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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
    Non e' solo questione di piedi. Non ha le qualita' per fare il trequartista in Italia e da mezzala non fa la differenza.
    Per me la qualità per fare il trequartista l'ha eccome invece...

    Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando Tapatalk
    Originariamente Scritto da Sean
    Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
      Per me la qualità per fare il trequartista l'ha eccome invece...

      Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando Tapatalk
      Non ho scritto la qualità...ma LE qualità...intenso come le caratteristiche...gli manca innanzitutto il cambio di passo per fare il trequartista in serie A.
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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        Paqueta è il coutinho rosso nero farà il crack a breve
        Cura il tuo corpo come un tempio
        Originariamente Scritto da M K K
        Desade grazie di esistere
        Originariamente Scritto da AK_47
        si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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          *Emre Can a fronte di un corrispettivo di € 25 milioni pagabili in tre esercizi. Tale operazione genera un effetto economico positivo di circa € 12,4 milioni, al netto del contributo di solidarietà e degli oneri accessori”.


          Che peccato ci teniamo il relitto di Khedira e Questo aveva 26 anni
          Cura il tuo corpo come un tempio
          Originariamente Scritto da M K K
          Desade grazie di esistere
          Originariamente Scritto da AK_47
          si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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            Sorpresa Champions League, l’Atletico Madrid batte il Liverpool dei record. La squadra di Klopp ha ucciso la Premier League, ma in Champions – pur essendo campione in carica – continua a essere una squadra più normale e aggredibile: del resto questo ce lo aveva già dimostrato il Napoli. Salah, Firmino & C hanno sofferto contro la difesa del rude e galvanizzatore Simeone. Il Borussia Dortmund invece conferma che sul mercato ha pescato un gran jolly, il ventenne norvegese Haaland ha spedito ko il Psg di Verratti, Neymar e Mbappé. Insomma si ricomincia a pronostici rovesciati, buon segno…

            Ottavi di finale, andata
            Atletico Madrid – Liverpool 1-0 (4′ Saul AM, )
            Borussia Dortmund – Psg 2-1(69′ Haaland BD, 75′ Neymar Psg, 77′ Haaland BD)

            Che il Liverpool fosse una squadra battibile ce lo aveva già detto il Napoli di Ancelotti, che lo aveva sconfitto al San Paolo e costretto al pareggio ad Anfield. L’Atletico Madrid lo ha battuto con le sue classiche armi, la grinta e la ferocia instillata da Diego Simeone che metà del suo tempo lo ha trascorso incitando il pubblico e infiammando così lo stadio. Il gol di Saul è stato difeso con decisione, lasciando l’iniziativa al Liverpool: il dato del possesso palla – 73% contro 27% – è significativo nel dirci che il possesso palla appunto non è necessario per vincere le partite. Le migliori occasioni da gol le ha addirittura forse avute l’ Atletico, nel suo tempo ridotto ma più incisivo di gestione della palla. Il contropiede, o ripartenza, non è una vergogna, ed è una buona arma per battere chi è apparentemente più forte.

            Quando il Napoli a inizio stagione sconfisse il Liverpool non avevamo cognizione di quale stagione avrebbe poi fatto la squadra di Klopp, che le avrebbe poi vinte tutte, tranne tre (questa compresa, e una giocata con la squadra dei giovani). Il Liverpool lo conosciamo a fondo, è ancora la stessa squadra che ha vinto l’ultima Champions e perso il titolo per un punto lo scorso anno, probabilmente quest’anno nella Premier League si è verificata una particolare condizione che sta annullando uno a uno gli avversari. In Champions il Liverpool dà l’impressione di essere una squadra forte e rispettabile, con dei grandi campioni – da Alisson a Mané, Firmino e Salah – ma non imbattibile appunto.

            E’ un buon segno, una serata che rafforza psicologicamente anche le nostre squadre: Atalanta, Napoli e Juventus. L’ Atalanta contro il Valencia e il Napoli contro il Barcellona partono sfavorite, ma non battute.

