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Una canzone al giorno

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      Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggio
      https://www.noidegli8090.com/pat-la-...ella-cantante/


      mi era capitato tempo fa di venirlo a sapere.

      E’ da occhi lucidi.

      Rip.
      Sebbene se ne sia andata da quasi 30 anni, l'ho scoperto solo oggi e ne sono rimasto colpito. Mette angoscia pensare che solo sei anni dopo questa sigla in cui sorrideva e ballava, per lei ci sarebbe stata una leucemia. Mette angoscia pensare alle cose che ci aspettano nascoste nel tempo. Ho pensato a lei tutto il giorno ascoltando il loop la sigla; fosse ancora viva e adulta non ci avrei badato, non mi sarei soffermato su di lei. Le storie tragiche ci attraggono come qualcosa che non vorremmo per noi, ma che guardiamo con invidia e ammirazione, perchè i "belli che muoiono giovani" hanno in sè il rimpianto e la poesia di tutto ciò che poteva essere, e non è stato

      Tornando alla sigla, quelle delle "mele verdi" erano cantate da ragazze presumo milanesi, e mi ricordo che quelle "e" strette come in Pat o in mademoseille Anne mi davano un senso di esotico. In quegli anni la mia compagna di banco e miglior amica si vergognava molto del suo accento, venendo lei da Seveso, parlava il meno possibile e a voce bassissima perchè gli altri la prendevano in giro. Col tempo è riuscita a prendere un accento toscano...
      Se pensiamo alle classi multietniche di oggi, fa sorridere che ci sembrasse esotico un accento milanese... il tempo è volato
      Last edited by Arturo Bandini; 18-11-2020, 01:55:30.

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          Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
          ho scoperto ora che la piccola cantante di Pat la ragazza del baseball, Alessandra Maldifassi, è morta di leucemia dopo solo 7 anni da questa registrazione, appena ventenne. Ci ho versato una lacrimuccia, assurdo le cose che sono nascoste nel futuro di qualcuno


          https://www.youtube.com/watch?v=_hDrAgDpMV4
          Molto bella anche questa clip. La storia, comunque, seppur drammatica, è pure molto bella. Infatti la tua lacrimuccia, come quella di chiunque di noi che non abbia conosciuto personalmente Alessandra, è il lutto per la perdita di quel che lei rappresentava, quello stato di grazia di allora che non tornerà più. E proprio adesso che ormai siamo stati cacciati da quel paradiso terrestre, ci arrovelliamo nel volerci tornare, esplorando, come fai tu mentre cerchi questi filmati, perchè siamo convinti del fatto che non esista alcun posto più significativo in cui stare e che, per il poco tempo che ci è stato dato trascorrerci, non lo abbiamo esplorato abbastanza; non lo abbiamo capito fino in fondo.
          Io non sono credente ma mi piace pensare che forse, quando moriremo, potremo tornaci per comprenderlo fino in fondo.
          Io ora sono padre di un bimbo di quasi tre anni e ho sempre pensato che gli sarei stato accanto durante l'esplorazione di quel giardino incantato in modo da non lasciare che l'opportunità venisse di nuovo sprecata; ma, nonostante io abbia la mia esperienza e lui possa attingere alla fonte come io non più, mi trovo impreparato ora a trovare il modo, ed ho la sensazione che la storia si ripeterà, perchè tutto questo è così personale che prevale l'incomunicabilità. Forse è la storia di tutti i genitori.

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            Originariamente Scritto da Testa
            Le cose vanno come devono andare
            Noi ci possiamo fare poco.
            Non sopravvalutiamo le nostre questioni nell ambito dell universo

