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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Va bene non parliamone più (io almeno, voi come volete)
    Per me alla fine questa è la soluzione migliore ma già lo dicevo sette giorni fa.

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      Soluzione tardiva. Migliore in quanto salvaguardia l'uniformità. Risulterà però disastrosa per i club e per il calcio.

      I club avranno mancati incassi ad oggi non quantificabili. Le tv avranno un danno di immagine e nei prossimi rinnovi offriranno al ribasso per i diritti domestici e incasseranno molto meno da quelli esteri...indi per cui guadagneranno meno tutti i club anche da quel punto di vista.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        Soluzione tardiva. Migliore in quanto salvaguardia l'uniformità. Risulterà però disastrosa per i club e per il calcio.

        I club avranno mancati incassi ad oggi non quantificabili. Le tv avranno un danno di immagine e nei prossimi rinnovi offriranno al ribasso per i diritti domestici e incasseranno molto meno da quelli esteri...indi per cui guadagneranno meno tutti i club anche da quel punto di vista.
        Vorrà dire che i calciatori si proveranno ad accontentare di guadagnare qualche milione di euro in meno, ad esempio.
        Oppure andranno all'estero... Ma se la crisi è globale anche altrove pagheranno meno

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          Coronavirus e calcio, cosa succede se si trova un positivo in serie A: il campionato si ferma

          I presidenti litigano su dettagli, ma le probabilità di non portare a termine la stagione non si possono scartare. Il caso di Pianese e Juve Under 23 finite in quarantena

          E mentre l’orchestrina del pallone nostrano suonava sulle note del «a me interessa salvare l’incasso», «io voglio giocare riposato», «meglio domenica, no meglio lunedì» nessuno sembrava vedere apparire all’orizzonte l’iceberg di una domanda scomoda, antipatica, pessimista, ma che tiene conto del calcolo delle probabilità e del dato di fatto che il calcio non è un’isola a parte (anche se crede di sì): ma che succede se uno tra i, mal contati, 600 giocatori in rosa nelle venti squadre di A o uno tra i mille professionisti che a vario titolo lavorano a contatto con le squadre o uno dei circa 30 arbitri impegnati fin qui, o anche solo uno dei loro familiari, si scopre positivo al coronavirus?

          Nessuno vuole trasformarsi in Cassandra, eppure la risposta è semplice: succede che si ferma tutto. E che il campionato rischia di non potersi concludere, altro che balletti di date o liti di condominio. Ecco perché nei giorni scorsi, tra i dirigenti delle squadre di A, c’è chi cominciava a dare voce a una convinzione che, via via, sta prendendo forma: questo campionato non arriverà in fondo, sarà sospeso magari per riprenderlo e portarlo a termine più avanti, quando sarà possibile, dopo gli Europei (sempre se ci saranno).


          Al di là delle previsioni, in cui è azzardato addentrarsi, la risposta a quello che potrebbe succedere sul piano pratico in caso del riscontro di una positività la stanno dando in questi giorni, loro malgrado, due squadre di Lega Pro, la Pianese e la Juventus Under 23. Tra i giocatori della squadra toscana ci sono stati positivi al Covid-19: tutti i giocatori sono dovuti andare in quarantena per quindici giorni, mentre gli avversari della Juve under 23 hanno sospeso gli allenamenti e vengono tenuti sotto controllo. Lo stesso iter ovviamente dovrà essere seguito, nel caso, anche in serie A. Ma il carrozzone — così come è stato concepito, con i calendari super intasati — non è in grado di reggere alla sospensione dell’attività sportiva di quindici giorni di un paio di squadre.

          Insomma, è solo uno scenario ma è questa la prospettiva che dovrebbero inquadrare i dirigenti di una delle più importanti aziende del Paese. Prima di cambiare nome in Titanic.



          CorSera
          ...ma di noi
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          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Calendario serie A, finite le risse in Lega adesso però giocate e basta

            Ora che il governo d’imperio ha deciso secondo logica, smettetela di litigare. O almeno provateci. Altrimenti la gente comune questa volta non ve lo perdonerà

            C’è un Paese in difficoltà, spaventato da un virus e da un conteggio allarmante di contagiati e di morti. C’è un’economia in crisi, messa in ginocchio da un nemico invisibile ma ben presente a chi si accorge che le entrate crollano, esercizi deserti, strade deserte, sospetti a ogni colpo di tosse. C’è un mondo che senza girarci intorno cerca di isolarci, trattandoci come gli untori del pianeta.


            E poi c’è un gruppo di persone che continua a litigare, apparentemente ignare di quello che sta accadendo intorno a loro. Il virus ha messo a nudo ancora una volta i mille difetti del nostro pallone, dispettucci da cortile, ripicche che nemmeno Paolino Paperino e Anacleto Mitraglia per i confini del giardino a Paperopoli.


            Abbiamo a cuore la salute dei tifosi? Ma quando mai: giochiamo a porte chiuse così ci prendiamo un vantaggio, anzi no, porte aperte ma senza i tifosi che vengono da fuori così il vantaggio ce lo prendiamo noi. Spostiamo la partita al lunedì almeno aggiriamo l’ordinanza di chiusura; ma quando mai, il calendario parlava di domenica e domenica giocheremo.

            La Coppa Italia? Se non possiamo scendere in campo col pubblico, allora tanto vale rimandarla... Ah sì? Se non giocano loro, allora non giochiamo neppure noi, non vorremo mica arrivare stanchi allo scontro diretto... Il Paese parla di scuole chiuse, di esercizi da puntellare perché il lavoro è crollato, di emergenze negli ospedali perché mancano medici, infermieri e posti letto. E il gruppo di persone di cui sopra litiga e perde tempo su come rimettere insieme il calendario dopo aver rinviato partite che sarebbe stato logico giocare senza pubblico, su dove sistemare le gare non giocate.

