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    Praticamente Pesca VS Israetel+Schoenfeld



    Originariamente Scritto da Giampo93
    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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      A causa dell'eccesso di tecnicismi ho smesso di leggere, ormai sembra che per tirare fuori due muscoli siano necessarie programmazioni ingegneristiche quando alla fin fine con "il magna e spingi" e "fai la fame per tirarti" sono venuti fuori ottimi fisici. La cosa complessa del bb è solo ciò di cui tu sei esperto, ovvero analisi del soggetto delle sue caratteristiche fisiche e scelta di esercizi appropriati oltre che di eventuali provvedimenti per correggere qualcosa che non va.
      Ciao Manuel, bodyweb non sarà mai più la stessa!

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        Il problema (serio e vero) del Bodybuilding e’ un altro, e ben piu’ serio della frequenza.
        E’ nella gestione dell’esercizio in rapporto al proprio organismo.
        E su questo sì, che servirebbero studi di lungo periodo, ma pensate che sarebbero funzionali alla vendita di programmi e libri?

        Se uno uscisse dal cilindro e vi dicesse “ragazzi, toglietevi ste stron@te dalla testa: quel che conta e’ trovare il modo di allenarsi a lungo e con meno infortuni possibili, e il modo e’ solo UNO: studiate l’anatomia e la fisiologia della fascia e mettete in pratica”, non vi verrebbe di mandarlo a stendersi?

        A me no.
        Mentre mi viene l’orticaria a sentire ripetere a pappagallo “tensione meccanica, stress metabolico, danno muscolare, facciamo chiarezza, buffer, broscienza, metodo scientifico” da parte di chi poi non ha le conoscienze ELEMENTARI su cosa su quel corpo si fa.

        Non bastano esecuzioni adatte, serve anche il rispetto della propria intelligienza e del proprio fisico.

        Valutiamo i risultati in maniera oggettiva, e serviamoci della Scienza in maniera intelligiente perche’ siamo nell’anticamera del peggiore oscurantismo sinistroide radical chic mascherato da progressismo.

        Oh, io ve lo dico...a me questo “illuminismo social” dell’allenamento appare fascista come non mai.

        Nulla e’ piu’ intrinsecamente fascista del comunismo della ragione.



        Originariamente Scritto da Giampo93
        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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          Nb: queste cose che dico non c’entrano con il post di Gregg, che ripeto e’ uno che la testa ce l’ha e sa allenarsi, sono sfoghi miei ma penso si capisse.


          Chi ha esperienza sa che ciclicamente una moda viene assolutizzata come risposta definitiva, e sistematicamente viene tirata in ballo a proprio uso e consumo per propri interessi e scopi “lascienza”.

          Se l’esperienza non la hai, trovi presumibile qualsiasi cosa.

          Si e’ passati dall’eccesso del grosso analfabeta come guru al secco (non)studiato che fa la propria miserabile fortuna screditando quanto ga sisematicamente portato risultati.

          E giu’ eserciti di lobotomizzati che difendono in schieramento da battaglia ora i master wallara ora gli “studiati”.

          Eserciti di under 30, non a caso.

          Guelfi e Ghibellini che aumentano views, ma che se impiegassero quelle risorse a fare quel che sarebbe utile alla propria crescita (non solo fisica) renderebbero piu’ ricchi se stessi ma piu’ poveri gli imbonitori.
          Last edited by Sly83; 15-12-2018, 22:26:27.



          Originariamente Scritto da Giampo93
          Finché c'è emivita c'è Speran*a

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            Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
            Tu ti sai allenarti benissimo, hai una buona tecnica, una buona mobilita’.
            Quel che non aspetta altro che uscire, sono i volumi (quelli che ti pporti addosso).
            Me li immagino lì col dente avvelenato tipo dietro una porta che stanno cercando di sfondare, con te dall’altra parte che glie la serri con gli ectoplasmi di Israetel e Schoenfeld che, novelle sirene omeriche, vaneggiano di buffer e multifrequenze per creare atleti enormi nel loro mondo da dimensione parallela fatto di pubblicazioni “pubbliche” e bombe private
            Mimchia ahahahah mi hai sgamasciato con questo post! "Pesca VS Israetel & Schoenfeld"
            Comumque più leggp sto blog e più mi rendo conto di non sapere un cavolo, ciò mi intimorisce e mi sprona allo stesso tempo...
            Last edited by Greg999; 15-12-2018, 22:42:21.
            http://www.bodyweb.com/threads/421447-Diario-Di-Greg Essere il meglio di me stesso!

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              Originariamente Scritto da Giampo93
              Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                Ho omesso la parte sul trattamento perche’ non e’ un approccio che ritengo ottimale, ma la parte che mi interessava condividere era quella anatomica.