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                  Originariamente Scritto da giuseppesole Visualizza Messaggio
                  Molto bella anche questa clip. La storia, comunque, seppur drammatica, è pure molto bella. Infatti la tua lacrimuccia, come quella di chiunque di noi che non abbia conosciuto personalmente Alessandra, è il lutto per la perdita di quel che lei rappresentava, quello stato di grazia di allora che non tornerà più. E proprio adesso che ormai siamo stati cacciati da quel paradiso terrestre, ci arrovelliamo nel volerci tornare, esplorando, come fai tu mentre cerchi questi filmati, perchè siamo convinti del fatto che non esista alcun posto più significativo in cui stare e che, per il poco tempo che ci è stato dato trascorrerci, non lo abbiamo esplorato abbastanza; non lo abbiamo capito fino in fondo.
                  Io non sono credente ma mi piace pensare che forse, quando moriremo, potremo tornaci per comprenderlo fino in fondo.
                  Io ora sono padre di un bimbo di quasi tre anni e ho sempre pensato che gli sarei stato accanto durante l'esplorazione di quel giardino incantato in modo da non lasciare che l'opportunità venisse di nuovo sprecata; ma, nonostante io abbia la mia esperienza e lui possa attingere alla fonte come io non più, mi trovo impreparato ora a trovare il modo, ed ho la sensazione che la storia si ripeterà, perchè tutto questo è così personale che prevale l'incomunicabilità. Forse è la storia di tutti i genitori.
                  io penso che ognuno abbia un suo destino, una storia che per quanto triste o sbagliato è la sola storia che lui potrà avere, come se quella fosse la parte a lui assegnata nella recita della vita.
                  Chissà che cosa ci aspetta nascosto nel futuro...
                  E tante volte penso che certi finali non siano così disprezzabili.
                  Ho una foto di me appena nato in braccio a mio padre: lui aveva una mano ingessata. Tanti anni dopo, quando lui era già morto, mia madre mi ha detto che pochi giorni prima s'era rotto il polso tirando pugni al muro, sentendo che Alfredino era morto nel pozzo.
                  Spesso ora penso a Alfredino, e ascolto la canzone dei baustelle, e penso che anche se è stata una tragedia, ne ha guadagnato in poesia. Magari se non fosse caduto nel pozzo ora sarebbe un ometto che tradisce la moglie, o un disoccupato che sbevazza al bar con la coda di cavallo ingrigita... Chissà che non gli sia andata bene...
                  Il fatto è che non riusciamo a desiderare per noi ciò che da un punto di vista esterno ci commuove e ci sembra poesia, perchè è indubbio che la cosa che ci affascina di più è il dolore. Se alessandra avesse fatto la sua vita tranquilla, ora sarebbe una donna ormai sfiorita, forse sposata, madre, nonna tra un po', e a chi importerebbe la sua storia? di storie normali ci bastano quelle che viviamo in prima persona

                  Last edited by Arturo Bandini; 18-11-2020, 19:16:46.

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                    Originariamente Scritto da Death Magnetic Visualizza Messaggio
                    Molto bella, anche se io resto legato all'originale. Ma proprio ora che il maestro non potrà più dare il suo contributo, certo è un malinconico piacere misto a lutto tornare lì con il pensiero.

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                      Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                      io penso che ognuno abbia un suo destino, una storia che per quanto triste o sbagliato è la sola storia che lui potrà avere, come se quella fosse la parte a lui assegnata nella recita della vita.
                      Chissà che cosa ci aspetta nascosto nel futuro...
                      E tante volte penso che certi finali non siano così disprezzabili.
                      Ho una foto di me appena nato in braccio a mio padre: lui aveva una mano ingessata. Tanti anni dopo, quando lui era già morto, mia madre mi ha detto che pochi giorni prima s'era rotto il polso tirando pugni al muro, sentendo che Alfredino era morto nel pozzo.
                      Spesso ora penso a Alfredino, e ascolto la canzone dei baustelle, e penso che anche se è stata una tragedia, ne ha guadagnato in poesia. Magari se non fosse caduto nel pozzo ora sarebbe un ometto che tradisce la moglie, o un disoccupato che sbevazza al bar con la coda di cavallo ingrigita... Chissà che non gli sia andata bene...
                      Il fatto è che non riusciamo a desiderare per noi ciò che da un punto di vista esterno ci commuove e ci sembra poesia, perchè è indubbio che la cosa che ci affascina di più è il dolore. Se alessandra avesse fatto la sua vita tranquilla, ora sarebbe una donna ormai sfiorita, forse sposata, madre, nonna tra un po', e a chi importerebbe la sua storia? di storie normali ci bastano quelle che viviamo in prima persona

                      https://www.youtube.com/watch?v=zXfw9m_NsHU
                      Esatto. Perchè il dolore (il dramma) ha un valore estetico ben superiore alla gioia. Questa roba è un retaggio culturale: lo hanno inventato i romantici. Bella anche la storia del gesso di tuo padre.

