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è morto mike bongiorno !

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    #91
    sigpic
    GORE - REBUILD THE BODY
    (non so il front , ma il back pare migliorato )


    Citazione:
    Originalmente inviato da leonardoS
    maledetto mongue, io sono 177cm quindi basso e pelato e grasso, il top secondo i canoni monguiani. Ma siccome lui è un secco sansa palle e sansa tesserino ifbb e scurnacchiat me ne fotto
    http://www.bodyweb.com/forums/showpo...76&postcount=5

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      #92
      mi ha colpito molto anche Pippo Baudo , dalla sua faccia mentre portava la bara , alle sue parole
      (se è vero che il suo non era un intervento programmato, al contrario di quelli di Fiorello e Berlusconi)
      sigpic
      GORE - REBUILD THE BODY
      (non so il front , ma il back pare migliorato )


      Citazione:
      Originalmente inviato da leonardoS
      maledetto mongue, io sono 177cm quindi basso e pelato e grasso, il top secondo i canoni monguiani. Ma siccome lui è un secco sansa palle e sansa tesserino ifbb e scurnacchiat me ne fotto
      http://www.bodyweb.com/forums/showpo...76&postcount=5

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        #93
        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        Ci sta bene, assieme a quella bella foto postata da Tongue dei tempi aurei della tv, ci sta bene, ritengo, questo ritratto di Mike che ne fa Michele Serra su Repubblica:



        Quel piazzista della tv del benessere

        di MICHELE SERRA



        Con Mike Bongiorno muore la televisione popolare del Novecento, quella fondata sul lavoro. Nella quale i ruoli erano definiti e separati, come in una fabbrica.

        Il presentatore, il concorrente, la valletta, il notaio, e uscendo dal quiz l'annunciatrice, lo speaker, il telecronista, l'attore, l'imitatore, il cantante... erano definiti e separati. Capiva poco, e giudicava male, la televisione post-industriale dei nostri giorni, la confusione del reality, le risse verbali che confondono il regista e "sporcano" le inquadrature, lo sgomitare degli avventizi, l'essere in video senza alcuna giustificazione "professionale". Prese a male parole anche il Gabibbo ("Vattene, o chiamo le guardie!") che pure è un lavoratore televisivo tra i più umili e tradizionali, perché non sopportava che si turbasse il regolare svolgimento del suo quiz.

        Era un uomo d'ordine. Un italiano del dopoguerra, operoso e pragmatico, felice di essere scampato a quello sconquasso, contento di vivere, di guadagnare quattrini, di comperarsi una casa più grande. La sua, a Milano, l'aveva scelta esattamente a mezza via tra gli studi della Fiera e la sede della Rai, perché il lavoro regolava la sua vita come un dio benevolo ma indiscutibile, e niente doveva accadere che non fosse "professionale". In questo, nella Rai delle origini, Mike incarnava l'aspetto non-romano, ingenuo, anticinico, nordista. È probabile che la sua popolarità, più ancora che nell'esotismo "americano", avesse radici nel piglio promettente e dinamico, da capufficio del boom, con il quale conduceva i suoi quiz: doveva apparire modernissimo, in quell'Italia in larga parte contadina e paesana, il giovanotto benvestito, con la cartella sotto il braccio, che sbrigava con destrezza quelle complicate trafile di domande e risposte. La valletta era la sua segretaria. Diede moltissimo a quella Rai, pedagogica e democristiana, nella quale una domanda sul controfagotto poteva ben figurare tra i metodi di acculturazione popolare.