                PS: Gregg fino a prova contraria stiamo tutti imparando reciprocamente



                Originariamente Scritto da Giampo93
                Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                  Trigger points e Tender area. Differenze e precisazioni preliminari

                  Corrado ComunaleGiu 14, 2016
                  [COLOR=rgba(0, 0, 0, 0.65098)][/COLOR]
                  I Trigger points
                  L’organismo è un sistema complesso che tende all’equilibrio della configurazione originaria. L’interazione con il mondo porta variazioni e squilibri in rapporto ai quali il sistema reagisce cercando di riequilibrarsi.
                  La malattia è uno squilibrio del sistema.
                  Il sistema ha una sua capacità di autoguarigione, che è semplicemente la tendenza del sistema stesso a ritornare allo stato di equilibrio originario o comunque precedente.
                  Per cambiare la configurazione del sistema sono necessari o stimoli veramente importanti o stimoli ripetuti, come una goccia che scava la roccia.
                  Ci sono stimoli che provocano dolore e stimoli che non lo provocano.
                  Il trigger pointconsiste in una zona delimitabile di muscolo o fascia muscolaere la cui palpazione provoca dolore.
                  Topograficamente, funzionalmente e semeiologicamente esiste una distinzione tra trigger points miofasciali(localizzati nelle fasce muscolari e nei muscoli a cui corrispondono aree di allodinia profonda) e trigger points cutaneo-mucosi(localizzati su cute e mucose a cui corrispondono aree di allodinia superficiale).
                  ll trigger point miofasciale, che non costituisce una realtà anatomica ma funzionale, consiste in una zona circoscritta (point) situata in una banda muscolare rigida (taud band) all’interno del muscolo o della sua fascia, in cui i nocicettori sono divenuti iperirritabili a causa dell’azione locale dei metaboliti algogeni (serotonina, istamina, bradichinina, prostaglandine).
                  La taud bandnon è uno spasmo muscolare che interessa il muscolo nella sua totalità (e comporta un’attività elettrica locale che non fa parte del fenomeno del trigger point), ma una contrattura.
                  Può comunque accadere che lo spasmo muscolare si sovrapponga al quadro clinico prodotto dal trigger point e lo complichi anche dal punto di vista diagnostico.
                  La palpazione del trigger pointinduce il jump sign (trad: segno del salto), che è una reazione improvvisa del paziente a cui viene applicata la digitopressione.
                  Il trigger point è dolente solo se palpato (per la simultanea stimolazione della taut band), quindi non spontaneamente; si comporta come il grilletto di un fucile che, se premuto, spara il dolore nella corrispondente zona bersaglio.
                  In realtà non è sempre così, perché i pazienti, spesso, manifestano localmente in corrispondenza del trigger senso di bruciore o dolore puntiforme, come se avessero un chiodo piantato in quel preciso punto.
                  In genere, l’estensione e l’entità del dolore prodotto dal trigger pointsono direttamente proporzionali alla sua stessa attività o irritabilità, le quali possono variare di ora in ora o di giorno in giorno.
                  Qualora il trigger point fosse abbastanza superficiale, un altro riscontro è quello della local twitch response.
                  Durante l’infissione dell’ago, appoggiando i polpastrelli in corrispondenza della sede del trigger point, è stato registrato un “guizzo del muscolo”, ovvero una “rapida e fugace contrattura” accompagnata da dolore locale.
                  Questa risposta è data non solo dall’ingresso dell’ago nella sede del trigger point, ma anche dal fatto che i terminali sensitivi e motori sono ipereccitabili in quella sede.
                  Sì è giunti quindi alla conclusione che la stimolazione dei terminali motori ipereccitabili sarebbe sufficiente ad evocare la brusca risposta motoria di quel tratto di muscolo senza la produzione di un PTA (Plasma Tromboplastin-Antecedent).
                  Trigger pointsmiofasciali. Attivi, latenti o estinti
                  I Trigger points attiviprovocano dolore, riduzione dell’ampiezza dei movimenti, rigidità muscolare (specie dopo un periodo di relativa mobilità muscolare come ad esempio nel momento del risveglio mattutino) ed iperattività vasomotoria (pallore durante la digitopressione).
                  I trigger pointsattivi possono diventare latenti se il muscolo è mantenuto a riposo, mentre dalla condizione di latenza possono diventare attivi per l’esposizione del muscolo agli stimoli (motivo per cui non è raro che possano ripresentarsi episodi dolorosi ogni qual volta si ripropongano fattori in grado di attivare il trigger point). La persistente attività del trigger point può inoltre passare da una fase di reversibilità della sintomatologia (nella quale il trigger point è considerato un fenomeno disfunzionale neuromuscolare) ad una fase di irreversibilità, ovvero ad una “fase distrofica neuromuscolare”.
                  I Trigger pointslatenti non provocano dolore ma debolezza muscolare e riduzione dell’ampiezza del movimento del muscolo. Un trigger pointlatente potrebbe diventare attivo in seguito all’affaticamento del muscolo, così come in seguito ad un suo protratto “accorciamento”, o a un trauma diretto, un raffreddamento, oppure a causa di una malattia virale acuta o in presenza di disturbi del sonno.
                  Il dolore prodotto dal trigger pointè nella sede in cui è collocato ed anche in sedi diverse, dette anche zone bersaglio (target areas), a volte limitrofe e a volte relativamente lontane, caratteristiche per ogni muscolo.
                  È un dolore che compare con una latenza di 10-15 secondi, per cui non è così facilmente associabile all’azione del trigger point in quanto il paziente avverte un aggravarsi del suo dolore spontaneo nella digitopressione pur non essendo sempre evidente la correlazione fra trigger point e accentuazione del dolore nella corrispondente target area.
                  I trigger pointsmiofasciali ci indirizzano verso una diagnosi di dolore tissutale profondo (aching pain) somato-somatico/muscolo-scheletrico, detta sindrome miofasciale.
                  I trigger pointscutaneo-mucosi ci orientano invece verso una diagnosi di dolore neuropatico (es: nevralgia del trigemino).
                  Tender Area
                  La tender area è una zona dolente alla digitopressione: corrisponde ad un’area che può essere considerata sia allodinica (in quanto lo stimolo responsabile [la digitopressione] normalmente non evoca dolore) che iperalgesica(in quanto in quella sede c’è un’elevata percezione del dolore).
                  Generalmente è possibile localizzare una tender area, dovuta alla liberazione locale di metaboliti algogeni, in corrispondenza dei tessuti danneggiati (cfr. tender area localizzate sulle inserzioni tendinee nelle entesiti) o dei neorecettori (cfr. neuromi da amputazione).
                  Differisce dal trigger point in quanto da essa difficilmente si ha una irradiazione del dolore, o meglio, può verificarsi che si abbia una certa irradiazione anche se meno vistosa di quella prodotta dallo stimolo dei trigger points.
                  Ciò che differenzia le tender areas dai trigger points è che le prime sono aree allodiniche dolenti quasi solo localmente, mentre i trigger points sono aree allodiniche che oltre ad essere dolenti localmente (nella taut band) evocano una risposta irradiata ad una target areatopograficamente prevedibile.
                  Infine, mentre itrigger points sono anche tender areas, le tender areas non sono necessariamente trigger points.
                  I nostri sensi sono continuamente colpiti da stimoli, da sollecitazioni al cambiamento.

