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    ciao lorenzo scusa la mia curiosita' ?? posso farti 2 ,3 domande !!?? se non le ritieni troppo invadenti ??
    volendo puoi rispondere solo alla 2 domanda....
    1- che lavoro fai ?
    2- hai facebook,istagram,twitter, ??
    Last edited by secco-jones; 17-02-2018, 00:14:22.

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      Originariamente Scritto da secco-jones Visualizza Messaggio
      ciao lorenzo scusa la mia curiosita' ?? posso farti 2 ,3 domande !!?? se non le ritieni troppo invadenti ??
      volendo puoi rispondere solo alla 2 domanda....
      1- che lavoro fai ?
      2- hai facebook,istagram,twitter, ??
      Faccio l'operaietto modello e ho due attività di rendita

      No ho tolto tutto da anni,ho un account twitter ma per seguire qualche account specifico
      Last edited by Lorenzo993; 17-02-2018, 18:19:24.

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        Con una buttiglietta di cognac e due di brunello da questo mi faccio staccare una cambiale da 1 billion dollar


        Sta giusto appunto cianciando sulle elezioni

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          Prendete e cibatevi

          La campagna elettorale che volge al termine è stata dominata dal tema della “minaccia fascista”, spauracchio agitato dalla sinistra liberal e dai suoi media di riferimento. C’è di dice che il pericolo del fascismo sia stato resuscitato per soccorre una sinistra in profonda crisi, senza idee e destinata ad una storica sconfitta alle elezioni del 4 marzo: in realtà, è probabile che lo spauracchio fascista sia tornato per restare ed occupi la scena politica italiana ed europea anche nei prossimi anni. Demolito lo Stato a vantaggio dei poteri euro-atlantici, in economia come nella sicurezza, qualsiasi tentativo di restaurarlo sarà infatti bollato come “fascismo” dall’élite liberal. Lo Stato è l’ultimo baluardo contro la globalizzazione e la dissoluzione delle nazioni nella società cosmopolita.
          Stato e globalizzazione: ne rimarrà soltanto uno

          Uno spettro si aggira nella campagna elettorale che sta per chiudersi: è lo spettro del “fascismo”. All’orizzonte, però, non si vedono né camice nere, né balilla, né dopolavoro, né partito unico, né l’IRI, né l’OVRA, né culti della personalità: c’è chi dice, quindi, che la minaccia del fascismo sia stata resuscita in vista delle elezioni del 4 marzo. Scopo dell’operazione sarebbe soccorre la sinistra uscita letteralmente a pezzi dall’esperienza Letta-Renzi-Gentiloni, cercando di infonderle nuova vita grazie al suo storico cavallo di battaglia: l’antifascismo, appunto.