        Entrò a Mediaset con lo stesso slancio, spiegando quel passaggio d'epoca con il più bongiornesco e disarmante dei commenti: "Sapete, Berlusconi mi ha offerto dieci volte di più di quanto mi dava la Rai". Molti altri ebbero da Berlusconi dieci volte di più, non facendolo sapere. Seppe servire come nessun altro, con zelo e serietà, i nuovi padroni della televisione, gli sponsor, che citava come gli dei dell'Olimpo anche se producevano provole o detersivi da cesso. La sua maniera tetragona, imperturbabile, di seguire il filo logico delle cose, e solamente quello, lo rese amatissimo perfino da chi (non solo gli intellettuali) amava sorridere di lui, trovando irresistibile la sua psicologia molto basica, per niente smaliziata. Nella meraviglia con la quale presentava i concorrenti laureati ("Pensate!") si rifletteva l'arretratezza culturale dell'Italia di mezzo secolo fa, ma anche un rispetto delle gerarchie, delle forme, perfino delle apparenze che è stato totalmente stravolto, per mano della stessa televisione, negli ultimi vent'anni.
        Non è dato sapere se Mike si fosse accorto davvero di quanto profondo, traumatico e irrimediabile fosse stato il cambiamento: dai tempi di "Pensate, è laureata" a quelli di "Lo sa dove deve mettersela, la sua laurea?". Forse fingeva di non essersene accorto, forse davvero era troppo impegnato a ricongegnare per l'ennesima volta un telequiz. Fatto sta che, a 85 anni, l'infinito ritorno dentro lo schema del "suo" telequiz, e della "sua" televisione, aveva assunto una certa qual magnifica follia. Vecchio, curvo, utilizzato da Sky per spot non sempre indulgenti con la sua età, aveva oramai l'aspetto e lo sguardo del vegliardo incontrollabile, quello che non deve rendere conto a nessuno perché cammina di fianco ai Campi Elisi.

        Dalla vita ha avuto moltissimo, compreso (e non è poco) l'affetto di un intero popolo che lo considera uno di famiglia. Se ne è andato senza dovere fare i conti (o forse: rifiutandosi di farli, beato lui) con la fine della sua tv, quella delle competenze, dei tempi giusti, della pronuncia scandita perché tutti capiscano e nessuno si senta a disagio. Una televisione del benessere e non del malessere. La sua tv era morta già prima di lui. Ne era vedovo, ma le aveva voluto così bene che fingeva fosse ancora viva, e al suo fianco. Rimpiangeremo entrambi, e con una particolare, affettuosa delicatezza, il vecchio signore vestito di bianco che si faceva portare fuori scena da Fiorello, sottobraccio, ultima inquadratura di un viaggio solo domestico, ma formidabile per quanto è stato lungo, e cocciuto, e vitale.

        Quel piazzista della tv del benessere - Persone - Repubblica.it
        Gran gran bell'articolo.

        Posto un'interessante analisi di Umberto Eco (del 61) su mike bongiorno che, siccome si trova liberamente in rete, spero non abbia problemi di copyright.


        "L’uomo circuito dai mass media è in fondo, fra tutti i suoi simili, il più rispettato: non gli si chiede mai di diventare che ciò che egli è già. In altre parole gli vengono provocati desideri studiati sulla falsariga delle sue tendenze. Tuttavia, poiché uno dei compensi narcotici a cui ha diritto è l’evasione nel sogno, gli vengono presentati di solito degli ideali tra lui e i quali si possa stabilire una tensione. Per togliergli ogni responsabilità si provvede però a far sì che questi ideali siano di fatto irraggiungibili, in modo che la tensione si risolva in una proiezione e non in una serie di operazioni effettive volte a modificare lo stato delle cose. Insomma, gli si chiede di diventare un uomo con il frigo*rifero e un televisore da 21 pollici, e cioè gli si chiede di rimanere com’è aggiungendo agli oggetti che possiede un frigorifero e un televisore; in compenso gli si propone come ideale Kirk Douglas o Superman. L’ideale del consumatore di mass media è un superuomo che egli non pretenderà mai di diventare, ma che si diletta a impersonare fantasti*camente, come si indossa per alcuni minuti davanti a uno specchio un abito altrui, senza neppur pensare di posseder-lo un giorno.