                  Il nostro sistema è pronto a recepirli per potersi riassestare.
La stasi non è significativa e quindi viene archiviata fino a quando non sarà richiamata per qualsiasi motivo.
                  L’istinto di vita nel sistema è più forte dell’istinto di morte.
Quando non è così il sistema s’indebolisce e può arrivare a mettere in atto comportamenti contro se stesso.
                  La costanza dello stimolo porta alla perdita della coscienza del medesimo.
Se la persona amata poggia la sua mano sulla nostra, dopo un pò ce ne dimentichiamo.
Perdiamo cioè la coscienza della presenza della sua mano sulla nostra. Solo se togliamo o muoviamo la mano ne abbiamo nuovamente coscienza. Abbiamo coscienza del cambiamento.

                  La stasi, dopo un pò, viene dimenticata.
                  Spesso non capiamo le reazioni degli altri: il perché, da dove provengano. Non capiamo soprattutto che le abbiamo sollecitate noi.
                  Il sistema reagisce alla nostra coscienza ed alla nostra non-coscienza ma è, sostanzialmente, un conservatore che vive di piccoli, continui cambiamenti.
                  Ciò non significa che cambiamenti maggiori, anche molto importanti, non siano possibili. Il sistema resiste, con una certa inerzia, prima di modificare la configurazione originaria di riferimento, continuamente alla ricerca di un equilibrio che gli permetta di vivere.



                  Originariamente Scritto da Giampo93
                  Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                    Anatomia della fascia

                    Corrado ComunaleLug 14, 2016
                    [COLOR=rgba(0, 0, 0, 0.65098)][/COLOR]
                    Introduzione
                    Da un punto di vista anatomico il termine fascia indica una membrana di tessuto connettivo fibroso di protezione:
                    • di un organo (fascia peri-esofagea, fascia peri ed intra-faringea);
                    • di un insieme organico (fascia endocardica, fascia parietalis).

                    Indica inoltre i tessuti connettivi di nutrimento (fascia superficialis,fascia propria).
                    La parola fascia al singolare non rappresenta una entità fisiologica, ma un insieme membranoso molto esteso nel quale tutto è collegato, tutto è in continuità. Questo insieme di tessuti composto da un solo elemento ha portato la nozione di“globalità” sulla quale si basano tutte le tecniche moderne di terapia manuale. Essa ha come corollario principale, alla base di tutte queste tecniche, che la minima tensione, che sia attiva o passiva, si ripercuote su tutto l’insieme. Tutti gli elementi anatomici possono in tal modo essere considerati come meccanicamente solidali gli uni agli altri, questo in tutti i campi della fisiologia.
                    Il tessuto connettivo è la base di tutta la fascia. Rappresenta praticamente il 70% dei tessuti umani. Qualsiasi nome abbia, ha sempre la stessa struttura anatomica embrionale. Tra un osso ed una aponeurosi, ad esempio, non vi è una fondamentale differenza. La sola differenza è la distribuzione degli elementi che li costituiscono e le sostanze fissate dalle mucine di congiunzione.

                    Richiami anatomici della fascia:
                    I. Come tutti i tessuti, il connettivo è formato da cellule connettive: i blasti. Vi sono osteoblasti nell’osso, condroblasti nella cartilagine, fibroblasti nel tessuto fibroso. Queste cellule a stella comunicano tutte attraverso i loro prolungamenti protoplasmatici. Non hanno alcuna attività metabolica. La loro fisiologia consiste unicamente nella secrezione di due proteine di costituzione: il collagene e l’elastina:
                    a) Come tutte le proteine, il collagene e l’elastina si rinnovano, ma l’elastina, proteina di lunga durata, è una formazione stabile, mentre il collagene, di breve durata, si trasforma tutta la vita. È qui che si colloca per noi la maggior parte delle patologie del connettivo.
                    b) All’interno del tessuto, le due proteine formano delle fibre. Le fibre di collagene si uniscono in fasci: i fasci connettivi. Sono “cementate” tra loro da una sostanza mucoide di congiunzione. Questa mucina idrofila ha la proprietà di fissare delle sostanze derivate dall’ambiente interno. Queste sostanze creano tutta la diversificazione dei tessuti connettivi. Le fibre di Elastina si costituiscono in una rete dalle maglie più o meno larghe attraverso il tessuto.
                    c) Per ciò che ne sappiamo, non si conosce ancora l’elemento che stimola la secrezione dell’elastina. Al contrario, l’elemento che stimola la secrezione del collagene è conosciuto da molto tempo. È la tensione del tessuto. Tuttavia, e questo è importante per comprendere la patologia, a seconda della forma della tensione, la secrezione è diversa.
                    • Se la tensione sopportata dal tessuto è continua e prolungata, le molecole di collagene si installano in serie. Le fibre di collagene ed i fasci connettivi si allungano.