          Se così fosse, lo spauracchio del fascismo dovrebbe dissolversi dopo il voto: chiuse le urne, contate le schede, iniziato l’iter per l’incerta formazione del prossimo governo, anche la minaccia del totalitarismo dovrebbe scomparire, senza peraltro aver rinvigorito la sinistra che si avvia ad una storica disfatta. Ma è davvero così?
          L’antifascismo è soltanto un comodo tema da campagna elettorale per la sinistra in crisi di idee e d’identità? No, “la minaccia del fascismo” è tornata per restare e caratterizzerà, nei prossimi anni, non soltanto la vita politica italiana: ma anche quella tedesca, francese, americana, etc. Senza considerare, poi, quegli Stati che già mostrano evidenti tratti di “fascismo” secondo i canoni squisitamente liberali: la Russia di Vladimir Putin.
          L’élite liberale, infatti, quella che sostiene da sempre il processo d’integrazione europea, quella che controlla l’ONU e le banche centrali, quella che ha impresso un’enorme accelerazione al commercio mondiale negli anni ‘90 cooptando la Cina, quella che supervisiona i flussi migratori che stanno investendo l’Europa, ha un’idea piuttosto allargata di “fascismo”. Il termine, dai connotati fortemente dispregiativi, è affibbiato a qualsiasi politica economica/interna/sociale che intralci i piani dell’establishment euro-atlantico:frenare l’immigrazione incontrollata è fascismo, attentare all’indipendenza della banca centrale (si veda il caso ungherese) è fascismo, sostenere la natalità contro i piani neo-malthusiani è fascismo, porre dazi o stimolare la domanda interna col varo di grandi opere è fascismo.
          Ma chi frena l’immigrazione, ripristinando la difesa dei propri confini? Lo Stato.
          Chi avanza pretese di controllo sull’emissione di moneta? Lo Stato.
          Chi incentiva la natalità con piani ad hoc? Lo Stato.
          Chi pone dazi a salvaguardia delle imprese nazionali o sostiene la domanda aggregata con opere infrastrutturali? Lo Stato.
          Uno Stato forte ed efficiente, sicuro di sé, geloso delle proprie prerogative ed attento ai propri interessi è, agli occhi dell’élite cosmopolita che predica la globalizzazione, “fascismo”. Ne consegue che qualsiasi azione tesa a restaurare lo Stato sarà automaticamente etichettata come “fascismo” da chi individua nello Stato il maggiore ostacolo ai suoi piani di globalizzazione sfrenata e cancellazione delle nazioni: ecco perché lo spauracchio del “fascismo” non è transitorio ed accompagnerà l’intero Occidente nei prossimi anni.
          Entrata in una fase di deflusso la globalizzazione, cresciute a livello allarmante le diseguaglianze all’interno della società, falliti i sogni di diluirli in aggregati sovranazionali (gli Stati Uniti d’Europa) o di cannibalizzarli (Siria, Iraq e Spagna), gli Stati stanno rialzando la china. L’establishment liberal schiuma di rabbia e grida: “torna il fascismo!”.
          Lo Stato, aggregato di più famiglie (l’unita base che si sta in ogni cercando di cancellare) è una volontà indipendente, un’autorità a sé stante: un individuo che, erigendosi nel mondo, impedisce quel livellamento universale, “il Grande e Santo Impero Universale massonico”, che dovrebbe cancellare lingue, culture e razze. La difesa dello Stato è, agli occhi dell’oligarchia euro-atlantica, l’azione più esecrabile e abbietta: è apostasia. È fascismo.
          In vista delle elezioni, Stefano Feltri, firma di diversi giornali liberal e attualmente vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, ha pubblicato per Einaudi “Populismo Sovrano. I populismi si alimentano di un’illusione, che può essere pericolosa: il recupero della sovranità. Ma si tratta di una promessa che non si può mantenere, perché le leve del potere sono, ormai, inesorabilmente altrove.”
          Non agitatevi, consiglia Feltri, perché le leve del potere sono ormai “inesorabilmente altrove”.Non è, però, un “altrove” metafisico: sono le stanze ovattate della BCE e della FED, le riunione segrete della Trilaterale e del Gruppo Bilderberg, il palazzo di vetro delle Nazioni Unite, i vari organismi che propugnano “più Europa, più mercato, più globalizzazione, più immigrazione”. Sapendo dove si trova il potere, è anche possibile riappropriarsene e c’è un solo strumento per farlo: lo Stato.
          Forte, coeso e sovrano.
          Se l’élite liberal, la cuspide ai vertici della globalizzazione, l’esigua minoranza che supervisiona questa grande dittatura economica e sociale, ritiene che sia “fascista” difendere e restaurare lo Stato, ebbene, non possiamo che dirci fascisti.

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            Controllo sull’emissione di moneta, dazi e sostegno alla “domanda aggregata” a colpi di infrastrutture. Non è un modello economico che possa portare benefici.
            Originariamente Scritto da Sean
            Bob è pure un fervente cattolico.
            E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

            Alice - How long is forever?
            White Rabbit - Sometimes, just one second.

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              Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza Messaggio
              Controllo sull’emissione di moneta, dazi e sostegno alla “domanda aggregata” a colpi di infrastrutture. Non è un modello economico che possa portare benefici.
              Ho alcune domande

              Come fai a dire che non può portare benefici?
              Puoi specificarmi l'idea che hai di benefici? Ci vuole un punto di partenza comune perchè io per benefici intendo maggiore occupazione,tu magari intendi maggiore competitività sui mercati internazionali (esempio)
              Il controllo sull'emissione di moneta come lo consideri?

              Partendo dal tuo punto di vista,ad oggi non lo consideri benefico,in caso di scenari economici differenti potrebbe essere un punto di partenza?