        La situazione nuova in cui si pone al riguardo la TV è questa: la TV non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il superman ma l’everyman. La TV presenta come ideale l’uomo assolutamente medio. A teatro Juliette Greco appare sul palcoscenico e subito crea un mito e fonda unculto; Josephine Baker scatena rituali idolatrici e dà il nome a un’epoca. In TV appare a più riprese il volto magico di Juliette Greco, ma il mito non nasce neppure; l’idolo non è costei, ma l’annunciatrice, e tra le annunciatrici la più amata e famosa sarà proprio quella che rappresenta meglio i caratteri medi: bellezza modesta, sex-appeal limi*tato, gusto discutibile, una certa casalinga inespressività.

        Ora, nel campo dei fenomeni quantitativi, la media rap*presenta appunto un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un traguardo. Se, secondo la nota boutade, la statistica è quella scienza per cui se giornalmente un uomo mangia due polli e un altro nessuno, quei due uomini hanno mangiato un pollo ciascu*no — per l’uomo che non ha mangiato, la meta di un pollo al giorno è qualcosa di positivo cui aspirare. Invece, nel campo dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero. Un uomo che possieda tutte le virtù morali e intellettuali in grado medio, si tro*va immediatamente a un livello minimale di evoluzione. La “medietà” aristotelica è equilibrio nell’esercizio delle pro*prie passioni, retto dalla virtù discernitrice della “pruden*za”. Mentre nutrire passioni in grado medio e aver una media prudenza significa essere un povero campione di umanità.

        Il caso più vistoso di riduzione del superman all’every*man lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna. Idolatrato da milioni di persone, quest’uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta uni*ta (questa è l’unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un fascino immediato e spontaneo spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o fin*zione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e che quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto. Lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti.

        Per capire questo straordinario potere di Mike Bongior*no occorrerà procedere a una analisi dei suoi comporta-menti, ad una vera e propria “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, dove, si intende, con questo nome è indicato non l’uomo, ma il personaggio.

        Mike Bongiorno non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlan*do, un grado modesto di adattamento all’ambiente. L’amore isterico tributatogli dalle teen-agers va attribuito in parte al complesso materno che egli è capace di risvegliare in una giovinetta, in parte alla prospettiva che egli lascia intrav*vedere di un amante ideale, sottomesso e fragile, dolce e cortese.

        Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all’apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressio*nare lo spettatore, non solo mostrandosi all’oscuro dei fat*ti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla.

        In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primiti*va ammirazione per colui che sa. Di costui pone tuttavia in luce le qualità di applicazione manuale, la memoria, la me*todologia ovvia ed elementare: si diventa colti leggendo molti libri e ritenendo quello che dicono. Non lo sfiora minimamente il sospetto di una funzione critica e creativa della cultura. Di essa ha un criterio meramente quantitativo. In tal senso (occorrendo, per essere colto, aver letto per molti anni molti libri) è naturale che l’uomo non predesti*nato rinunci a ogni tentativo.

        Mike Bongiorno professa una stima e una fiducia illi*mitata verso l’esperto; un professore è un dotto; rappre*senta la cultura autorizzata. È il tecnico del ramo. Gli si demanda la questione, per competenza.

        L’ammirazione per la cultura tuttavia sopraggiunge quan*do, in base alla cultura, si viene a guadagnar denaro. Allora si scopre che la cultura serve a qualcosa. L’uomo mediocre rifiuta di imparare ma si propone di far studiare il figlio.

        Mike Bongiorno ha una nozione piccolo borghese del denaro e del suo valore (”Pensi, ha guadagnato già centomila lire: è una bella sommetta!”).

        Mike Bongiorno anticipa quindi, sul concorrente, le im*pietose riflessioni che lo spettatore sarà portato a fare: “Chissà come sarà contento di tutti quei soldi, lei che è sempre vissuto con uno stipendio modesto! Ha mai avuto tanti soldi così tra le mani?”.

        Mike Bongiorno, come i bambini, conosce le persone per categorie e le appella con comica deferenza (il bambino dice: “Scusi, signora guardia…”) usando tuttavia sempre la qualifica più volgare e corrente, spesso dispregiativa: “si*gnor spazzino, signor contadino”.

