

                      Un attacco da paura!
                      I SUOI goals:
                      -Serie A: 189
                      -Serie B: 6
                      -Super League: 5
                      -Coppa Italia: 13
                      -Chinese FA Cup: 1
                      -Coppa UEFA: 5
                      -Champions League: 13
                      -Nazionale Under 21: 19
                      -Nazionale: 19
                      TOTALE: 270

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                        Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                        Ottimo. Rotto Calhanoglu. Con il Torino non ci sara'.

                        Castillejo Diaz Hauge
                        Leao

                        Un attacco da paura!
                        Come ci siamo ridotti...
                        Il rischio di vanificare tutti gli sforzi fatti finora è enorme.
                        Originariamente Scritto da Sean
                        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                          Juventus, la Signora allo specchio: ritrova se stessa nel mese della verità

                          A Barcellona per vincere il girone di Champions, a Meazza per riaprire il campionato. Data per finita, la squadra di Pirlo in una notte si ricandida come d'incanto come candidata 'ingombrante' per lo scudetto

                          di Maurizio Crosetti

                          C’è una squadra che doveva per forza vincere a San Siro per riprendersi un pezzo di campionato, e a San Siro ha vinto. E c’è una squadra che doveva per forza vincere almeno 3-0 a Barcellona per arrivare prima nel girone di Champions, e a Barcellona almeno 3-0 ha vinto, lasciando il resto di altri due gol. La prima squadra si chiama Juventus, la seconda pure.

                          Nel campionato in teoria più imprevedibile e sballato degli ultimi anni, torna una certezza periodica, appunto la Juve, una cometa che transita nel cielo della serie A con puntualità cosmica. Quando la danno per morta, lei rivive più arzilla e fresca di prima. Nella domenica che potrebbe deciderne molte altre, la Juventus si è mangiata i ragazzini del Milan, giovani esploratori privi del loro capo scout Ibrahimovic, l’animatore del villaggio vacanze. E l’Inter non ha saputo resistere all’assenza di Lukaku da cui fortissimamente dipende. Il Napoli, peggio ancora: si è fatto rimontare e battere dallo Spezia che aveva pure un giocatore in meno. Ma quanti ne hanno tutti, in meno, rispetto alla Juve?

                          Squadra strana, la creatura di Pirlo. Bizzarra e diseguale, capace di farsi fermare da due neopromosse su tre, il Crotone e il Benevento, oppure di crollare 0-3 in casa contro la Fiorentina che non vince mai, ma poi prontissima a riprendere la volpe per la coda quando sembrava ormai scappata. Perde, la Juventus, 6 punti in un giorno solo, il 22 dicembre: nel pomeriggio per via della sentenza su quel 3-0 al Napoli ora cancellato, e poi altrettanti la sera contro la Fiorentina, appunto. Ma quando pare allontanarsi più che altro da sé stessa, la Juve si ritrova: è così da sempre. E se c’era una notte che non poteva sbagliare, era proprio quella di San Siro.

                          La differenza tra i bianconeri e gli altri si è vista quando Pirlo ha mandato in campo Kulusevski e McKennie, e quest’ultimo ha pure chiuso la partita con il terzo gol. Di fronte c’era il Milan sbarazzino e senza centrocampo, con Pioli costretto a inventarsi Calabria centrocampista, peraltro goleador. Il Milan era un osso spolpato, la Juve il cane che quell’osso spolpava. Nel mese di gennaio, quello in cui molte più cose si sapranno, pare di averne già compresa una: la Juve non ha cambiato natura né abitudini. Le servirà tempo per vestire d’esperienza le teorie del suo allenatore, non sempre messe in pratica. Ma la forza di svariati campioni, oltre al numero delle possibili alternative già segna la differenza, anche se la scalata è appena ricominciata. Eppure, nonostante la Juve non avesse ancora battuto neppure una delle prime dieci in classifica, se superasse il Napoli nel recupero accorcerebbe una distanza che stava pericolosamente allungandosi come un elastico.