                    • Se il tessuto sopporta delle tensioni brevi ma ripetute, le molecole di collagene si installano in parallelo. Le fibre di collagene ed i fasci connettivi si moltiplicano.

                    Nel primo caso, si realizza il fenomeno della crescita: l’elemento connettivo si allunga. Nel secondo si realizza una “addensamento del tessuto”; diviene più compatto, più resistente, ma progressivamente perde la sua elasticità.
                    II. Lo spazio lasciato libero tra le cellule connettive è occupato da ciò che l’anatomia chiama: “La Sostanza Fondamentale”. È composta da tre elementi: i fasci connettivi di collagene, la rete di elastina, il liquido lacunare.
                    a) I fasci connettivi di COLLAGENE. Costituiscono l’elemento solido del tessuto: la sua trama proteica. Sono praticamente inestensibili. Solo le loro sinuosità, a seconda della loro maggiore o minore grandezza, permettono una piccola elasticità. La rete elastica di Elastina è praticamente stabile. È facile comprendere che più il tessuto racchiude delle fibre di collagene, meno è elastico e viceversa. Purtroppo, lo abbiamo ricordato, il sistema del collagene non è stabile. Durante tutta la vita, sotto l’influenza delle tensioni che il tessuto sopporta, può modificarsi:
                    Sia allungarsi. È il fenomeno della crescita in lunghezza del connettivo, cioè prima di tutto dell’insieme aponevrotico, tendineo e legamentoso. Le ossa si allungano ineluttabilmente attraverso l’attività delle loro cartilagini di coniugazione. Mettono in tensione il connettivo fibroso periferico che si allunga in maniera proporzionale all’intensità di questa tensione. È una fisiologia importantissima per noi. La ritroveremo nella patologia degli squilibri statici. Essendo la tensione minore nelle concavità scoliotiche che nelle convessità, le deformazioni si fissano attraverso una differenza di lunghezza dei tessuti. Poiché il tessuto muscolare possiede lo stesso meccanismo di crescita, in patologia chiameremo questo fenomeno“accorciamento muscoloaponevrotico”.
                    Sia addensarsi. È una difesa del tessuto. Se diventa più solido, perde la sua elasticità e non adempie più perfettamente alla sua funzione meccanica. È un circolo vizioso. Più il tessuto perde la sua elasticità, più sopporta delle costrizioni di tensione, più diventa denso, più perde elasticità. L’invecchiamento dell’uomo è un addensamento progressivo del suo connettivo.
                    Questo addensamento giunge spesso fino ad una ossificazione. Sono i fenomeni dell’artrosi. D’altra parte, è forse la cosa più importante, attraverso la produzione di nuove fibre di collagene, l’addensamento riduce il volume degli spazi lacunari e la circolazione dei fluidi e circolazione vitale.
                    b) La rete di ELASTINA è certamente l’elemento elastico. È doppiamente elastica: l’Elastina lo nella sua struttura, come tutte le reti, e le sue maglie si deformano sotto l’effetto della tensione. È una rete stabile. L’elasticità del tessuto connettivo dipende unicamente dal suo grande addensamento.
                    c) Il terzo elemento della sostanza fondamentale è il LIQUIDO LACUNARE. Ovviamente occupa tutti gli spazi lasciati liberi tra le cellule connettive, i fasci di collagene e la rete di elastina. Ancora una volta il volume di questi spazi è funzione del maggiore o minore addensamento del tessuto. Questo liquido è la “linfa interstiziale”, così denominata poiché è nel suo seno che tutti i capillari linfatici prelevano gli elementi che si trasformeranno in linfa. Si tratta di plasma sanguigno. È un liquido vitale. La linfa interstiziale al contrario è sede di un’immensa attività metabolica in questo senso. Racchiude un gran numero di cellule nutritive ed un numero ancora maggior di cellule macrofaghe, e ciò le dona un posto di primo piano nella funzione di nutrimento cellulare e nella funzione dell’eliminazione.







                    Fascia Superficialis

                    È un immenso connettivo lasso che doppia la pelle praticamente su tutta la sua superficie. Sparisce in alcuni punti: la base del cranio e la regione della nuca, la zona sterno-costale, la zona sacrale e glutea, le rotule, i gomiti. Ad ogni arto, si arresta nel legamento anulare, e ciò fa sì che le estremità, mani e piedi, non siano ricoperte da esso.
                    Una delle prime funzioni della fascia superficialis è di nutrire l’epitelio cutaneo. Questo spiega il fatto che tutte le zone che abbiamo appena visto sprovviste di questo connettivo sono le zone elettive delle piaghe da decubito.
                    Accanto a questa funzione di nutrimento, la fascia superficialis è il punto di partenza della maggior parte dei capillari linfatici. Si trova anche in primo piano nella sudorazione. Ci è ben noto il fatto che un’ustione estesa, anche leggera, che distrugge la fascia superficialis, provoca la morte per mancanza di eliminazione (uremia).
                    È attraverso la fascia superficialis che il massaggio o la stimolazione meccanica passiva in generale, di qualsiasi tipo, trova la sua efficacia.