        Mike Bongiorno accetta tutti i miti della società in cui vive: alla signora Balbiano d’Aramengo bacia la mano e dice che lo fa perché si tratta di una contessa (sic).

        Oltre ai miti accetta della società le convenzioni. È pa*terno e condiscendente con gli umili, deferente con le per*sone socialmente qualificate.

        Elargendo denaro, è istintivamente portato a pensare, senza esprimerlo chiaramente, più in termini di elemosi*na che di guadagno. Mostra di credere che, nella dialettica delle classi, l’unico mezzo di ascesa sia rappresentato dalla provvidenza (che può occasionalmente assumere il volto della Televisione).

        Mike Bongiorno parla un basic italian. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a tendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sem*pre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi. Non si avventura mai in incisi o parentesi, non usa espressioni ellittiche, non allude, utilizza solo metafore ormai assorbite dal lessico comune. Il suo linguaggio è ri*gorosamente referenziale e farebbe la gioia di un neo-posi*tivista. Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo. Qualsiasi spettatore avverte che, all’occasione, egli potreb*be essere più facondo di lui.

        Non accetta l’idea che a una domanda possa esserci più di una risposta. Guarda con sospetto alle varianti. Nabuc*co e Nabuccodonosor non sono la stessa cosa; egli reagisce di fronte ai dati come un cervello elettronico, perché è fer*mamente convinto che A è uguale ad A e che tertium non datur. Aristotelico per difetto, la sua pedagogia è di con*seguenza conservatrice, paternalistica, immobilistica.

        Mike Bongiorno è privo di senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà. Gli sfugge la natura del paradosso; come gli viene proposto, lo ripete con aria divertita e scuote il capo, sottintendendo che l’interlocutore sia simpaticamente anormale; rifiuta di sospettare che dietro il paradosso si na*sconda una verità, comunque non lo considera come vei*colo autorizzato di opinione.

        Evita la polemica, anche su argomenti leciti. Non man*ca di informarsi sulle stranezze dello scibile (una nuova corrente di pittura, una disciplina astrusa… “Mi dica un po’, si fa tanto parlare oggi di questo futurismo. Ma cos’è di preciso questo futurismo?”). Ricevuta la spiegazione non tenta di approfondire la questione, ma lascia avvertire anzi il suo educato dissenso di benpensante. Rispetta comunque l’opinione dell’altro, non per proposito ideologico, ma per disinteresse.

        Di tutte le domande possibili su di un argomento sceglie quella che verrebbe per prima in mente a chiunque e che una metà degli spettatori scarterebbe subito perché troppo banale: “Cosa vuol rappresentare quel quadro?” “Come mai si è scelto un hobby così diverso dal suo lavoro?” “Com’è che viene in mente di occuparsi di filosofia?”.

        Porta i clichés alle estreme conseguenze. Una ragazza educata dalle suore è virtuosa, una ragazza con le calze co*lorate e la coda di cavallo è “bruciata”. Chiede alla prima se lei, che è una ragazza così per bene, desidererebbe di*ventare come l’altra; fattogli notare che la contrapposizione è offensiva, consola la seconda ragazza mettendo in risalto la sua superiorità fisica e umiliando l’educanda. In questo vertiginoso gioco di gaffes non tenta neppure di usare pe*rifrasi: la perifrasi è già una agudeza, e le agudezas ap*partengono a un ciclo vichiano cui Bongiorno è estraneo. Per lui, lo si è detto, ogni cosa ha un nome e uno solo, l’artificio retorico è una sofisticazione. In fondo la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quan*do la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provo*cazione; la gaffe (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei cri*tici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza. Quanto più è mediocre, l’uo*mo mediocre è maldestro. Mike Bongiorno lo conforta por*tando la gaffe a dignità di figura retorica, nell’ambito di una etichetta omologata dall’ente trasmittente e dalla nazione in ascolto.