            Il Borussia Dortmund invece ha sconfitto il Psg di Mbappé e Neymar con una doppietta dello straordinario Erling Haaland, giovanissimo talento, 20 anni a luglio, arrivato nel dicembre scorso, dopo averlo ingaggiato dal Salisburgo pagando la clausola rescissoria di 20 milioni. Il giocatore della scuderia di Mino Raiola era stato ricercato da molti club al mercato d’inverno, tra cui anche la Juve. Ma al di là della clausola i costi dell’ingaggio e di mediazione sarebbero stati altissimi: un’operazione da circa un centinaio di milioni di euro.

            Attaccante altissimo e velocissimo, in questa Champions ha già segnato 10 gol (8 col Salisburgo, 2 col Borussia). Che diventano 39 se prendiamo l’insieme di tutte le partite ufficiali di questa stagione con i suoi due club. Per il ricco Psg, arrivati a questo punto in Champions, si entra, come al solito, in zona incubo.

            CHAMPIONS LEAGUE 2019-2020 Ottavi di finale, andata Atletico Madrid - Liverpool 1-0 (4' Saul AM, ) Borussia Dortmund - Psg 2-1 (69' Haaland BD, 75' Neymar Psg, 77' Haaland BD) Mercoledì 19 febbraio 2020 Atalanta-Valencia 4-1 (16' Hateboer A, 42' Ilicic A, 57' Freuler A, 62' Hateoboer, 66 Cheryshev V) Tottenham - RB Lipsia 0-1 (58' Werner rig RBL) Martedì 25 febbraio 2020 Chelsea - Bayern Monaco Napoli-Barcellona Mercoledì 26 febbraio 2020 Lione - Juventus Real Madrid - Manchester City *** Che il Liverpool fosse una squadra battibile ce lo aveva già detto il Napoli di Ancelotti, che lo aveva sconfitto al San Paolo e costretto al pareggio ad Anfield. L'Atletico Madrid lo ha battuto con le sue classiche armi, la grinta e la ferocia instillata da Diego Simeone che metà del suo tempo lo ha trascorso incitando il pubblico e infiammando così lo stadio. Il gol di Saul è stato difeso con decisione, lasciando l'iniziativa al Liverpool: il dato del possesso palla – 73% contro 27% - è
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Champions, per l’Atalanta un’altra magia: sfida il Valencia senza paura

              I nerazzurri sono diventati un esempio da imitare, forti delle loro qualità (Sky, ore 21)

              La qualità dell’attacco, l’impatto dei cosiddetti panchinari, la forza interiore del gruppo. L’Atalanta è una specie di pozione magica perfettamente riuscita, che ha trasformato una realtà di provincia in un esempio da seguire e un fenomeno da imitare. Il prossimo fatturato arriverà intorno ai 200 milioni e il suo bilancio è il più florido della serie A con un utile netto consolidato di oltre 24 milioni di euro, in controtendenza rispetto ai grandi club sempre con i conti in rosso. Ma la vera magia è in campo. L’economista Gasperini non sbaglia un colpo: 63 gol in serie A come nessun’altra squadra della nostra Lega, 12 provenienti dalla panchina come nessuna altra nei cinque campionati top. Soprattutto 27 rimonte dall’inizio dell’anno scorso, quando i bergamaschi hanno cambiato passo. Un dato, quest’ultimo, che fotografa alla perfezione la forza d’animo, la condizione fisica e il furore agonistico di un gruppo che, per la prima volta nella sua storia, si spinge sin quassù. Gli ottavi di Champions sono un premio, un regalo, un’opportunità. Un vanto per la città più piccola tra le 16 elette. La Superlega, l’ossessione di Agnelli e della Juve, ci farebbe perdere storie così e non sarebbe giusto.