                    Il Peritoneo
                    Il peritoneo ha una doppia funzione connettiva. È un tessuto di sostegno e di protezione; è anche un tessuto di nutrizione e di eliminazione. Infatti è una grande membrana fibro-sierosa che collega tutti i visceri e permette i loro scivolamenti gli uni sugli altri mantenendoli in relazione tra loro attraverso stretti legami. È un sacco ermetico nel quale si sono sviluppati i visceri, il foglietto viscerale che li ricopre mano a mano nei suoi ripiegamenti.
                    Come tutte le membrane di guaina sierosa, un peritoneo parietale tappezza la parete interna delle cavità addominale e pelvica. È foderato da una fascia lassa: la fascia propria, fascia-laboratorio paragonabile alla fascia superficialis. Il peritoneo viscerale è la sierosa che ricopre gli organi. I suoi ripiegamenti formano gli elementi di unione e prendono un nome diverso a seconda della loro collocazione anatomica:
                    – i meso uniscono i segmenti del tubo digerente alla parete;
                    – i legamentiuniscono gli altri organi alla parete;
                    – gli epiploonuniscono i visceri tra di loro.

                    L’Aponeurosi superficiale
                    La comprensione di ciò che la fisiologia chiama “aponeurosi superficiale” è molto importante. È la base della globalità, il punto di partenza della nozione delle catene muscolari di cui si è molto abusato, “producendo” ognuno delle catene muscolari a seconda della propria fantasia per giustificare la propria tecnica. La conoscenza dei due sistemi crociati permette di dire che in effetti non vi è una catena separata, vi sono delle continuità funzionali, delle catene di coordinamento motorio, ma tutto il sistema aponeuro-muscolare, partecipa al minimo gesto. È prima di tutto “la globalità”. Il sistema aponevrotico è l’agente meccanico del coordinamento motorio.
                    I nostri studi di anatomia dell’apparato locomotore sono sempre composti di tre capitoli: le ossa, le articolazioni, i muscoli. È un modo di procedere molto ancorato all’insegnamento medico. Esso è tuttavia responsabile della grande ignoranza dei terapisti in questa materia. Come tutto ciò che si impara a memoria in astratto, viene presto dimenticato. Indipendentemente da ciò, questa forma di studio fornisce un’idea falsa della fisiologia del movimento come noi la concepiamo nella terapia manuale.

                    Fisiologicamente, dobbiamo considerare due scheletri:
                    a. uno scheletro osseo, l’elemento passivo della locomozione che ha le articolazioni a sua disposizione,
                    b. uno scheletro fibroso, elemento attivo che comprende i muscoli.
                    L’aponeurosi superficiale è lo scheletro fibroso. La si può immaginare solo attraverso la visione dello “scorticato” che illustra i nostri studi di anatomia.
                    Tesa sullo scheletro osseo, dona al corpo la sua morfologia, poiché la pelle non è altro che una guaina elastica che la ricopre.
                    L’aponeurosi superficiale è molto più di ciò che abbiamo appena affermato. Di superficiale ha solo il nome; comprende tutte le aponeurosi.
                    Di spessore variabile, si sdoppia un gran numero di volte per “frazionare” il sistema muscolare. I libri di anatomia ne danno una falsa visione affermando: “l’aponeurosi del deltoide che si prolunga essa stessa con l’aponeurosi del sotto spinoso”.
                    La verità è che una espansione dell’aponeurosi superficiale avvolge il deltoide, un’altra il sotto spinoso, ecc.
                    Come tutte le aponeurosi, e più di tutte le altre, poiché essa è l’origine dell’insieme, l’aponeurosi superficiale può essere considerata come composta da strati di tessuto connettivo fibroso sovrapposto. Tutte le aponeurosi presentano dei fasci di collagene in diversi orientamenti; è la definizione stessa della aponeurosi. Essa ha anche la possibilità di sdoppiarsi un certo numero di volte. I suoi sdoppiamenti “ripartiscono” il sistema contrattile secondo una divisione funzionale dell’insieme. È qui che si colloca la globalità del sistema aponeuro-muscolare.
                    I primi sdoppiamenti sono i setti intermuscolari. Dividono l’insieme contrattile in logge funzionali. Nella coscia, ad esempio, un setto intermuscolare esterno ed un setto intermuscolare interno separano la loggia anteriore degli estensori della loggia posteriore dei flessori. All’interno delle logge, altri sdoppiamenti, sia dell’aponeurosi superficiale, sia dei setti intermuscolari, dividono l’insieme contrattile in muscoli. All’interno del muscolo, nuovi sdoppiamenti separano le unità motorie, essendo ognuna di esse affidate ad un preciso motoneurone alfa: fasico o tonico. Potremmo andare oltre in questa ripartizione connettiva con il sarcolemma, il perimisio, l’endomisio, ecc.
                    Il sistema aponeuro-muscolare offre bene la visione di un insieme funzionale coerente, di un tutto nel quale ogni parte è coinvolta dalla tensione delle altre. Permette di comprendere che una grande parte della coordinazione motoria è fatta di tensioni e di riflessi miotatici. Non vi è azione muscolare isolata. Non può esserci una mancanza isolata.
                    Le aponeurosi sono l’agente meccanico della coordinazione motoria. Dai tempi lontani dei nostri studi, siamo sempre stati scettici verso la teoria dello schema corporeo che regola tutti i movimenti. Fortunatamente la fisiologia moderna ha ricondotto questo centro ad un’area corticale di raggruppamento delle informazioni sensitive tattili, della vista, dell’udito. È collocata all’incrocio dell’estremità posteriore della scissura laterale e del primo solco temporale.
                    L’organo centrale trasmette alla periferia solo un minimo di ordini precisi, su qualche muscolo che inizia il movimento. Tutte le altre contrazioni muscolari non devono nulla alla corteccia. Sono riflesse. Sono le aponeurosi che trasmettono ai muscoli le tensioni che provocano le loro contrazioni.Nella coordinazione dei movimenti, lo scheletro aponevrotico è la rete di comandi a distanza degli impulsi motori. La contrazione di un muscolo provoca quella dell’altro e così via.
                    Questa concezione della coordinazione motoria aponeuro-muscolare spiega perfettamente che le aponeurosi siano costituite da strati fibrillari sovrapposti ed incrociati. Una stessa aponeurosi può far parte di diverse catene. Ad ogni livello, le fibre connettive sono orientate nel senso delle costrizioni della catena alla quale esse appartengono. Si comprende anche che una stessa aponeurosi, con i suoi successivi sdoppiamenti, possa inguainare tutta una serie di muscoli congiunti di funzioni diverse. Vista in questo modo, l’aponeurosi superficiale prende una dimensione considerevole. Diventa l’elemento dominante del sistema locomotore.
                    Nasce in alto dalla periferia del cranio. Probabilmente, parte anche dal rachide dove essa si inserisce su tutte le spinose (legamento sopraspinoso). Questa inserzione lungo il rachide ci offre personalmente l’immagine non di una ma di due aponeurosi superficiali gemelle.
                    Nasce in alto dalla periferia del cranio. Probabilmente, parte anche dal rachide dove essa si inserisce su tutte le spinose (legamento sopraspinoso). Questa inserzione lungo il rachide ci offre personalmente l’immagine non di una ma di due aponeurosi superficiali gemelle.

