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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da fransisco1 Visualizza Messaggio
    Oggi giornata storica,conte ha giocato a 4 quasi tutto il secondo tempo.
    eriksen manco a dirlo in quella posizione si è messo a dispensare calcio e a prendere a pallonate la loro porta con destro e sinistro.
    può giocare solo li
    Originariamente Scritto da Pesca
    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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      Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
      può giocare solo li
      Si ma molto molto meglio così che il 3-4-1-2.
      i 3 Centrocampisti ci servono (oltre ad eriksen che pure sa abbassarsi e dialogare) i 3 DC fondamentalmente non ci servono a un beneamato caxzo.
      quindi si passi a un bel 4-3-1-2 con d ambrosio/candreva young/asamoah/biraghi terzini
      il CC a 3 con vecino-brozovic-barella
      eriksen a fare da raccordo tra il cc e i due davanti,anche in ottica anno prossimo sti 3 difensori centrali è il caso di toglierli dalle palle.

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        Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
        madonna che flop dembele... vale la metà di quanto acquistato ora, forse
        La testa, la volontà e la professionalità lo accompagnano poco.
        *** indirizzo email non valido, controllare prima che il forum metta in sospensione ***

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          Vedere giocare Sancho del Borussia D. è un piacere. Finirà o in Spagna o in Inghilterra. Peccato per la Juventus.
          *** indirizzo email non valido, controllare prima che il forum metta in sospensione ***

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            Dembele scarso forte pure a fifa, per lo meno al 19, corre si ma tiro ridicolo, non ci ho mai segnato

            Inviato dal mio ANE-LX1 utilizzando Tapatalk

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              Dembele si diceva più che altro fosse proprio lui forte a giocare a fifa e che arrivasse spesso tardi agli allenamenti perché avesse una sorta di dipendenza.

              sancho finisce sicuro in premier league,magari si muove il liverpool non quest anno ma il prossimo.

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                Europa League, l’Inter vince in Bulgaria contro il Ludogorets con Eriksen al suo primo gol in nerazzurro e Lukaku su rigore all’ultimo secondo. Più che una partita un allenamento e tanta noia. Non un vero e proprio risveglio dopo i ko con Napoli e Lazio. Non si capisce ancora se l’Europa League, dopo aver perduto la Champions, per Antonio Conte sia un fastidio oppure un’opportunità

                Ludogorets-Inter 0-2 (71′ Eriksen I, 90’+5′ Lukaku rig I)

                Dall’entusiasmo e il trasporto con cui l’ Inter ha affrontato la trasferta in Bulgaria per giocare contro il Ludogorets, non si direbbe che l’ Europa League sia in cima ai suoi pensieri. L’unica cosa da ricordare è stato il gol (il primo in nerazzurro) di Christian Eriksen che finalmente Conte ha schierato da titolare dopo una lunga e forse non ancora terminata gestazione.

                Per il resto quasi un’ Inter B e un ritmo da partitella del giovedì in provincia di Milano. Ne serviranno ancora altre di partite prima che all’ Inter salga l’adrenalina e giocare dunque col dovuto impegno una Coppa che Antonio Conte ha notoriamente qualche difficoltà a maneggiare. L’ Europa League di oggi è soprattutto il residuo di una Champions sbagliata. Un po’ gli piacerebbe sicuramente avere un miglior curriculum internazionale, un po’ certi impegni sembrano quasi recargli fastidio.

                Oggi un’ Inter senza Handanovic, Skriniar, Brozovic, Lukaku è difficilmente concepibile, ma è anche vero che un’ Inter quasi al top ha perso prima col Napoli in Coppa Italia e poi con Lazio in campionato. Dire che la vittoria col Ludogorets rappresenti un passo avanti, un risveglio dopo il doppio colpo al mento, forse ci sta anche. Ma non è sicuramente questa l’ Inter che serve per conquistare qualcosa di importante in questa stagione.