        Mike Bongiorno gioisce sinceramente col vincitore perché onora il successo. Cortesemente disinteressato al perdente, si commuove se questi versa in gravi condizioni e si fa promotore di una gara di beneficenza, finita la quale si manifesta pago e ne convince il pubblico; indi trasvola ad altre cure confortafo sull’esistenza del migliore dei mondi possibili. Egli ignora la dimensione tragica della vita.

        Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rap*presenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiun*gere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti..."
        Always the beautiful answer who asks a more beautiful question

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          #94
          YouTube - Funerali Mike Bongiorno Intervento Di Pippo Baudo Rai 1 HQ



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            #95
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            Gran gran bell'articolo.

            Posto un'interessante analisi di Umberto Eco (del 61) su mike bongiorno che, siccome si trova liberamente in rete, spero non abbia problemi di copyright.


            "L’uomo circuito dai mass media è in fondo, fra tutti i suoi simili, il più rispettato: non gli si chiede mai di diventare che ciò che egli è già. In altre parole gli vengono provocati desideri studiati sulla falsariga delle sue tendenze. Tuttavia, poiché uno dei compensi narcotici a cui ha diritto è l’evasione nel sogno, gli vengono presentati di solito degli ideali tra lui e i quali si possa stabilire una tensione. Per togliergli ogni responsabilità si provvede però a far sì che questi ideali siano di fatto irraggiungibili, in modo che la tensione si risolva in una proiezione e non in una serie di operazioni effettive volte a modificare lo stato delle cose. Insomma, gli si chiede di diventare un uomo con il frigo*rifero e un televisore da 21 pollici, e cioè gli si chiede di rimanere com’è aggiungendo agli oggetti che possiede un frigorifero e un televisore; in compenso gli si propone come ideale Kirk Douglas o Superman. L’ideale del consumatore di mass media è un superuomo che egli non pretenderà mai di diventare, ma che si diletta a impersonare fantasti*camente, come si indossa per alcuni minuti davanti a uno specchio un abito altrui, senza neppur pensare di posseder-lo un giorno.

            La situazione nuova in cui si pone al riguardo la TV è questa: la TV non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il superman ma l’everyman. La TV presenta come ideale l’uomo assolutamente medio. A teatro Juliette Greco appare sul palcoscenico e subito crea un mito e fonda unculto; Josephine Baker scatena rituali idolatrici e dà il nome a un’epoca. In TV appare a più riprese il volto magico di Juliette Greco, ma il mito non nasce neppure; l’idolo non è costei, ma l’annunciatrice, e tra le annunciatrici la più amata e famosa sarà proprio quella che rappresenta meglio i caratteri medi: bellezza modesta, sex-appeal limi*tato, gusto discutibile, una certa casalinga inespressività.

            Ora, nel campo dei fenomeni quantitativi, la media rap*presenta appunto un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un traguardo. Se, secondo la nota boutade, la statistica è quella scienza per cui se giornalmente un uomo mangia due polli e un altro nessuno, quei due uomini hanno mangiato un pollo ciascu*no — per l’uomo che non ha mangiato, la meta di un pollo al giorno è qualcosa di positivo cui aspirare. Invece, nel campo dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero. Un uomo che possieda tutte le virtù morali e intellettuali in grado medio, si tro*va immediatamente a un livello minimale di evoluzione. La “medietà” aristotelica è equilibrio nell’esercizio delle pro*prie passioni, retto dalla virtù discernitrice della “pruden*za”. Mentre nutrire passioni in grado medio e aver una media prudenza significa essere un povero campione di umanità.

            Il caso più vistoso di riduzione del superman all’every*man lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna. Idolatrato da milioni di persone, quest’uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta uni*ta (questa è l’unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un fascino immediato e spontaneo spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o fin*zione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e che quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto. Lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti.

            Per capire questo straordinario potere di Mike Bongior*no occorrerà procedere a una analisi dei suoi comporta-menti, ad una vera e propria “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, dove, si intende, con questo nome è indicato non l’uomo, ma il personaggio.