                    Quest’immagine è ancora rafforzata dalla giunzione anteriore. In alto, si fissa solidamente sulla parte anteriore dello sterno dove si confonde con il periostio. In basso, si attacca anche solidamente alla massa fibrosa pubica. Tra le due, costituisce un rafe solido ma deformabile: la linea alba.
                    Tenuto conto dell’estensione di questa aponeurosi, le altre inserzioni ossee del tronco sono relativamente rare. In avanti, si fissa sul bordo anteriore della faccia superiore della clavicola e soprattutto, cosa che è di grande importanza nei movimenti del capo, sull’osso ioide. Indietro, si fissa sulla spina della scapola. In basso, si attacca alla cresta iliaca con la sua faccia profonda, aderisce in avanti alla massa fibrosa pubica ed all’arcata inguinale che forma in parte con le sue fibre profonde.

                    Sugli arti, le inserzioni ossee dell’aponeurosi superficiale sono piuttosto particolari e soprattutto tipiche del loro ruolo nel coordinamento motorio. In effetti, essa aderisce a tutte le ossa, ma in un modo molto debole, più esattamente a distanza è attraverso i setti intramuscolari che invia la sua faccia profonda. Questo sistema di “redini”, di comando a distanza, permette una grande elasticità nell’azione delle trazioni.
                    Nell’arto superiore, dopo che si è fissata alle due ossa che dirigono i movimenti del braccio: la clavicola e la scapola, presenta soltanto una inserzione diretta sul bordo posteriore dell’ulna e sul contorno dei legamenti anulari del polso. L’arto è molto mobile nello spazio. L’azione a distanza si realizza piuttosto per mezzo delle espansioni che collegano praticamente tutta la muscolatura. I muscoli dell’avambraccio prendono tutti grandi inserzioni dirette sulla faccia profonda delle aponeurosi. L’inserzione sul bordo posteriore dell’ulna, l’osso meno mobile dell’avambraccio, non è che un punto d’appoggio che permette l’orientamento delle trazioni.
                    Nell’arto inferiore, tutto funziona diversamente. La rotazione globale dell’arto proviene dall’anca. L’aponeurosi deve prendere inserzioni più grandi a livello della gamba che non possiede in sé stessa una rotazione attiva indipendente.

                    Si effettuano su due ossa:
                    • Sulla tibia, l’aponeurosi si confonde con il periostio della faccia antero-interna;
                    • Sul perone, emette due setti intramuscolari che donano una grande elasticità alle trazioni.