              Stasera a San Siro, spinta da oltre 40mila bergamaschi (43mila i biglietti venduti), l’Atalanta proverà a andare oltre i propri limiti e mettere sotto il Valencia, che è in piena emergenza. Dalla parte degli spagnoli c’è l’esperienza a giocare partite così. Ma il resto è a favore dei ragazzi di Gasp che hanno entusiasmo, qualità, condizione fisica strabiliante e due talenti imprendibili nel motore come il Papu Gomez e l’indiavolato Ilicic. Se i due s’accendono, prenderli diventa un esercizio complesso.


              Al netto delle prudenze che accompagnano una quasi debuttante, è logico considerare l’Atalanta favorita nel doppio confronto con una squadra che partirà con il baricentro basso, cercando di rinviare il discorso qualificazione al ritorno del 10 marzo, nel catino del Mestalla, in una sfida che assomiglierà a una corrida.

              Il primo round conterà moltissimo. Nel tempio del calcio italiano, dove i nerazzurri bergamaschi si sono presi il lusso di fermare il City di Guardiola, l’Atalanta può ipotecare il passaggio ai quarti. Giocando da Atalanta: intensità, corsa, vitalità. Senza fretta e senza farsi prendere dall’ansia. Ogni tanto la banda del Gasp ha qualche caduta improvvisa, è successo a Firenze in Coppa Italia e soprattutto in casa con la Spal ultima in classifica. Ma stasera la tensione sarà quella giusta. I bergamaschi arrivano all’appuntamento con la storia in condizioni psico-fisiche perfette. La rosa è al completo e in campionato hanno vinto tre delle ultime 4 partite, le ultime due con Fiorentina e Roma in rimonta, mettendo al sicuro il quarto posto Champions. Che vorrebbe dire partecipare a un altro giro di giostra. Ma ora conta questa Champions, che sembrava impossibile e adesso è bella e intrigante.

              Il sorteggio benevolo regala la possibilità di allungare il sogno. Basta lasciarsi andare e ricordarsi di essere la squadra che tira di più, che trascina la sua gente, che ci ha insegnato a spostare ogni volta più in alto l’asticella e a crederci sempre. L’occasione è ghiotta. Non va sprecata.



              CorSera
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Messi chiama Lautaro: il Barcellona e altre grandi sono in coda per il Toro

                Costa 111 milioni, i catalani offrono giocatori come contropartita all’Inter

                Quando nel maggio 2018 l’Inter, su intuizione di Piero Ausilio, si accaparrò Lautaro Martinez per 25 milioni più il 10% di futura rivendita da riconoscere al Racing di Avellaneda, mai avrebbe immaginato, pur intuendone le potenzialità, che il Toro due anni dopo sarebbe finito al centro di un intreccio di mercato.

                Real Madrid, Chelsea ma soprattutto il Barcellona si sono messe in fila per prendere informazioni sulla punta argentina che, dopo una prima stagione contrassegnata da 9 gol e impiego divenuto continuativo solo in seguito all’esplosione del caso Icardi, ora è un punto fermo della squadra di Conte. Già 16 sono le reti segnate quest’anno dal sudamericano che non solo forma con Lukaku una coppia formidabile di corsa e potenza, ma ha mostrato costanti miglioramenti a livello tecnico e di personalità. Perciò non è dato sapere se nel bel palazzo di City Life, sede del Biscione, qualcuno si sta pentendo di non aver accontentato Lautaro nell’estate scorsa quando chiese con insistenza il rinnovo del contratto di un anno (l’attuale scade nel 2023) con cospicuo adeguamento dell’ingaggio. Il Toro, per quanto risulti uno dei giocatori più iconici dell’Inter, guadagna infatti 1,5 milioni più bonus, un quinto del compagno di reparto Romelu. La richiesta di 5 milioni spaventò l’ad Marotta che prese tempo (secondo una corrente di pensiero assecondò il diktat di Conte che di fatto chiese di congelare i prolungamenti volendo valutare di persona i giocatori nel corso dell’annata).