                          Accadde anche con Allegri, ottobre 2015, quando un pessimo inizio fu riscattato in inverno e cancellato in primavera. Furono i veterani, quella volta, ad alzare la voce. Oggi sembra che il coro sia più uniforme, anche se talvolta più stonato. E il fatto che la Juve sia riuscita a cancellare il Milan capolista con un Cristiano Ronaldo stranamente pallido, rafforza l’ottimismo dei tifosi che cominciavano a ripetersi la stessa frase: forse, questo non è l’anno giusto. E invece, magari lo sarà lo stesso. Perché, chi può vincere lo scudetto? L’Inter che arriva quarta su quattro nel girone di Champions? Il Milan dei giovani leoncini? Il Napoli delle troppe partite perdute? Forse la Roma che va di slancio, leggera e felice? Il sospetto è che l’assassino del campionato anche stavolta sarà il maggiordomo. Ha stile, è una vecchia volpe scaltra. Veste di bianco e di nero.

                          A Barcellona per vincere il girone di Champions, a Meazza per riaprire il campionato. Data per finita, la squadra di Pirlo in una notte si ricandida come d'…
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Inter, senza Lukaku è un'altra squadra: come gioco e... rigore

                            La sconfitta con la Samp, pur con le attenuanti del caso, ha confermato che quando non c'è il belga Conte perde molte soluzioni. E il cileno dal dischetto è un caso

                            Esiste un’Inter senza Lukaku? È una delle questioni su cui più si dividono i tifosi nerazzurri. Prima del match contro la Sampdoria a Genova, che ha fermato a 8 la serie delle vittorie consecutive per l’Inter, il belga non era partito titolare in appena undici occasioni dal suo arrivo nell’estate 2019, entrando a partita in corso oppure non mettendo mai piede in campo. Se in Champions l’assenza del centravanti ha portato disastri (Lukaku non partì per Barcellona il 2 ottobre 2019, quando l’Inter perse 2-1, né era a Madrid lo scorso novembre, quando i nerazzurri furono sconfitti per 3-2) in campionato, fino a ieri, la squadra di Antonio Conte se l’era cavata anche senza di lui. Nella scorsa stagione, i nerazzurri vinsero contro Torino e Spal, senza che il centravanti mettesse piede in campo.

                            Il perno del gioco interista

                            Resta il fatto che il gioco dell’Inter con e senza Lukaku è un’altra cosa. Il vecchio adagio secondo cui è il centravanti a far giocare bene una squadra, nel caso dell’Inter è verissimo. Quando Romelu è in campo, i compagni lo cercano e gli avversari lo temono. Avere uno come Lukaku in squadra significa potere giocare anche sulla palla lunga, senza doversi ogni volta affidare a una miriade di passaggi per arrivare al tiro. E dalle sue sponde nascono molti dei palloni più preziosi. E poi ci sono i gol: 16 in questa stagione, fra Champions (4 centri) e campionato (12 reti), cui si aggiungono 3 assist. Lo scorso anno, fra tutte le competizioni, Lukaku segnò 34 gol in 51 partite, mandando per sei volte in rete un compagno. Un tesoro di cui difficilmente l’Inter può fare a meno.


                            Il vice Lukaku

                            Che l’Inter non abbia una vera alternativa a Lukaku, per caratteristiche e qualità, è assodato (ma quale squadra la avrebbe?). Per questo la cercano sul mercato, sempre che per Eriksen e Pinamonti si trovi una destinazione. Al momento, in caso di assenza del totem nerazzurro, l’unica soluzione è fare giocare Alexis Sanchez. Il primo gol con l’Inter, il cileno lo segnò proprio a Genova contro la Sampdoria il 28 settembre 2019. Poi si fece espellere per una maldestra simulazione e Romelu, lasciato in panchina per un affaticamento, dovette entrare nel finale. La storia ieri s’è ripetuta, ma con altri risultati. Questa volta, la fesseria Sanchez non l’ha fatta tuffandosi in area, ma calciando dal dischetto. Il pensiero di molti l’ha riassunto a Sky Fabio Capello, spesso critico con Antonio Conte: “Sanchez in carriera ha calciato 12 rigori e ne ha segnati solo quattro. Mi chiedo perché l'abbia calciato lui”.