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                        Brano profetico

                        Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
                        Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
                        Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.

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                          Last edited by Arturo Bandini; 19-11-2020, 19:49:06.

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                            Marcello Veneziani dedica un suo articolo al maestro Battiato, al suo silente ed enigmatico tramonto. Mi sembra questo il 3d dove postarlo. Non metto alcun video perchè le canzoni di Battiati sono notissime, ciascuno ha la sua, si può pescare nella fase della consacrazione (i primi anni '80), in quella dove inizia una forte introspezione (da Fisiognomica in avanti), in quella della collaborazione con Sgalambro. In mezzo le canzoni con e per Alice, Giuni Russo. Il legame con Giusto Pio e tanti altri capitoli musicali e artistici che sono patrimonio italiano.

                            Una voce evocativa, una presenza che in fondo misteriosa lo è stata sempre, così lontana anche quando era presente. Ora in quella Sicilia che fu greca ed araba - culture di cui Battiato si è impregnato e dove ha immerso sovente anche le sue musiche ed i testi - che è allo stesso tempo solare e orfica, si va consumando il tempo ultimo di questo grandissimo cantante, compositore, artista.

                            __________________

                            Il mistero di Franco Battiato


                            Ma in quale altro mondo è andato ad abitare Franco Battiato? Di lui non si sa più nulla da anni, ha intrapreso un viaggio in quel paese che gli somiglia tanto, per citare una sua canzone con le parole di Manlio Sgalambro che fanno il verso a Baudelaire. Dopo un paio d’incidenti è entrato in un misterioso nascondiglio, una specie di penombra sacra, forse di oscuramento della mente, che la pietà dei suoi cari proteggono da ogni sguardo curioso. Anche Aldo Nove, che gli ha dedicato ora una bella biografia che è poi un atto d’amore (Franco Battiato, Sperling & Kupfer), pare reticente sul passaggio all’ombra di Battiato, per rispettare il suo silenzio, per non oltraggiare la sua solitudine. O forse neanche lui sa davvero cosa sia successo.

                            Non è la morbosità di sapere che ci spinge a scrivere di Battiato, ora 75enne: ma è per rendere onore a un cantautore d’eccezione, “un essere speciale”; una voce davvero unica, diversa, nel panorama della canzone. E non sto parlando solo di gusti musicali ma di una rarità assoluta: quello di Battiato è un canto spirituale. So quante ironie ha destato il suo linguaggio e la sua buffa stravaganza, a cominciare dai suoi conterranei, da Fiorello che ne fece gustose parodie all’antico re della tv, Pippo Baudo. Tre cannoni siciliani, anzi catanesi, di provincia.

                            Ma l’aura delle sue canzoni, il tono della sua voce, l’atmosfera della sua musica, hanno un fascino evocativo, luminoso e arcano, che ti portano in un altrove. Sono esperienze spirituali, alcune si cimentano col mondo reale, con gli amori, la vita, il proprio tempo, i sentimenti e perfino la rabbia e lo sdegno; ma si avverte anche in quelle canzoni una presa di distanza, un passo diverso, come un respiro di altri mondi. A dividere e congiungere il sacro e il profano c’è in Battiato la sottile linea dell’ironia, che si fa talvolta auto-ironia, e stempera il tono ieratico nel tono ludico, si fa beffe dell’avida frenesia e ignoranza dei contemporanei. Sappiamo il retroterra di Battiato: René Guénon e Gurdjieff, i sufi, i dervisci. C’è un suo libretto, Il silenzio e l’ascolto (Castelvecchi), in cui conversa con Raimon Panikkar, Alejandro Jodorowsky, Gabriele Mandel e Claudio Rocchi. Ma altre pubblicazioni recano la sua impronta e accompagnano insieme alla sua pittura, come ali leggere, il suo cammino musicale.