                Il problema è che Lautaro, dimostrando di essere un centravanti di spessore internazionale (nel frattempo ha soffiato pure il posto in Nazionale a Icardi, raggiungendo anche un’ottima intesa con Messi) ha attirato su di sé le attenzioni dei maggiori club europei. Il Real e il Chelsea hanno mostrato interesse ma è soprattutto il Barcellona ad agitare i sonni nerazzurri.

                I fatti: Lautaro è coperto da una clausola rescissoria, mai ritoccata, di 111 milioni da pagare in unica soluzione ed esercitabile fra l’1 e il 15 luglio. Da settimane un intermediario che vanta rapporti di estrema familiarità sia con i blaugrana sia con il management interista tesse la tela delle relazioni diplomatiche. Il centravanti 22enne è più che sensibile al corteggiamento dei catalani, forte di due convinzioni. In Spagna gli verrebbe riconosciuto uno stipendio top di 7 milioni, Messi in persona si è mosso per portarlo al Camp Nou.

                Non ci sarebbe molto da aggiungere se non emergesse un piccolo particolare: il Barça non appare orientato a versare i 111 milioni cash della clausola ma, pur disposto a valutare l’argentino anche a una quotazione superiore, intende inserire nell’operazione contropartite tecniche per effettuare a sua volta una plusvalenza. «Va via dall’Inter solo chi lo chiede» ha dichiarato Marotta prima della sfida con la Lazio. Con la squadra in piena corsa scudetto, Conte mette il silenziatore ai rumor di mercato. Per ora ipotesi di lavoro, a maggio chissà.



                CorSera
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                sopra una sola teca di cristallo
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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  Milan, effetto Rebic: adesso vale 40 milioni, ma il futuro è un rebus

                  È in prestito dall’Eintracht, Boban lavora al riscatto

                  Parla poco, però l’aveva detto: «Non sono qui per caso». Era un mesetto fa, ultimi giorni di una sessione di mercato durante la quale s’era anche seriamente pensato di rispedirlo a Francoforte. Non un chiacchierone, Ante Rebic. Poco social, rare uscite serali, l’amicizia con Krunic e Begovic, un cane di nome Snoopy. Timido, lo definiscono a Milanello. Non è un caso che per lo slogan avesse scelto un media croato, Sportske Novosti: «Voglio fare qualcosa per cui sarò ricordato». Più facile dire quello che si pensa nella propria lingua. Un paio di giorni prima aveva segnato all’Udinese i suoi primi due gol col Milan, dopo un semestre da ultimo dei panchinari. A conferma del fatto che non scherzava, da lì ne ha fatti altri quattro. Totale, sei. In sette gare, ventinove giorni.

                  Numeri da bomber vero. Tanto che a questo punto è giusto parlare di effetto Rebic. Che era e resta un effetto collaterale dell’effetto Ibra, ma dopo una striscia del genere l’incidenza del croato vicecampione del mondo sulla resurrezione del Diavolo è sempre più evidente. Nel 2020 in campionato ha segnato da solo la metà dei gol del Milan. Oscurando Leao. Che avrà anche più talento, ma meno voglia, meno rabbia. Questione di testa, chiaro, ma anche di tattica. Bravo Pioli a trovargli finalmente il posto giusto. «Se è in forma non lo fermi, ma deve giocare esterno» andava dicendo da un po’ il c.t. croato Dalic. Aveva ragione lui: Ante ha gamba e tecnica, dà il meglio quando taglia dalla fascia verso l’interno. Ci è voluto un po’, ma Rebic è ora l’uomo in più di questo Milan nello sprint all’Europa League, l’obiettivo che può permettere di salvare almeno in parte un’annata disgraziata.