                    Allo stesso tempo, le inserzioni sulle parti laterali della rotula e del suo sistema tendineo, sulle tuberosità tibiali controllano il sistema flessione – estensione.
                    Quando si osservano bene le cose, si può dire che l’aponeurosi superficiale è tesa sullo scheletro osseo come una tela di tenda sulle sue assi. Alcune ossa sono fissate: rachide, sterno, pube. Altre sono mobili e dirigono i movimenti: clavicola, tibia, perone. Altre ancora sono ossa sesamoidi: rotula, scapola, sacro. Visto sotto questo aspetto, è piuttosto facile ammettere che in questo sistema tutto è collegato, che il minimo movimento, il minimo spostamento di un elemento si ripercuote sugli altri.
                    La fisiologia dell’insieme aponevrotico è trasmettere le tensioni, tutte le tensioni, che siano attive o passive.
                    Dopo aver preso in analisi ciò che evoca la tensione muscolare, è necessario essere coscienti che questa non costituisce l’unica tensione trasmessa dalle aponeurosi. Le tensioni di squilibrio, quelle dovute ai movimenti segmentari, sono altrettanto importanti. Sono la base della funzione tonica. Le une permettono il controllo della nostra posizione eretta, le altre la fissazione dei segmenti che servono da punto d’appoggio alla muscolatura dinamica. Diremo che la nostra statica è realizzata dalle sinergie antagoniste grazie alle tensioni aponevrotiche antagoniste che reagiscono alla minima oscillazione.
                    Accanto alla nozione della globalità meccanica che ci offre il sistema aponevrotico, un’altra fisiologia rende anche necessaria la globalità di un trattamento. Tutto il tessuto connettivo, ma soprattutto il tessuto connettivo fibroso, è un immenso recettore sensitivo. Racchiude milioni di tenso-recettori che reagiscono alla minima tensione. Costituiscono uno degli elementi di questa grande funzione sensitiva che è la propriocettività. Come tutti i recettori sensitivi, un’attività permanente, qui una tensione prolungata, li rende rapidamente dolorosi. Il 90% dei nostri dolori sono causati dalla tensione. Come sempre l’organismo si difende contro la tensione. Una seconda tensione sopravviene rapidamente per neutralizzare la tensione iniziale (Legge delle compensazioni). Questa seconda tensione si compensa con una terza ecc. Solo l’ultima tensione che non può compensarsi rimane dolorosa.

                    Può collocarsi molto lontano dalla tensione primaria.
                    Questa fisiologia della “catena antalgica” è stata chiamata “riflesso antalgico a priori” da Françoise Mézières. È semplice capire che solo la scomparsa della tensione iniziale di partenza porterà la guarigione. Il trattamento dovrà progredire di dolore in dolore, di lesione in lesione, di deformazione, in deformazione, di tensione in tensione fino alla tensione primaria. Non esistono problemi isolati.
                    Last edited by Sly83; 16-12-2018, 02:00:05.



                    Originariamente Scritto da Giampo93
                    Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                      Fisiopatolgia meccanica della fascia
                      Il tessuto connettivo è la sede degli edemi che non sono altro, la maggior parte delle volte, che stasi del liquido lacunare, dovuti ad un cattivo drenaggio linfatico di cui il liquido lacunare del connettivo (linfa interstiziale) è il punto di partenza. Sono anche dovuti in gran parte alla mancanza di motilità dei tessuti.
                      Si tratta di un circolo vizioso. La stasi di liquidi frena ed impedisce la motilità dei tessuti, e questa mancanza di motilità provoca la stasi.
                      Il connettivo, in particolar modo il connettivo fibroso, può modificarsi tutta la vita a seguito delle tensioni da lui sopportate. Una tensione prolungata lo allunga, delle tensioni ripetute lo addensano. Tutta la sua patologia meccanica risiede in questa fisiologia.

                      Una tensione prolungata lo allunga. È la fisiologia della crescita. L’osso si allunga ineluttabilmente attraverso le sue cartilagini di crescita. Questo allungamento mette in tensione le aponeurosi ed i tessuti periferici che si allungano così proporzionalmente. Le cose nel frattempo non sono così semplici. In questa fisiologia, vi è un’opposizione meccanica tra l’allungamento osseo e la resistenza connettiva, in particolar modo a livello del connettivo fibroso piuttosto addensato, è il caso delle aponeurosi, delle lamine fibrose ecc.Generalmente è l’allungamento osseo a vincere, non sempre contemporaneamente e non sempre completamente. Se la resistenza connettiva domina, è l’osso che si deforma. Se è abbastanza frequente durante la crescita del bambino, non risparmia l’adulto. È, ad esempio, responsabile dell’evoluzione del ginocchio valgo, dato che questa deformazione mette in continua tensione il legamento collaterale interno del ginocchio. Può così essere responsabile di un accorciamento della crescita, ma anche di un allungamento anormale del connettivo fibroso.
                      Tensioni ripetute lo addensanoattraverso l’aggiunta di nuovi fasci connettivi di collagene. È un fenomeno che prosegue tutta la vita. È una fisiopatologia fisiologica. Può giungere fino alla calcificazione. Tutta la nostra vita, il connettivo fibroso sopporta tensioni meccaniche ripetute: tensioni muscolari, tensioni dovute ai movimenti, tensioni dovute agli equilibri instabili, o agli squilibri ecc.
                      È prima di tutto il caso delle aponeurosi, ma soprattutto dei tendini, i legamenti e le capsule articolari. Tutta la vita questi elementi si addensano e perdono progressivamente la loro elasticità. È un circolo vizioso. Più si addensa il tessuto, più perde elasticità, più perde la sua elasticità, più si addensa. L’invecchiamento dell’uomo è un progressivo addensamento del suo connettivo.
                      Poiché l’addensamento ha un limite, esso può giungere, ad una calcificazione. Le aponeurosi, i tendini, i legamenti e le capsule sono fatti di connettivo fibroso. L’osso, il periostio, la cartilagine, le pareti vascolari e viscerali, le meningi, il cristallino dell’occhio, ecc. sono di tessuto connettivo. Potremmo moltiplicare gli esempi. Tutti questi connettivi hanno la stessa struttura di base, simile a quella del mesenchima embrionale. L’unica differenza, all’infuori del loro maggiore o minore addensamento, è costituita dagli elementi fissati dalla mucoide di congiunzione dei fasci connettivi di collagene. Essa è l’ossomucoide dell’osso e fissa i sali minerali, la condromucoide per la cartilagine, per il cristallino fissa alcuni elementi vitrei ecc.
                      La mucoide del connettivo fibroso è neutra, ma può facilmente trasformarsi e fissare i sali minerali. Sono i fenomeni di artrosi praticamente inevitabili nell’uomo.

