Originariamente Scritto da Barone Bizzio
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Lavoro: problemi e prospettive.
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sono le università che non sanno formare.
prendete il mio caso. mi laurero in ingegneria e vengo assunto dopo un mese e mezzo.
con grande entusiasmo vado a lavorare ma dopo un solo giorno vedo che è tutto diverso da quello che ho studiato.
è colpa mia? io quello che mi hanno detto di fare l'ho fatto...i corsi di laurea vanno riformati e invece il governo pensa alle mignotte...
cmq se ti rimbocchi le maniche e hai le palle riesci a restare a galla....è dura ma ci riesci.
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Originariamente Scritto da naoto Visualizza MessaggioParlando seriamente: com'è possibile affrontare un percorso di studi di 5 e più anni controvoglia?
Mettiamo il caso che io sia portato per le lingue o la letteratura o, che so, la storia. E decido di studiare Ingegneria solo perchè ci sarebbe un fantomatico posto di lavoro ad aspettarmi.
Prevedo il seguente decorso:
-1- se arrivo alla fine, ci metto non meno di 10 anni (in media anche coloro che studiano con costanza ed impegno, non ce ne mettono meno di 6-7).
-2- una tortura di materie da studiare ed esami che, a prescindere da tutto, non mi serviranno.
-3- sono un ingegnere. Ed ora? Che faccio? Il lavoro, potenzialmente, è "là". Ma come l'ottengo?
Insomma, stiamo parlando dell'ovvio.
L'Università dovrebbe essere una cosa seria, un percorso da intraprendere con passione e che dovrebbe farmi crescere come persona e non solo come futuro professionista.
Un laureato in Storia dell'Arte con una prospettiva in mente, un progetto da sviluppare, voglia di aggiornarsi e di far evolvere la propria professionalità (checchè se ne dica, la "professione" non è solo quella che va ad ungere gli ingranaggi della Grande Catena di Montaggio), vale molto di più, per un Paese, di 10 ingegneri od economisti o matematici, che si riciclano in misero modo o che si muovono bendati.
E, comunque, la frustrazione, la delusione e le aspettative deluse, in sede di studio, alla fine, pesano molto di più della disciplina impostasi.
Semplicemente, per me, non si arriva alla fine.
E lo Stato, vista l'organizzazione dell'Accademia italiana (libero accesso a quasi tutte le facoltà, migliaia di fuori corso che pagano tasse profumatissime) ha tutto l'interesse a tenerti ingabbiato a studiare codici civili che non ti piacciono od a memorizzare teoremi di Analisi che non ti serviranno, comunque, a nulla.
Credo di essere stato un po' più argomentativo, come chiedevi.
Forse.
Però credo che fra il bianco ed il nero ci siano diversissime tonalità di grigio decisamente valide.
Per fortuna non tutti dobbiamo nascere ingegneri, però e' anche vero che uno nella vita non può fare esclusivamente "quel che piu gli piace", altrimenti..chi andrebbe a lavorare?
Giustamente, se uno e' (almeno sembra) particolarmente portato per Storia dell'Arte, sceglierà di conseguenza, ma con la conseguenza che o e' fra la RISTRETTISIMA cerchia dei migliori (e in Italia, non sempre basta) oppure e' destinato a fare una vita da precario o cmq un percorso totalmente snodato dal piano di studi.
"Pensare al domani" e' un dovere di ogni diplomando e deve in ogni caso fare un analisi obiettiva.
Di certo il sistema italiano non agevola (e purtroppo nemmeno costringe) ad una scelta sensata, vuoi perchè cmq le tasse universitarie in Italia sono alla portata di quasi tutti, vuoi perchè in Italia di fronte alla mediocrità si chiude sempre un occhio (se non due), vuoi perchè "eh ma che ci vuoi fare"...ma la situazione e' questa.
Inoltre, lo studente SPESSO punta al posto ormai fisso/statale, senza casomai avere la "decenza" di fare "il garzone da bottega", senza dimenticare che in Italia l'inventiva non e' poi cosi comune (anzi, credo sia lo stato piu pachidermico d' Europa).
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Mah, che uno debba studiare una materia che proprio non gli interessa solo perchè, ipoteticamente, questa gli offrirebbe una migliore collocazione sul mercato mi pare folle. Innanzitutto perchè non esistono lauree che garantiscono un lavoro. Le lauree, purtroppo, vanno ad ondate: c'è stata l'ondata di giurisprudenza, quella di economia, quella di ingengneria, quella delle lauree nuove dal nome complesso e dalla sostanza impalpabile, tipo scienze della comunicazione, marketing della fava... Allora uno che dovrebbe fare, scegliere il must del momento, col rischio che poi, tra cinque anni, siccome tutti hanno fatto le pecore, quel settore sia intasato? Certo, un laureato in giurisprudenza che ottenga l'abilitazione può diventare un professionista ma, siamo seri, tra l'essere avvocato e il guadagnare da avvocato c'è una differenza che passa per le migliaia di avvocati che guadagnano meno di un bidello. Non credo si intenda questo per opportunità di lavoro offerte da una laurea in giurisprudenza.
C'è poi anche da dire che scegliere coscientemente una materia che non ci piace, che non ci interessa e per la quale, verosimilmente, non siamo portati, oltre a rendere il nostro percorso di studi una corsa ad ostacoli, molto difficilmente ci porrà in condizioni di competere con chi, quella stessa materia, la ama e la studia con questo approccio. Resta il fatto che ciascuno deve agire responsabilmente sapendo a cosa va incontro scegliendo un certo tipo di studi, in maniera tale, come dicevo prima, da non pensare di aver acquistato un biglietto vincente e trovarsi poi in mano un pugno di mosche.