                  A essere un intricatissimo rebus è però il futuro del croato. Arrivato in estate dall’Eintracht in prestito biennale secco, con André Silva che ha fatto la strada inversa, secondo gli accordi attuali a giugno 2021 tornerà in Germania. Bruno Hubner, d.s. del club tedesco, ha spiegato i dettagli: «Non abbiamo inserito alcuna somma per il riscatto. I due affari sono assolutamente scollegati tra loro». Non è una buona notizia per il Milan. L’estate scorsa la valutazione di Rebic era sui 25 milioni, ora è schizzata sui 40, come dopo il Mondiale russo vissuto da protagonista.

                  L’Eintracht è in una posizione di forza, può fare il prezzo. Boban è però già al lavoro per inserire un diritto di riscatto. Non sarà una partita facile, così come non lo sarà quella di sabato a Firenze, ennesimo crocevia della stagione. La difesa è nei guai: non ci sarà Kjaer, flessori della coscia, mentre quella di Musacchio non era insubordinazione ma una contrattura al polpaccio effettivamente accusata durante il riscaldamento.

                  Contro il Toro contava vincere, ma andava chiusa prima, per questo Ibrahimovic è uscito dal campo inferocito. Gli è già passata, assicurano da Milanello. È un altro Zlatan, ormai. E un altro Milan.


                  CorSera
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                    Inter, le rimonte sono un incubo: otto subite da inizio stagione

                    Per tante volte la squadra di Conte non ha saputo gestire il vantaggio, finendo per pareggiare o, come a Roma con la Lazio, per perdere. In coppa, in Bulgaria, tocca a Eriksen dall'inizio

                    E’ il vero incubo della stagione interista. Il numero sempre più elevato di rimonte subite. All’Olimpico, nella sfida scudetto con la Lazio, è andato in scena lo stesso copione: i nerazzurri vanno in vantaggio, poi si fanno riacciuffare se va bene sul pareggio, se va male fino alla sconfitta. E’ l’ottava volta che succede in questa stagione. Era già capitato in campionato con Parma, Fiorentina, Atalanta, Lecce e Cagliari, in Champions League con Barcellona e Borussia Dortmund.

                    Quella con la Lazio è una rimonta che fa particolarmente male, come quelle europee con spagnoli e tedeschi. I possibili antidoti sono due. La capacità di gestire la partita con maggiore saggezza, senza lasciarsi andare alla frenesia. Un tasto sul quale ha battuto Conte fin dal dopo-partita dell’Olimpico. E’ a quell’atteggiamento che faceva riferimento Conte con la sua osservazione sul fatto che la squadra non è ancora “grande”. La seconda strada è quella di innestare giocatori in grado di modificare le caratteristiche consolidate della squadra, a partire da Eriksen. Da questo punto di vista l’Europa League può essere un’alleata di Conte che, per altri versi, non vede certo di buon occhio questa competizione, foriera di trasferte scomode nella seconda parte della settimana, a ridosso del campionato, come dimostra il viaggio in Bulgaria per affrontare il Ludogorets al via domani. Ma l’ex Coppa Uefa può aiutare ad accelerare il rodaggio del campione danese. E ad aumentare la brillantezza di Sanchez, altro giocatore utile a cambiare passo alla squadra. Ma sarà soprattutto Eriksen il giocatore in grado di portare ordine nei momenti più tumultuosi delle partite in difesa del vantaggio. Per evitare di allungare l’elenco delle rimonte subite.

                    Per tante volte la squadra di Conte non ha saputo gestire il vantaggio, finendo per pareggiare o, come a Roma con la Lazio, per perdere. In coppa, in Bulgaria,…
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                      Milan, Pioli tra sorrisi e mugugni. Per Firenze emergenza difesa

                      Il tecnico dopo la vittoria con la Fiorentina sottolinea i passi avanti: "Stiamo trovando un'identità". Ma deve fare i conti con la faccia scura di Ibra e il 'caso' Musacchio. Per la trasferta al Franchi disponibili come centrali solo Romagnoli e Gabbia

