Annuncio

Collapse
No announcement yet.

Una canzone al giorno

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts

    Originariamente Scritto da M K K Visualizza Messaggio
    Preparo lo sputo per chi dice di no
    mi disturba non poter dare rep quando voglio



    Commenta


      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
      Non poteva esserci dedica più adatta e più bella, in specie in questa evocativa versione di Battiato del noto (lo diciamo per chi non lo sapesse) brano di De Andrè, il quale confeziona un testo quanto mai poetico. Qui si sottolinea ancor più come Battiato sia non solo il grandissimo autore che tutti conosciamo ma anche un grande interprete, con quella sua vocalità tutta particolare, colorata di quel mistero di cui bene ci racconta Veneziani nel suo articolo.

      Sul resto sono d'accordo, Battiato all'alba degli anni '80 decide di fare un album commerciale, un album da un milione di copie, per imporsi all'attenzione del grande pubblico: uscirà fuori appunto "La voce del padrone", con dentro le canzoni che citi e altre notissime (è un album di hit praticamente). Contemporaneamente fa decollare in modo clamoroso la carriera di Alice (con la vittoria a Sanremo con l'ambigua "Per Elisa") e poi scriverà per Giuni Russo: in un paio di anni Battiato si impone come il nuovo re Mida della canzone italiana.

      E' un pop commerciale ma appunto alto. Canzoni piene di rimandi, connessioni, vari piani letterali e di significato. Perchè anche il commerciale va distinto: "centro di gravità permanente" è canzone orecchiabile, ma ha uno spessore che quelle coeve dei Righeira, per dire, non hanno.

      Il pop di Battiato è un pop che intende fare scuola, cioè dire qualcosa a chi ascolta, trasportarlo comunque su lidi altri, ammantanto, issato su di una sorta di musicale tappeto volante dove, veicolato dalle note, dalla voce, dai testi di Battiato (e collaboratori), viaggia su mondi poetici e al tempo stesso così reali, perchè interiori, radicati in ciascuno di noi.
      La voce del padrone, appunto.... che, quando si scomoda, il cane torna (perdonami la licenza poetica). E' mai possibile che il marketing che va per la maggiore, per parafrasare te, ci consideri tutti individui privi di spessore, privi di una storia propria?! Forse sarà che molti si sono adeguati, molti rassegnati. Ti darei ovviamente rep, ma purtroppo non posso. Per farmi perdonare, visto che l'hai citata, ti dedico la Giuni Russo che preferisco:



      I più pensano a Mina quando si parla della più grande in Italia, io per sempre penserò a Giuni.

      Commenta


        Originariamente Scritto da The_Shadow Visualizza Messaggio


        Quanta bellezza nelle canzoni di Battisti...e gli "album bianchi" (quelli con i testi di Panella) sono quelli che preferisco.
        Interessante. E grazie... non conoscevo. A me di battisti piacciono le scontatissime "Il tempo di morire" ed "I giardini di marzo".

        Commenta




          restando in tema di grandi italiani della musica, un tributo doveroso ad Augusto Daolio.

          ”Contro” uscì postumo, album di spessore assoluto.



          Originariamente Scritto da Giampo93
          Finché c'è emivita c'è Speran*a

          Commenta


            Ma anche questa:

            Commenta


              I classici di Battisti sono immortali.

              Po pero’ scopri il Battisti che non ti aspetti...




              Originariamente Scritto da Giampo93
              Finché c'è emivita c'è Speran*a

              Commenta


                Ma tu hai capito che sia successo con KFC, che gli dedica addirittura un menù? Mi fa un po' ridere questa cosa.

                Commenta


                  Originariamente Scritto da giuseppesole Visualizza Messaggio
                  Ma tu hai capito che sia successo con KFC, che gli dedica addirittura un menù? Mi fa un po' ridere questa cosa.

                  Semplice marketing....

                  E questa la sapevate?
                  Gli hanno dedicato una piazza...










                  "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                  Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                  vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                  (L. Pirandello)

                  Commenta


                    Per chi non vuole percorrere i sentieri dei misteri orfici dei Bianchi, e preferisce la certezza canonica del Battisti mogoliano, posso comunque suggerire l'intero "Anima Latina", dove Battisti fa una capatina (da par suo) nel "progressive". Mogol cucirà su quelle musiche dei testi d'avanguardia, come mai più gli riuscirà di scrivere.