            Mike Bongiorno non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlan*do, un grado modesto di adattamento all’ambiente. L’amore isterico tributatogli dalle teen-agers va attribuito in parte al complesso materno che egli è capace di risvegliare in una giovinetta, in parte alla prospettiva che egli lascia intrav*vedere di un amante ideale, sottomesso e fragile, dolce e cortese.

            Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all’apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressio*nare lo spettatore, non solo mostrandosi all’oscuro dei fat*ti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla.

            In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primiti*va ammirazione per colui che sa. Di costui pone tuttavia in luce le qualità di applicazione manuale, la memoria, la me*todologia ovvia ed elementare: si diventa colti leggendo molti libri e ritenendo quello che dicono. Non lo sfiora minimamente il sospetto di una funzione critica e creativa della cultura. Di essa ha un criterio meramente quantitativo. In tal senso (occorrendo, per essere colto, aver letto per molti anni molti libri) è naturale che l’uomo non predesti*nato rinunci a ogni tentativo.

            Mike Bongiorno professa una stima e una fiducia illi*mitata verso l’esperto; un professore è un dotto; rappre*senta la cultura autorizzata. È il tecnico del ramo. Gli si demanda la questione, per competenza.

            L’ammirazione per la cultura tuttavia sopraggiunge quan*do, in base alla cultura, si viene a guadagnar denaro. Allora si scopre che la cultura serve a qualcosa. L’uomo mediocre rifiuta di imparare ma si propone di far studiare il figlio.

            Mike Bongiorno ha una nozione piccolo borghese del denaro e del suo valore (”Pensi, ha guadagnato già centomila lire: è una bella sommetta!”).

            Mike Bongiorno anticipa quindi, sul concorrente, le im*pietose riflessioni che lo spettatore sarà portato a fare: “Chissà come sarà contento di tutti quei soldi, lei che è sempre vissuto con uno stipendio modesto! Ha mai avuto tanti soldi così tra le mani?”.

            Mike Bongiorno, come i bambini, conosce le persone per categorie e le appella con comica deferenza (il bambino dice: “Scusi, signora guardia…”) usando tuttavia sempre la qualifica più volgare e corrente, spesso dispregiativa: “si*gnor spazzino, signor contadino”.

            Mike Bongiorno accetta tutti i miti della società in cui vive: alla signora Balbiano d’Aramengo bacia la mano e dice che lo fa perché si tratta di una contessa (sic).

            Oltre ai miti accetta della società le convenzioni. È pa*terno e condiscendente con gli umili, deferente con le per*sone socialmente qualificate.

            Elargendo denaro, è istintivamente portato a pensare, senza esprimerlo chiaramente, più in termini di elemosi*na che di guadagno. Mostra di credere che, nella dialettica delle classi, l’unico mezzo di ascesa sia rappresentato dalla provvidenza (che può occasionalmente assumere il volto della Televisione).

            Mike Bongiorno parla un basic italian. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a tendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sem*pre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi. Non si avventura mai in incisi o parentesi, non usa espressioni ellittiche, non allude, utilizza solo metafore ormai assorbite dal lessico comune. Il suo linguaggio è ri*gorosamente referenziale e farebbe la gioia di un neo-posi*tivista. Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo. Qualsiasi spettatore avverte che, all’occasione, egli potreb*be essere più facondo di lui.

            Non accetta l’idea che a una domanda possa esserci più di una risposta. Guarda con sospetto alle varianti. Nabuc*co e Nabuccodonosor non sono la stessa cosa; egli reagisce di fronte ai dati come un cervello elettronico, perché è fer*mamente convinto che A è uguale ad A e che tertium non datur. Aristotelico per difetto, la sua pedagogia è di con*seguenza conservatrice, paternalistica, immobilistica.