                EUROPA LEAGUE, ANDATA SEDICESIMI Ludogorets-Inter 0-2 (71' Eriksen I, 90'+5' Lukaku rig I) Dall'entusiasmo e il trasporto con cui l' Inter ha affrontato la trasferta in Bulgaria per giocare contro il Ludogorets, non si direbbe che l' Europa League sia in cima ai suoi pensieri. L'unica cosa da ricordare è stato il gol (il primo in nerazzurro) di Christian Eriksen che finalmente Conte ha schierato da titolare dopo una lunga e forse non ancora terminata gestazione. Per il resto quasi un' Inter B e un ritmo da partitella del giovedì in provincia di Milano. Ne serviranno ancora altre di partite prima che all' Inter salga l'adrenalina e giocare dunque col dovuto impegno una Coppa che Antonio Conte ha notoriamente qualche difficoltà a maneggiare. L' Europa League di oggi è soprattutto il residuo di una Champions sbagliata. Un po' gli piacerebbe sicuramente avere un miglior curriculum internazionale, un po' certi impegni sembrano quasi recargli fastidio. Conte a ⁦@SkySport⁩: "L' #EuropaLeague
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  La Roma batte il Gent con un gol di Carles Perez ma fa veramente una gran fatica, la vittoria ormai mancava da un mese. Lo stesso Fonseca ammette: “E’ un momento difficile, ora l’unica cosa importante è vincere”. Insomma accontentatevi…

                  Roma-Gent 1-0 (13′ Carles Perez R)

                  Non è stata molto differente la partita della Roma da quella dell’ Inter. Un avversario non dei più pericolosi e una gara faticosa, lenta, con pochi spunti. Il gol di Carles Perez che fa la differenza è la conferma che l’acquisto del mercato di gennaio è buono – 22 anni, provenienza dalla cantera del Barcellona, attaccante esterno di destra che nel Barça non poteva trovare oggettivamente posto fisso – ma non certo sufficiente a far ridecollare la Roma. Che comunque ha almeno interrotto col Gent l’astinenza da vittoria che durava addirittura dal 19 gennaio.

                  Alla Roma è in corso uno dei tanti psicodrammi cui è molto affezionata, perso contatto col quarto posto, l’ Atalanta e la zona Champions League, troppe sconfitte in questa prima parte del 2020 per non subire contraccolpi a tutti i livelli. Dalla società in fase di trapasso da padrone americano a un altro padrone americano, all’allenatore in discussione ma per altro convinto, dice, di saper sopportare lo stress e le tensioni dell’ambiente, perso Zaniolo, sofferti troppi infortuni, calato il rendimento di elementi fondamentali come Smalling, Mancini, Kolarov, Pellegrini, Dzeko, i giocatori giallorossi sono in cerca di un futuro che oggi non hanno.

                  Lo stesso Fonseca traccia un quadro preciso della situazione: “Non abbiamo fatto una partita di qualità, ma è un momento difficile, l’importante era non prendere gol”. Insomma siamo veramente al minimo. La Roma esce con un risultato veramente troppo striminzito dal match d’andata dei sedicesimi, non c’è più molto tempo da perdere.

                  EUROPA LEAGUE, ANDATA SEDICESIMI Ludogorets-Inter 0-2 (71' Eriksen I, 90'+5' Lukaku rig I) Dall'entusiasmo e il trasporto con cui l' Inter ha affrontato la trasferta in Bulgaria per giocare contro il Ludogorets, non si direbbe che l' Europa League sia in cima ai suoi pensieri. L'unica cosa da ricordare è stato il gol (il primo in nerazzurro) di Christian Eriksen che finalmente Conte ha schierato da titolare dopo una lunga e forse non ancora terminata gestazione. Per il resto quasi un' Inter B e un ritmo da partitella del giovedì in provincia di Milano. Ne serviranno ancora altre di partite prima che all' Inter salga l'adrenalina e giocare dunque col dovuto impegno una Coppa che Antonio Conte ha notoriamente qualche difficoltà a maneggiare. L' Europa League di oggi è soprattutto il residuo di una Champions sbagliata. Un po' gli piacerebbe sicuramente avere un miglior curriculum internazionale, un po' certi impegni sembrano quasi recargli fastidio. Conte a ⁦@SkySport⁩: "L' #EuropaLeague
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Europa League: Martial salva lo United. Colpo esterno Arsenal, Ajax ko col Getafe

                    Il Manchester pareggia 1-1 contro il Brugge, mentre gli spagnoli piegano per 2-0 gli olandesi. I Gunners vincono sul campo dell'Olympiacos grazie a Lacazette. Larghi successi per l'Eintracht, i Wolves, il Basilea e lo Sporting. Rimonta Rangers: da 0-2 a 3-2 contro il Braga

                    L'andata dei sedicesimi di finale di Europa League regala le prime sorprese: il Manchester United non va oltre l'1-1 sul campo del Brugge, l'Ajax cade contro il Getafe e il Siviglia è costretto all'1-1 dal Cluj. Sorridono le altre inglesi: l'Arsenal vince 1-0 in trasferta con l'Olympiacos, il Wolverhampton dilaga contro l'Espanyol: 4-0. Poker anche per l'Eintracht Francoforte, che travolge 4-1 in casa il Salisburgo ormai orfano di Haaland.