                    Poi io l'ho detto: Battisti è andato più avanti del suo pubblico, il quale avrebbe voluto dal questo inesausto creatore di hit (e del songbook della musica italiana) le solari e consuete certezze. Ma un artista, in specie l'artista di cui parliamo, non può rifare il verso a se stesso per tutta la vita: i Venditti possono cantare le canzoncine, fare la copia carbone; i Baglioni possono recitare Baglioni: Battisti crea musica, siamo su altri pianeti: parte da "Mi ritorni in mente" e chiude con l'avanguardia di "Hegel", con cioè la musica da venire: questo fa il genio, è un continuo vulcano creativo che certo non sta a fare il mercante in fiera per badare alle vendite, alla quota certa, e parliamo comunque dell'autore che più di tutti è stato il primo in classifica, ma non gliene ha mai fregato niente.

                    La fase con Panella inizia con un album fondamentale: Don Giovanni (1986). Vi appaiono ancora canzoni con una forma canonica (intro-strofa-ritornello-inciso) e Panella scrive ancora sulle musiche (da L'Apparenza in poi sarà invece Battisti a comporre sui testi già scritti da Panella).

                    Per chi volesse "spalancare l'anta" che trasporta nel mondo fatato dei Bianchi, quella è la porta da dove iniziare.

                    Tra l'altro lì Battisti fa un enunciato etico ed estetico, immagino rivolto (anche) a chi avrebbe voluto sentirlo cantare di canzoni del sole per sempre: "che ozio nella tournè/di mai più tornare/nell'intronata routine/del cantar leggero/l'amore sul serio": ma poi, quando attaccano quelle note, quando parte la voce, come può non venire anche quel brivido che solo sorge di fronte alla meraviglia?

                    Nel mentre c'è chi cantava "In questo mondo di ladri uh uh", Battisti componeva e pubblicava Don Giovanni: poi certo, occorre salire per stare dietro il capocordata, e spesso il pubblico ama cullarsi nelle sue certezze, nelle sonnolenti pigrizie: ciascuno sceglie come educare i propri padiglioni auricolari.

                    Battisti va viaggiato tutto, dal primo all'ultimo album, dalla prima all'ultima canzone: seguirlo dalla pianura alle colline alle prime salite e poi ancora più su, fino alle vette, dove l'aria è più rarefatta ma l'orizzonte impareggiabile - e dove si resta necessariamente in pochi.

                    Last edited by Sean; 21-11-2020, 20:25:07.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


                    Commenta


                      Quoto ogni virgola.



                      Originariamente Scritto da Giampo93
                      Finché c'è emivita c'è Speran*a

                      Commenta


                        Originariamente Scritto da giuseppesole Visualizza Messaggio
                        Ma anche questa:
                        Questa è la canzone che mi ha fulminato quando ero un giovanissimo adolescente. Invidio ancora adesso chi la può ascoltare la prima volta e quindi per la prima volta provare in pieno tutta l'onda emotiva che scatena questa canzone, che poi è un magico doppio di canzone, con le voci che vanno a sovrapporsi, con due linee melodiche che confluiscono, trovano sbocco nel potente pieno orchestrale del ritornello.

                        Provocò in me uno stordimento di quelli che poi ho provato solo in certi musei e di fronte a certe opere d'arte o monumentali (il David di Michelangelo, la prima volta che misi piede in San Pietro, la Sistina, l'altare di Pergamo in Berlino e qualche altro).

                        Una musica che è meraviglia e trasporto e un testo che pare lì catapultato da qualche raccolta poetica dei lirici greci. Canzone, come spesso in Battisti, inquieta e inquietante, dove appaiono i mondi interiori, che scava profondamente nel non detto e nei piani degli universi sognanti, abitati spesso da memorie e fantasmi, che formano il nostro io più intimo e a volte indicibile.

                        Come ebbe a dire Sgarbi, Battisti non ha cantato i giovani, li ha formati.

                        La stessa cosa mi accade con "I giardini di marzo". Ancora oggi devo ascoltarla con misura perchè mi commuove oltremodo. Sono scrigni da aprire con cautela.
                        Last edited by Sean; 21-11-2020, 20:45:29.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


                        Commenta


                          Due brani separati da un anno

                          Ci ho sempre visto una certa contiguita’ stilistica e lirica



                          Originariamente Scritto da Giampo93
                          Finché c'è emivita c'è Speran*a

                          Commenta


                            Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
                            Due brani separati da un anno

                            Ci ho sempre visto una certa contiguita’ stilistica e lirica
                            Esatto. "Pensieri e Parole" fa da ponte, cioè chiude la prima fase della carriera musicale di Battisti (quella "naif", che già da sola basterebbe a giustificare una carriera, visto che si va da "Acqua Azzurra" a "Fiori rosa", da "Mi ritorni in mente" a "Non è Francesca" ecc..ecc...) per aprire la seconda (quella più matura e sinfonica, dei due album del '72: Umanamente Uomo e Il mio canto libero, con tutti i notissimi capolavori ivi contenuti).