            Insulti, «clown», porte (chiuse) sbattute. Eh sì, son problemi... Saltano gli incassi? È vero, a parte il fatto che i biglietti già acquistati non saranno rimborsati. Siamo in una situazione di emergenza, tutti, non lo è solo il calcio. E ora che il governo d’imperio ha deciso secondo logica, per cortesia adesso giocate e basta, e smettetela di litigare. O almeno provateci. Altrimenti la gente comune questa volta non ve lo perdonerà.



            CorSera
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              Milan, Maldini a Mirabelli: «Eviterei i riferimenti al livello di istruzione scolastica...»

              Il d.t. rossonero risponde all’ex direttore sportivo che gli aveva detto: «È come un medico che non ha fatto la scuola elementare».

              Mentre il destino di Zvonimir Boban è ormai segnato, col comunicato del Milan che sancirà la rottura atteso non più a giorni ma a ore, quello di Paolo Maldini è ancora tutto da decidere. Resta o non resta? Quelli di Elliott sono stati chiarissimi: la decisione spetta a lui, può rimanere, ma solo se accetterà di allinearsi alla filosofia gestionale della proprietà. Paolo, combattuto tra la lealtà all’amico Boban e quella al Milan, sta riflettendo: una decisione non l’ha ancora presa, ma chi gli sta vicino assicura che i dubbi sono molti e forti. Troppi gli screzi, troppe le polemiche, in questo ultimo anno di difficile convivenza.

              Nell’attesa di schiarirsi le idee, il d.t. rossonero ieri ha rotto il silenzio. Ma non per entrare nel merito del caos societario, bensì per regolare i conti con Massimiliano Mirabelli, che qualche giorno fa aveva sparato a zero accusandolo di inesperienza: «È come un medico che non ha fatto la scuola elementare», l’accusa dell’ex ds. Altrettanto tagliente la replica di Maldini all’Ansa: «A parte il fatto che ogni suo commento negativo su di me lo considero un grande complimento, ma, sentendolo parlare, fossi in lui, eviterei riferimenti a qualsiasi livello di istruzione scolastica».


              Giorni caotici al Milan. Anche per questo Pioli ieri ha dato a tutti un giorno libero, in attesa della partita crocevia col Genoa di domenica. Comunque vada, il suo futuro sembra segnato. La stima di Gazidis nei suoi confronti è reale, ma la verità è che l’ad i suoi ormai sempre più stretti referenti dell’area tecnica, i manager Almstadt e Moncada, hanno già scelto: per giugno vogliono Rangnick. Il quale, oltre all’italiano, sta studiando lo staff e la squadra che verrà. Ibrahimovic, assicurano dalla Germania, non è in cima alla sue idee. Troppo ingombrante, per l’attuale responsabile delle squadre del gruppo Red Bull, evidentemente non così convinto di mettere un quasi 39enne al centro di un progetto che sarà almeno triennale. Il dossier Ibra però è più complesso. Per due ragioni. La prima è che Elliott e Gazidis sono invece dell’idea di prolungargli il contratto che scade a giugno. La seconda è che Ibra invece convinto non lo è per nulla, ora che Boban se ne andrà. Per restare chiede garanzie. Senza, saluterà.


              CorSera
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                Coppa Italia d’estate? Forse ci potrebbe essere la data del 20 maggio, occupata dalla finale. Tra le idee ci sarebbe l’ipotesi di un torneo estivo a quattro tra le semifinaliste

                Coppa d’estate? Il campionato riprende, il calendario arriverà stamattina. Resteranno però due punti interrogativi che neanche Alan Turing, l’«inventore» dell’informatica, potrebbe in questo momento risolvere. Lo spazio per Inter-Sampdoria, la partita ballerina, non c’è. Una situazione sottolineata da Marotta che però ora non si può affrontare. Bisognerà vedere quanta strada farà l’Inter in Europa League. Poi sarà necessario recuperare le semifinali di Coppa Italia: dopo Juve-Milan è saltata per decisione del prefetto anche Napoli-Inter che si sarebbe dovuta giocare oggi. Forse ci potrebbe essere la data del 20 maggio, occupata dalla finale. Finale che a quel punto non si saprebbe dove collocare. E così fra i sussurri c’è pure quello che vorrebbe un suo spostamento in agosto, modello prima Supercoppa. Tra le idee, tutte da verificare, esiste anche l’ipotesi di un torneo estivo a quattro tra le semifinaliste Juve, Inter, Napoli e Milan. Ma per questo ci sarà tempo.

                La Gazzetta dello Sport
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                            Mirabelli non ha tutti i torti. Maldini, tra i 2009 (anno del suo ritiro) ed il 2018 (anno del suo esordio da dirigente) che ha fatto? Ha giocato a golf in attesa che il Milan avesse bisogno di una bandiera da mettere in dirigenza.
                            I SUOI goals:
                            -Serie A: 189
                            -Serie B: 6
                            -Super League: 5
                            -Coppa Italia: 13
                            -Chinese FA Cup: 1
                            -Coppa UEFA: 5
                            -Champions League: 13
                            -Nazionale Under 21: 19
                            -Nazionale: 19
                            TOTALE: 270

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                              Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                              Mirabelli non ha tutti i torti. Maldini, tra i 2009 (anno del suo ritiro) ed il 2018 (anno del suo esordio da dirigente) che ha fatto? Ha giocato a golf in attesa che il Milan avesse bisogno di una bandiera da mettere in dirigenza.
                              Mirabelli ha fatto più danni di Monchi, però...o quasi.
                              Non è che può parlare, imho.

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