              Se vuoi rispondermi partiamo dal presupposto che io non ho nessun tipo di studio economico sulle spalle,perciò non posso controbattere nello specifico

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                  Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza Messaggio
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                  Come fai a dire che non può portare benefici?
                  Puoi specificarmi l'idea che hai di benefici? Ci vuole un punto di partenza comune perchè io per benefici intendo maggiore occupazione,tu magari intendi maggiore competitività sui mercati internazionali (esempio)
                  Il controllo sull'emissione di moneta come lo consideri?

                  Partendo dal tuo punto di vista,ad oggi non lo consideri benefico,in caso di scenari economici differenti potrebbe essere un punto di partenza?


                  Se vuoi rispondermi partiamo dal presupposto che io non ho nessun tipo di studio economico sulle spalle,perciò non posso controbattere nello specifico
                  Immagina che l’unica funzione del denaro è facilitare la circolazione di beni e servizi. Il termine circolazione si riferisce all’andamento circolare dell’economia: un soggetto fa un lavoro creando qualcosa e riceve un pagamento; a sua volta usa il denaro ricevuto per pagare i servizi di cui ha bisogno, che sono creati da altri.
                  Insomma, un’economia ben funzionante è quella in cui io creo ricchezza usando parte del mio tempo, gli altri fanno lo stesso, e la ricchezza creata viene distribuita in modo circolare. Se su cento persone dieci non fanno nulla, ci sarà meno ricchezza da distribuire. Se sono solo conquanta a produrre, ci sarà ancora meno ricchezza. Questo è il motivo per cui serve il denaro: esso è un buffer che facilita gli scambi.

                  Il denaro quindi è una forma di credito. Come tale esso può essere creato anche dal privato. Immagina che tu apri un bar e io vendo caffè in grani. Tu vieni da me e acquisti una fornitura di caffè per sei mesi e ci accordiamo per un pagamento parziale alla fine di ogni mese. Così tu prendi il caffè, conduci la tua attività preparando e vendendo espressi, e poi con parte del ricavato mi paghi. Tu hai il caffè e puoi produrre e vendere il tuo servizio. Io ho una tua nota di credito che dice che a fine mese mi darai mille euro. Se voglio un finanziamento dalla banca le mostrerò questi mille euro a credito, che non ho in mano ma so che avrò a fine mese, come garanzia. Insomma, tu hai il caffè, quindi scrivi sul tuo bilancio che hai “(caffè che vale) 1000 euro” come debito, e io scrivo sul mio bilancio che ho un credito di “1000 euro”. L’operazione concreta è stata dare tot caffè e scrivere un pezzo di carta, e questo ha prodotto 2000 euro: debito per te (usabile) e credito per me (anch’esso usabile).
                  Ma al di là di termini esoterici, quell che abbiamo fatto è semplicissimo e intuibile: abbiamo creato insieme un servizio fruibile da terzi. Il denaro creato è solo uno strumento oppure una conseguenza - non importa come lo immaginiamo, l’importante è che siamo d’accordo sul fatto che esso viene dopo i servizi e il conseguante benessere creato.

                  Le banche fanno esattamente lo stesso. Io chiedo un finanzamento e loro me lo danno, quindi mi prestano del denaro che possiedono... sbagliato. La banca si limita a mettere sul mio conto del denaro prestato. Non c’è bisogno che lo possiedano, perché l’accreditamento lo crea. Infatti io ho ora del denaro da spendere messo sul conto; loro hanno un credito anaolgo verso di me. Questo è possibile perché il denaro non è una cosa concreta bensì un accordo tra diverse parti.

                  Questo sistema è completamente autonomo e, come tutta l’economia, si basa sulla fiducia. È ovvio che se io non credo tu sia in grado di pagarmi il caffè a fine mese, non mi accorderò con te e non ti darò il caffè. Se invece ho fiducia nelle tue possibilità te lo darò. C’è sempre un rischio residuo ma è normale, ogni impresa comprende un rischio.