            Mike Bongiorno è privo di senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà. Gli sfugge la natura del paradosso; come gli viene proposto, lo ripete con aria divertita e scuote il capo, sottintendendo che l’interlocutore sia simpaticamente anormale; rifiuta di sospettare che dietro il paradosso si na*sconda una verità, comunque non lo considera come vei*colo autorizzato di opinione.

            Evita la polemica, anche su argomenti leciti. Non man*ca di informarsi sulle stranezze dello scibile (una nuova corrente di pittura, una disciplina astrusa… “Mi dica un po’, si fa tanto parlare oggi di questo futurismo. Ma cos’è di preciso questo futurismo?”). Ricevuta la spiegazione non tenta di approfondire la questione, ma lascia avvertire anzi il suo educato dissenso di benpensante. Rispetta comunque l’opinione dell’altro, non per proposito ideologico, ma per disinteresse.

            Di tutte le domande possibili su di un argomento sceglie quella che verrebbe per prima in mente a chiunque e che una metà degli spettatori scarterebbe subito perché troppo banale: “Cosa vuol rappresentare quel quadro?” “Come mai si è scelto un hobby così diverso dal suo lavoro?” “Com’è che viene in mente di occuparsi di filosofia?”.

            Porta i clichés alle estreme conseguenze. Una ragazza educata dalle suore è virtuosa, una ragazza con le calze co*lorate e la coda di cavallo è “bruciata”. Chiede alla prima se lei, che è una ragazza così per bene, desidererebbe di*ventare come l’altra; fattogli notare che la contrapposizione è offensiva, consola la seconda ragazza mettendo in risalto la sua superiorità fisica e umiliando l’educanda. In questo vertiginoso gioco di gaffes non tenta neppure di usare pe*rifrasi: la perifrasi è già una agudeza, e le agudezas ap*partengono a un ciclo vichiano cui Bongiorno è estraneo. Per lui, lo si è detto, ogni cosa ha un nome e uno solo, l’artificio retorico è una sofisticazione. In fondo la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quan*do la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provo*cazione; la gaffe (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei cri*tici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza. Quanto più è mediocre, l’uo*mo mediocre è maldestro. Mike Bongiorno lo conforta por*tando la gaffe a dignità di figura retorica, nell’ambito di una etichetta omologata dall’ente trasmittente e dalla nazione in ascolto.

            Mike Bongiorno gioisce sinceramente col vincitore perché onora il successo. Cortesemente disinteressato al perdente, si commuove se questi versa in gravi condizioni e si fa promotore di una gara di beneficenza, finita la quale si manifesta pago e ne convince il pubblico; indi trasvola ad altre cure confortafo sull’esistenza del migliore dei mondi possibili. Egli ignora la dimensione tragica della vita.

            Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rap*presenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiun*gere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti..."
            analisi profonda e perspicace che condivido in gran parte.. l'unico punto che non mi convince è la mancanza di umorismo di Mike, Eco -essendogli contemporaneo- ne ha fatto un ritratto che esclude le sue ultimissime performances, quelle per cui tutti voi lo state plaudendo, e che solo un uomo con una forte dose di ironia ed autoironia avrebbe potuto fare, un uomo acuto che ha saputo sempre essere all'altezza dei tempi, "sulla cresta dell'onda", fino all'ultimo.

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              #96
              Onestamente ho trovato squallido il fatto che durante i funerali,al passaggio delle telacamere,la gente cominciasse a sbracciarsi e a salutare o,addirittura,col telefonino in mano mentre salutano x chiamare casa e dire che sono in tv.
              Che tristezza. Ok che è un personaggio pubblico me è pur sempre un funerale. Un po' di rispetto x chi REALMENTE ha sofferto per la sua morte:familiari ed amici.
              Tutto il resto è contorno

              MIO DIARIO (No frc plz)