                    Martial tiene a galla lo United, colpo Arsenal

                    Finiscono tutte 1-1 le gare tra Cluj e Siviglia (Deac su rigore e pari spagnolo di En Nesyri), quella tra Copenaghen e Celtic (vantaggio di Edouard e pareggio di N'Doye per i padroni di casa), quella tra Alkmaar e LASK (ospiti avanti con Raguz e pari di Koopmeiners su rigore) e soprattutto quella tra Brugge e Manchester United con Martial che risponde a Dennis, tendendo così a galla gli inglesi che hanno rischiato grosso. Restando in Premier, colpo grosso fuori casa per l'Arsenal che vince 1-0 sul campo dell'Olympiacos grazie a Lacazette al minuto 81. Netto 4-0 del Wolverhampton sull'Espanyol: grande protagonista è Jota, autore di una tripletta. L'altro gol porta la firma di Neves.

                    Il Getafe stende l'Ajax, Shakhtar ok


                    Positivo l'esordio nei sedicesimi anche per il Getafe che vince 2-0 contro l'Ajax, retrocessa dalla Champions League. Nel primo tempo segna Deyverson, in pieno recupero raddoppia Kenedy mettendo così in una più che scomoda situazione gli olandesi. La sfida tra altre due retrocesse dalla Champions, Shakhtar-Benfica, la vincono gli ucraini per 2-1: in gol ci vanno Patrick e Kovalenko per i padroni di casa, in mezzo il rigore di Pizzi. Bene anche lo Sporting che regola per 3-1 il Basaksehir grazie ai gol di Coates, Sporar e Vietto, mentre un penalty realizzato da Visca tiene ancora in corsa i turchi. Ottimo successo esterno del Basilea sul campo dell'APOEL (0-3): decidono Petretta, Stocker e Arthur.

                    Eintracht, che poker. Grande rimonta Rangers

                    L'Eintracht Francoforte batte 4-1 il Salisburgo e mette una seria ipoteca sul passaggio del turno. Protagonista di serata è stato Kamada, autore di una tripletta; in rete poi Kostic e Hwang Hee-Chan su rigore per gli austriaci. A parte il Francoforte, le altre tedesche in gara vincono "solo" per 2-1. Il Leverkusen ha la meglio sul Porto: in gol Alario, Havertz su rigore e Luis Diaz per i portoghesi. Medesimo punteggio anche per il Wolfsburg sul Malmo: Thelin porta avanti gli svedesi, poi arriva la reazione dei tedeschi che vincono grazie a Brekalo e a un autogol dello stesso Thelin. Impresa infine per i Rangers che, sotto di due gol, ribaltano il Braga e portano a casa un prezioso 3-2: Fransergio e Ruiz illudono i portoghesi, poi a 23′ dalla fine comincia la rimonta con Hagi, quindi segnano Aribo e ancora Hagi.

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                      Atalanta, ecco perché la formazione di Gasperini è diventata una delle più forti squadre d’Europa

                      Prandelli: «La formazione orobica è la dimostrazione che se fai le cose per bene i risultati arrivano. I nerazzurri, e lo dico con grande felicità, confermano che lavorare bene paga»

                      L’Atalanta è un concentrato di energia: ritmo, fisicità, alta intensità. Sono le chiavi, semplici ma solo all’apparenza, della trasformazione bergamasca da anatroccolo in principessa, da provinciale alla più europea delle nostre squadre. Gian Piero Gasperini, l’autore del piccolo miracolo di artigianato locale, nella notte della festa non lo nasconde: «Abbiamo dimostrato che il nostro calcio vale anche in Champions». Aggressivo, spregiudicato, moderno, fatto di pressing esasperato, recupero palla alto e di duelli, uno contro uno, in ogni zona del campo. Così la cenerentola d’Europa ha schiantato il Valencia, colmando con il coraggio e la qualità dei suoi interpreti il gap che la separava dagli spagnoli che in Champions sono arrivati a giocarsi due finali, una proprio a Milano. Forse è per questo che Gasperini non dà per scontato il ritorno, il 10 marzo nel catino del Mestalla.