                  Continua.
                  Originariamente Scritto da Sean
                  Bob è pure un fervente cattolico.
                  E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

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                    Il sistema ha sempre funzionato, considera che era lo stesso già ai tempi di Roma con un sistema di banche privato e internazionale. Il problema è che esso è vulnerabile. Se il credito viene emesso alla leggera e si creano condizioni critiche, il valore del credito (che è virtuale) può implodere. Il denaro sparisce oppure non vale più nulla e, senza il buffer che garantisce l’agile scambio di servizi, non è più possibile produrre. Diciamo che io non abbia più il denaro per pagare i miei dipendenti. Chiedo loro di tenere duro per un paio di mesi, usando il loro denaro messo da parte visto che non posso dare loro il salario (che prometto di pagare appena possibile). Loro accettano ma devono fare economia perché il futuro è incerto, quindi rinunciano all’espresso al bar la mattina prima di venire in fabbrica. Tu non hai più clienti, quindi non compri più caffè - sarebbe inutile, al momento. E io allora che faccio? A un certo punto fallisco. I miei dipendenti sono a casa a far nulla, io sono a casa a far nulla, tu devi chiudere e finisci a far nulla. Un mucchio di persone che lavoravano e creavano ricchezza globale e ricevevano denaro per comprare la loro parte di ricchezza ora non fanno più nulla, ergo c’è molta meno ricchezza globale da distribuire. Eccetera eccetera. Sparito il denaro, spariscono i beni. Le persone e le infrastrutture ci sono ancora ma manca il lubrificante, quindi la macchina sta ferma.

                    Il problema è tanto più pronunciato quanto più è alto il rischio. La grande crisi finanziaria del 2008 per esempio è la conseguenza di un’enorme quantità di credito creata su basi fragili. Quando la speculazione edilizia ha fatto diminuire il valore degli edifici - che garantiva la solvibilità di quel debito - le banche hanno dovuto riconoscere che quel credito non sarebbe mai stato recuperato, quindi non esisteva più. Il denaro virtuale è scomparso nel nulla, le banche non hanno più potuto prestare denaro, l’impresa è collassata, li dipendenti hanno perso il lavoro, e via con una spirale inarrestabile. Per bloccare il cataclisma le banche centrali hanno azzerato il tasso di interesse, ovvero lo stato ha cominciato a prestare denaro gratuitamente alle banche perché lo prestassero alle imprese, e piano piano ci si è ripresi.

                    Continua.
                    Originariamente Scritto da Sean
                    Bob è pure un fervente cattolico.
                    E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

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                      La moneta quindi non è il denaro (ovvero il credito). Il credito si autoregola e cresce a seconda delle esigenze; in un’economia che cresce esso è enormemente superiore alla moneta emessa centralmente - che oggi nemmeno esiste più. Infatti la ricchezza si calcola come valore del PIL (o GDP in inglese), quindi come valore delle merci e dei servizi realmente scambiati e prodotti e non come valore nominale della moneta circolante.

                      Statalizzare le banche centrali non serve a nulla. Prima di tutto esse non hanno il controllo del credito ma solo dei ledger su cui il credito viene registrato, quindi sono dei garanti e non dei creatori di denaro. Poi c’è la questione, sempre fraintesa quando non sconosciuta, che gli statuti e le partecipazioni statali delle banche centrali le rendono di fatto organi statali. Le banche centrali sono organi indipendenti, ma sono emanazioni dei governi; la partecipazione privata è limitata e serve a garantire che esse operino con un collegamento diretto all’economia reale. Soprattutto, la libertà di manovra delle banche centrali è limitatissima e ben definita, esse non sono l’organo autocratico raccontato da certi media.
                      Quindi, lo ribadisco, questo mitologico controllo dell’emissione di moneta non avrebbe alcun impatto positivo sull’economia. È una formula che suona bene nella propaganda, ma in concreto non significa nulla. Le banche centrali sono già organismi statali e inoltre non possono controllare il credito. Esse funzionano come gestori, arbitri e facilitatori (a volte bene, a volte no) ma non come proprietari o controllori della moneta - men che meno del denaro.
                      Originariamente Scritto da Sean
                      Bob è pure un fervente cattolico.
                      E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