                      Il Milan evita la terza rimonta in pochi giorni dopo quelle brucianti subite con Inter e Juventus, ma soffre troppo per conquistare la vittoria con il Torino a San Siro che vale l'aggancio al 6° posto insieme a Verona e Parma. Il termometro della fatica è rappresentato dalla faccia scura con la quale Ibrahimovic - un piacere vederlo giocare a 38 anni per la sua capacità di sprigionare sapienza calcistica necessaria a sopperire al deficit di esplosività fisica - ha lasciato molto rapidamente il campo e lo stadio. Ci pensa Pioli a spiegare il motivo di questa uscita con il volto rabbuiato: "Zlatan era arrabbiato perché si poteva fare meglio per chiudere prima la partita - spiega l'allenatore rossonero - dobbiamo essere ambiziosi e cercare sempre di migliorare".

                      Caso Musacchio

                      L'altra espressione poco sorridente della rosa milanista è quella di Musacchio. Il difensore centrale argentino non è entrato in campo al momento dell'infortunio di Kjaer alla fine del primo tempo (il danese ha rimediato un problema muscolare al flessore della gamba sinistra). La prima scelta per la sostituzione ovviamente era Musacchio, ma alla fine sul terreno di gioco è andato il giovane Gabbia. Il centrale sudamericano, deluso per le ultime panchine, si sarebbe rifiutato di rispondere alla chiamata di Pioli dicendo di avere avvertito un fastidio al polpaccio durante il riscaldamento a bordo campo. A quel punto il giocatore è rimasto negli spogliatoi nel secondo tempo senza tornare in panchina. Pioli prova a ridimensionare l'episodio: "Musacchio non si è rifiutato. Ha detto di avere avuto un problema muscolare. È ovvio che non è rientrato dopo l'intervallo. Se aveva un problema al polpaccio".


                      Difesa corta a Firenze

                      Sarà curioso capire come sarà gestito il prosieguo di questo caso in vista della trasferta di sabato a Firenze. Perché al momento, con Kjaer infortunato e Musacchio protagonista di questa vicenda, gli unici centrali sicuramente abili e arruolabili sono Romagnoli e Gabbia. Il 20enne difensore di Busto Arsizio è al settimo cielo per il debutto in Serie A: "È il coronamento di un sogno. Dedico questa partita ai miei nonni che hanno l'abbonamento a Milanello - dice per l'emozione al posto di San Siro - ci venivo da quando ho 6 anni. Sono molto felice. Speriamo di affrontare altre notti così". Potrebbe arrivarne un'altra a brevissimo per il difensore che ha iniziato la carriera da centrocampista chiamato a organizzare la manovra. Già sabato sera a Firenze potrebbe toccare nuovamente a lui.

                      Cercasi terquartista

                      Pioli ha anche un altro dubbio in vista della trasferta di Firenze. L'infortunio di Calhanoglu obbliga a scegliere il trequartista tra Paquetà a Bonaventura. Con il Torino è toccato al brasiliano che però ha deluso. Nel finale è entrato l'ex atalantino. Pioli, però, prima di tutto festeggia il ritorno alla vittoria: "Stiamo trovando un'identità. Mancano ancora 14 partite. Sono tantissime. La classifica è lì. Sto avendo belle risposte. Il nostro lavoro è essere sempre sotto esame. Questo ti tiene vivo. Li devi superare". Sabato ne arriva subito un altro. Il compagno a cui chiedere suggerimenti preziosi per preparare al meglio l'appello è Ante Rebic, al sesto gol nelle ultime sei partite, tra campionato e Coppa Italia. Il vice-campione del mondo sta trascinando la squadra. Ed è anche ex della Fiorentina. Un motivo in più per affidarsi a lui.