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                #97
                Originariamente Scritto da Valerio 88 Visualizza Messaggio
                Onestamente ho trovato squallido il fatto che durante i funerali,al passaggio delle telacamere,la gente cominciasse a sbracciarsi e a salutare o,addirittura,col telefonino in mano mentre salutano x chiamare casa e dire che sono in tv.
                Che tristezza. Ok che è un personaggio pubblico me è pur sempre un funerale. Un po' di rispetto x chi REALMENTE ha sofferto per la sua morte:familiari ed amici.
                Tutto il resto è contorno
                quoto, è pure sempre morto un uomo, e i funerali di stato x un presentatore non erano necessari secondo me, ma questa è un altra questione.,.
                DIARIO: http://www.bodyweb.com/forums/thread...manovale/page1
                Originariamente Scritto da Valerio 88
                Si anche io me lo sento...in caso passa nella parte bassa vicino ai vetri che se ti vedo urlo bale ******
                Originariamente Scritto da ma_75
                Bale dà merda a molti. Sia messo agli atti.
                Originariamente Scritto da JPP
                sei un bullo

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                  #98
                  Originariamente Scritto da bale Visualizza Messaggio
                  quoto, è pure sempre morto un uomo, e i funerali di stato x un presentatore non erano necessari secondo me, ma questa è un altra questione.,.
                  mike nn era 1 presentatore

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                    #99
                    Non limitiamoci a ricordare solo il Mike al quale siamo abituati nell'ultimo decennio...
                    Mike ha fatto tanto ... ma tanto ... negli anni passati
                    è stato un pilastro della TV commerciale ai suoi albori
                    e prima ancora ha lavorato parecchio sulla tv di stato....

                    la televisione in italia si è evoluta con lui e grazie a lui...
                    sigpic
                    GORE - REBUILD THE BODY
                    (non so il front , ma il back pare migliorato )


                    Citazione:
                    Originalmente inviato da leonardoS
                    maledetto mongue, io sono 177cm quindi basso e pelato e grasso, il top secondo i canoni monguiani. Ma siccome lui è un secco sansa palle e sansa tesserino ifbb e scurnacchiat me ne fotto
                    http://www.bodyweb.com/forums/showpo...76&postcount=5

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                      Sono già passati 10 anni...
                      Da un personaggio che ha visto e fatto in parte la storia culturale di questo povero paese, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa oggi
                      Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                      Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                      Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                        So delle sue brutte esperienze nei campi di concentramento nazifascisti




                        Originariamente Scritto da Naturalissimo.88
                        Sei andato veramente da Paola boa?

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                          Stanotte ho visto lo speciale di Maurizio Costanzo.
                          Berlusconi in affari è stato il numero uno, mike guadagnava 30 milioni l anno alla RAI passando con berlusca 600

                          Inviato dal mio POCOPHONE F1 utilizzando Tapatalk
                          Cura il tuo corpo come un tempio
                          Originariamente Scritto da M K K
                          Desade grazie di esistere
                          Originariamente Scritto da AK_47
                          si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                            Lo ricordo per l'interpretazione di se stesso in "c'eravamo tanto amati" di Ettore Scola, in cui lo scorrere del tempo è reso attraverso spezzoni delle sue trasmissioni di decennio in decennio. Ha simboleggiato non solo la tv italiana, ma l'evolversi della nostra società

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                              mike è stato un vero mito, un vero influencer...
                              lui per ANNI ha detto agli italiani cosa comperare...
                              altro che le cagate di oggi ...
                              sigpic
                              GORE - REBUILD THE BODY
                              (non so il front , ma il back pare migliorato )


                              Citazione:
                              Originalmente inviato da leonardoS
                              maledetto mongue, io sono 177cm quindi basso e pelato e grasso, il top secondo i canoni monguiani. Ma siccome lui è un secco sansa palle e sansa tesserino ifbb e scurnacchiat me ne fotto
                              http://www.bodyweb.com/forums/showpo...76&postcount=5

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                                Grazie a tutti per le belle parole

                                Allegria
                                Originariamente Scritto da centos
                                mangio e bevo e faccio schifo


                                Per ricorsi amministrativi e legali
                                http://www.supremecourt.mn/home

                                sigpic

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