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggiomah...contento tu, ma certi interventi risparmiateli
---------- Post added at 17:45:05 ---------- Previous post was at 17:38:14 ----------
Ma parlando seriamente: dove sto io in sardegna c'è una percentuale di disoccupazione giovanile del 46%
In italia è del 30%
ora mi sembra che iscriversi a delle lauree esclusivamente per le preferenze personali e non per le possibilità di lavoro non sia una mossa furba. Poi giurisprudenza non è ingegneria, con un po' di curiosità intellettuale e buona volontà ci si riesce a farsela piacere
Mettiamo il caso che io sia portato per le lingue o la letteratura o, che so, la storia. E decido di studiare Ingegneria solo perchè ci sarebbe un fantomatico posto di lavoro ad aspettarmi.
Prevedo il seguente decorso:
-1- se arrivo alla fine, ci metto non meno di 10 anni (in media anche coloro che studiano con costanza ed impegno, non ce ne mettono meno di 6-7).
-2- una tortura di materie da studiare ed esami che, a prescindere da tutto, non mi serviranno.
-3- sono un ingegnere. Ed ora? Che faccio? Il lavoro, potenzialmente, è "là". Ma come l'ottengo?
Insomma, stiamo parlando dell'ovvio.
L'Università dovrebbe essere una cosa seria, un percorso da intraprendere con passione e che dovrebbe farmi crescere come persona e non solo come futuro professionista.
Un laureato in Storia dell'Arte con una prospettiva in mente, un progetto da sviluppare, voglia di aggiornarsi e di far evolvere la propria professionalità (checchè se ne dica, la "professione" non è solo quella che va ad ungere gli ingranaggi della Grande Catena di Montaggio), vale molto di più, per un Paese, di 10 ingegneri od economisti o matematici, che si riciclano in misero modo o che si muovono bendati.
E, comunque, la frustrazione, la delusione e le aspettative deluse, in sede di studio, alla fine, pesano molto di più della disciplina impostasi.
Semplicemente, per me, non si arriva alla fine.
E lo Stato, vista l'organizzazione dell'Accademia italiana (libero accesso a quasi tutte le facoltà, migliaia di fuori corso che pagano tasse profumatissime) ha tutto l'interesse a tenerti ingabbiato a studiare codici civili che non ti piacciono od a memorizzare teoremi di Analisi che non ti serviranno, comunque, a nulla.
Credo di essere stato un po' più argomentativo, come chiedevi.
Forse.
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mah...contento tu, ma certi interventi risparmiateli
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Ma parlando seriamente: dove sto io in sardegna c'è una percentuale di disoccupazione giovanile del 46%
In italia è del 30%
ora mi sembra che iscriversi a delle lauree esclusivamente per le preferenze personali e non per le possibilità di lavoro non sia una mossa furba. Poi giurisprudenza non è ingegneria, con un po' di curiosità intellettuale e buona volontà ci si riesce a farsela piacere
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioA me sembrano discorsi normalissimi, seriamente
Poi magari puoi provare ad argomentare ma ammetto che puntare un indice virtuale da un pulpito virtuale dia più soddisfazione
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A me sembrano discorsi normalissimi, seriamente
Poi magari puoi provare ad argomentare ma ammetto che puntare un indice virtuale da un pulpito virtuale dia più soddisfazione
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioVallo a dire all' indiano che lavora e studia 12 ore al giorno
Se una cosa non ti piace te la fai piacere e basta per come la vedo io
Manco a me prima non piaceva giurisprudenza, ma era solo una questione di voglia: adesso me la son fatta piacere e non sono frustrato mentalmente ed ho pure una media alta
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Vallo a dire all' indiano che lavora e studia 12 ore al giorno
Se una cosa non ti piace te la fai piacere e basta per come la vedo io
Manco a me prima non piaceva giurisprudenza, ma era solo una questione di voglia: adesso me la son fatta piacere e non sono frustrato mentalmente ed ho pure una media alta
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioMa infatti è così
Uno che sceglie il corso di laurea in base alle inclinazioni personali è un cialtrone, a meno che non siano corsi di laurea che danno possibilità di lavorare , tipo giurisprudenza
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Originariamente Scritto da Cl4ud Visualizza Messaggioma queste due cause che hai elencato sono entrambe patologie del sistema, non le puoi addebitare al laureato ( che, secondo il tuo assunto, avrebbe dovuto sapere che a scienze politiche non si impara una mazza e che nel pubblico non conta il pezzo di carta bensi le conoscenze o l'altra cosa che hai scritto)
Uno che sceglie il corso di laurea in base alle inclinazioni personali è un cialtrone, a meno che non siano corsi di laurea che danno possibilità di lavorare , tipo giurisprudenza
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Originariamente Scritto da naoto Visualizza MessaggioNon tutti, ad esempio, sono disposti a lasciare il paese/città d'origine e spostarsi e cominciare daccapo; e, in fin dei conti, non mi sento di biasimarli.
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioA parte qualche raro caso, parliamo sempre di laureati in lettere, sociologia, economia del turismo, scienze della comunicazione, ecc...
Conosco, personalmente, laureati in materie scientifiche che, nel migliore dei casi si riciclano miseramente, nel peggiore, finiscono i call center ed help desk.
Non voglio credere che si tratti, sistematicamente, di sprovveduti.
Entrano in gioco anche aspettative ed esigenze personali, sentimentali, di famiglia, etc.
Non tutti, ad esempio, sono disposti a lasciare il paese/città d'origine e spostarsi e cominciare daccapo; e, in fin dei conti, non mi sento di biasimarli.
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