                            Sanchez e i rigori

                            L’ultimo rigore Alexis Sanchez lo aveva segnato il 1 luglio contro il Brescia, anche se Joronen aveva intuito la traiettoria della palla. Per il resto, tutti gli altri tre centri della sua carriera dal dischetto sono arrivati nel 2017 in Premier League, con la maglia dell’Arsenal: due contro il Burnley, a gennaio e a novembre, e uno contro l’Hull City a febbraio. Non proprio partite di cartello. Scorrendo la lista degli otto rigori sbagliati, invece, si incontrano anche partite importanti. Fra i tre tiri dagli undici metri ciccati con la maglia dei Gunners c’è anche quello nel ritorno degli Ottavi di Champions League contro il Bayern Monaco di Ancelotti, che la squadra di Wenger perse 5-1. Altri tre li ha steccati con la nazionale cilena, uno in Premier League con la maglia dello United e l’ultimo ieri a Marassi contro la Samp. Rigori che, stando alla statistica, Lukaku avrebbe messo in porta.

                            La sconfitta con la Samp, pur con le attenuanti del caso, ha confermato che quando non c'è il belga Conte perde molte soluzioni. E il cileno dal dis…
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Juventus, Chiesa e Ronaldo: la luce e l’ombra della Signora rinata. E ora Pirlo chiede continuità

                              La doppietta dell'ex viola è il segnale di una tendenza «verde» evidente, esemplificata anche da McKennie e Kulusevski. Colpisce invece la solitudine di CR7, orfano di Morata

                              «A tante persone piacerebbe vederci morti ma siamo molto vivi..». Quella del portiere juventino Szczesny è una sintesi brutale, però rende l’idea dello spirito con il quale la squadra di Pirlo ha iniziato il ciclo da «dentro o fuori», che dopo il Milan prevede anche Sassuolo e Inter (ancora a San Siro) nei prossimi 9 giorni: tre partite che adesso sono importanti per rientrare nella lotta scudetto e in primavera saranno decisive.

                              La cara vecchia sindrome da accerchiamento fa sempre bene alla Juventus: quello esterno, ma anche quello interno, perché a nessuno piace trovarsi così distante dalla vetta dopo aver perso punti per strada con una certa sciatteria. La giornata perfetta di mercoledì (vittoria nello scontro diretto con il Milan e sconfitta dell’Inter) riequilibra quella da incubo del 22 dicembre, con i 3 punti a tavolino tolti e poi la prima sconfitta in campionato, in casa con la Fiorentina.


                              Al di là dei conteggi e della battaglia psicologica con gli avversari, inseguire fa bene alla Juve, perché la aiuta a ritrovare quello spirito da battaglia che ogni tanto le manca, soprattutto in mezzo al campo, e che la caratterizza da sempre. La parola chiave, dopo la splendida doppietta di San Siro, l’ha pronunciata Federico Chiesa. Ed è «continuità»: nelle prestazioni, nell’approccio, nel lavoro, nella mentalità.

                              È quella, inculcata dai senatori, che fa la differenza fra un giovane che arriva alla Juventus e vive la nuova realtà come un punto di partenza e altri che magari negli anni hanno interpretato lo sbarco a Torino come un punto di arrivo, non sfruttando appieno le loro occasioni (vedi Bernardeschi). Ed è sempre la continuità che distingue una squadra da scudetto, da un’altra con idee di gioco ambiziose, esibite però ancora con tante pause, che sono già costate diversi punti.

                              Dopo nove scudetti e in una stagione così anomala forse ci vuole più pazienza con questa Juve ancora in costruzione. Di sicuro i gol di Chiesa e McKennie, l’impatto dell’americano assieme a quello di Kulusevski, dimostrano che la nuova linea verde intrapresa nell’ultimo mercato può portare qualità, gol e punti. Come del resto ha fatto fin qui Morata, che però salta anche il Sassuolo e punta a tornare a disposizione per la sfida contro l’Inter del 17.

                              Senza lo spagnolo, riaffiora la solitudine di Ronaldo, compensata dalla condizione straripante di Chiesa e da quella in crescita di Dybala. Come vice Morata non arriverà Fabio Quagliarella che ieri ha chiuso alla Juve e resterà alla Sampdoria: «Ci sono legami più forti di tutto, che vanno oltre lusinghieri corteggiamenti» ha scritto l’attaccante. Un gentile «no grazie» che un po’ spiazza la Signora. La pista Llorente resta aperta, ma dopo la Supercoppa col Napoli del 20, non prima: per quel giorno sarà tutto più chiaro. Anche la forza della Juventus nel gruppo di testa.