                      «Ma sono convinto che in Spagna l’Atalanta giocherà con lo stesso piglio che ha mostrato a Milano», racconta Cesare Prandelli, che i quarti di Champions li ha sfiorati con la Fiorentina ed è stato vice campione d’Europa alla guida della Nazionale. Soprattutto, Bergamo è stata casa sua per sei anni da giocatori e sette da tecnico delle giovanili con due scudetti, uno con gli Allievi, l’altro con la Primavera. Ma oggi l’Atalanta ha fatto un salto di qualità in avanti: «Ed è la dimostrazione che se fai le cose per bene i risultati arrivano. I nerazzurri, e lo dico con grande felicità, confermano che lavorare bene paga. Tutto parte dal manico. Quando la proprietà è sul pezzo e segue le cose da vicino, come fanno i Percassi, non bisogna meravigliarsi se la squadra è un piccolo gioiello». Guidata con impareggiabile maestria da Gasperini, che si sta prendendo le sue belle rivincite. «C’è molto del suo allenatore nei successi atalantini», racconta un altro ex, Roberto Donadoni che, come Prandelli, per l’Atalanta ha fatto il tifo davanti alla tv: «Rispetto ai tempi in cui ci giocavo io prima di andare al Milan è un’altra squadra. Ha fatto un deciso salto in avanti, conservando però lo spirito famigliare che c’è sempre stato e che la rende inimitabile. Tradizione e modernità. Sostanza e zero apparenza», dice.


                      Anche mentalità. L’Atalanta ha giocato con furore la prima ora di questi ottavi di Champions, attesi due mesi senza concedersi distrazioni in campionato. L’attacco, guidato dal Papu Gomez e Ilicic, è una macchina da guerra. 76 reti stagionali con 15 giocatori diversi, una specie di cooperativa del gol. L’ultimo a iscriversi, l’olandese Hateboer, sino adesso a digiuno, si è sbloccato con una doppietta dirompente nella notte più bella. «L’Atalanta è una realtà della Champions e nessuno vorrà incrociarla», racconta ancora Prandelli. L’unico neo, di una squadra bellissima, è la difesa. Nell’ultima mezz’ora i ragazzi del Gasp hanno mollato un po’ sul piano dell’attenzione, rischiando di rimettere i valenciani in partita e confermando di non essere impenetrabili davanti a Gollini: «Ma in Spagna non devono temere niente, anche perché non giocheranno per difendersi», conferma Donadoni. Non è nel dna di questo gruppo, che non deve snaturarsi al Mestalla. L’Atalanta è l’orgoglio del calcio italiano e non può rinnegare se stessa proprio sul più bello, ora che il G8 d’Europa l’aspetta con curiosità e una certa trepidazione.



                      CorSera
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                      sopra una sola teca di cristallo
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                        L’uno contro uno del Gasp, la condizione fisica, i campioni e i giocatori rivalutati: i segreti dell’Atalanta

                        È la più grande rivelazione del calcio europeo: un gioco super aggressivo che però ha trovato il suo equilibrio, il salto di mentalità che ha fatto smettere di considerare la salvezza uno scudetto. E quegli allenamenti a Zingonia...


                        Attacco a tutto campo

                        La chiave del successo dell’Atalanta è senza dubbio legata al suo allenatore, Gian Piero Gasperini, che ha scelto, dopo un inizio non facile (i primi mesi è stato addirittura vicino all’esonero), un modo di giocare non convenzionale. Almeno in Italia. Un calcio super aggressivo e volto ad attaccare in ogni stadio, a prescindere dall’avversario che ha di fronte. Sbilanciato in attacco, con l’obiettivo, una volta perso il possesso del pallone, di riconquistarlo il più possibile vicino all’area avversaria. E tutti, a partire dagli attaccanti, sono chiamati a partecipare a questa fase che si basa sull’uno contro uno a tutto campo, con i benefici e i rischi che ne conseguono. Un equilibrio che rischia di essere precario, ma che con il passare delle stagioni la squadra ha metabolizzato e con cui oramai è a suo agio. Meno, gli avversari. Come ha dimostrato il Valencia in Champions League.