                      Come tutte le proteine, il collagene possiede il suo enzima di distruzione: “la collagenasi”. È liberato nell’ambiente interno dai fenomeni di fagocitosi. Sappiamo che la linfa interstiziale del connettivo è il campo d’azione dei polinucleati e delle cellule macrofaghe, cioè il centro di una importante produzione di collagenasi.
                      Un’ultima fisiopatologia che si può citare per ciò che riguarda il connettivo è quella del dolore. Non si tratta di un grande dolore insopportabile, anche se a volte può essere acuto, ma di un dolore sordo, lancinante poiché si prolunga spesso nel tempo. Il tessuto connettivo fibroso: il sistema aponevrotico e tendineo, i legamenti, sono in effetti i grandi recettori della propriocettività. Il tessuto connettivo racchiude milioni di organi di Golgi, di recettori di Ruffini, di Walter – Pacini che informano l’encefalo sui movimenti e la posizione dei segmenti. Sono fatti per reagire a tensioni precise generalmente di corta durata. Attivati dalle tensioni prolungate, diventano facilmente dolorosi. Il secondo è anche il caso di tutti i dolori statici.
                      Dall’antichità, il miglioramento circolatorio è affidato alle manovre di massaggio. Con questa metodica, però, viene reclutata solo la circolazione venosa di ritorno e la circolazione linfatica periferica.
                      In questa sede è necessario ricordare che la circolazione sanguigna del muscolo è molto particolare. A riposo, è essenzialmente superficiale e ridotta al 30% delle possibilità. La maggior parte del sangue arterioso passa direttamente nel circuito venoso attraverso i suoi “ponti arteriovenosi”. La maggior parte dei capillari sono chiusi. La circolazione completa, cioè l’apertura dei capillari profondi, si risveglia solo durante le contrazioni, in presenza degli scarti della combustione muscolare. Questo dunque non accade durante il massaggio o la stimolazione meccanica passiva in generale.



                      Originariamente Scritto da Giampo93
                      Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                        Questi sopra sono articoli di un terapista, Corrado Comunale, che si occupa del trattamento della fascia per mezzo di un sistema integrato multidisciplonare.

                        Personalmente come detto trovo nell’approccio diretto alla fascia e alle sue problematiche una delle piu’ potenti armi a disposizione di chiunque si approcci alla terapia manuale, nonche’ un bacino di conoscienze fondamentali per poi sistemare l’allenamento nel migliore dei modi.



                        Originariamente Scritto da Giampo93
                        Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                          Allora partendo dal presupposto che mi farei anche il doppio delle ore non per allenarmi, ma anche solo per vederti, perché davvero tu per me sei un punto di riferimento unico oltre che un amico...dico che come ti ho già detto, imparo più in un ora con te che in 100 work out da solo o leggendo.

                          Peppone in formissima, petto che credo abbia una vita propria ormai, spaziale direi...in generale è di uno spessore allucinante

                          Work out bello come piace a me, base e tecnico, come ha già detto lui con due correzione ho lavorato bene con i miei migliori carichi di sempre

                          Mi dispiace che sono arrivato senza voce e con il dito dolorante ( anche lì grazie ai suoi consigli mi sono evitato una bella fisioterapia), comunque appena arrivato a casa 39 di febbre e intasato a bestia, doccia e sono crollato fino a mezzanotte..adesso ho mangiato e sto nettamente meglio!!!


                          Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
                          Il mio diario...!

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                            Salvo per leggerlo con calma! Sperando di capire almeno un 50%
                            http://www.bodyweb.com/threads/421447-Diario-Di-Greg Essere il meglio di me stesso!

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                              Originariamente Scritto da ugox@ Visualizza Messaggio
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                              Peppone in formissima, petto che credo abbia una vita propria ormai, spaziale direi...in generale è di uno spessore allucinante

                              Work out bello come piace a me, base e tecnico, come ha già detto lui con due correzione ho lavorato bene con i miei migliori carichi di sempre

                              Mi dispiace che sono arrivato senza voce e con il dito dolorante ( anche lì grazie ai suoi consigli mi sono evitato una bella fisioterapia), comunque appena arrivato a casa 39 di febbre e intasato a bestia, doccia e sono crollato fino a mezzanotte..adesso ho mangiato e sto nettamente meglio!!!


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                              Eccezionale Ugone.
                              Oggi riposati come si deve, così domani riprendi al meglio

                              Grazissime

                              Originariamente Scritto da Greg999 Visualizza Messaggio
                              Salvo per leggerlo con calma! Sperando di capire almeno un 50%

                              adesso cerco un qualcosa di piu’ esplicito, ma solo per stomaci forti.

                              Diffidate da chi si riempie la bocca di “conoscenze anatomiche” da social se prima non ha assimilato certi concetti.



                              Originariamente Scritto da Giampo93
                              Finché c'è emivita c'è Speran*a

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                                Insomma, VERA ANATOMIA e’ questa:




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                                Finché c'è emivita c'è Speran*a

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