                            Pensieri e Parole si pone proprio in mezzo a questo snodo, con l'eccezione sperimentale di "Amore e non Amore" già ricordato.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


                            Commenta


                              I produttori spinsero piu’ per il ben piu’ “digeribile” Battisti vol.4 che per un lavoro sperimentale e senza dubbio di rottura

                              il 1972 poi anno prolifico, e di livello.

                              Scorrendo colpevolmente veloce, l’ironia della sorte vuole che l’ultimo brano dell’ultimo album della coppia d’oro sia “con il nastro rosa”.

                              Lo avrebbero scoperto solo vivendo.



                              Originariamente Scritto da Giampo93
                              Finché c'è emivita c'è Speran*a

                              Commenta


                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Per chi non vuole percorrere i sentieri dei misteri orfici dei Bianchi, e preferisce la certezza canonica del Battisti mogoliano, posso comunque suggerire l'intero "Anima Latina", dove Battisti fa una capatina (da par suo) nel "progressive". Mogol cucirà su quelle musiche dei testi d'avanguardia, come mai più gli riuscirà di scrivere.

                                Poi io l'ho detto: Battisti è andato più avanti del suo pubblico, il quale avrebbe voluto dal questo inesausto creatore di hit (e del songbook della musica italiana) le solari e consuete certezze. Ma un artista, in specie l'artista di cui parliamo, non può rifare il verso a se stesso per tutta la vita: i Venditti possono cantare le canzoncine, fare la copia carbone; i Baglioni possono recitare Baglioni: Battisti crea musica, siamo su altri pianeti: parte da "Mi ritorni in mente" e chiude con l'avanguardia di "Hegel", con cioè la musica da venire: questo fa il genio, è un continuo vulcano creativo che certo non sta a fare il mercante in fiera per badare alle vendite, alla quota certa, e parliamo comunque dell'autore che più di tutti è stato il primo in classifica, ma non gliene ha mai fregato niente.

                                La fase con Panella inizia con un album fondamentale: Don Giovanni (1986). Vi appaiono ancora canzoni con una forma canonica (intro-strofa-ritornello-inciso) e Panella scrive ancora sulle musiche (da L'Apparenza in poi sarà invece Battisti a comporre sui testi già scritti da Panella).

                                Per chi volesse "spalancare l'anta" che trasporta nel mondo fatato dei Bianchi, quella è la porta da dove iniziare.

                                Tra l'altro lì Battisti fa un enunciato etico ed estetico, immagino rivolto (anche) a chi avrebbe voluto sentirlo cantare di canzoni del sole per sempre: "che ozio nella tournè/di mai più tornare/nell'intronata routine/del cantar leggero/l'amore sul serio": ma poi, quando attaccano quelle note, quando parte la voce, come può non venire anche quel brivido che solo sorge di fronte alla meraviglia?

                                Nel mentre c'è chi cantava "In questo mondo di ladri uh uh", Battisti componeva e pubblicava Don Giovanni: poi certo, occorre salire per stare dietro il capocordata, e spesso il pubblico ama cullarsi nelle sue certezze, nelle sonnolenti pigrizie: ciascuno sceglie come educare i propri padiglioni auricolari.

                                Battisti va viaggiato tutto, dal primo all'ultimo album, dalla prima all'ultima canzone: seguirlo dalla pianura alle colline alle prime salite e poi ancora più su, fino alle vette, dove l'aria è più rarefatta ma l'orizzonte impareggiabile - e dove si resta necessariamente in pochi.
                                Concordo su tutto. I dischi bianchi furono attaccati da tanti critici, paladini della canzonetta all'italiana, cocchieri del carrozzone nazional-popolare o politicizzati che fossero.

                                Ma quando ti scrivono che i tuoi dischi sono un incubo, un insulto o uno scandalo, i casi sono due: o sei un incapace, o sei un genio. Ecco, io propendo più per la seconda.

                                Commenta

                                Working...
                                X
                                😀
                                🥰
                                🤢
                                😎
                                😡
                                👍
                                👎