                        La condizione fisica che migliora

                        Per attuare questo tipo di gioco sono necessarie due componenti. La prima si costruisce in allenamento. La preparazione e le sedute a Zingonia, dove si trova il centro sportivo dell’Atalanta, sono dure e massacranti. Lo scopo è raggiungere una forma fisica che permetta ai giocatori di correre come pazzi per 90 minuti e per tutta la stagione. Condizione che, nelle ultime stagioni, non ha mai tradito, nemmeno sul finale delle annate quando i nerazzurri, al contrario, avevano comunque molta più benzina rispetto agli avversari. La seconda componente è mentale. Perché instillare in un club abituato da sempre a considerare il suo scudetto la salvezza una filosofia vincente e alzare ogni anno l’asticella, non è semplice. Con Gasperini si è verificato questo scatto mentale perché, in fondo, parafrasando proprio il tecnico «si gioca undici contro undici».

                        I calciatori che si rivalutano

                        Gioco, forma fisica, mentalità, ma, ovviamente, anche calciatori. L’Atalanta è un mix di scoperte e di campioni, che magari sono stati discontinui o sottovalutati in altre piazze. Partiamo dai primi. Il merito è dello scouting della società, l’abilità di andare a scovare calciatori in giro per il mondo con un rapporto qualità/prezzo invidiabile. Come Freuler, uno dei protagonisti della vittoria sul Valencia, ingaggiato per 1,5 milioni. O Gosens, costato meno di un milione di euro. Ora la sua valutazione supera i 30. Calciatori che Bergamo ha saputo valorizzare e fare crescere. Attendendoli, al contrario di quanto avviene altrove.

                        La qualità di Gomez e Ilicic

                        Le punte di diamante sono però calciatori che tecnicamente non sono mai stati in discussione, ma che a Bergamo hanno mostrato di essere continui e, soprattutto, in grado di fare squadra. Come Gomez e Ilicic. L’argentino è il veterano della squadra, acquistato nell’estate del 2014, in fuga dal Metalist e dalla guerra in Ucraina. Il Papu è una delle armi in più dei bergamaschi. E non solo per l’abilità e la rapidità che ha palla al piede, ma anche per la duttilità. Perché, in pratica, con Gasperini, è in grado di ricoprire tutti i ruoli nell’arco dell’attacco, ma anche i due centrali di centrocampo. Insomma, può essere schierato sia da trequartista che da regista. Senza perdere qualità nel suo gioco. Lo sloveno, che con il gol contro il Valencia ha già battuto il record di reti stagionali, a Bergamo, a 32 anni, ha trovato la consacrazione. Era considerato un giocatore molto forte, ma discontinuo e, soprattutto, poco incline a sacrificarsi per la squadra. All’Atalanta ha mantenuto la superiorità tecnica e ha dimostrato che su di lui si può contare. Sia in attacco, che in copertura. Sempre.

                        Bilanci e ambiente sani

                        Quello che stupisce di più dell'Atalanta è che questi grandi risultati sono frutto di una gestione «normale» a livello societario. I bilanci del club sono sempre in regola. Per esserlo, la società, che non può affidarsi a ricavi legati a merchandising, sponsor e biglietteria delle grandi società, è costretta, ciclicamente, a vendere (a peso d'oro) i cartellini dei giocatori che mette in mostra. Solamente a gennaio si è verificata la plusvalenza monstre di 40 milioni di euro legata a Kulusevski alla Juventus. Della rosa del primo anno di Gasperini a Bergamo (stagione 2015/2016) sono rimasti in tre. Ma i risultati sono in continua escalation.



                        CorSera
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                          Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                          Dipende, ci sono anche altre qualita'. Inzaghi non era un mostro di tecnica, eppure e' andato piuttosto lontano.
                          Inzaghi tecnicamente era osceno, ma in effetti è andato molto avanti. Io Cutrone l'avrei tenuto assolutamente, tra l'altro anche come testa sembrava esserci, al contrario di gente come Kean, per dire.
                          B & B with a little weed










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                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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