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                        La questione dei dazi è IMHO un grande passo indietro. Se la Cina può produrre a prezzi inferiori, i prodotti creati là (magari da aziende europee) costeranno meno anche qua. In altre parole: possiamo acquistare smartphone e vestiti a prezzi accettabili perché li possiamo produrre a prezzi inferiori delocalizzando. Inoltre questi stessi prodotti li venderemo anche nei paesi in via di sviluppo. Allo stesso tempo la ricchezza prodotta là permette ai cinesi (e agli indiani eccetera) di acquistare Ducati e Lamborghini e Corneliani e spumante Ferrari. Quando abitavo in India avevo nel raggio di un chilometro da casa mi tutte le firme sopra più Maserati, Louis Vuitton, cartier, Bottega Veneta, Diesel, Sheraton, JW Merriott. Potevo comprare pelati Cirio e tonno Riomare e pasta De Cecco, riso piemontese, olio ligure, scarpe venete, sigari cubani, e naturalmente tutta la roba locale. I sarti indiani ti confezionano abiti con lana cinese a 10 euro al metro o con lana Ermenegildo Zegna a sette volte tanto. Ricordo persino un ristorante cinese che aveva il nome italiano, perché in Asia il nome Italia provoca entusiasmo e fa aprire il portafogli spendendo cifre spropositate - denaro guadagnato grazie alla globalizzazione.
                        I dazi tendono a ridurre il credito disponibile per il business, e in ultima analisi quindi rallentano l’economia. Insomma, meno ricchezza globale. Il loro scopo è quello di ridistribuire la ricchezza ma di solito falliscono perché il loro costo globale provoca, a livello locale, un impoverimento maggiore del beneficio portato dalla ridistribuzione.
                        Se guardi la crescita della ricchezza globale e i beni personali che oggi possiamo permetterci, puoi avere la percezione dei benefici portati dall’eliminazione dei dazi promossa dalla WTO. Abbiamo smartphone con ripresa digitale di ottima qualità alla portata di tutti; automobili che consumano pochissimo, inquinano meno, sono più comode e sicure; cibo di qualità proveniente da tutto il mondo; apparecchiature mediche in continua evoluzione. Questo può essere facilmente ignorato perché sembra scontato, ma è in massima parte merito della crescita inarrestabile della produzione e del commercio globale.
                        Anche vivere e lavorare all’estero è più semplice. Il problema dell’immigrazione selvaggia è legato alle masse di subumani che lasciamo entrare illegalmente e riempiamo di benefici, non certo ai professionisti che studiano e lavorano in un mondo globalizzato creando legami personali e professionali che beneficiano la cultura e l’economia di tutti.
                        Originariamente Scritto da Sean
                        Bob è pure un fervente cattolico.
                        E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

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                          La questione delle infrastrutture e del loro contributo a occupazione e domanda è molto interessante. Di base è benefica; le grande opere infrastrutturali dovrebbero portare beneficio alla collettività sia perché creano circolazione di servizi, sia perché provvedono servizi necessari. Però devono essere un contributo a un’economia dinamica, non un palliativo. Se fatte in modo scriteriato, creano mastodonti che dopo il beneficio iniziale diventano a loro volta costi non sostenibili e si aggiungono alla pressione fiscale.
                          Il problema è proprio che è estremamente difficile far funzionare questo strumento in un regime fiscale oppressivo. Mancano le coperture e sono solo una soluzione a breve termine. Funzionano se gestite con un approccio strategico e a lungo termine, esattamente il contrario di ciò che fanno i governi di oggi. Se la proverbiale coperta è corta, io preferirei investire le risorse statali nella cancellazione dei crediti fiscal inesigibili, misura apocalittica che graverebbe sul bilancio dello stato perché diminuisce l’equity e aumenta il leveraggio. Insomma fa salire il temuto spread. IMHO questa è una misura necessaria e potenzialmente più benefica degli investimenti in infrastrutture, quindi per ora non considero queste ultime come una soluzione valida.
                          Originariamente Scritto da Sean
                          Bob è pure un fervente cattolico.
                          E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.

                          Alice - How long is forever?
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                            Quindi, lo ribadisco, questo mitologico controllo dell’emissione di moneta non avrebbe alcun impatto positivo sull’economia. È una formula che suona bene nella propaganda, ma in concreto non significa nulla. Le banche centrali sono già organismi statali e inoltre non possono controllare il credito. Esse funzionano come gestori, arbitri e facilitatori (a volte bene, a volte no) ma non come proprietari o controllori della moneta - men che meno del denaro.
                            La banca centrale definisce ed attua la politica monetaria,ed è un'emanazione dei governi europei,il peso politico di uno influisce più o meno di un altro.
                            Se allo Stato italiano serve una politica economica di un tipo e nello stesso lasso di tempo ai tedeschi serve una politica economica differente chi la spunta?
                            Se l'intera area risultasse più virtuosa con determinate politiche economiche,ma che sono "negative" per un paese con un grosso peso politico,chi la spunta?