                            Tra i mondi che abita Battiato c’è pure quello magico della sua Sicilia. Fu proprio il filo della nostalgia per l’infanzia che mi fece conoscere Battiato. Lo seguivo da anni, avevo pubblicato come editoriale su l’Italia settimanale il testo di Povera Patria. Ma fu la sua lettura di un mio libro dedicato alla nostalgia dell’infanzia che mi avvicinò a lui. Venne a presentarlo a Roma insieme a Giorgio Albertazzi e Pupi Avati. Arrivò per ultimo, in volo da Catania, e appena finì il suo intervento riprese il volo. Come se avesse parcheggiato l’aereo ancora rombante fuori dalla sala… Ritrovai poi consonanze d’infanzia e ricordi di controre d’estate al sud nel suo film autobiografico Perdutoamor.

                            Difficile dire a quale canzone di Battiato si è più legati… Il centro di gravità permanente, Il vuoto, L’ombra della luce, l’Oceano di silenzio, Lode all’Inviolato, Pasqua etiope, E ti vengo a cercare, Le nostre anime, l’incanto multiplo dei Fleurs… E la più bella canzone d’amore che io conosca, La Cura, che commuove alle lacrime Aldo Nove, e non solo lui. Poi le voci straordinarie che a lui si accompagnano, di Giuni Russo, di Alice, di Antonella Ruggero. Se Lucio Battisti esprime l’incanto perenne dell’adolescenza e Mina evoca la potenza struggente degli amori sfioriti, Franco Battiato canta la grazia dell’altrove, in una visione oltre la vita. “Via via via da queste sponde/ portami lontano sulle onde”.

                            Mi pento di aver ironizzato anni fa su un suo intervento sconcertante in tv dalla Gruber nella sua breve parabola di assessore alla cultura della regione siciliana; un dialogo dada, per non dire demenziale, con pause e malintesi imbarazzanti che forse era la spia di uno stato mentale che stava alterandosi. Il suo impegno in politica fu un errore e non perché abbia scelto quel versante. La via dei canti di Battiato è al di là della destra o della sinistra, e succedanei.

                            A spiegare la sparizione di Battiato ci soccorre Sgalambro che scriveva in Teoria della Sicilia, premessa al libretto dell’opera di Battiato Il cavaliere dell’intelletto: “La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia. Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere; la storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori”. La notazione di Sgalambro forse non vale per tutti i siciliani, in cui la tendenza a sparire gareggia con la tendenza teatrale a ostentare, anche il dolore e la magnificenza. Ma certo vale per lui e per Battiato. Forse fu quella la molla del loro incontro tra siciliani “a latere”. Un cantautore che frequentava altri orienti, in sintonia col mistico coautore Giusto Pio, s’incontra col filosofo più nichilista ed empio dei nostri tempi. “Mi capitò tra i piedi Battiato – raccontava Sgalambro da Lentini – ed è stato uno di quegli incontri che ti portano fuori strada”. Me li ricordo insieme a cena dopo un suo strepitoso concerto a Segesta. Erano le tre di notte, eravamo sul mare a San Vito Lo Capo, ero a tavola di fronte a lui e Sgalambro che fingevano di mangiare, entrambi con lenti nere e silenzi tombali. Alle tre di notte.

                            Di recente è arrivato dal suo iperuranio un corpo celeste in forma di canzone, dal titolo evocativo e l’atmosfera struggente, Torneremo ancora, che allude all’Eterno ritorno, alla reincarnazione, al tempo circolare e alla potenza evocativa del tornare. Ritorni presto l’era del Cinghiale Bianco.


                            MV, La Verità 18 novembre 2020
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              ma ha problemi di salute?

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                                Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                                ma ha problemi di salute?
                                Pare di sì ma non si sa nulla di certo e ufficiale. La famiglia non parla, gli amici (tranne rarissimi casi) nemmeno.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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