                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                L’Inter Lukaku-dipendente: cosa può inventarsi Conte per rialzarsi subito

                                Senza il belga si ripresentano i problemi per la squadra di Conte: ora l’aspetta una settimana durissima, con Roma, Juventus e Fiorentina in Coppa Italia

                                Fallita per la quarta volta l’operazione sorpasso e interrotta la striscia di otto vittorie consecutive, l’Inter comincia domenica a Roma una settimana durissima, con due scontri diretti: prima i giallorossi e poi la Juventus, intervallati dalla sfida di Coppa Italia con la Fiorentina.


                                Segni di cedimento

                                La sconfitta con la Samp lascia aperta più di una questione per Conte. Pur non demeritando, a Genova l’Inter ha perso e ha pesato in modo determinante l’assenza di Lukaku. Delle quattro partite giocate senza il centravanti belga titolare, i nerazzurri ne hanno vinta soltanto una, quella con il Sassuolo. Poi la sconfitta con la Samp e due pari, con il Parma quando Lukaku era assente e con l’Atalanta, quando Conte gli concesse pochi minuti nel finale, senza di lui k.o. anche nell’andata di Champions con il Real Madrid. Conte, mai incline a lodare troppo i singoli, dopo la partita con la Samp ha ammesso: «Le qualità di Lukaku le conosciamo».


                                Dipendenza

                                Si può parlare di dipendenza perché senza il suo fuoriclasse l’Inter è costretta a cambiare modo di giocare e lo stesso Lautaro è meno incisivo. Contro la Roma domenica Lukaku ci sarà, a preoccupare però sono le alternative. Le seconde linee che poi sulla carta non lo sono per niente.
                                La panchina dell’Inter scricchiola sotto il peso degli stipendi. Contro la Samp non erano titolari Vidal, Perisic e Eriksen, in campo invece il riservista Sanchez. I quattro come ingaggi netti viaggiano sui 26 milioni l’anno: Eriksen 7,5, Sanchez 7, Vidal 6,5, Perisic 5. Lecito attendersi qualcosa in più. I nerazzurri non perdevano in trasferta dall’8 marzo (sconfitta in casa della Juventus), e non avevano lasciato punti contro le squadre della parte destra della classifica, se non il pareggio con il Parma.


                                Le ambizioni

                                La caduta non pregiudica il cammino e non sminuisce le ambizioni della squadra di Conte, comunque in testa alle classifiche di rendimento per gol segnati (41), assist, cross, chilometri percorsi. Dall’eliminazione dalla Champions l’Inter ha perso solo una volta, segno che ha assorbito il colpo. Ora deve reagire subito e farlo proprio negli scontri diretti, quasi sempre ostici fin qui ai nerazzurri. L’anno scorso due pareggi contro la Roma e due sconfitte con la Juventus e qualche settimana fa è stato proprio Conte ad ammettere: «Con una classifica così equilibrata gli scontri diretti pesano parecchio».
                                L’Inter deve rialzarsi e non può aspettarsi neanche regali dal mercato. L’input è sfoltire la rosa per contenere i costi. Davanti c’è bisogno però di un rinforzo, almeno numerico. Pinamonti però, con un ingaggio da 2,5 milioni netti, è difficile da piazzare, anche perché l’Inter non ha intenzione di concorrere alle spese d’ingaggio. Stesso discorso per Eriksen. Per il danese c’è qualche timido interessamento dalla Premier League, nulla di concreto. Bisognerà aspettare gli ultimi giorni del mercato per sperare di poter far entrare qualcuno, comunque a costo zero, come Eder. Il quadro economico rimane complesso e le mosse di Suning per cercare un socio vanno avanti. Nei giorni scorsi ci sono stati contatti con il fondo Bc Partners, il tempo dirà come evolverà la trattativa. L’Inter deve riprendere a correre, l’aspettano tutti al varco.

                                CorSera
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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