                            Io non posso permettermi di entrare in tecnicismi perchè sarei un copia/incolla di wikipedia,ma mi pongo la domanda di chi è che comanda? e quale modello porta avanti?
                            Il deficit pubblico non superiore al 3% è obbligatorio e porta a determinati risultati,però mi sta stretto e io Italia lo voglio al 4% per sostenere la DA,c'è qualche altro paese che sfora il deficit? Perchè paese X può sforare e paese Y deve rimanere entro i parametri?
                            Ritorniamo al peso politico in europa?

                            Io credo che quando si tratta l'argomento dell'emissione di moneta lo si faccia più dal lato dei lacci a cui bisogna sottostare e sul fatto che si può scegliere una politica economica in maniera completamente autonoma.


                            Politica monetaria indipendente e che non ha bisogno di sottostare a vincoli imposti dall'esterno,dazi e sostegno alla DA a colpi di infrastrutture,può risultare benefica o pensi che non possa portare benefici?

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                              Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza Messaggio
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                              No ho tolto tutto da anni,ho un account twitter ma per seguire qualche account specifico
                              ok

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                                Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza Messaggio
                                La questione dei dazi è IMHO un grande passo indietro. Se la Cina può produrre a prezzi inferiori, i prodotti creati là (magari da aziende europee) costeranno meno anche qua. In altre parole: possiamo acquistare smartphone e vestiti a prezzi accettabili perché li possiamo produrre a prezzi inferiori delocalizzando. Inoltre questi stessi prodotti li venderemo anche nei paesi in via di sviluppo. Allo stesso tempo la ricchezza prodotta là permette ai cinesi (e agli indiani eccetera) di acquistare Ducati e Lamborghini e Corneliani e spumante Ferrari. Quando abitavo in India avevo nel raggio di un chilometro da casa mi tutte le firme sopra più Maserati, Louis Vuitton, cartier, Bottega Veneta, Diesel, Sheraton, JW Merriott. Potevo comprare pelati Cirio e tonno Riomare e pasta De Cecco, riso piemontese, olio ligure, scarpe venete, sigari cubani, e naturalmente tutta la roba locale. I sarti indiani ti confezionano abiti con lana cinese a 10 euro al metro o con lana Ermenegildo Zegna a sette volte tanto. Ricordo persino un ristorante cinese che aveva il nome italiano, perché in Asia il nome Italia provoca entusiasmo e fa aprire il portafogli spendendo cifre spropositate - denaro guadagnato grazie alla globalizzazione.
                                I dazi tendono a ridurre il credito disponibile per il business, e in ultima analisi quindi rallentano l’economia. Insomma, meno ricchezza globale. Il loro scopo è quello di ridistribuire la ricchezza ma di solito falliscono perché il loro costo globale provoca, a livello locale, un impoverimento maggiore del beneficio portato dalla ridistribuzione.
                                Se guardi la crescita della ricchezza globale e i beni personali che oggi possiamo permetterci, puoi avere la percezione dei benefici portati dall’eliminazione dei dazi promossa dalla WTO. Abbiamo smartphone con ripresa digitale di ottima qualità alla portata di tutti; automobili che consumano pochissimo, inquinano meno, sono più comode e sicure; cibo di qualità proveniente da tutto il mondo; apparecchiature mediche in continua evoluzione. Questo può essere facilmente ignorato perché sembra scontato, ma è in massima parte merito della crescita inarrestabile della produzione e del commercio globale.
                                Anche vivere e lavorare all’estero è più semplice. Il problema dell’immigrazione selvaggia è legato alle masse di subumani che lasciamo entrare illegalmente e riempiamo di benefici, non certo ai professionisti che studiano e lavorano in un mondo globalizzato creando legami personali e professionali che beneficiano la cultura e l’economia di tutti.

                                Gli ultimi due post li ho letti ora che stavo finendo di scrivere il mio,quando ho tempo voglio approfondire questo tuo post in particolare perchè è molto interessante

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