                      Il tecnico dopo la vittoria con il Torino sottolinea i passi avanti: "Stiamo trovando un'identità". Ma deve fare i conti con la faccia scu…
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                        Juventus, Sarri sorride: Khedira ha recuperato

                        Il tedesco ha giocato l'ultima gara a fine novembre. In gruppo anche Bernardeschi

                        La settimana della Juventus, dopo il giorno di riposo concesso da Maurizio Sarri, è iniziata nel modo migliore. L'allenatore bianconero ha infatti incassato il ritorno in gruppo di Federico Bernardeschi e di Sami Khedira, quest'ultimo assente da fine novembre quando si sottopose ad un intervento di pulizia del ginocchio. Con il ritorno in campo di Chiellini, l'infermeria bianconera si sta svuotando completamente, se si esclude il difensore turco Demiral, all'inizio del suo percorso di guarigione dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio. Nella seduta odierna ha invece svolto lavoro fisioterapico Miralem Pjanic, come programmato dallo staff medico della Juventus: l'affaticamento muscolare accusato dal regista bosniaco dopo soli 7' in campo nell'ultima sfida di campionato contro il Brescia non dovrebbe toglierlo di scena in vista della doppia sfida con il Lione e dell'importante scontro diretto contro l'Inter in campionato.

                        Verso Ferrara

                        Con i soli Douglas Costa, Demiral e Pjanic indisponibili, e con Bonucci squalificato, la Juventus prepara la trasferta di sabato quando alle 18 affronterà la Spal in trasferta. Un vero e proprio "testacoda" che i bianconeri affronteranno con la massima concentrazione prima di calcare di nuovo il palcoscenico europeo, con la sfida di andata contro il Lione in programma la settimana successiva. Probabile il ricorso di Sarri al turnover: Rugani dovrebbe sostituire Bonucci facendo coppia con De Ligt, mentre è probabile che l'allenatore bianconero si affidi nuovamente al modulo scelto per le ultime due partite, con il Milan e con il Brescia. Un 4-3-3 in fase offensiva che si trasforma, vista la versatilità di Cuadrado, impiegato nel tridente offensivo, in 4-4-2 in fase difensiva, dando equilibrio e solidità alla squadra. Senza dimenticare che con il ritorno di Bernardeschi e Khedira, per quanto lontani dalla miglior condizione specialmente il tedesco, vista la lunga assenza, le opzioni aumentano per Sarri. Nel momento in cui si decide la stagione, l'assetto della Juve è ancora in divenire, mutevole e sempre in rinnovamento. Una novità per l'allenatore e per la Juventus.

                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          I risultati di ieri (comunque ribaltabilissimi al ritorno da parte di Liverpool e PSG) sono segnali di pericolo per chi deve ancora giocare, e mi riferisco alla Juve. Con il Lione occorrerà la massima attenzione.

                          La champions ad eliminazione diretta immette altra forza, diversi approcci e tensioni rispetto alla fase a gironi, anche perchè i gironi si giocano ad inizio stagione, mentre le eliminatorie ora, cioè a squadre ormai ben rodate. Vediamo ad esempio il Borussia, che con l'Inter non sembrava di certo la squadra vista ieri.

                          Una buona notizia arriva per la Juve dall'infermeria: s'è finalmente quasi svuotata. Si va ai recuperi (importantissimi) di Chiellini e Khedira. Bernardeschi può tornare utile per una turnazione. Resta da rimettere in sesto Costa. Sarri adesso ha quasi tutti gli uomini.

                          Le coppe avranno forse un impatto anche sul campionato: la Juve ha la champions, l'Inter l'EL e la Lazio niente...il che permetterà ad Inzaghi di non stressare la rosa, di preparare le partite avendo una intera settimana di riposo: considerando le tossine che certi match lasciano seco, un vantaggio.

                          Stasera l'Atalanta. Bergamo sogna i quarti di champions. Il Valencia però altrettanto. Attenzione a stare troppo con le ali ai piedi: il pericolo è quello.
                          Last edited by Sean; 19-02-2020, 07:35:07.
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                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
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